Disgrafia Evolutiva: un disturbo specifico dell’apprendimento

Disgrafia Evolutiva: un disturbo specifico dell’apprendimento

La disgrafia evolutiva è un disturbo psichico dell’età evolutiva che rientra nella classificazione DSM IV TR, DSM V (nuova edizione) e ICD 10 dei disturbi specifici dell’apprendimento (l’acronimo è: DSA).

La disgrafia evolutiva, come la dislessia,  è un disturbo dell’apprendimento molto famoso e molto esteso nel nostro Paese, e lo troviamo ovunque: nella scuola primaria, nella scuola secondaria (I e II grado) e nell’università.

Trattasi di un disturbo di apprendimento della scrittura che appartiene ai soggetti che non hanno mai imparato a scrivere correttamente e fluentemente tutti i segni grafemici (lettere e numeri), e ciò dimostra che essa può essere diagnosticata sia in un fanciullo che in un adulto.

Negli allievi disgrafici emerge una evidente difficoltà spaziale (scrivere correttamente rispettando gli spazi e i margini del foglio, – righe e quadretti), difficoltà ad impugnare correttamente la penna o la matita, difficoltà a copiare dalla lavagna e a scrivere sotto dettatura.

Nella disgrafia evolutiva si riscontra la presenza di un apparato linguistico funzionalmente irregolare dal punto di vista espressivo e nei processi di automatizzazione che sono compromessi (incapacità di acquisire l’automatismo nella decodifica di un messaggio scritto, passando dalla percezione all’apprendimento).

Quando un genitore sospetta che il proprio figlio sia disgrafico deve rivolgersi al neuropsichiatra infantile (per la diagnosi) ed agli insegnanti (per misurare le complicazioni correlate al processo di apprendimento scolastico).

Se l’intervento da parte del corpo docente del figlio non è sufficiente, allora si consiglia di sottoporlo al più presto ad una valutazione diagnostica, e per fare ciò bisogna rivolgersi all’Unità Operativa di Neuro Psichiatria Infantile (UONPI) della ASL di appartenenza, oppure agli specialisti nel settore, come: neuropsichiatri infantili, psicologi e logopedisti.

Ai genitori in difficoltà che non sanno cosa fare e in che modo agire per fronteggiare la disgrafia evolutiva del figlio, si consiglia di affidarsi alla propria sede regionale dell’AID.

I dati ISTAT riportano in Italia un numero elevato di bambini disgrafici evolutivi della scuola primaria e secondaria.

Nel meridione emerge una forte incidenza della disgrafia evolutiva, superiore al 60% (sono necessari gli interventi di figure professionali nel trattamento della dislessia evolutiva mediante la realizzazione dei piani educativi personalizzati – PDP- affiancati al supporto familiare), rispetto al settentrione e al centro Italia.

A differenza della disortografia evolutiva in cui il deficit è centrato sulla sfera lessicale – sintattica – ortografica, la disgrafia evolutiva invece, è centrata sulla sfera espressiva, prassica e visuo-spaziale.

E’ bene precisare che la disgrafia evolutiva non è causato da deficit intellettivi, psichici, sensoriali e neurologici, e si manifesta anche se l’allievo è dotato di buone capacità cognitive; appunto per questo che il deficit usa il termine: “evolutiva”.

Manifestazioni cliniche e criteri di valutazione

La Disgrafia Evolutiva è caratterizzata dalle seguenti incapacità:

  • Nell’eseguire una precisa ed impeccabile decodifica del testo;
  • Difficoltà spaziale (scrivere correttamente rispettando gli spazi e i margini del foglio, – righe e quadretti);
  • Nell’impugnare correttamente la penna o la matita;
  • Nel copiare dalla lavagna;
  • Nello scrivere sotto dettatura.
  • Nello scrivere correttamente lettere e numeri.

Così come è possibile valutare l’età grafo-motoria del fanciullo è altrettanto possibile esaminare la gravità del disturbo di scrittura mediante alcune scala di valutazione chiamata: scala D applicata da una squadra di professionisti di Ajuriaguerra ai bambini di età superiore ai dieci anni.

