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Quale antinfiammatorio per i dolori addominali?
Il dolore addominale è un sintomo estremamente comune e, al tempo stesso, molto eterogeneo: può presentarsi come crampo intermittente, bruciore epigastrico, fitte localizzate o dolore diffuso e sordo. Molte persone cercano un antinfiammatorio “giusto” per ottenere sollievo rapido, ma la scelta del farmaco non può prescindere dalla causa sottostante. Un dolore da spasmo viscerale, un’infiammazione della mucosa gastrica o un quadro biliare o renale richiedono approcci e molecole differenti, e in alcuni scenari gli antinfiammatori non steroidei (FANS) possono addirittura peggiorare la situazione. Questo articolo chiarisce le differenze, aiutando a orientarsi tra i vari tipi di dolore e i meccanismi che li generano.
Prima di confrontare i farmaci, è utile riconoscere alcuni segnali d’allarme che impongono una valutazione medica tempestiva: dolore acuto e ingravescente con difesa addominale, febbre elevata persistente, vomito incoercibile o con sangue, sangue nelle feci, calo ponderale, ittero, dolore che sveglia di notte o che compare dopo un trauma, e ogni dolore in gravidanza o in pazienti molto giovani o anziani. Anche l’uso recente di FANS, alcolici o farmaci anticoagulanti può modificare la presentazione clinica e il rischio di complicanze. Con questa cornice, nelle sezioni che seguono vediamo le cause più frequenti del dolore addominale e perché il “miglior antinfiammatorio” dipende dall’origine del sintomo.
Cause dei dolori addominali
Non tutti i dolori addominali hanno la stessa origine, né rispondono allo stesso trattamento. In termini clinici, si distinguono tre grandi categorie: dolore viscerale (dovuto alla distensione o contrazione degli organi cavi, tipicamente vago, mal localizzato e crampiforme), dolore parietale o somatico (più netto e ben localizzato, legato a irritazione del peritoneo o della parete) e dolore riferito, percepito a distanza dalla sede reale a causa delle vie nervose condivise. La localizzazione (epigastrio, ipocondrio destro, fossa iliaca destra, ipogastrio ecc.), la relazione con i pasti o con la defecazione, l’associazione con nausea, diarrea, meteorismo, febbre o singoli eventi (sforzi, ciclo mestruale) sono indizi utili per orientare la diagnosi. Comprendere la fisiopatologia aiuta anche a impostare la terapia: uno spasmo intestinale risponde meglio ad antispastici, un dolore infiammatorio a un antinfiammatorio adeguato, mentre un dolore neuropatico o colico può richiedere strategie diverse.
Le cause gastroenterologiche sono tra le più frequenti. Una dispepsia funzionale o una gastrite possono determinare dolore urente epigastrico, spesso associato a reflusso; qui i FANS possono aggravare l’irritazione mucosa e risultare controproducenti, mentre farmaci antisecretivi o gastroprotettori sono più appropriati. L’ulcera peptica può dare dolore ritmico e notturno; il sanguinamento occulto o manifesto è un segnale di allarme. La gastroenterite produce dolore diffuso con diarrea e vomito, dove la reidratazione e la gestione dei sintomi sono prioritari, limitando l’uso di FANS che possono peggiorare la mucosa. La sindrome dell’intestino irritabile causa crampi variabili, spesso alleviati dall’evacuazione e accompagnati da meteorismo; in questo caso lo spasmo ha un ruolo centrale. Appendicite, colecistite e pancreatite acuta sono emergenze: il dolore tende a evolvere, spesso con febbre e marcata dolorabilità. Anche la stipsi importante può generare dolore e senso di peso. In rari casi, patologie extraaddominali possono mimare dolore epigastrico (ad esempio, un dolore diaframmatico o toracico riferito), con possibile confusione con sintomi respiratori; per informazioni su un tema connesso ma distinto, vedi come far passare un attacco d’asma senza Ventolin.

Non vanno dimenticate le cause urologiche e ginecologiche. La colica renale, dovuta alla migrazione di un calcolo, provoca un dolore violento a ondate, tipicamente in fianco con irradiazione all’inguine, spesso associato a nausea e sudorazione; in questi casi lo spasmo ureterale e l’infiammazione coesistono, e l’approccio terapeutico combina analgesia e idratazione, con eventuale valutazione specialistica. Le infezioni urinarie producono dolore sovrapubico e bruciore minzionale; la pielonefrite aggiunge febbre e dolore lombare. Nella sfera ginecologica, dismenorrea, endometriosi, cisti ovariche e malattia infiammatoria pelvica possono generare dolori ipogastrici o laterali, talora con irradiazione lombare. Qualsiasi dolore acuto e intenso in gravidanza, specie se associato a perdite ematiche, richiede valutazione urgente per escludere una gravidanza ectopica o altre complicanze. Se il quadro è quello di una colica e vuoi approfondire l’uso dei farmaci più indicati, leggi che farmaco prendere in caso di colica.
