Niften: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Niften (Atenololo + Nifedipina): sicurezza e modo d’azione

Niften (Atenololo + Nifedipina) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

1>

Ipertensione arteriosa essenziale nei pazienti nei quali la monoterapia con beta-bloccanti o calcio-antagonisti si sia dimostrata inefficace.

Angina pectoris.

Niften: come funziona?

Ma come funziona Niften? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Niften

Categoria farmacoterapeutica: beta-bloccanti selettivi ed altri antipertensivi. Codice ATC: C07FB03

L’atenololo è un beta-bloccante beta-1 selettivo (cioè agisce preferenzialmente sui beta-1 recettori adrenergici cardiaci). La selettività diminuisce con l’aumentare della dose.

L’atenololo è privo di attività simpaticomimetica intrinseca e di attività stabilizzante di membrana e, come gli altri beta-bloccanti, possiede effetti inotropi negativi (è quindi controindicato nella insufficienza cardiaca non controllata).

Come con gli altri beta-bloccanti, il meccanismo d’azione di atenololo nel trattamento di ipertensione non è chiaro. L’efficacia di atenololo nell’eliminare o ridurre i sintomi nei pazienti affetti da angina è probabilmente determinata dalla riduzione della frequenza cardiaca e della contrattilità.

L’atenololo è efficace e ben tollerato dalla maggior parte delle etnie, anche se una risposta inferiore può verificarsi nei pazienti di razza nera.

E’ improbabile che qualsiasi proprietà addizionale ausiliaria posseduta da S (-) atenololo, rispetto alla miscela racemica, dia origine a diversi effetti terapeutici.

La nifedipina è un calcio-antagonista. Possiede una potente attività vasodilatatrice coronarica e periferica che aumenta l’apporto di ossigeno al miocardio e riduce la pressione arteriosa (postcarico) e le resistenze periferiche.

L’uso concomitante di atenololo permette quindi di migliorare il riflesso simpatico indotto dalla nifedipina in monoterapia mediante blocco dell’aumento della frequenza cardiaca, mentre la tendenza di atenololo ad aumentare le resistenze periferiche è bilanciata dalla vasodilatazione e dall’aumento del tono simpatico indotto dal calcio-antagonista.

Di conseguenza, l’associazione tra un antagonista selettivo dei recettori beta-1 adrenergici (atenololo) idrofilico e un potente calcio-antagonista (nifedipina) determina una riduzione addizionale della pressione arteriosa o un effetto antianginoso addizionale rispetto a quello dei singoli componenti.


Niften: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Niften, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Niften

Dopo somministrazione orale, l’assorbimento di atenololo è consistente, ma incompleto (circa 40-50%) con il picco di concentrazione plasmatica 2-4 ore dopo la dose. I livelli ematici di atenololo sono consistenti e soggetti a una lieve variabilità. Non risulta una significativa metabolizzazione epatica e più del 90% di atenololo assorbito raggiunge la circolazione sistemica in forma non modificata. L’emivita plasmatica è di circa 6 ore, ma può aumentare nei pazienti con grave insufficienza renale, poiché il rene è la principale via di eliminazione. L’atenololo penetra scarsamente nei tessuti a causa della sua bassa solubilità lipidica e la sua concentrazione nei tessuti cerebrali è bassa. La quota di atenololo legata alle proteine plasmatiche è minima (3%).

Dopo somministrazione orale, l’assorbimento della nifedipina risulta completo con il picco di concentrazione plasmatica circa 3 ore dopo ogni dosaggio. Il legame della nifedipina alle proteine plasmatiche è superiore al 90%. Risulta una significativa metabolizzazione epatica della nifedipina. L’emivita plasmatica della nifedipina in formulazione a lento rilascio è tra 6 e 11 ore.

L’uso concomitante di atenololo e nifedipina determina solo lievi effetti sulla farmacocinetica dei due componenti.

Negli anziani, la biodisponibilità sistemica e l’emivita di eliminazione di entrambi i componenti risultano aumentate.

Niften è efficace se somministrato sia una che due volte al giorno. La semplicità posologica facilita la compliance alla terapia da parte del paziente.


