Glicobase: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Glicobase compresse (Acarbosio): sicurezza e modo d’azione

Glicobase compresse (Acarbosio) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Diabete mellito non-insulino-dipendente in pazienti sottoposti a trattamento mediante la sola dieta o con l’associazione di dieta e ipoglicemizzanti orali.

Diabete mellito insulino-dipendente in pazienti sottoposti a terapia insulinica e dietetica.

Glicobase compresse: come funziona?

Ma come funziona Glicobase compresse? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Glicobase compresse

Categoria farmacoterapeutica: Farmaco usato nel diabete; ipoglicemizzanti orali,

Codice ATC: A10BF01

Glicobase contiene come principio attivo acarbose, uno pseudotetrasaccaride di origine microbica. In tutte le specie esaminate acarbose esplica la sua attività a livello dell’intestino tenue.

Glicobase è un inibitore degli enzimi intestinali (?-glucosidasi), deputati alla degradazione dei di-, oligo-, e poli-saccaridi presenti nella dieta.

L’inibizione di questi enzimi comporta un ritardo dose- dipendente nella digestione dei carboidrati, per cui il glucosio da essi derivante viene liberato e assorbito più lentamente nel circolo sanguigno. In tal modo Glicobase riduce gli incrementi glicemici post-prandiali. L’azione che il preparato esercita sull’assorbimento intestinale dei carboidrati si traduce inoltre in

un calo dei livelli glicemici medi e delle loro escursioni giornaliere.

Glicobase riduce i livelli patologicamente elevati di emoglobina glicosilata.


Glicobase compresse: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Glicobase compresse, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Glicobase compresse

Assorbimento e biodisponibilità

La farmacocinetica di acarbose è stata studiata somministrando per via orale la sostanza marcata (200 mg) a volontari sani.

Assorbimento: poiché mediamente il 35% della radioattività totale (derivante dalla sostanza immodificata e da tutti gli eventuali prodotti di degradazione) viene eliminato per via renale entro 96 ore, si può assumere che il grado di assorbimento sia almeno dello stesso ordine di grandezza.

L’andamento della concentrazione plasmatica della radioattività totale presenta due picchi. Il primo, con una concentrazione media equivalente a 52,2 ± 15,7 µg/l di acarbose dopo 1,1± 0,3 ore, è in linea con i dati relativi alla sostanza immodificata (49,5

± 26,9 µg/l dopo 2,1 ± 1,6 ore). Il secondo è pari a 586,3 µg/l ± 282,7 µg/l e viene raggiunto dopo 20,7 ± 5,2 ore. Rispetto alla radioattività totale, le concentrazioni plasmatiche massime della sostanza immodificata sono di 10-20 volte inferiori. Si ritiene che questo secondo picco, più elevato, che si manifesta dopo 14-24 ore, sia dovuto all’assorbimento di prodotti di degradazione batterica da regioni più distali dell’intestino.

La biodisponibilità è solo dell’1-2%. Poiché l’acarbose agisce solo localmente a livello intestinale, il fatto che la disponibilità sistemica sia così bassa non ha alcuna rilevanza ai fini dell’effetto terapeutico ma, al contrario, rappresenta un vantaggio.

Distribuzione

Dall’andamento delle concentrazioni plasmatiche nel volontario sano, è stato calcolato un volume apparente di distribuzione di 0,32 l/kg di peso corporeo (dopo somministrazione endovenosa di 0,4 mg/kg di peso corporeo).

Metabolismo ed eliminazione

L’emivita plasmatica della sostanza immodificata è pari a 3,7 ± 2,7 ore per la fase di distribuzione e 9,6 ± 4,4 ore per quella di eliminazione.

L’1,7% della dose somministrata viene escreto nelle urine come sostanza immodificata.

Il 51% viene eliminato nelle feci nelle prime 96 ore.


Glicobase compresse: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Glicobase compresse agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Glicobase compresse è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Glicobase compresse: dati sulla sicurezza

Tossicità acuta

I risultati degli studi di tossicità acuta per somministrazione orale ed endovenosa eseguiti nel topo, nel ratto e nel cane, sono riportati nella seguente tabella:

DL 50 Specie Sesso Via di somministrazione DL50 (mg/kg)

topo m p.o. > 15.400
topo m i.v. > 7.700
ratto m p.o. > 15.400
ratto m i.v. 7.360
ratto f i.v. 5.530
cane m e f p.o. > 10.000
cane m e f i.v. > 3.850

Sulla base di questi risultati, l’acarbose può essere definito non tossico dopo dosi singole orali; neppure dosi di 10 g/kg hanno consentito di determinare una vera e propria DL50.

Inoltre, nell’ambito delle dosi utilizzate, non si sono manifestati sintomi d’intossicazione in nessuna delle specie esaminate. La sostanza è praticamente priva di tossicità anche dopo somministrazione endovenosa.

Tossicità subcronica

Gli studi di tollerabilità sono stati eseguiti nel ratto e nel cane per periodi di 3 mesi. Nel ratto sono state impiegate dosi di 50-

450 mg/kg. Tutti i parametri ematologici e biochimici sono rimasti immodificati, in confronto ad un gruppo di controllo.

Analogamente, gli esami istopatologici non hanno rivelato alterazioni in nessuno dei gruppi di animali.

Le stesse dosi orali sono state studiate nel cane. In confronto al gruppo di controllo, sono state osservate alterazioni attribuibili alla sostanza nell’incremento ponderale, nell’attività ?-amilasica del siero e nella concentrazione ematica di urea.

Un’influenza sull’incremento ponderale è stata osservata in tutti i gruppi di dose.

Somministrando, durante le prime 4 settimane, una quantità di cibo costante (350 g/die), si è verificato un netto calo del peso corporeo medio di ciascun gruppo, mentre quando, durante la quinta settimana, la quantità di cibo è stata aumentata a 500 g/die, il peso degli animali si è mantenuto costante. Queste alterazioni, indotte dall’acarbose a dosi superiori a quelle terapeutiche, non devono essere considerate un effetto tossico, quanto piuttosto l’espressione di un’eccessiva attività farmacodinamica della sostanza che ha determinato uno squilibrio nutrizionale isocalorico (perdita di carboidrati). Anche i modesti incrementi dei livelli di urea rappresentano un effetto

indiretto del trattamento, risultando da un accentuato catabolismo conseguente alla perdita di peso. La riduzione dell’attività ?-amilasica, infine, rientra anch’essa fra i segni di un esaltato effetto farmacodinamico.

Tossicità cronica

Gli studi in cronico sono stati eseguiti nel ratto, nel cane e nel criceto, con trattamenti della durata rispettivamente di 24 mesi, 12 mesi e 80 settimane. Gli studi nel ratto e nel criceto avevano l’obiettivo di valutare, oltre ad un possibile danno da somministrazione cronica, eventuali effetti cancerogeni.

Cancerogenesi

Il potenziale cancerogeno dell’acarbose è stato valutato in diversi studi.

Ratti Sprague-Dawley: l’acarbose è stato somministrato a concentrazioni fino a 4.500 ppm nel mangime, per un periodo di 24-26 mesi. La somministrazione con il cibo ha determinato un marcato stato di malnutrizione negli animali. In queste condizioni sperimentali, l’incidenza di tumori del parenchima renale (adenoma, carcinoma ipernefroide) ha mostrato un andamento dose-dipendente, mentre l’incidenza di tumori (in particolare quelli ormono-dipendenti) era globalmente diminuita. Per prevenire la malnutrizione, negli studi successivi gli animali hanno ricevuto dei supplementi di glucosio. Alla dose di 4.500 ppm, il loro peso corporeo è risultato del 10% inferiore a quello dei controlli. Non si è osservato aumento nell’incidenza di tumori renali. Quando lo studio è stato ripetuto senza l’apporto di glucosio per un periodo di 26 mesi, si è osservato un incremento dei tumori benigni delle cellule di Leydig del testicolo. In tutti i gruppi che avevano ricevuto l’integrazione di glucosio, i livelli glicemici erano elevati, talvolta in modo patologico (diabete alimentare da eccesso di glucosio). Con la somministrazione di acarbose per sonda gastrica, il peso corporeo si è mantenuto entro i limiti del gruppo di controllo. Con questo disegno sperimentale si è evitata un’eccessiva attività farmacodinamica.