Esistono inoltre cause extra-addominali che possono essere percepite come dolore “di pancia”. Tra queste, patologie toraciche (polmonite basale, pleurite) con irritazione del diaframma, pericardite o ischemia miocardica con dolore epigastrico atipico, crisi iperglicemiche o chetoacidosi con dolore addominale e vomito, e quadri neurologici come il dolore radicolare toraco-addominale. Anche le patologie muscolo-scheletriche della parete addominale, come strappi o trigger miofasciali, possono simulare dolori viscerali: la dolorabilità puntoria che aumenta con la contrazione dei muscoli addominali (segno di Carnett positivo) orienta verso un’origine parietale. Un’anamnesi accurata sull’uso di alcol, sostanze irritanti, integratori o farmaci (inclusi FANS, corticosteroidi, anticoagulanti, antibiotici) è fondamentale, perché questi possono scatenare gastriti, enteropatie o alterazioni del microbiota con dolore e meteorismo.
Capire la causa ha implicazioni dirette sulla terapia. In uno spasmo intestinale o biliare, gli antispastici possono essere più efficaci dei FANS; in processi infiammatori peritoneali l’analgesia va bilanciata con la necessità di non mascherare segni di addome acuto, favorendo una valutazione rapida. Nelle gastriti o ulcere, i FANS sono spesso da evitare a favore di farmaci che riducono l’acidità o proteggono la mucosa. Nelle coliche renali, alcuni FANS hanno evidenze di efficacia analgesica e possono ridurre l’edema ureterale, ma vanno usati con cautela in caso di disidratazione, insufficienza renale o rischio emorragico. In contesti infettivi con febbre alta, la priorità è trattare la causa (antibiotici quando indicati) e gestire la febbre, evitando automedicazione prolungata. In gravidanza, nell’anziano e nei pazienti con comorbidità cardiovascolari, renali o gastrointestinali, la scelta dell’antinfiammatorio richiede particolare prudenza. Nei paragrafi successivi del confronto entreremo nel merito delle diverse classi di farmaci, dei loro meccanismi e dei profili di sicurezza, per aiutare a selezionare l’opzione più adatta al tipo di dolore addominale.
Antinfiammatori più efficaci
Quando il dolore addominale ha una componente infiammatoria documentabile o probabile, un FANS può offrire il miglior compromesso tra rapidità di azione e riduzione della flogosi. Nelle coliche renali e biliari i FANS hanno dimostrato di ridurre la produzione di prostaglandine, con calo dell’edema della parete e della pressione intraluminale, attenuando sia il dolore sia lo spasmo reattivo.
Tra le molecole più utilizzate in fase acuta figurano diclofenac, ketorolac, ibuprofene e naprossene. Si caratterizzano per insorgenza relativamente rapida e buona efficacia analgesica; in presenza di nausea o vomito possono essere impiegate formulazioni non orali (ad es. supposte o iniettabili), quando disponibili e appropriate al contesto clinico.
Nel dolore mestruale e in alcuni dolori pelvici di origine infiammatoria, i FANS risultano spesso efficaci perché contrastano l’eccesso di prostaglandine responsabile di crampi e ipercontrattilità. La risposta può variare da persona a persona; talvolta l’associazione con antispastici migliora l’efficacia sul componente crampiforme.
Vi sono però scenari in cui i FANS non sono la prima scelta o sono controindicati, come nelle gastriti e ulcere attive, in alcune riacutizzazioni di malattie infiammatorie intestinali, in condizioni di insufficienza renale o in gravidanza (specie nel terzo trimestre). In tali situazioni si valutano alternative analgesiche o terapie causali più appropriate.
Confronto tra i farmaci
Ibuprofene e naprossene rappresentano opzioni con profilo complessivamente equilibrato: efficacia su dolori lievi-moderati, emivita rispettivamente più breve e più lunga (con maggiore copertura temporale per il naprossene), e un rischio gastrointestinale che aumenta con dose e durata. Sono spesso considerati nelle forme non complicate e per trattamenti di breve periodo.
Diclofenac e ketorolac hanno potenza analgesica elevata e sono impiegati in crisi dolorose acute, incluse alcune coliche. L’efficacia rapida va bilanciata con un rischio maggiore di eventi gastrointestinali e renali; ketorolac, in particolare, è indicato solo per periodi molto brevi. Per tutto il gruppo dei FANS vale la regola della minima dose efficace per il minor tempo necessario.
I coxib (inibitori selettivi della COX-2, come celecoxib ed etoricoxib) riducono l’incidenza di eventi gastrointestinali rispetto ad alcuni FANS non selettivi, ma comportano un potenziale aumento del rischio cardiovascolare in soggetti predisposti. Possono essere considerati in pazienti con elevato rischio gastrointestinale e basso rischio cardiovascolare, previa valutazione del quadro clinico.
La scelta dipende anche dalla formulazione: compresse a rilascio rapido per il dolore acuto, formulazioni a rilascio prolungato quando serve una copertura più lunga, e vie non orali se l’assorbimento è compromesso. Nei soggetti a rischio gastrointestinale può essere indicata una protezione gastrica; è importante evitare l’uso concomitante di più FANS e verificare le interazioni con altre terapie.
Effetti collaterali e avvertenze
L’uso di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per il trattamento dei dolori addominali richiede particolare attenzione a causa dei potenziali effetti collaterali. Tra i più comuni vi sono disturbi gastrointestinali come irritazione della mucosa gastrica, ulcere e sanguinamenti. Questi rischi aumentano con l’uso prolungato o in pazienti con una storia di problemi gastrointestinali. (torrinomedica.it)
Oltre agli effetti gastrointestinali, i FANS possono influenzare negativamente la funzione renale, specialmente in individui con preesistenti condizioni renali o cardiovascolari. È quindi fondamentale monitorare la funzione renale durante il trattamento, soprattutto nei pazienti a rischio. (torrinomedica.it)
Un altro aspetto da considerare è l’interazione dei FANS con altri farmaci. Ad esempio, l’assunzione concomitante di FANS e anticoagulanti può aumentare il rischio di sanguinamento. Inoltre, l’uso combinato con corticosteroidi può amplificare il rischio di ulcere gastrointestinali. (torrinomedica.it)
Per minimizzare questi rischi, è consigliabile utilizzare la dose efficace più bassa per il minor tempo possibile. In alcuni casi, può essere opportuno associare un protettore gastrico, come un inibitore della pompa protonica, per ridurre il rischio di danni alla mucosa gastrica. (torrinomedica.it)
Infine, è essenziale consultare un medico prima di iniziare un trattamento con FANS, soprattutto per pazienti con condizioni mediche preesistenti o che assumono altri farmaci. Un’adeguata valutazione medica può aiutare a bilanciare i benefici del trattamento con i potenziali rischi. (torrinomedica.it)
Consigli per la gestione
La gestione dei dolori addominali non si limita all’uso di farmaci; adottare alcune strategie può migliorare significativamente il benessere del paziente. Una dieta equilibrata, ricca di fibre e povera di cibi grassi e piccanti, può prevenire disturbi digestivi e ridurre l’incidenza di dolori addominali. (torrinomedica.it)
Il mantenimento di un’adeguata idratazione è fondamentale per il corretto funzionamento dell’apparato digerente. Bere almeno otto bicchieri d’acqua al giorno aiuta a prevenire la stitichezza e favorisce la digestione. (torrinomedica.it)
La pratica regolare di attività fisica contribuisce a stimolare la motilità intestinale, riducendo il rischio di stitichezza e migliorando la salute digestiva generale. Anche semplici passeggiate quotidiane possono avere un impatto positivo. (torrinomedica.it)
È utile tenere un diario alimentare per identificare eventuali cibi che scatenano i dolori addominali. Questo strumento permette di individuare intolleranze o allergie alimentari e di adattare la dieta di conseguenza. (torrinomedica.it)
Infine, in presenza di dolori addominali persistenti o severi, è fondamentale consultare un medico. Una valutazione professionale può identificare la causa sottostante e determinare il trattamento più appropriato, evitando l’automedicazione che potrebbe mascherare sintomi di condizioni più gravi. (torrinomedica.it)
In conclusione, la gestione dei dolori addominali richiede un approccio integrato che combina l’uso prudente di farmaci con modifiche dello stile di vita. Consultare un professionista sanitario è essenziale per determinare la causa del dolore e adottare il trattamento più adeguato, garantendo così un miglioramento della qualità della vita del paziente.
Per approfondire
Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA): Informazioni ufficiali sui farmaci approvati in Italia e sulle linee guida per il loro utilizzo.
Ministero della Salute: Risorse e aggiornamenti sulle politiche sanitarie e sulle raccomandazioni per la salute pubblica.
Società Italiana di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva (SIGE): Linee guida e pubblicazioni scientifiche sulle malattie gastrointestinali.
Epicentro – Istituto Superiore di Sanità: Dati epidemiologici e informazioni sulle malattie e sulla prevenzione.
Fondazione Umberto Veronesi: Articoli divulgativi e aggiornamenti sulla ricerca medica e scientifica.