Niften: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Niften agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Niften è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Niften: dati sulla sicurezza

Con l’atenololo e la nifedipina è stata acquisita un’ampia esperienza clinica. Tutte le informazioni di rilievo sono riportate nei paragrafi specifici di questo documento.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Niften: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Niften

Niften: interazioni

Niften non deve essere somministrato in associazione a calcio-antagonisti con effetti inotropi negativi (es. verapamil, diltiazem – vedere sez. 4.3). E’ necessario che siano trascorse almeno 48 ore dalla sospensione di uno di questi farmaci prima di iniziare l’altra terapia.

L’uso concomitante con farmaci diidropiridinici (es. nifedipina) può aumentare il rischio di ipotensione e possono verficarsi casi di scompenso cardiaco in pazienti con insufficienza cardiaca latente.

Atenololo in monoterapia

I farmaci glicosidi-digitalici, associati ai beta-bloccanti, possono provocare un aumento del tempo di conduzione atrioventricolare.

I beta-bloccanti possono aggravare il brusco rialzo dei valori pressori che può verificarsi dopo la sospensione della clonidina. Se i due farmaci vengono somministrati contemporaneamente, il beta-bloccante deve essere sospeso parecchi giorni prima di interrompere la terapia con clonidina. Se la terapia con beta-bloccante deve sostituire quella con clonidina, è necessario che l’inizio del trattamento con beta-bloccante avvenga parecchi giorni dopo l’interruzione della terapia con clonidina.

I farmaci antiaritmici appartenenti alla classe I (es. disopiramide) e l’amiodarone possono potenziare l’effetto sul tempo di conduzione atriale e indurre un effetto inotropico negativo.

L’uso contemporaneo di farmaci simpaticomimetici, come l’adrenalina, può contrapporsi all’effetto dei beta-bloccanti.

L’uso concomitante di farmaci inibitori la sintetasi prostaglandinica (es. l’ibuprofene e l’indometacina) può ridurre gli effetti ipotensivi dei beta-bloccanti.

L’uso concomitante dei beta-bloccanti con i farmaci antidiabetici può potenziare l’effetto ipoglimecizzante di questi ultimi.

E’ richiesta cautela nell’impiego degli agenti anestetici in pazienti trattati con Niften. Occorre che l’anestesista sia informato di tale terapia e, in questo caso, deve essere impiegato un agente anestetico con una minima attività inotropa negativa.

L’uso dei beta-bloccanti con agenti anestetici può provocare un’attenuazione della tachicardia riflessa e aumentare il rischio di ipotensione. E’ da evitare l’uso di agenti anestetici che causano depressione miocardica.

Nifedipina in monoterapia

L’effetto antipertensivo della nifedipina può risultare potenziato dalla somministrazione contemporanea di cimetidina.

L’impiego concomitante di nifedipina e chinidina può provocare soppressione dei livelli di concentrazione della chinidina nel siero, indipendentemente dalla dose di chinidina somministrata.

L’impiego concomitante di nifedipina e digossina può far diminuire la clearance renale della digossina con conseguente aumento dei livelli di concentrazione plasmatica della digossina. In questi pazienti devono essere monitorati i livelli plasmatici della digossina e, in caso di necessità, deve essere ridotta la dose di digossina.

A causa dell’induzione enzimatica, è stato dimostrato che la rifampicina provoca una diminuzione del 95% dei livelli di AUC e Cmax di nifedipina (da 288 ngL/ml a 8 ngL/ml e 154 ng/ml a 7,5 ng/ml rispettivamente), determinando una riduzione dell’efficacia. Pertanto, la somministrazione contemporanea di nifedipina e rifampicina è controindicata.

Il metabolismo ossidativo della nifedipina viene inibito dall’assunzione concomitante di succo di pompelmo, determinando un incremento del 103% di AUC (DS 73, range da 48 a 265%) e del 94% di Cmax (DS 83, range da -23 a 259%). Questo effetto può provocare un’eccessiva riduzione della pressione arteriosa.

Altre forme di interazione: la nifedipina può causare falsi incrementi dei valori dell’acido vanilmandelico urinario quando rilevati mediante spettrofotometro. Tuttavia, tale determinazione non risulta influenzata quando è effettuata mediante cromatografo liquido ad alta pressione (HPLC).


Niften: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Niften: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

E’ improbabile che l’uso di Niften determini nei pazienti una diminuzione della capacità di guidare e di usare macchinari. Tuttavia va tenuto in considerazione che si possono occasionalmente verificare capogiri o affaticamento.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco