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La domanda “La carnitina brucia i grassi?” ricorre spesso tra chi cerca di ottimizzare il dimagrimento o la performance sportiva. Dietro questa promessa c’è una molecola endogena, la L‑carnitina, che svolge un ruolo chiave nel metabolismo degli acidi grassi: non è uno stimolante che “accende” il consumo calorico, ma un cofattore di trasporto senza il quale i grassi a catena lunga non possono essere ossidati nei mitocondri. Capire come funziona davvero aiuta a valutare se e quando l’integrazione abbia senso, e soprattutto a distinguere la fisiologia metabolica dalle semplificazioni del marketing.
In questo articolo analizziamo che cosa fa la carnitina, in quali condizioni può facilitare l’uso dei grassi a scopo energetico e quali sono i suoi limiti. È utile ricordare che “bruciare grassi” non coincide automaticamente con “perdere peso”: la perdita di massa grassa richiede un bilancio energetico negativo nel tempo, mentre la carnitina interviene in uno specifico passaggio del metabolismo. La prima parte si concentra sul meccanismo d’azione: come entra in gioco la carnitina, quali tessuti ne dipendono di più e perché la sua disponibilità non è sempre il fattore limitante dell’ossidazione lipidica.
Come funziona la carnitina
La L‑carnitina è un derivato dell’amminoacido lisina, sintetizzato principalmente in fegato e reni a partire da lisina e metionina con il contributo di cofattori come vitamina C, B6, niacina e ferro. Una volta prodotta o assunta con la dieta, viene trasportata nel sangue e captata dai tessuti attraverso trasportatori specifici; i muscoli scheletrici e il miocardio ne immagazzinano la quota maggiore, dato il loro elevato fabbisogno di energia ossidativa. La funzione più nota della carnitina è quella di “navetta” per gli acidi grassi a lunga catena: senza questo passaggio, tali acidi non possono entrare nella matrice mitocondriale per essere ossidati. È importante chiarire che la carnitina non “scioglie” il grasso in eccesso e non sostituisce una dieta adeguata; piuttosto, consente a un substrato energetico già disponibile (gli acidi grassi) di raggiungere il compartimento cellulare in cui può essere convertito in ATP, specialmente durante attività aerobiche prolungate.
Il trasporto mitocondriale degli acidi grassi avviene tramite il cosiddetto sistema della carnitina: sulla membrana mitocondriale esterna, l’enzima CPT1 (carnitina palmitoiltransferasi 1) trasferisce l’acido grasso dalla sua forma attivata (acil‑CoA) alla carnitina, formando acil‑carnitina. Questa molecola attraversa poi la membrana interna grazie alla translocasi carnitina‑acilcarnitina e, una volta nella matrice, l’enzima CPT2 riconverte l’acil‑carnitina in acil‑CoA, pronto per la beta‑ossidazione. Nei tessuti ad alta richiesta energetica, come cuore e muscolo, la disponibilità di carnitina e l’attività di questi enzimi sostengono l’uso dei grassi come carburante, in particolare a bassa‑media intensità di esercizio. Tuttavia, in soggetti sani con apporto dietetico adeguato, la carnitina non è di solito il “collo di bottiglia” dell’ossidazione degli acidi grassi; altri fattori come il flusso di ossigeno, l’attività enzimatica, lo stato ormonale e l’allenamento risultano spesso determinanti. Dal punto di vista della tollerabilità, è utile conoscere anche i possibili effetti collaterali della carnitina effetti collaterali della carnitina.
Oltre al trasporto degli acidi grassi, la carnitina svolge una funzione di “tampone” degli acili: legandosi a gruppi acilici in eccesso (per esempio acetil‑CoA), forma acetil‑L‑carnitina e altre acil‑carnitine, contribuendo a mantenere disponibile CoA libero nella matrice mitocondriale. Questo equilibrio è rilevante perché un rapporto acetil‑CoA/CoA troppo elevato può frenare diverse reazioni metaboliche, tra cui la beta‑ossidazione e la decarbossilazione del piruvato. In condizioni di intenso utilizzo di substrati, come l’esercizio prolungato, la carnitina può quindi favorire la “flessibilità metabolica”, cioè la capacità di passare dai carboidrati ai lipidi come fonte energetica in base alla richiesta. Ciò non implica automaticamente un aumento della spesa energetica né un dimagrimento indipendente dal bilancio calorico, ma suggerisce che, laddove il sistema sia sotto stress o in deficit, una disponibilità adeguata di carnitina può ottimizzare il rendimento ossidativo. Prima di assumere integratori, è comunque opportuno valutare chi non dovrebbe assumere la carnitina.

Non tutta la carnitina è uguale: la forma fisiologicamente attiva è la L‑carnitina. Esistono sali e derivati con proprietà leggermente diverse (L‑carnitina tartrato, acetil‑L‑carnitina, propionil‑L‑carnitina), che influenzano assorbimento, distribuzione nei tessuti e preferenza per specifici distretti (per esempio l’acetil‑L‑carnitina attraversa più facilmente la barriera emato‑encefalica). L’assorbimento orale dipende dalla dose, dalla matrice alimentare e dallo stato nutrizionale: in genere, piccole quantità dietetiche vengono assorbite meglio rispetto ai dosaggi elevati tipici degli integratori, e chi segue una dieta onnivora presenta riserve muscolari maggiori rispetto ai vegetariani, che però compensano con una sintesi endogena più efficiente. Il trasporto cellulare avviene tramite il trasportatore OCTN2; difetti genetici o condizioni patologiche (per esempio alcune nefropatie o terapie specifiche) possono ridurre i livelli di carnitina e rendere l’integrazione una misura di supporto. Al contrario, l’isomero D‑carnitina non ha attività utile e può interferire con la L‑carnitina, motivo per cui non va impiegato. In conclusione, la carnitina abilita l’ingresso dei grassi nei mitocondri e sostiene l’ossidazione lipidica quando il sistema è sollecitato, ma il “bruciare grassi” in senso clinicamente rilevante dipende dall’intero contesto: disponibilità di ossigeno, stato di allenamento, ormoni, dieta e, soprattutto, bilancio energetico complessivo.
Efficacia della carnitina nel bruciare grassi
Quando si parla di “efficacia” occorre distinguere tra aumento dell’ossidazione degli acidi grassi durante uno sforzo e riduzione della massa grassa nel tempo. La carnitina può facilitare l’uso dei lipidi come carburante in condizioni favorevoli (esercizio aerobico a intensità moderata, adeguata disponibilità di ossigeno), ma ciò non equivale automaticamente a un calo ponderale: la perdita di grasso richiede un deficit energetico protratto e uno stile di vita coerente.
Nei soggetti con scorte ridotte o fabbisogni aumentati, la disponibilità di carnitina può diventare più rilevante. In tali contesti, migliorare il trasporto degli acidi grassi nei mitocondri può contribuire a spostare il mix di combustibili verso i lipidi, con potenziali benefici sulla “flessibilità metabolica” e sulla tolleranza a sforzi prolungati. Viceversa, in individui sani con livelli muscolari adeguati, la carnitina raramente rappresenta il principale fattore limitante dell’ossidazione dei grassi.
Gli effetti percepiti da chi si allena tendono a manifestarsi soprattutto a intensità submassimali e su durate medio‑lunghe, dove l’ossidazione dei grassi è più rilevante. L’impatto su parametri come affaticamento, lattato o recupero risulta variabile e dipende dall’allenamento, dall’apporto calorico e dalla gestione dei carboidrati. Nelle attività brevi e ad alta intensità, dominate dal contributo glicolitico, il supporto della carnitina risulta generalmente meno evidente.
In termini di composizione corporea, l’eventuale contributo della carnitina è in genere modesto e più visibile quando l’integrazione si accompagna a dieta controllata e attività fisica strutturata. La risposta interindividuale può variare in base a età, stato nutrizionale, abitudini alimentari e regime di allenamento, elementi che concorrono a determinare l’effettiva utilità dell’intervento.