Questa scala è formata da 25 items presenti in tre gruppi separati:

  • erronea distribuzione dei segni grafemici nello spazio del foglio:7 items;
  • grafia goffa: 14 items;
  • lacune nella forma, nel contenuto e nella costruzione delle frasi: 5 items.

L’età grafo-motoria consiste nella fase di consapevolezza e di padronanza raggiunta dal fanciullo nell’apprendimento dell’abilità di scrittura.

Inoltre, l’equipe di Ajuriaguerra ha realizzato un ulteriore scala di valutazione oggettiva, chiamata: scala E.

In seguito ai risultati ottenuti da ambedue le scale, sarà possibile pianificare e personalizzare un trattamento grafo terapeutico.

Comorbidità della disgrafia evolutiva

La disgrafia evolutiva può presentarsi (il più delle volte) in comorbidità con gli altri DSA, come: la disortografia (disturbo della transcodifica dei messaggi scritti), dislessia (disturbo della lettura) e discalculia (deficit del calcolo e dell’impiego del sistema numerico).

Il disturbo può presentarsi in comorbidità anche con altre patologie:

  • disturbi comunicativi;
  • deficit acustici;
  • deficit visivi;
  • disprassia;
  • disturbi da deficit di attenzione o iperattività (ADHD);
  • disturbi d’ansia, bipolarismo e disturbo depressivo maggiore;
  • ritardo mentale lieve/moderato;
  • disturbi della condotta;
  • stati psicotici;
  • stati nevrotici.

Tutte le patologie sopra elencate procurano nell’allievo dei repentini insuccessi scolastici, e questo è devastante per la sua psiche, perché non faranno altro che maturargli una serie di malesseri psichici, quali: frustrazione, demotivazione, asocialità, condotte evitanti, complessi di inferiorità, comportamenti violenti e autodistruttivi, ipersensibilità, vulnerabilità, volubilità, e a percepirsi come incapace e meno in gamba dei suoi compagni.

Disgrafia Evolutiva: iter diagnostico;

L’iter diagnostico ha inizio dalla seconda elementare e si rivolge a tutti coloro che sono privi di ritardi mentali, deficit emotivi e neurologici.

Innanzitutto va sottolineato che un ritardo linguistico o espressivo in tenera età rappresentano i primi segnali di allarme.

La diagnosi va effettuata necessariamente da neuropsichiatri infantili attraverso test psicometrici e psicoattitudinali standardizzati, attenendosi alle indicazioni dettate dalla Consensus Conference e dall’ Istituto Superiore della Sanità (ISS).

Quando c’è un sospetto di disgrafia evolutiva, si valutano le seguenti capacità:

  • intelligenza;
  • scrittura;
  • lettura;
  • comprensione del testo;
  • calcolo.

Successivamente, il medico specialista stila una relazione clinica che contiene i punteggi ottenuti dai test, l’anamnesi, la prognosi, la diagnosi e le tecniche da adottare per migliorare l’apprendimento del fanciullo.

E’ necessario far presente che non ci sono esami ematochimici o di neuro- imaging (TAC, RMN e EEG) che possano collaborare nella diagnosi, ma sono utili solo i test psicometrici e i resoconti dello specialista.

La diagnosi di disgrafia evolutiva può essere fatta SOLO alla fine della seconda elementare, e in rari casi alla fine della terza elementare.

Prima di queste fasi scolastiche risulta troppo difficile fare diagnosi.

La legge n.170 del 2010 (nel 2015 ha compiuto 5 anni questa prima legge che ha promosso la didattica a favore dei fanciulli con DSA) asserisce che la diagnosi sia effettuata da specialisti del SSN o presso strutture convenzionate oppure presso gli specialisti privati (essi devono essere attivati dalla famiglia del piccolo paziente.

La diagnosi verrà poi consegnata ai genitori, i quali la dovranno consegnare alla scuola frequentante, che a sua volta attiverà gli opportuni provvedimenti conformi al caso in esame).

L’AID (Associazione italiana dislessia), ha stilato un protocollo diagnostico che assicura un’accurata diagnosi.

Per la diagnosi certa di disgrafia evolutiva si dovrebbe consultare un’ equipe di specialisti, includenti:

  • Neuropsichiatra infantile o neurologo;
  • Psicologo o neuropsicologo;
  • Psicodiagnosta: per la valutazione della personalità;
  • Logopedista;
  • Ortottista: per la valutazione dei disturbi visivi;
  • Psicopedagogista.

Le fasi della procedura diagnostica comprendono:

  • Anamnesi: raccolta dati personali e biografici del paziente;
  • Ereditarietà;
  • Diagnosi differenziale;
  • Anamnesi della scuola;
  • Perizia neuropsicologica.

Il protocollo diagnostico richiede i seguenti accertamenti per ottenere una diagnosi certa di disgrafia evolutiva:

  1. Valutazione sulla presenza di malattie neurologiche;
  2. Valutazione sulla presenza di psicopatologie;
  3. Valutazione sulla presenza di deficit uditivi e/o visivi.

La diagnosi neuropsicologica include tutte le aree relative al “funzionamento cognitivo e motorio” del piccolo paziente:

  • • capacità visuo-motorie e spaziali;
  • • facoltà mnesiche;
  • • comunicazione;
  • • apprendimento nella lettura, scrittura e calcolo;
  • • vigilanza e concentrazione.

La diagnosi della disgrafia evolutiva, secondo il DSM V, prevede l’impiego di test su 4 differenti capacità:

  • Test di valutazione di atti prassici, visivi e spaziali;
  • Test neuropsicologico;
  • Velocità di scrittura;
  • Peculiarità del carattere grafico.

Escluse le cause neurologiche e sensoriali, la diagnosi della disgrafia evolutiva, dev’ssere sia neuropsicologica che globale.

L’Associazione Italiana Dislessia ha per l’appunto attuato un protocollo diagnostico finalizzato alla valutazione del disturbo della scrittura.

Pertanto, è necessario considerare la personalità del soggetto e come egli vive la sua problematica, affinché si crei una relazione terapeutica e una rete sociale tra il neuropsichiatra infantile, i docenti e l’allievo.

I criteri diagnostici della disgrafia secondo il DSM-5 , ICD-10 e il Consensus Conference sono:

  • Eseguire la diagnosi preferibilmente alla fine della 2° elementare;
  • Valutare la presenza di evidenti segni clinici, come: segno grafico leggibile, incapacità di decodificare il testo da parte del sottoscritto, ecc.

Trattamenti.

Nella disgrafia evolutiva i trattamenti da seguire sono semplicemente due:

  • La psicoterapia cognitiva – comportamentale;
  • Gli strumenti compensativi e le Misure Dispensative.

Gli strumenti compensativi permettono di compensare le fragilità e le lacune generate dal disturbo, semplificando lo svolgimento dei compiti didattici:

  • Tabelle dei mesi/giorni/settimane/stagioni;
  • L’alfabetiere;
  • Tabella delle unità di misura;
  • Tabella delle formule geometriche;
  • Tavola pitagorica;
  • Calcolatrice;
  • Registratore vocale;
  • Software di videoscrittura (Consentono di apprendere attraverso l’ascolto, l’uso di immagini e a produrre testi ortograficamente e grammaticalmente corretti).

Le misure dispensative riducono gli effetti del disturbo ricorrendo ad una modalità di apprendimento più adatta alle caratteristiche dell’allievo:

  • Uso del dizionario;
  • Uso delle mappe concettuali;
  • Imparare a memoria le tabelline;
  • Imparare una lingua straniera orale/scritta (è preferibile la lingua inglese);
  • Prolungare i tempi di preparazione e di svolgimento delle prove scritte e dei compiti per casa.
BIBLIOGRAFIA
  1. American Psychiatric Association, Diagnostic and statistical manual of mental disorders ( DSM IV TR ), APA Washington, 2007;
  2. Merini C., I problemi della lettura, Bollati Boringhieri, Torino, 1991;
  3. C. Cornoldi, Le difficoltà di apprendimento a scuola, Bologna, Il Mulino, 1999;
  4. Marcelli D., Psicopatologia del bambino, Masson, Milano, 2013;
  5. Biancardi A., Quando un bambino non sa leggere, Rizzoli, Milano, 1999.