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I trombi sono coaguli di sangue che si formano all’interno dei vasi sanguigni e possono ostacolare, parzialmente o totalmente, il flusso circolatorio. A seconda della sede, le conseguenze possono essere molto diverse: dalla trombosi venosa profonda con rischio di embolia polmonare, fino all’ictus ischemico o all’infarto del miocardio quando il trombo interessa le arterie. Parlare di “sciogliere” un trombo è una semplificazione utile, ma dal punto di vista clinico occorre distinguere quando l’obiettivo è impedire che il coagulo aumenti di dimensioni (per permettere all’organismo di dissolverlo progressivamente), e quando invece si ricorre a farmaci che frammentano attivamente il trombo in tempi rapidi.
La strategia terapeutica dipende da fattori chiave: sede e grandezza del trombo, tempo trascorso dall’esordio dei sintomi, rischio di instabilità emodinamica, condizioni cliniche e comorbidità, nonché rischio di sanguinamento. In questa guida si approfondiscono i principali approcci farmacologici, che rappresentano la base della cura nella maggior parte dei casi, mentre le procedure interventistiche e le misure preventive saranno contestualizzate nelle sezioni successive. L’obiettivo è offrire una panoramica chiara, utile sia a chi desidera comprendere cosa aspettarsi dalla terapia, sia a chi ha bisogno di riepilogare le opzioni oggi disponibili e i loro punti di forza e di attenzione.
Trattamenti farmacologici per sciogliere i trombi
È fondamentale distinguere tra due grandi categorie di farmaci: anticoagulanti e trombolitici (o fibrinolitici). Gli anticoagulanti non “sciolgono” direttamente il trombo; la loro funzione è bloccare i meccanismi della coagulazione che alimentano il coagulo, prevenendo l’estensione e la formazione di nuovi trombi. Questo permette al sistema fibrinolitico endogeno dell’organismo di lavorare e, nel tempo, ridurre il volume del coagulo. I trombolitici, invece, attivano in maniera potente la degradazione della fibrina che costituisce l’impalcatura del trombo, portando a una dissoluzione relativamente rapida: sono riservati a situazioni selezionate e potenzialmente letali o invalidanti, proprio perché aumentano significativamente il rischio di sanguinamento.
Tra gli anticoagulanti, le eparine (non frazionata e a basso peso molecolare), il fondaparinux, gli antagonisti della vitamina K (come il warfarin) e i cosiddetti anticoagulanti orali diretti (apixaban, rivaroxaban, edoxaban, dabigatran) costituiscono lo zoccolo duro del trattamento della trombosi venosa profonda e dell’embolia polmonare, ma rientrano anche in protocolli per fibrillazione atriale e altre indicazioni. La scelta dipende dal profilo del paziente (funzione renale ed epatica, peso, età, comorbidità), dal contesto clinico (inizio in ospedale o a domicilio, necessità di azione rapida, pianificazione di procedure invasive) e dal bilancio rischio-beneficio in termini di sanguinamento. Alcuni farmaci richiedono monitoraggio laboratoristico (ad esempio INR per gli antagonisti della vitamina K), altri no; tutti, però, impongono aderenza e attenzione a interazioni con altri medicinali o integratori. È anche utile sapere come comportarsi in caso di tagli o escoriazioni mentre si segue una terapia anticoagulante: per approfondire questi aspetti pratici, è possibile consultare la guida su come fermare un sanguinamento da ferita quando si assumono anticoagulanti.
I trombolitici (alteplase/rtPA, tenecteplase, e in alcuni contesti urochinasi o streptochinasi) hanno un impiego mirato. Nello stroke ischemico acuto, la trombolisi endovenosa può essere indicata entro finestre temporali precise dall’esordio dei sintomi, dopo esclusione di emorragia cerebrale con imaging e valutazione di criteri stringenti. Nell’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST, la trombolisi può essere utilizzata quando l’angioplastica primaria non è prontamente disponibile; nell’embolia polmonare ad alto rischio con instabilità emodinamica la trombolisi sistemica o, in centri specializzati, la trombolisi guidata da catetere, è una strategia per salvare la vita. L’uso dei trombolitici è sempre frutto di una valutazione multidisciplinare del rapporto rischio/beneficio, perché l’aumento del rischio di emorragia (inclusa quella intracranica) è significativo e alcune condizioni rappresentano controindicazioni assolute o relative.