Studi scientifici e risultati
Numerosi studi hanno indagato l’efficacia della L-carnitina nella perdita di peso e nella riduzione della massa grassa. Una meta-analisi del 2019, che ha esaminato 43 studi clinici randomizzati, ha rilevato che l’integrazione di L-carnitina ha portato a una riduzione media del peso corporeo di circa 1,1 kg e una diminuzione della massa grassa di 1,15 kg. Tuttavia, questi effetti sono stati più pronunciati in individui sovrappeso o obesi e quando l’integrazione è stata combinata con modifiche dello stile di vita, come dieta ed esercizio fisico. (pazienti.it)
Un’altra revisione sistematica del 2020 ha confermato risultati simili, evidenziando una perdita di peso media di 1,21 kg e una riduzione della massa grassa di 2,08 kg con una dose giornaliera di 2000 mg di L-carnitina. Anche in questo caso, l’efficacia era maggiore negli adulti con sovrappeso o obesità. (pazienti.it)
È importante notare che, sebbene la L-carnitina possa contribuire a una modesta perdita di peso, non sembra influenzare significativamente la percentuale di grasso corporeo o la circonferenza vita. Pertanto, l’integrazione di L-carnitina dovrebbe essere considerata come un complemento a una dieta equilibrata e a un programma di esercizio fisico regolare, piuttosto che come una soluzione autonoma per la perdita di peso.
Modalità d’uso e dosaggi
La dose consigliata di L-carnitina varia in base agli obiettivi individuali e al livello di attività fisica. Per chi pratica attività fisica moderata, una dose giornaliera di 1 grammo, suddivisa in due assunzioni da 500 mg ciascuna, è generalmente sufficiente. Si consiglia di assumere una dose circa 30 minuti prima dell’allenamento e l’altra al mattino o prima del pasto più ricco di acidi grassi. (nutritioncenter.it)
Per atleti o individui che si allenano intensamente, le dosi possono essere aumentate fino a 2-5 grammi al giorno. In questi casi, la dose maggiore viene spesso assunta circa 30 minuti prima dell’allenamento per massimizzare i benefici in termini di riduzione del danno muscolare e miglioramento delle prestazioni. (nutritioncenter.it)
È fondamentale consultare un professionista sanitario prima di iniziare l’integrazione con L-carnitina, soprattutto per determinare il dosaggio appropriato in base alle esigenze individuali e per evitare possibili effetti collaterali.
Consigli per l’assunzione
Per ottimizzare l’efficacia della L-carnitina, è consigliabile assumerla in combinazione con una dieta equilibrata e un programma di esercizio fisico regolare. L’integrazione da sola potrebbe non essere sufficiente per ottenere risultati significativi nella perdita di peso. (mylabnutrition.net)
L’assunzione di L-carnitina dovrebbe avvenire preferibilmente a stomaco vuoto o lontano dai pasti principali, per favorire un migliore assorbimento. Inoltre, l’assunzione prima dell’allenamento può contribuire a migliorare le prestazioni e a ridurre l’affaticamento muscolare. (my-personaltrainer.it)
È importante monitorare eventuali effetti collaterali, come disturbi gastrointestinali, e interrompere l’assunzione in caso di reazioni avverse. Inoltre, persone con condizioni mediche preesistenti, come malattie renali o epatiche, dovrebbero consultare un medico prima di assumere L-carnitina. (mylabnutrition.net)
In conclusione, la L-carnitina può offrire benefici modesti nella perdita di peso e nel miglioramento delle prestazioni fisiche, soprattutto se combinata con uno stile di vita sano. Tuttavia, è essenziale utilizzarla in modo responsabile e sotto la supervisione di un professionista sanitario.
Per approfondire
Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) – Informazioni ufficiali sui farmaci e integratori disponibili in Italia.
Ministero della Salute – Linee guida e raccomandazioni sulla salute e l’alimentazione.
Istituto Superiore di Sanità (ISS) – Ricerca e documentazione su salute e benessere.
Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) – Studi e pubblicazioni sulla nutrizione e l’integrazione alimentare.
Fondazione Umberto Veronesi – Approfondimenti scientifici su salute e prevenzione.
