Tiglio: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

Tiglio

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

(Fam. Tiliacee/Tiliee)

Tiglio- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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tiglio

Con questo nome vengono indicate parecchie specie, registrate con molti sinonimi secondo i vari Autori.

Le più note sono:

a) Tilia microphylla Vent. (sin. – T. europaea L. – T. sylvestris Desf. –

T. pauciflora Hayne – T. foemina Bauch.) (vedi – d),

b) Tilia macrophylla Vent. (sin. – T. europaea var. b L. – T. grandifolia Ehrh. – T. platiphylla (o plathyphyllos) Scop. – T. hollandica Hort.).

b/1) con la var. corallina H. K.

c) Tilia intermedia DC. (ibrido fra la platyphylla e microphylla) (sin. – T. vulgaris Heyne.).

d) Tilia cordata Mill. (sin. – T. parviflora Ehrh. – T. parvifolia Ehrh. Hoff. T. ulmifolia Scop. (nome inadatto) – T. europaea var. g L. (da alcuni AA. identificata con T. microphylla Vent.) (vedi – a).

Fig

e) Tilia tomentosa Moench. (sin. – T. rotundifolia Vent. – T. alba H. K. Ait. T. argentea Desf. DC.

tiglio Figura 1

Habitat – a) Europa, boschi di pianura e collinari, fino alla regione subalpina; raro nella zona montana. Italia sup. e centr. Spesso coltivato. Albero o arbusto (3-25 m.).

b) Europa, pianure (sino alla Scandinavia), nella regione mediterranea sino a 1400 m. sm. nei Pirenei orientali. Italia, qua e là per la penisola, per lo più coltivato. Albero (sino a 40 m.).

c) Europa. Italia settentrionale e centrale, Basilicata, Calabria, Lucania, Sicilia nei boschi montani. Spesso coltivato. Albero (15-25 m.).

d) Europa (vedi – a).

e) Europa sud/est, Ungheria, Turchia, Grecia. Asia Minore. Albero (25-30 m.).

Altre specie sono:

f) Tilia glabra Vent. (sin. T. americana H. K. Mill. – T. nigra Berk.) (da alcuni AA. identificata con la T. canadensis Mich. e con la caroliniana Wanghm.).

g) Tilia pubescens H. K. Vent. (sin. – T. caroliniana Mill. (non Wanghm.) – T. laxiflora Michx.).

tiglio Figura 2

h) Tilia canadensis Mich.

i) Tilia heterophylla Vent. (sin. – T. alba Mich. f. (non Ait.).

tiglio Figura 3

l) Tilia rubra DC. (sin. T. caucasica – T. dasystyla St.).

m) Tilia petiolaris DC. (che si può considerare una forma della tomentosa).

tiglio Figura 4

Habitat f) America del nord, Canada, (Manitoba, Nouveau Brunswich)

U.S.A. (Dakota, Texas, Virginia).

g) U.S.A. (Carolina).

h) America del nord, Canada, Carolina.

i) U.S.A. (Carolina, Maryland).

l) Crimea, Armenia, Caucaso.

m) Sud/est dell’Europa (più ad est dell’argentea), Asia occ.

Etimologia – Tilia, nome latino (Virg. Col.), dal greco ptilon = ala, penna, allusione alla brattea dell’inflorescenza.

I nomi specifici sono facilmente comprensibili (microphylla da mikros = piccolo, macrophylla da makros = grande e da fullon = foglia, platiphylla da platus = largo: alba, argentea, per la peluria fine, biancastra che ricopre i suoi organi, petiolaris, per il lungo picciolo fogliare. ecc.).

Nomi volgari a) Tiglio d’inverno, T. maremmano, riccio, salvatico (tosc.), tilli (emil.).

Tilleut sauvage, T. à petites feuilles, T. à feuilles de orme, Tillan, Tillot (fr.), Winterlinde (ted.), Lime tree (ingl.), kislevelu harsfa (ungh.).

b) Tiglio, tiglia, tiglio femmina (tosc.), tia, tèn gross, teja (piem.), teja (lomb.), tejon, zampogne, tajer mestegon (ven.), T. nero (Macerata), tigghio (nap.), tigghiu (sic.).

Tilleul à grandes feuilles, T. d’Hollande (fr.), Sommerlinde (ted.), linden-tree (ingl.), tilo (spagn.).

c) come – b),

d) come – a),

e) Tiglia bianca, tiglia argentina (tosc.), T. d’Ungheria.

Parti usate – I fiori (Tiliae flores F.U.).

Nota – Le specie a) – b) – c) – d) hanno fiore semplice, la specie e) ha il fiore doppio. I fiori migliori sono quelli delle specie microphylla, macrophylla, intermedia (ricchi di mucillagine ed essenza). Quelli della specie – e) hanno odore forte, ma meno gradevole. Così le specie americane e la petiolaris.

Componenti principali

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Flavonoidi: nei fiori della Tilia parvifolia Ehrh. glucosidi della quercetina (1); nei fiori (2) (3), nelle foglie e nelle gemme (4) della Tilia argentea Desf. quercitrina, isoquercitrina, 3-glucosido-7-ramnosido-quercetina, canferitrina, astragalina (2) (3) e tiliroside (2-4).

tiglio Figura 5

Dalle foglie della Tilia japonica sono stati estratti lo 0,05 % di rutina e lo 0,31% di tilianina (5).

tiglio Figura 6

Il contenuto totale di fiavonoidi dei fiori essiccati di Tilia parvifolia di Bulgaria è risultato molto elevato e cioè pari al 9,6 % (6).

Cumarine: nella corteccia della Tilia argentea Desf. frassoside o frassina (4), noto componente della corteccia dei frassini.

Polifenoli, tra cui tannini gallici e catechici, gli acidi cumarico, gallico, protocatechico, caffeico e clorogenico nella corteccia (7).

Chinone vitamina-K2-simile, (ved. Frassino), trovato nella quantità di g 0,05 per 100 g di foglie essiccate (8) (9).

Vitamina C 105 mg % (calcolati per la droga secca) nei fiori (22): vitamine B1, B2 e C nelle cortecce di primavera e d'autunno (22a); vitamina C nelle foglie (22b).

Glucidi: nelle foglie saccarosio 0,9 %, zuccheri riduttori 0,26%, altri glucidi solubili 1,56%, amido, secondo Kylin (10), saccarosio 2,6 %, glucosio 1,79 %, amido assente, secondo Thoms e Michaelis (11), melezitosio (11a). Nella corteccia zuccheri riduttori 80 % dei glucidi solubili, ramnosio, galattosio, glucosio e saccarosio (7); nel legno saccarosio 0,94 %, glucosio 0,7 % (11).

Mucillaggine, che nelle foglie della Tilia sylvestris risulta costituita da metilpentosi 12 %, esosi 49 % e da acido galatturonico 39 % (12).

Derivati triterpenici: tarasserolo, identificato con la «tiliadina» (13), estratta dalla corteccia della Tilia cordata (14): acetato della b-amirina nelle foglie della Tilia platyphyllos e della T. argentea, assente nelle foglie molto giovani e nei fiori (15).

Olio essenziale dei fiori 0,038 % (16), in cui è stato trovato farnesolo (17).

Grasso: 1,65-2,26 % delle foglie secche (11) con gli acidi linoleico, palmitico e stearico nella Tilia platyphyllos Scop. (18): 0,8-1,49 % di grasso nel legno (11).

Altri componenti: nelle foglie fitosterolo, alcool cerilico, sostanza C22H33O3, tracce di vaniglina, flobafene, acido tartarico (18); nei fiori saponine (19); uno stereoisomero dell'inositolo, scillitolo, g 0,1 % nelle foglie fresche della Tilia tomentosa (20).

Acqua: nei fiori essiccati all’aria 8,74-11,52%, in media 8,74% (21).

Manganese 2,3 mg per 100 g di fiori essiccati all'aria (22).

Dall'alburno di Tilia sylvestris Desf. e di T. platyphylla Scop. è stata separata una frazione, la cui attività antispastica sembra sia dovuta alla presenza di vanillina e di composti affini o derivati, secondo l’esito delle ricerche cromatografiche, cromogeniche e spettrofotometriche, eseguite da Cima e da Fassina (22c).

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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Le proprietà medicamentose del Tiglio erano note a Plinio, a Galeno, a Teofrasto, i quali impiegavano le varie parti della pianta, specialmente le foglie, la corteccia e la linfa.

La corteccia era usata contro la lebbra, le foglie negli ascessi, la linfa contro la caduta dei capelli. L'impiego dei fiori, sotto forma di thè, è invece molto più recente.

Mattioli (23) afferma che la scorza «della vera Tilia», masticata, poi impiastrata, consolida le ferite fresche; le frondi tritate risolvono le infiammazioni dei piedi e l’umore che distilla quando «s'intacca (il tronco) sino al midollo», fa rinascere i capelli e ne evita la caduta.

Nel 1700 i fiori erano usati come analgesici, antiepilettici e diaforetici.

Attualmente i fiori, sotto forma di thè, sono usati per la loro azione diaforetica, specialmente nelle affezioni reumatiche e nelle malattie da raffreddamento. Come sedativi ed antispasmodici, essi sono impiegati nelle gastralgie, nell'eretismo nervoso ed in altri disturbi dovuti a leggera eccitazione nervosa.

Secondo Popesco (24), l'iniezione endovenosa di estratti di fiori, determina nel gatto e nel cane, vasodilatazione intensa, ipotensione, acceleramento del polso e diminuzione della tonicità cardiaca.

L’azione ipotensiva, nel cane, sarebbe completamente inibita dall’atropina, mentre nel gatto atropinizzato, la pressione può essere anche notevolmente aumentata.

Il cuore di gatto si arresta immediatamente per iniezione di una quantità di estratto corrispondente a 5-6 g di fiori per kg di p.c.

I fiori conterrebbero secondo l’A., sostanze dotate di intensa e duratura azione vasodilatatrice, sui vasi degli arti addominali della rana preparata secondo Trendelenburg. Sul cuore di rana, tali sostanze esercitano invece un’azione inotropa negativa.

L’A. conclude che i fiori di Tiglio contengono sostanze che mentre nel cane agiscono in senso simpaticomimetico, nel gatto agiscono in senso anfomimetico.

L’ipotensione sarebbe dovuta alla vasodilatazione ed alla diminuzione della tonicità cardiaca.

Più estese ricerche sono state eseguite recentemente sull’alburno di Tiglio silvestre (Tilia silvestris L., T. microphylla Vent. ecc.. ved. parte botanica).

Cahen (25) ha sperimentato l’alburno di Tiglio sotto forma di un estratto secco acquoso ottenuto a bassa temperatura per nebulizzazione in ciclone e titolato biologicamente. Egli trovò che questo determina una caduta della pressione carotidea nel cane normoteso e che inverte la contrazione dell’intestino, determinata dal cloruro di bario.

Cahen e Hirsch (26), ritenendo che l’effetto ipotensivo potesse essere, almeno parzialmente, dovuto ad un’azione vasodilatatrice, soluzioni del suddetto estratto vennero da essi studiate sulla zampa di cane perfusa secondo il metodo di Binet e Burstein.

Iniettato nel circuito di perfusione della zampa, alla dose di 10-300 mg, il preparato riduce infatti la pressione di perfusione nell’arto senza che tale effetto si estenda alla pressione generale.

La tossicità del nebulizzato di alburno di Tiglio venne studiata dallo stesso Cahen, in collaborazione con Clavel e Pessonnier (27).

Risultò da tali prove che la tossicità del preparato, nei ratti e nei topi, per somministrazione sottocutanea, orale o intraperitoneale, è nulla o estremamente debole.

Le prove di tossicità subacuta e cronica eseguite sul ratto per somministrazione quotidiana prolungata per un anno sulla I generazione, per 6 mesi sulla II e per 3 mesi sulla III, non rivelarono alcuna influenza negativa sulla crescita o sul consumo alimentare, nè furono osservate lesioni macroscopiche degli organi vitali o alterazioni ematologiche.

La perfetta innocuità del preparato venne poi confermata dall’esame istologico dei tessuti degli animali sottoposti alle suddette prove di tossicità.

La localizzazione dell’effetto spasmolitico intestinale dell'alburno di Tiglio, venne successivamente studiato da Cahen, Hirsch e Pessonnier

(28) i quali trovarono che tale azione si esercita essenzialmente sulla fibra muscolare liscia, cui si accompagna una paralisi del plesso mienterico.

L’azione spasmolitica che il nebulizzato di alburno di Tiglio esercita sulla fibra muscolare liscia intestinale, si estende anche a quella vasale e Cohen e Chariot (29) ne hanno studiato l’effetto sul sistema coronarico del cuore di coniglio isolato e perfuso.

Tanto sul cuore normale, quanto su quello in cui le coronarie erano state sottoposte all’azione costrittrice del cloruro di bario o dell’estratto postipofisario, l’alburno di Tiglio ha manifestato un’azione coronario-dilatatrice, la cui intensità apparve di 10 volte inferiore a quella della papaverina ma di essa più prolungata.

Oltre su le fibre muscolari liscie dell’intestino e dei vasi, l’azione spasmolitica dell’alburno di Tiglio si esercita anche su quelle delle vie biliari, con un’attività terapeuticamente favorevole in alcune affezioni epatobiliari (30) ma, secondo Debray e coll. (31), tale attività non sarebbe completamente spiegata dall’azione spasmolitica che esercitano i suddetti preparati.

Quest’azione, puramente muscolare che si manifesta tanto sullo sfintere di Oddi, quanto sugli organi isolati (32), è accompagnata da un’altra azione sulla secrezione biliare il cui volume viene nettamente diminuito e la sua composizione modificata.

Gli AA. hanno supposto che il principio attivo contenuto nella droga, esplichi un’azione su uno o più sistemi enzimatici dell’organismo. Al fine di controllare questa loro ipotesi, gli AA. hanno sperimentato l’azione dell’alburno di Tiglio sulla transaminasi glutamico-piruvica, enzima molto diffuso nei vari organi e tessuti ed hanno infatti osservato che essa viene inibita in vitro per aggiunta al substrato del suddetto estratto di Alburno.

Cahen e Aubron (33) hanno confermato che il Tiglio, sotto forma di estratto nebulizzato e titolato, diminuisce la coleresi nel cane portatore di fistola biliare provvisoria o permanente (coledoca o colecistica) ma, al contrario di quanto affermarono gli AA. precedentemente citati, essi hanno trovato che tale diminuzione non si accompagna ad alcuna modificazione qualitativa della bile secreta. Anche questi AA. amettono però che l’effetto moderatore della coleresi, possa essere in rapporto con una inibizione enzimatica nella cellula epatica.

Cahen, Nadaud e Aubron (34) notarono che l’alburno di Tiglio antagonizza l’effetto contratturante della 5-idrossitriptamina sull’ileo di cavia, sull’utero di ratta e il suo effetto vasocostrittore sui vasi dell’orecchio isolato di coniglio. Gli AA. ritengono che tale effetto sia specifico, poiché esso si manifesta con concentrazioni inferiori a quelle capaci di antagonizzare l’azione dell’acetilcolina, dell’oxitocina e dell’adrenalina sugli stessi organi, rispettivamente.

La sensibilità dell’utero all’effetto antiidrossitriptaminico dell’alburno di Tiglio, sarebbe più elevata di quella dei vasi dell’orecchio isolato di coniglio e più ancora di quella dell’ileo di cavia sul quale tale effetto si eserciterebbe esclusivamente sui ricettori triptaminici muscolari.

Beaulaton e Tarbourich ed altri (35-37), hanno sperimentato ripetutamente e comparativamente, l’effetto degli estratti acquosi di alburno di Tiglio ottenuti con estrazione a caldo e a freddo.

Gli AA. hanno trovato che l’estratto preparato a caldo è dotato di una azione decontratturante 10 volte più intensa di quella prodotta dall’estratto preparato a freddo. Anche l’azione ipotensiva prodotta dall’estrazione a caldo sarebbe più netta e più durevole di quella determinata dall’estrazione a freddo, mentre sulla coleresi l’attività di quest’ultima sarebbe più elevata. Sul cuore isolato di coniglio e sulla pressione arteriosa, l’estratto a caldo esercita un’azione depressiva lenta e prolungata, mentre l’estratto ottenuto a freddo determinerebbe un’azione variabile e anche contraria, a seconda della dose impiegata.

Per quanto riguarda l’attività terapeutica dell’estratto di alburno di Tiglio e la sua possibile utilizzazione pratica, Debray e coll. (38) (39) osservarono che la diatesi emicranica &

egrave; nettamente migliorata nella maggioranza dei casi (83%), dopo somministrazione del suddetto estratto. Anche nelle discinesie biliari i risultati sarebbero ottimi.

Il dolore sottocostale destro, qualunque sia la sua origine, viene soppresso o migliorato nel 75 % dei casi. La sindrome detta da insufficienza epatica (dispepsia, cefalea, ipocondralgia destra), regredisce in più dei 2/3 dei casi ed altrettanto avviene nelle cefalee non emicraniche. I risultati sono variabili nelle sequele degli interventi sulle vie biliari. Essi sembrerebbero buoni nelle odditi e nelle semplici conseguenze dolorose o digestive, mentre imprevedibili sarabbero nei casi più complessi (neuromi, sfinterotomia).

L’alburno di Tiglio silvestre è stato usato sotto forma di estratto nebulizzato e titolato biologicamente, alla dose di g 0,50-0,75 al giorno, in compresse. Gli AA. hanno trattato 115 casi di emicranie e di affezioni epatobiliari diverse, seguite durante 3 settimane e, in qualche caso, per più di un anno.

I risultati sono ugualmente buoni nelle discinesie biliari della regione dello sfintere vescicolare di Oddi; le cefalee non emicraniche associate a fenomeni digestivi, reagiscono favorevolmente nei 2/3 dei casi.

I risultati sarebbero invece incostanti nelle conseguenze della colecistotomia e della sfinterotomia.

Secondo gli AA., nella medicina popolare le decozioni di alburno di Tiglio sono di uso corrente, ma l’azione di queste preparazioni, contrariamente a quella usata dagli AA., sarebbe molto incostante.

Gli AA. avevano precedentemente notato (40) che nei malati che presentavano affezioni delle vie biliari o uno stato emicranico, l’azione accoppiata di un coleretico (deidrocolato di sodio) e del cloridrato di morfina provoca nei 2/3 dei casi, manifestazioni dolorose addominali o cefalee identiche a quelle che si manifestano spontaneamente nel malato nei casi suddetti.

Essi hanno voluto studiare l’azione dell’alburno di Tiglio, i cui effetti sulle vie biliari e sulle emicranie sono molto netti, su quei dolori provocati dal test coleretici-morfina. Il suddetto estratto di alburno di Tiglio veniva somministrato in questi casi, sotto forma di capsule gelatinose da g 0,25. Le prove sono state eseguite in 42 soggetti nei quali il test coleretici-morfina era stato positivo, somministrando per os 3 capsule 30’ prima della iniezione del deidrocolato di sodio.

Su 23 casi il preparato è stato efficace in maniera assoluta; in 9, in maniera quasi assoluta; in 7 si ottenne un forte ottundimento del dolore sottocostale e in 3 pazienti la droga è stata inefficace.

Gli AA. notarono che l’azione protettiva della droga si esercita contemporaneamente sui dolori biliari e sulla cefalea.

Il meccanismo d’azione è, secondo gli AA., certamente complesso e suppongono che, molto verosimilmente, ad esso contribuiscano le azioni miolitica, anticoleretica e inibitrice enzimatica.

Riassumendo potremo dunque dire che ai fiori di Tiglio vengono attribuite proprietà diaforetiche, leggermente sedative, spasmolitiche, vasodilatatrici e ipotensive.

All’alburno, analogamente ai fiori, vengono attribuite proprietà spasmolitiche sugli organi a fibre muscolari liscie, vasodilatatrici e ipotensive e, in più, un’azione moderatrice della coleresi, inibitrice di alcuni sistemi enzimatici (transaminasi glutammico-piruvica), antitriptaminica ed una spiccata azione terapeutica su alcune affezioni delle vie biliari e in particolare sulla cosiddetta sindrome da insufficienza epatica (dispepsia, cefalea, ipocondralgia destra).

In considerazione del fatto che nella composizione dei fiori di Tiglio entrano altre sostanze di non trascurabile interesse biologico, quali sostanze flavonoidi, cui si accompagna la vitamina C, alcuni triterpeni, un fitosterolo, acido caffeico e clorogenico, questa droga potrebbe avere forse, più estese applicazioni terapeutiche (ved. Ruta, Agrimonia aupatoria, Elicriso, Carciofo ecc.) e meriterebbe pertanto che il suo studio venisse approfondito, non limitando le indagini ai soli prodotti dell’estrazione acquosa, ma estendendole anche a quelli che si possono ottenere esaurendo la droga con altri solventi (alcool a diverse gradazioni, etere di petrolio, ecc.).

Recentemente Cima e Fassina (22c) che hanno studiato la composizione e l’attività dell’alburno di Tiglio, sono giunti alla conclusione che il suo principio spasmolitico è rappresentato dalla vanillina e da composti affini (o derivati).

Ricerche chimiche (cromatografiche, cromogeniche, spettrofotometriche) e farmacologiche, condotte con estratto di alburno di Tiglio e con vanillina pura, hanno dimostrato che le azioni farmacologiche dell’estratto di alburno di Tiglio sono le stesse di quelle possedute dalla vanillina.

Sia le ricerche analitiche che quelle farmacologiche, hanno inoltre dimostrate che le parti della pianta di Tiglio più ricche in principi attivi, sono l’alburno e i fiori che sono poi quelle più largamente usate a scopo terapeutico, anche se soltanto i fiori sono considerati officinali.

Estratti e preparati vari

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Estratto fluido (g 1 = XXXVI gtt).

Dosi: g 4-5 o più pro dose.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Tintura

Estratto fluido tiglio……………………………………………………. g 20

Alcool di 30°……………………………………………………………….. g 80

(a cucchiai).

Sciroppo

Estratto fluido tiglio……………………………………………………. g 15

Sciroppo semplice F.U……………………………………………… g 85

(a cucchiai).

Pozione depurativa

Estratto fluido tiglio……………………………………………………. g 50

Sciroppo cinque radici………………………………………………. g 500

Acqua distillata………………………………………………………….. g 450

(a bicchierini).

BIBLIOGRAFIA

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