La sicurezza è un elemento centrale di qualunque terapia che “tocca” la coagulazione. Con gli anticoagulanti, l’effetto indesiderato più temuto è il sanguinamento, che può essere minore (gengive, epistassi, ecchimosi) o maggiore (gastrointestinale, intracranico, retroperitoneale). Per mitigare il rischio si impostano posologie adeguate alla funzione renale ed epatica, si evitano sovrapposizioni con altri farmaci ad azione emostatica (per esempio FANS e antiaggreganti, quando non strettamente necessari), si educa alla corretta assunzione e si programma un follow-up. In caso di sanguinamento importante o necessità di intervento urgente, esistono opzioni di reversibilità: vitamina K e complessi protrombinici per antagonisti della vitamina K, protamina per eparina, idarucizumab per dabigatran, e in specifici contesti andexanet alfa per inibitori del fattore Xa. Anche con i trombolitici si adottano protocolli rigorosi di selezione e monitoraggio per individuare tempestivamente eventuali complicanze emorragiche.
La durata del trattamento anticoagulante dopo una trombosi dipende dalla causa scatenante (evento “provocato” come un intervento chirurgico o “non provocato”), dal rischio di recidiva e da quello di sanguinamento: può variare da alcuni mesi a periodi prolungati. In alcuni casi si inizia con eparina o fondaparinux per poi passare a un anticoagulante orale; in altri si parte direttamente con un DOAC secondo schemi approvati. Con gli antagonisti della vitamina K è essenziale mantenere l’INR nel range terapeutico, facendo attenzione all’apporto di vitamina K con la dieta e alle interazioni con altri farmaci. Aderenza e continuità sono determinanti: saltare dosi o interrompere senza indicazione può esporre a recidiva trombotica, mentre raddoppiare le dosi nel tentativo di “recuperare” aumenta il rischio di emorragia. In gravidanza e nel post-partum si preferiscono molecole con un profilo di sicurezza consolidato (per esempio eparine a basso peso molecolare), mentre nei pazienti oncologici la scelta considera sia l’efficacia antitrombotica sia il rischio emorragico variabile in relazione al tipo di tumore e di terapia in corso.
Procedure mediche per la trombolisi
La trombolisi sistemica endovenosa prevede la somministrazione di un fibrinolitico per via venosa con l’obiettivo di dissolvere rapidamente il coagulo. È impiegata in scenari tempo‑dipendenti come l’ictus ischemico acuto, l’infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST quando l’angioplastica non è prontamente disponibile, e l’embolia polmonare ad alto rischio con instabilità emodinamica. La decisione richiede la conferma diagnostica con imaging, l’esclusione di controindicazioni assolute e relative e un monitoraggio intensivo per intercettare precocemente eventi emorragici.
La trombolisi guidata da catetere consiste nell’infusione a basso dosaggio del farmaco direttamente all’interno del trombo mediante dispositivi endovascolari; in alcune piattaforme l’azione può essere facilitata da energia a ultrasuoni. Questa strategia mira a massimizzare l’effetto locale riducendo l’esposizione sistemica, e trova indicazione selezionata nella trombosi venosa profonda ileo‑femorale a rischio di sindrome post‑trombotica e in alcune forme di embolia polmonare intermedio‑alto rischio in centri con esperienza. Rimangono possibili complicanze come sanguinamenti, ematomi nel sito di accesso e, raramente, frammentazione ed embolizzazione distale.
Le tecniche di ricanalizzazione meccanica possono affiancare o sostituire la lisi farmacologica. Nell’ictus ischemico la trombectomia meccanica endovascolare, eseguita con stent‑retriever o sistemi di aspirazione, è indicata in pazienti selezionati sulla base di finestra temporale e criteri radiologici. Nell’embolia polmonare e nelle trombosi degli arti possono essere impiegati sistemi di tromboaspirazione o trombectomia percutanea, talora in approccio farmaco‑meccanico combinato. Queste procedure richiedono competenze dedicate e disponibilità di sala angiografica.
La selezione dei pazienti per una procedura di trombolisi o ricanalizzazione segue protocolli condivisi e coinvolge team multidisciplinari (emergenza, cardiologia, neurologia, radiologia interventistica, anestesia e, quando opportuno, ematologia). Si valutano tempi dall’esordio, sede e dimensioni del trombo, stato emodinamico, punteggi di rischio e comorbidità. Dopo la procedura sono fondamentali l’anticoagulazione di mantenimento, il controllo clinico‑strumentale, l’educazione ai segni di sanguinamento e un piano di follow‑up per prevenire recidive e sequele funzionali.
Rimedi naturali e prevenzione
La prevenzione della trombosi è fondamentale per ridurre il rischio di complicanze gravi. Adottare uno stile di vita sano può contribuire significativamente a mantenere il sistema circolatorio efficiente. L’attività fisica regolare, come camminare o nuotare, favorisce la circolazione sanguigna e riduce la possibilità di formazione di coaguli. Inoltre, mantenere un peso corporeo adeguato e seguire una dieta equilibrata ricca di frutta, verdura e cereali integrali aiuta a controllare i fattori di rischio associati alla trombosi.
Evitare il fumo è un altro aspetto cruciale nella prevenzione della trombosi. Il tabagismo danneggia le pareti dei vasi sanguigni e aumenta la tendenza del sangue a coagulare. Smettere di fumare riduce significativamente il rischio di sviluppare trombi. Allo stesso modo, limitare il consumo di alcol contribuisce a mantenere il sangue in condizioni ottimali.
Durante periodi di immobilità prolungata, come lunghi viaggi in aereo o periodi di convalescenza, è importante adottare misure preventive. Alzarsi e muoversi regolarmente, eseguire esercizi di stretching e, se consigliato dal medico, indossare calze a compressione possono aiutare a prevenire la formazione di coaguli. Inoltre, mantenere un’adeguata idratazione è essenziale per evitare l’ispessimento del sangue.
Sebbene alcuni rimedi naturali, come l’assunzione di integratori a base di omega-3 o l’uso di erbe con proprietà anticoagulanti, possano essere suggeriti per migliorare la circolazione, è fondamentale consultare un medico prima di intraprendere qualsiasi trattamento alternativo. L’automedicazione può comportare rischi, soprattutto se si assumono già farmaci anticoagulanti.
Quando consultare un medico
È essenziale rivolgersi tempestivamente a un medico se si manifestano sintomi che potrebbero indicare la presenza di un trombo. Segnali d’allarme includono gonfiore, dolore o arrossamento in una gamba, specialmente nella zona del polpaccio, e una sensazione di calore nella zona interessata. In alcuni casi, la pelle può risultare tesa o lucida. Se si avvertono difficoltà respiratorie, dolore toracico o tosse con tracce di sangue, è necessario cercare immediatamente assistenza medica, poiché potrebbero essere sintomi di un’embolia polmonare.
Alcuni fattori aumentano il rischio di sviluppare trombosi, come l’immobilità prolungata, interventi chirurgici recenti, gravidanza, uso di contraccettivi orali o terapia ormonale sostitutiva, obesità, fumo e storia familiare di trombosi. Se si appartiene a una categoria a rischio, è consigliabile discutere con il proprio medico delle misure preventive da adottare.
Inoltre, se si è già stati colpiti da un episodio di trombosi in passato, è importante monitorare attentamente eventuali sintomi ricorrenti e mantenere un dialogo aperto con il proprio medico per gestire al meglio la propria salute.
In conclusione, la trombosi è una condizione seria che richiede attenzione e consapevolezza. Adottare uno stile di vita sano, riconoscere tempestivamente i sintomi e consultare un medico in caso di sospetto sono passi fondamentali per prevenire e trattare efficacemente questa patologia.
Per approfondire
Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus: Informazioni dettagliate sulla gestione e prevenzione della trombosi.
Humanitas Salute: Approfondimenti su riconoscimento e trattamento efficace della trombosi.
Paginemediche: Guida su come riconoscere tempestivamente i sintomi della trombosi.
Apollo Hospitals: Panoramica sulle cause, sintomi, diagnosi e trattamento della tromboembolia venosa.
