Con il lansoprazolo si assorbe il ferro ?

Introduzione:
Il lansoprazolo è un inibitore di pompa protonica (PPI) comunemente prescritto per ridurre la produzione di acido nello stomaco, trattando così condizioni come l’ulcera peptica e il reflusso gastroesofageo. Tuttavia, l’uso di PPI può influenzare l’assorbimento di alcuni nutrienti, tra cui il ferro, un minerale essenziale per la salute del sangue e la funzione cellulare. In questo articolo, esamineremo l’impatto del lansoprazolo sull’assorbimento del ferro, i meccanismi di interazione farmaco-nutriente, gli effetti inibitori dei PPI e le strategie per ottimizzare l’assorbimento del ferro.

Impatto del Lansoprazolo sull’Assorbimento del Ferro

Il lansoprazolo, come altri PPI, può ridurre l’acidità gastrica, che a sua volta può influenzare negativamente l’assorbimento del ferro. L’ambiente acido dello stomaco è fondamentale per solubilizzare il ferro non eme (presente in alimenti di origine vegetale), rendendolo più disponibile per l’assorbimento nell’intestino tenue. La riduzione dell’acidità può quindi comportare una diminuzione dell’assorbimento di questo importante minerale.

Gli studi hanno mostrato che l’uso prolungato di lansoprazolo può portare a una carenza di ferro, soprattutto in individui con diete marginalmente carenti in questo nutriente o in coloro che hanno già una riserva di ferro ridotta. Questo effetto è particolarmente rilevante in pazienti anziani o in quelli che assumono PPI per lunghi periodi.

Nonostante ciò, l’impatto del lansoprazolo sull’assorbimento del ferro eme (presente in alimenti di origine animale) sembra essere meno significativo. Il ferro eme viene assorbito attraverso un meccanismo differente e l’acidità gastrica gioca un ruolo meno centrale nel suo assorbimento rispetto al ferro non eme.

Meccanismi di Interazione Farmaco-Nutriente

L’interazione tra lansoprazolo e l’assorbimento del ferro avviene principalmente attraverso la riduzione dell’acidità gastrica. L’acido cloridrico nello stomaco converte il ferro trivalente (Fe3+) in ferro bivalente (Fe2+), la forma più facilmente assorbibile dall’organismo. Il lansoprazolo, inibendo la secrezione di acido, può pertanto limitare questa conversione essenziale.

Inoltre, il lansoprazolo può influenzare la biodisponibilità del ferro alterando il pH del succo gastrico, che a sua volta può modificare la flora batterica intestinale. Questi cambiamenti possono interferire con la capacità del corpo di assorbire il ferro, oltre ad avere effetti sulla salute generale dell’intestino.

Un altro meccanismo potenziale include l’interferenza del lansoprazolo con le proteine trasportatrici del ferro, come la divalente metal transporter 1 (DMT1), che potrebbe essere meno attiva in un ambiente meno acido, riducendo ulteriormente l’assorbimento di ferro.

Effetti Inibitori dei PPI sull’Assimilazione del Ferro

L’effetto inibitorio dei PPI come il lansoprazolo sull’assimilazione del ferro può manifestarsi in diversi modi. I pazienti che assumono PPI possono sperimentare una riduzione dei livelli di ferritina sierica, un indicatore delle riserve di ferro nell’organismo. Questo può portare a sintomi di carenza di ferro, come affaticamento e anemia.

In alcuni casi, la riduzione dell’assorbimento di ferro può essere sufficientemente grave da richiedere interventi terapeutici, come la supplementazione di ferro o la modifica della terapia con PPI. È importante monitorare i livelli di ferro nei pazienti che assumono lansoprazolo a lungo termine, specialmente se presentano fattori di rischio per la carenza di ferro.

La questione diventa ancora più complessa nei pazienti polimedicati, dove il lansoprazolo può interagire con altri farmaci, potenzialmente esacerbando gli effetti sulla biodisponibilità del ferro e richiedendo una gestione attenta e personalizzata del trattamento.

Strategie per Ottimizzare l’Assorbimento del Ferro

Per i pazienti che necessitano di terapia con lansoprazolo ma sono a rischio di carenza di ferro, esistono strategie per ottimizzare l’assorbimento del ferro. Una di queste include la somministrazione di supplementi di ferro a distanza di tempo dall’assunzione del PPI, per sfruttare i momenti di maggiore acidità gastrica.

Un’altra strategia consiste nell’incrementare l’apporto dietetico di ferro eme e di alimenti ricchi di vitamina C, che può migliorare l’assorbimento del ferro non eme. Inoltre, si può considerare la riduzione della dose di lansoprazolo o l’uso intermittente, se clinicamente appropriato, per minimizzare l’impatto sull’assorbimento del ferro.

Infine, è essenziale una stretta collaborazione tra medico e paziente per monitorare i livelli di ferro e adattare il trattamento in base alle esigenze individuali, garantendo così sia il controllo dei sintomi per cui il PPI è stato prescritto sia un adeguato apporto di ferro.

Conclusioni:
L’uso del lansoprazolo può influenzare l’assorbimento del ferro, specialmente nel caso di terapie prolungate. È importante che i professionisti sanitari siano consapevoli di questa interazione e adottino strategie per prevenire e gestire eventuali carenze di ferro nei pazienti in trattamento con PPI. Un approccio proattivo, che includa la valutazione dei livelli di ferro e l’adattamento della terapia, può contribuire a mantenere un equilibrio tra i benefici del farmaco e la salute nutrizionale del paziente.

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