L’incidenza di tumori si è dimostrata nella norma.

Ratti Wistar: l’acarbose è stato somministrato a concentrazioni di 0-4.500 ppm con il cibo o per sonda gastrica. Nel primo caso, non si è osservata marcata perdita di peso. A partire dalla dose di 500 ppm, il cieco appariva dilatato. Il tasso globale di tumori era diminuito e non si sono riscontrati aumenti d‘incidenza di particolari forme tumorali.

Criceti: l’acarbose è stato somministrato a concentrazioni di 0-4.000 ppm nel cibo per 80 settimane, con e senza supplementi di glucosio. Negli animali trattati con la dose superiore, si è osservato un incremento dei livelli glicemici. L’incidenza di tumori non risultava essere aumentata.

Tossicità riproduttiva

Le sperimentazioni per valutare gli effetti teratogeni dell’acarbose sono state condotte nel ratto e nel coniglio, con dosi di 0, 30, 120 e 480 mg/kg p.o. in entrambe le specie. Nel ratto il trattamento è stato praticato dal 6° al 15° giorno di gestazione, nel coniglio dal 6° al 18°.

Nell’ambito delle dosi esaminate, non sono comparsi effetti teratogeni del farmaco in nessuna delle due specie.

Nel ratto maschio e femmina non si è osservata riduzione di fertilità fino a una dose di 540 mg/kg/die. La somministrazione di dosi fino a 540 mg/kg/die durante lo sviluppo fetale e l’allattamento non ha avuto nel ratto effetti sul parto o sulla prole.

Mutagenesi

I numerosi studi di mutagenesi eseguiti non hanno dimostrato alcuna azione genotossica da parte dell’acarbose.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Glicobase compresse: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Glicobase compresse

Glicobase compresse: interazioni

Il consumo di saccarosio (zucchero di canna) e di cibi contenenti zucchero durante trattamento con Glicobase spesso causa disturbi intestinali ed in taluni casi diarrea per l’aumentata fermentazione dei carboidrati nel colon.

Glicobase possiede un effetto antiiperglicemico ma non è in grado di per sé di indurre ipoglicemia. In pazienti trattati contemporaneamente con Glicobase e sulfaniluree, metformina, o insulina i valori della glicemia possono ridursi a livelli ipoglicemici e, pertanto, può rendersi necessario un aggiustamento del dosaggio di questi ultimi.

Sono stati segnalati singoli casi di shock ipoglicemico.

In presenza di ipoglicemia acuta, va ricordato che il metabolismo del saccarosio a fruttosio e glucosio avviene più lentamente durante terapia con Glicobase; la somministrazione orale dello zucchero alimentare (saccarosio) è pertanto inadeguata come rimedio immediato degli episodi ipoglicemici. In alternativa consigliabile deve essere somministrato glucosio.

In singoli casi Glicobase può influenzare la biodisponibilità della digossina, in modo tale da richiedere un aggiustamento del dosaggio di quest’ultima.

Durante il trattamento con Glicobase va evitatala somministrazione concomitante di prodotti contenenti colestiramina, adsorbenti intestinali o enzimi digestivi, per la possibile attenuazione dell’efficacia del farmaco.

La somministrazione concomitante di Glicobase con neomicina orale può determinare una maggiore riduzione della glicemia postprandiale e un aumento della frequenza e della gravità degli effetti indesiderati a livello gastrointestinale. Se i sintomi sono gravi, può essere presa in considerazione una temporanea riduzione della dose di Glicobase.

Non si è osservata interazione con il dimeticone ed il simeticone.

L’utilizzo concomitante di fluorochinoloni può modificare i livelli di glucosio ed aumentare il rischio di ipoglicemia o iperglicemia.


Glicobase compresse: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Glicobase compresse: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Non sono disponibili dati sulla compromissione della capacità di guidare e di usare macchinari da parte di Glicobase.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco