Tavlesse: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Tavlesse (Fostamatinib): sicurezza e modo d’azione

Tavlesse (Fostamatinib) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

TAVLESSE è indicato per il trattamento della trombocitopenia immune (immune thrombocytopenia, ITP) cronica in pazienti adulti refrattari ad altri trattamenti (vedere paragrafo 5.1).

Tavlesse: come funziona?

Ma come funziona Tavlesse? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Tavlesse

Categoria farmacoterapeutica: antiemorragici, altri emostatici sistemici, codice ATC: B02BX09

Meccanismo d’azione

Fostamatinib media efficacemente la sua attività attraverso il suo principale metabolita, R406, che è un inibitore della tirosin chinasi con dimostrata attività contro la tirosin chinasi della milza (SYK). R406 inibisce la trasduzione del segnale dei recettori delle cellule B e dei recettori che attivano Fc, che svolgono un ruolo chiave nelle risposte cellulari mediate da anticorpi. R406 riduce la distruzione delle piastrine mediata da anticorpi.

Efficacia e sicurezza clinica

L’efficacia e la sicurezza di fostamatinib sono state dimostrate in due studi di fase III, randomizzati, in doppio cieco, controllati verso placebo (C788-047 e C788-048) in pazienti adulti affetti da ITP persistente (3-12 mesi dalla diagnosi) o cronica (più di 12 mesi dalla diagnosi) precedentemente trattata.

Studi randomizzati e controllati verso placebo

Un totale di 150 pazienti affetti da ITP persistente o cronica, che hanno avuto una risposta insufficiente al trattamento precedente (che comprendeva corticosteroidi, immunoglobuline, splenectomia e/o agonisti dei recettori della trombopoietina) sono stati arruolati in due studi identici, in doppio cieco e controllati verso placebo, condotti in paesi diversi.

Per ciascuno studio, i pazienti sono stati randomizzati 2:1 a fostamatinib o placebo per 24 settimane; la randomizzazione è stata stratificata rispetto alla splenectomia precedente e alla severità della trombocitopenia. È stata consentita una terapia concomitante stabile per ITP (glucocorticoidi [meno di 20 mg di prednisone equivalente al giorno], azatioprina, o danazolo), nonché una terapia di soccorso, ove necessario. Tutti i pazienti sono stati inizialmente sottoposti al farmaco in studio alla dose di 100 mg due volte al giorno (o placebo corrispondente). Sulla base della conta piastrinica e della tollerabilità, l’aumento della dose a 150 mg due volte al giorno (o placebo corrispondente) è stato effettuato nell’86 % dei pazienti alla settimana 4 o successivamente.

I pazienti arruolati negli studi controllati verso placebo avevano un’età mediana di 54 anni (intervallo: 20-88 anni; l’età mediana in C788-047 era di 57,0 e in C788-048 era di 49,5 anni), e la maggioranza era di sesso femminile (61 %) e bianca (93 %). I trattamenti precedenti per ITP erano vari (mediana di 3, intervallo di 1-14), e i più comuni comprendevano corticosteroidi (94 %), immunoglobuline (53 %) e agonisti dei recettori della trombopoietina (TPO-RA) (48 %). La maggior parte dei pazienti presentava una ITP cronica (93 %), con un tempo mediano dalla diagnosi di ITP di 8,5 anni e il 35 % era stato sottoposto a splenectomia. Al basale, la conta piastrinica mediana era di 16 000/µL [quasi la metà (45 %) con meno di 15 000/µL] e il 47 % era in terapia stabile per ITP. Dei 102 pazienti affetti da ITP trattati con fostamatinib, 28 (27 %) avevano un’età pari o superiore a 65 anni, mentre 11

(11 %) avevano un’età pari o superiore a 75 anni.

Nello studio C788-047 sono stati randomizzati 76 pazienti: 51 al gruppo con fostamatinib e 25 al gruppo con placebo. Nello studio C788-048 sono stati randomizzati 74 pazienti: 50 al gruppo con fostamatinib e 24 al gruppo con placebo. L’efficacia di fostamatinib si è basata sull’endpoint primario di risposta piastrinica stabile (almeno 50 000/µL su almeno quattro delle sei visite tra le settimane 14- 24). I risultati degli studi C788-047 e C788-048 sono riportati nella tabella 4.

Tabella 4: Risultati degli studi clinici controllati verso placebo

Risultati degli studi Parametri statistici Studio C788-047 Studio C788-048 Studi raggruppati Popolazione refrattaria6
Fosta (N=51) PBO (N=25) Fosta (N=50) PBO (N=24) Fosta (N=101) PBO (N=49) Fosta (N=72) PBO (N=33)
Risposta piastrinica stabile1,2 n (%) 8 (16) 0 (0) 9 (18) 1 (4) 17 (17) 1 (2) 10 (14) 0 (0)
IC 95 % (5,7, 25,7) (0, 0) (7,4, 28,7) (0, 12,2) (9,5, 24,1) (0, 6.0) (5,9, 21,9) (0,0, 0,0)
Valore p p3 = 0,0471 NS p3=0,0071 p3=0,0287
Ammissibile per il C788- 0494 alla
settimana 125
n (%) 28 (55) 22 (88) 33 (66) 19 (79) 61 (60) 41 (84) 43 (60) 29 (88)
Studio completato (settimana 24
)
n (%) 12 (24) 1 (4) 13 (26) 2 (8) 25 (25) 3 (6) 16 (22) 1 (3)

1 Comprende tutti i pazienti con conta piastrinica ed esclude i pazienti la cui conta piastrinica è stata misurata a seguito della terapia di soccorso dopo la settimana 10.

2 La risposta piastrinica stabile è stata definita prospetticamente come una conta piastrinica di almeno 50 000/µL in almeno quattro delle sei visite tra le settimane 14 e 24.

3 p-value dal test esatto di Fisher

4 C788-049: studio di estensione in aperto

5 I pazienti che non hanno risposto al trattamento dopo 12 settimane sono stati considerati idonei per l’arruolamento nello studio di estensione in aperto.

6 Popolazione di pazienti refrattaria definita come il sottogruppo di pazienti che hanno ricevuto tre o più terapie ITP in precedenza

Fosta = fostamatinib; PBO = placebo; NS = non ha dimostrato una differenza statisticamente significativa tra i bracci di trattamento

È stata osservata una risposta terapeutica iniziale (conta piastrinica ? 50 000/?L) entro sei settimane per la maggior parte dei pazienti responsivi (11 su 17) ed entro 12 settimane per tutti i pazienti responsivi stabili.

Tra i pazienti che hanno risposto in modo stabile, la conta mediana delle piastrine è aumentata fino a 95 000/µL nelle visite post-basali con un massimo di 150 000/µL. È stato necessario somministrare un farmaco di soccorso rispettivamente nel 30 % e nel 45 % dei pazienti trattati con fostamatinib o placebo.

Durante gli studi controllati verso placebo, l’incidenza di sanguinamenti si è verificata nel 29 % e nel 37 % dei pazienti rispettivamente nel braccio con fostamatinib e nel braccio con placebo. L’incidenza di eventi avversi correlati a sanguinamento moderati o severi (16,3 % vs 9,9 %) e di eventi avversi gravi (10,2 % vs 5,0 %) è stata circa due volte più elevata nel gruppo con placebo rispetto al gruppo con fostamatinib. Solo un soggetto trattato con fostamatinib ha manifestato un evento severo correlato a sanguinamento (contusione), mentre tre soggetti trattati con placebo hanno manifestato eventi severi (emorragia gastrointestinale, menorragia e petecchie). In sintesi, è stata registrata una tendenza alla riduzione di eventi avversi correlati a sanguinamento con fostamatinib rispetto al placebo; le differenze tra i gruppi non sono state statisticamente significative.

Analisi per sottogruppi

Le risposte alla conta piastrinica per i pazienti trattati con TAVLESSE sono state ulteriormente analizzate come indicato nella tabella 5. I risultati sono illustrati sia per la popolazione in comune (degli studi C788-047 e C788-048) sia per la popolazione di pazienti refrattari, definita come il sottogruppo di pazienti che avevano ricevuto tre o più pre-terapie ITP. Per tutti i parametri delle piastrine, i risultati per la popolazione in comune sono comparabili a quelli della popolazione di pazienti refrattari.

Tabella 5: Sintesi dei parametri della conta piastrinica per sottogruppo – popolazione di pazienti in comune (C788-047 e C788-048) e popolazione di pazienti refrattari

Parametri Popolazione in comune Fostamatinib
N=101
Popolazione di pazienti refrattari Fostamatinib
N=72
Soggetto con risposta piastrinica (?50 000/µL) alla settimana 12, n (%)
23 (22,8 %) 14 (19,4 %)
No 78 (77,2 %) 58 (80,6 %)
Variazione dalla baseline nella conta piastrinica (/µL) alla settimana 12
Mediana 4 000 3 000
Intervallo (-15 000, 220 000) (-5 000, 159 000)
Conta piastrinica mediana (/µL) nel tempo
Mediana 22 000 16 750
Intervallo (1 000, 254 500) (1 000, 105 500)

Studio di estensione

La sperimentazione C788-049 è uno studio di estensione in aperto. I pazienti di C788-047 e C788-048 che hanno completato 24 settimane di trattamento o che non hanno risposto al trattamento dopo 12 settimane sono stati considerati idonei per l’arruolamento in questo studio. I pazienti sono rimasti in cieco all’assegnazione del trattamento dal precedente studio (fostamatinib o placebo), pertanto la loro dose iniziale in questo studio era basata sulla conta piastrinica finale.

Per la sperimentazione C788-049 sono stati arruolati 123 pazienti, 44 pazienti precedentemente randomizzati a placebo e 79 pazienti precedentemente randomizzati a fostamatinib.

Crossover verso placebo: in un’analisi prospetticamente definita, i 44 soggetti trattati con placebo nello studio precedente sono stati valutati ai fini di una risposta stabile per fostamatinib (dalle prime 24 settimane dello studio) mediante i loro dati con placebo come comparatore per questa misura oggettiva. Dieci di questi soggetti (22,7 %) (tra cui un singolo soggetto classificato come paziente responsivo al placebo nello studio precedente) hanno soddisfatto i criteri che permettevano una risposta stabile. Di conseguenza, la differenza di risposta di fostamatinib rispetto al placebo è stata pari al 20,5 % (IC 95 % = 8,5-32,4).

Estensione: tra i pazienti che hanno ottenuto una risposta stabile nelle sperimentazioni C788-047, C788-048 e C788-049, 18 soggetti hanno mantenuto la conta piastrinica di almeno 50 000/µL per un tempo pari o superiore a 12 mesi.

Popolazione pediatrica

L’Agenzia europea per i medicinali ha previsto l’esonero dall’obbligo di presentare i risultati degli studi con fostamatinib in tutti i sottogruppi della popolazione pediatrica per il trattamento della trombocitopenia per i pazienti affetti da trombocitopenia immune (ITP) cronica, che hanno mostrato una risposta insufficiente a un trattamento precedente, per es. corticosteroidi (vedere paragrafo 4.2 per ìnformazìonì sull’uso pedìatrìco).


Tavlesse: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Tavlesse, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Tavlesse

Assorbimento

A seguito di somministrazione orale, il profarmaco fostamatinib viene rapidamente convertito nel suo metabolita attivo R406, presumibilmente mediante gli enzimi dell’intestino.

A seguito di somministrazione orale di fostamatinib, la biodisponibilità assoluta media di R406 è stata del 55 % con elevata variabilità (intervallo 30-85 %). Il Tmax mediano di R406 è di circa 1,5 ore (intervallo: da 1 a 4 ore). Sono stati riscontrati livelli trascurabili di fostamatinib nel plasma.

Dopo una singola dose orale di fostamatinib da 150 mg, le stime di esposizione media (± deviazione standard [DS]) di R406 sono 550 (± 270) ng/mL per Cmax e 7 080 (± 2 670) ng/mL per l’AUC. L’esposizione di R406 è approssimativamente proporzionale alla dose fino a 200 mg due volte al giorno (1,3 volte la dose di 150 mg). R406 si accumula circa 2-3 volte su due somministrazioni giornaliere a 100-160 mg (da 0,67 a 1,06 volte la dose di 150 mg).

Distribuzione

Fostamatinib si lega ampiamente alle proteine del plasma (98,3 % nel plasma umano) e si distribuisce reversibilmente nelle cellule ematiche. Il volume di distribuzione medio (± DS) allo stato stazionario di R406 è 256 (± 92) L.

Metabolismo

Eliminazione/Escrezione

Negli esseri umani l’emivita terminale media (± DS) di R406 è di circa 15 (± 4,3) ore. Circa il 20 % della radioattività somministrata è stata rinvenuta nelle urine, principalmente sotto forma di

N-glucuronide di R406. L’eliminazione renale del farmaco progenitore è risultata bassa. La radioattività residua (~80 %) è stata rinvenuta nelle feci, rappresentata in particolare da due metaboliti principali di R406.

Linearità/Non linearità

La farmacocinetica di R406 è lineare e l’esposizione è approssimativamente proporzionale alla dose fino a 200 mg due volte al giorno (1,3 volte la dose di 150 mg). R406 si accumula circa 2-3 volte su due somministrazioni giornaliere a 100-160 mg (da 0,67 a 1,06 volte la dose di 150 mg).

Interazioni con gli alimenti

La somministrazione di fostamatinib con un pasto ad alto contenuto calorico e ad alto contenuto di grassi (circa 150, 250 e 500-600 calorie derivanti rispettivamente da proteine, carboidrati e grassi) ha aumentato l’AUC del 23 % e la Cmax del 15 % per quanto riguarda R406, indicando che è possibile somministrare fostamatinib con o senza cibo.

Popolazioni speciali

Le analisi farmacocinetiche di popolazione indicano che fostamatinib non viene alterato sulla base dell’età, del sesso e della razza/etnia.

La farmacocinetica di fostamatinib non viene alterata in soggetti affetti da compromissione renale (clearance della creatinina [CLcr] = da 30 a < 50 mL/min, stimata dall’equazione di Cockcroft-Gault e dallo stadio finale della malattia renale che necessita di dialisi), o da compromissione epatica (Child- Pugh di classe A, B e C).


Tavlesse: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Tavlesse agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Tavlesse è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Tavlesse: dati sulla sicurezza

In due studi di fostamatinib di quattro settimane condotti su ratti (con sali di calcio e sodio), è stata osservata una condrodistrofia della testa del femore in alcuni animali dei gruppi trattati alla dose massima (ancora giovani durante l’intervallo di trattamento) che non era completamente reversibile al termine del periodo di recupero.

In uno studio della durata di un mese condotto su conigli giovani, fostamatinib ha generato displasia della placca epifisaria nel femore prossimale e nell’articolazione femoro-tibiale e ha ridotto la cellularità del midollo osseo nel femore e nello sterno a 30 e 60 mg/kg/giorno. Nelle femmine si è verificato un aumento dei follicoli ovarici degenerati/necrotici a tutti i livelli di dose di fostamatinib (compresi 10 mg/kg/giorno). Le alterazioni osservate nelle placche epifisarie e nelle ovaie sono coerenti con un effetto antiangiogenico.

In uno studio di due anni condotto su topi, fostamatinib non è risultato cancerogeno qualora somministrato quotidianamente mediante sonda orogastrica a dosi fino a 500/250 mg/kg/giorno, e non è risultato cancerogeno nei ratti qualora somministrato mediante sonda orogastrica alla dose di 45 mg/kg/giorno. Fostamatinib e il suo principale metabolita attivo (R406) non erano mutageni in un test in vitro di mutazione batterica in vitro (Ames) o clastogeni in un test in vitro di aberrazione cromosomica dei linfociti umani o in un test in vivo del micronucleo del midollo osseo del topo.

Gli studi sugli animali non hanno mostrato effetti avversi sulla fertilità maschile. Dato che non ci sono prove di potenziale mutageno o clastogeno, non sussiste alcuna preoccupazione per malformazioni congenite mediate dagli uomini. In uno studio sulla fertilità con fostamatinib per via orale, nei ratti maschi tutti i parametri relativi ad accoppiamento (per es., tempo di accoppiamento, capacità riproduttiva), valutazioni dello sperma (per es., quantità e motilità) e pesatura degli organi (per es., peso dei testicoli associati) non sono stati influenzati da dosi fino a 40 mg/kg/giorno. Questa dose produce un’AUC di R406 circa 3,8 volte quella della dose massima raccomandata nell’uomo (MRHD). Nei ratti femmina tutti i parametri relativi all’accoppiamento e alla fertilità non sono stati influenzati da dosi fino a 11 mg/kg/giorno. Questa dose produrrebbe un’AUC di R406 simile a quella della MRHD. Sono stati osservati una lieve diminuzione dei tassi di gravidanza e un aumento delle perdite successive all’impianto a 25 mg/kg/giorno. Questa dose produrrebbe un’AUC di R406 2,6 volte quella della MRHD.

Negli studi sulla riproduzione animale, la somministrazione di fostamatinib a femmine di ratto e coniglio gravide durante l’organogenesi ha provocato conseguenze avverse per lo sviluppo, incluse mortalità embriofetale (perdita successiva all’impianto), alterazioni della crescita (pesi fetali inferiori) e anomalie strutturali (mutazioni e malformazioni) a esposizioni materne (AUC) rispettivamente di circa 0,3 e 10 volte l’esposizione umana alla MRHD.

Sono stati osservati una lieve diminuzione dei tassi di gravidanza e un aumento delle perdite successive all’impianto nelle femmine di ratto. Studi preclinici hanno stabilito che la somministrazione di fostamatinib durante la gravidanza può aumentare il rischio di perdita embrionale, ritardare la crescita e promuovere malformazioni specifiche del rene (tra cui agenesia) e dei tessuti urogenitali associati (come l’uretere), nonché mutazioni/malformazioni nello sviluppo dei vasi maggiori e dello scheletro. Questi effetti sono coerenti con i bersagli noti di fostamatinib, tra cui Syk (bersaglio), VEGFR-2 (fuori bersaglio) e Ret-chinasi (fuori bersaglio). Sulla base di studi non clinici, non si prevedono problemi latenti di fertilità femminile dopo la sospensione del trattamento con fostamatinib.

Nella femmine di ratto e coniglio gravide, è stato riscontrato che R406 attraversa la placenta. In generale, le concentrazioni di R406 nel plasma materno sono risultate superiori alle concentrazioni di R406 nel plasma fetale.

Nei roditori, R406 è stato rilevato nel latte materno in concentrazioni da 5 a 10 volte superiori a quelle del plasma materno.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Tavlesse: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Tavlesse

Tavlesse: interazioni

Effetti di altri medicinali su fostamatinib

boceprevir, cobicistat, conivaptan, danoprevir e ritonavir, elvitegravir e ritonavir, succo di pompelmo, indinavir e ritonavir, itraconazolo, ketoconazolo, lopinavir e ritonavir, paritaprevir e ritonavir e (ombitasvir e/o dasabuvir), posaconazolo, ritonavir, saquinavir e ritonavir, telaprevir, tipranavir e ritonavir, troleandomicina, voriconazolo, claritromicina, diltiazem, idelalisib, nefazodone, nelfinavir

L’aumento del pH gastrico non influisce sull’esposizione a R406

La co-somministrazione di fostamatinib con 150 mg di ranitidina, un bloccante del recettore H2 che aumenta il pH gastrico, non ha avuto un impatto clinicamente rilevante sull’esposizione a R406.

Effetti di fostamatinib su altri medicinali

L’uso concomitante di simvastatina (dose singola da 40 mg) con fostamatinib da 100 mg somministrato due volte al giorno ha aumentato l’AUC del 64 % e la Cmax del 113 % riferite a simvastatina e l’AUC del 66 % e la Cmax dell’83 % riferite a simvastatina acida.

L’uso concomitante di midazolam (dose singola da 7,5 mg) con fostamatinib da 100 mg somministrato due volte al giorno ha aumentato l’AUC del 23 % e Cmax del 9% riferite a midazolam.

L’uso concomitante di un contraccettivo ormonale combinato contenente 0,03 mg di etinilestradiolo con fostamatinib da 100 mg somministrato due volte al giorno ha aumentato l’AUC del 28 % e la Cmax del 34 %.

Substrati di BCRP e P-gp

L’uso concomitante di fostamatinib può aumentare le concentrazioni dei farmaci substrati di P-gp (es. digossina) e dei farmaci substrati di BCRP (es. rosuvastatina). Le tossicità di questi farmaci devono essere monitorate, in quanto una riduzione della dose può essere necessaria se somministrati in parallelo con fostamatinib. Per quanto riguarda rosuvastatina, è necessario prendere in considerazione il passaggio ad un altro trattamento; invece, per quanto riguarda digossina, potrebbe essere necessario un ulteriore monitoraggio terapeutico del farmaco.

L’uso concomitante di rosuvastatina (dose singola da 20 mg) con fostamatinib da 100 mg somministrato due volte al giorno ha aumentato l’AUC del 95 % e la Cmax dell’88 % riferite a rosuvastatina.

L’uso concomitante di digossina (0,25 mg una volta al giorno) con fostamatinib da 100 mg somministrato due volte al giorno ha aumentato l’AUC del 37 % e la Cmax del 70 % riferite a digossina.

L’uso concomitante di pioglitazone (singola dose da 30 mg) con fostamatinib da 100 mg somministrato due volte al giorno ha aumentato l’AUC del 18 % e diminuito la Cmax del 17 % riferite a pioglitazone. L’AUC e la Cmax sono diminuite rispettivamente del 10 % e del 9 % riferite a idrossi- pioglitazone.

Effetto su warfarin

Poiché l’inibizione di SYK può avere potenziali effetti sull’aggregazione piastrinica, è necessario monitorare l’attività anticoagulante (es. international normalized ratio, INR), se del caso, quando gli anticoagulanti con un indice terapeutico ristretto, quali warfarin, vengono somministrati in concomitanza con fostamatinib.

La co-somministrazione con inibitore di JAK, TPO-RA, rituximab e altri agenti immunomodulatori non è stata studiata.

Studi in vitro

Fostamatinib in vitro è un inibitore del trasportatore di efflusso P-gp umano.

R406 è un inibitore di UGT1A1. L’inibizione di UGT1A1 può portare a un aumento della bilirubina non coniugata in assenza di altre prove di funzionalità epatica anormali. I pazienti devono essere monitorati riguardo alla tossicità di farmaci che vengono ampiamente metabolizzati da UGT1A1.

Sebbene R406 non mostri alcuna attività inibitoria contro UGT2B7 in vitro ed è considerato come un debole inibitore di UGT1A1 in vivo, non è stato determinato l’effetto su altri UGT. Il potenziale dell’interazione farmacocinetica per la co-somministrazione con l’acetaminofene rimane pertanto indeterminato.


Tavlesse: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Tavlesse: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Non si prevede che fostamatinib alteri la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. In caso di sensazione di capogiro, il paziente deve evitare di guidare veicoli o di usare macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco