Trilafon: a cosa serve e come si usa

Trilafon (Perfenazina): indicazioni e modo d’uso

Trilafon (Perfenazina) è un farmaco che serve per curare le seguenti condizioni patologiche:

Nel trattamento delle schizofrenie, degli stati paranoidi e della mania. Nelle psicosi tossiche (amfetamine, LSD, cocaina, etc.). Nelle sindromi mentali organiche accompagnate da delirio. Nei disturbi d’ansia se particolarmente gravi e resistenti alla terapia con ansiolitici tipici. Nella depressione se accompagnata da agitazione e delirio, per lo più in associazione con antidepressivi. Nel vomito e nel singhiozzo incoercibile. Nel trattamento dei dolori intensi generalmente in associazione con analgesici stupefacenti.

Trilafon: come si usa?

farmaco: indicazioni e modo d'uso

Come per tutti i farmaci, anche per Trilafon è molto importante rispettare e seguire i dosaggi consigliati dal medico al momento della prescrizione.

Se però non ricordate come prendere Trilafon ed a quali dosaggi (la posologia indicata dal medico), è quanto meno necessario seguire le istruzioni presenti sul foglietto illustrativo. Vediamole insieme.

Posologia di Trilafon

Posologia

Il dosaggio di Trilafon deve essere individualizzato a seconda della gravità del caso e della risposta al farmaco. E’ sempre consigliabile tuttavia ricorrere alla dose minima efficace, poiché le pur rare manifestazioni collaterali presentano un aumento di frequenza e di gravità proporzionale all’aumento del dosaggio.

La necessità di continuare il trattamento deve essere rivalutata periodicamente. A titolo esemplificativo si propone il seguente schema:

Per il trattamento di pazienti ambulatoriali (adulti e giovani di età superiore a 12 anni) il dosaggio medio è di 4-8 mg tre volte al giorno ovvero di 8-16 mg due volte al giorno.

Nei pazienti ospedalizzati la usuale dose orale di perfenazina è di 8-16 mg 2-4 volte al dì ovvero di 8- 32 mg due volte al dì. In ogni caso non bisogna superare per via orale i 64 mg di perfenazina al giorno. L’azione antiemetica si ottiene con dosaggi medi di 8-12 mg suddivisi durante la giornata.

Anziani

Nel trattamento dei pazienti anziani la posologia deve essere attentamente stabilita dal medico che dovrà valutare una eventuale riduzione dei dosaggi sopraindicati.

Popolazione pediatrica

La sicurezza d’impiego del prodotto nei soggetti di età inferiore a 12 anni non è stata stabilita, per cui l’uso nei bambini non è raccomandato.

Modo di somministrazione Uso orale.

Ricordate in ogni caso che se non ricordate la posologia indicata dal medico e utilizzate Trilafon seguendo le istruzioni del foglietto illustrativo, sarà poi opportuno che contattiate il vostro medico e lo avvisiate del dosaggio che avete assunto, per avere conferma o ulteriori consigli!

Lo posso prendere se sono incinta?

Un’altra domanda che spesso ci poniamo prima di prendere una medicina è se è possibile assumerla in gravidanza

Tenendo presente che in gravidanza sarebbe opportuno evitare qualsiasi farmaco se non strettamente necessario e che prima di assumere qualsiasi farmaco in gravidanza va sentito il medico curante, vediamo insieme quali sono le istruzioni sulla scheda tecnica di Trilafon per quanto riguarda la gravidanza:

Trilafon: si può prendere in gravidanza?

Tenuto conto delle loro proprietà fondamentali, le fenotiazine possono variamente interferire con numerosi gruppi di farmaci.

Tra questi:

Sostanze che deprimono il sistema nervoso centrale: barbiturici, ansiolitici, anestetici, antistaminici, meperidina ed altri analgesici oppiacei. In caso di associazione usare cautela per evitare sovradosaggio e controllare accuratamente il paziente per evitare una eccessiva sedazione o depressione centrale.

Anticonvulsivanti: per il noto effetto delle fenotiazine sulla soglia convulsiva, nei soggetti epilettici può rendersi necessario un aggiustamento della terapia specifica. Il rispettivo dosaggio dei farmaci in caso di associazione deve essere accuratamente determinato essendo possibile, tra l’altro, che le fenotiazine riducano il metabolismo della fenilidantoina, accentuandone la tossicità, e che i barbiturici, al pari di altri induttori enzimatici a livello microsomiale, possano accentuare il metabolismo delle fenotiazine. Occorre usare cautela in caso di somministrazione concomitante di perfenazina e fenitoina.

Gli antipsicotici possono provocare un aumento o una diminuzione dei livelli sierici di fenitoina.

Litio: raramente l’associazione con fenotiazine ha determinato un’encefalopatia acuta.

Antiipertensivi: tenuto conto degli effetti delle fenotiazine sul sistema nervoso autonomo e sulla pressione, l’intera-zione con farmaci usati nella terapia dell’ipertensione può essere variabile. In particolare le fenotiazine possono antagonizzare gli effetti della guanetidina e farmaci simili. Questa interazione può essere meno grave con la perfenazina che con altre fenotiazine. Se è noto l’antagonismo con guanetidina, può essere opportuno aumentare la dose di guanetidina o sostituirla con un altro farmaco antiipertensivo. D’altro canto, l’uso concomitante di fenotiazine con metildopa

e beta-bloccanti, utilizzati nell’ipertensione, può potenziare l’effetto ipotensivo, per cui le fenotiazine devono essere somministrate con cautela nei pazienti in trattamento con questi farmaci per evitare eccessiva ipotensione. L’uso concomitante di fenotiazine con propranololo (beta- bloccante) può portare ad un aumento dei livelli plasmatici di entrambi i farmaci.

Anticolinergici: l’associazione di fenotiazine e farmaci parasimpaticolitici richiede cautela in quanto può favorire la comparsa di caratteristici effetti collaterali.

Farmaci ad attività leucopenizzante: le fenotiazine non debbono essere associate a fenilbutazone,

derivati tiouracilici ed altri farmaci potenzialmente mielotossici per l’effetto sinergico depressivo sulla crasi ematica.

Metrizamide: tale sostanza aumenta il rischio di convulsioni da fenotiazine. E’ necessario quindi sospendere la terapia almeno 48 ore prima di un esame mielografico e la somministrazione non deve essere ripresa prima di 24 ore dall’esecuzione di questo.

Alcool: è sconsigliabile l’assunzione di alcool durante la terapia, in quanto può facilitare gli effetti collaterali centrali da fenotiazine.

Levodopa: gli effetti di tale sostanza sono specificamente antagonizzati dalle fenotiazine; per questo

motivo le fenotiazine devono essere evitate o usate con cautela nei soggetti con morbo di Parkinson.

Antiacidi: evitare l’ingestione del prodotto assieme ad antiacidi (sali di alluminio inclusi) o altre sostanze che possono ridurre l’assorbimento delle fenotiazine.

Si veda anche il paragrafo 4.4 “Avvertenze speciali e precauzioni d’impiego”.

Altri tipi di interazioni

I metaboliti urinari delle fenotiazine possono impartire una colorazione scura alle urine e dare risposte falsamente positive ai test dell’urobilinogeno, dell’amilasi, delle uroporfirine, dei porfobilinogeni e dell’acido 5-idrossi-indolacetico.

Poiché le fenotiazine possono causare una diminuzione della secrezione adrenocorticoide come conseguenza di un diminuito rilascio di corticotropina, la perfenazina può interferire con il test al metirapone di funzionalità ipotalamo-ipofisaria.

Nelle pazienti in trattamento con fenotiazine il test di gravidanza effettuato sulle urine può fornire risultati sia falsi positivi che falsi negativi.

I pazienti trattati con dosi terapeutiche di fenotiazine possono mostrare variazioni del tracciato elettrocardiografico, come allungamento dell’intervallo QT, accompagnato da estensione, riduzione e depressione dell’onda T. A dosaggi più alti può insorgere un abbassamento e un’inversione dell’onda T.

Quando i neurolettici sono somministrati in concomitanza con farmaci che prolungano il QT, il rischio di insorgenza di aritmie cardiache aumenta.

Non somministrare in concomitanza con farmaci che determinano alterazioni degli elettroliti.

Inoltre, alcuni farmaci inibiscono l’attività di questo isoenzima e rendono i soggetti metabolizzatori normali simili agli scarsi metabolizzatori. Un individuo stabile ad un dato dosaggio di TCA può sviluppare una fortissima tossicità se viene sottoposto a terapia concomitante con uno di detti farmaci

Ne ho preso troppo! Cosa fare?

Può anche capitare che per errore o distrazione assumiate una quantità di farmaco superiore a quella prescritta dal vostro medico.

Talvolta capita che bambini piccoli per gioco ingeriscano dei farmaci lasciati a portata di mano: raccomandiamo sempre di tenere i farmaci lontano dalla portata dei bambini, in luoghi chiusi e custoditi.

Cosa devo fare se per sbaglio ho preso un dosaggio eccessivo di Trilafon?

Qualunque sia la causa dell’ingestione di una quantità eccessiva di farmaco, ecco cosa riporta la Scheda Tecnica di Trilafon in caso di sovradosaggio.

Trilafon: sovradosaggio

Non tutti gli eventi avversi riportati in seguito sono stati riferiti con l’uso di Trilafon; tuttavia, a causa delle analogie farmacologiche tra i vari derivati delle fenotiazine è necessario considerarli singolarmente. Con il gruppo delle piperazine (a cui appartiene la perfenazina) i sintomi più comuni sono quelli extrapiramidali mentre altri sono meno frequenti (ad esempio, sedazione, ittero, discrasia ematica, convulsioni ed effetti sul sistema nervoso autonomo).

Sistema nervoso centrale

Reazioni extrapiramidali – opistotono, trisma, torcicollo, torcicollo spastico, dolore e intorpidimento agli arti, irrequietezza motoria, crisi oculogire, iperriflessia, distonia, inclusi protrusione, alterazione del colore, dolore e arrotolamento della lingua, spasmo tonico dei muscoli masticatori, senso di costrizione alla gola, dizione confusa, disfagia, impossibilità a star seduti, discinesia, parkinsonismo e atassia. La loro incidenza e gravità di norma aumenta con l’aumentare del dosaggio, ma vi è una considerevole variazione individuale nella tendenza a manifestare questi sintomi. I sintomi extrapiramidali possono solitamente essere controllati con l’uso concomitante di agenti anti- parkinsoniani, quali benzatropina mesilato, e/o con la riduzione del dosaggio. Tuttavia, in alcuni casi le reazioni extrapiramidali possono persistere dopo l’interruzione del trattamento con perfenazina.

Discinesia persistente tardiva

Come con tutti gli agenti antipsicotici, la discinesia tardiva può comparire in alcuni pazienti in terapia a lungo termine ovvero può insorgere dopo l’interruzione del trattamento. Sebbene il rischio sembri maggiore negli anziani, specialmente nelle donne, trattati con alte dosi di farmaco, tale fenomeno può anche verificarsi in pazienti di ambo i sessi e nei bambini. I sintomi sono persistenti ed in alcuni pazienti sembrano irreversibili. Non sono note terapie efficaci per la discinesia tardiva: i farmaci anti- parkinson normalmente non alleviano i sintomi di tale sindrome. Sebbene molto meno comunemente che con l’uso prolungato, questa sindrome può svilupparsi dopo periodi di trattamento relativamente brevi e a basse dosi. Qualora insorgessero questi sintomi, si suggerisce di interrompere il trattamento con tutti gli agenti antipsicotici. La sindrome potrebbe venire nascosta qualora fosse necessario istituire nuovamente il trattamento, aumentare il dosaggio o passare ad un altro agente antipsicotico. Lievi movimenti vermicolari della lingua possono essere un segno precoce della sindrome. Interrompendo il trattamento in questo momento, la sindrome completa potrebbe non svilupparsi.

Altri effetti sul sistema nervoso centrale

Edema cerebrale; anomalie delle proteine del fluido cerebrospinale; attacchi convulsivi, particolarmente in pazienti con anomalie dell’EEG o con storia di tali disturbi, e cefalea.

In pazienti trattati con farmaci neurolettici è stata segnalata sindrome neurolettica maligna (SNM). E’ una sindrome relativamente non comune, potenzialmente letale, caratterizzata da grave disfunzione extrapiramidale, accompagnata da rigidità ed eventualmente stupor o coma, ipertermia e disturbi autonomi, tra cui effetti cardiovascolari. Non esiste alcun trattamento specifico; la somministrazione del farmaco neurolettico dovrebbe essere interrotta immediatamente e si dovrebbe iniziare un trattamento di supporto intensivo idoneo. Se dopo la guarigione dalla SNM per il paziente è richiesto un trattamento con farmaci antipsicotici, è consigliabile un monitoraggio cautelativo, in quanto la SNM potrebbe ripresentarsi.

Può subentrare sonnolenza, soprattutto nel corso della prima o seconda settimana di trattamento; dopo di che,solitamente, tale disturbo scompare. Gli effetti ipnotici sembrano essere minimi, specialmente in pazienti cui è permesso rimanere attivi.

Eventi avversi a livello comportamentale

Aggravamento paradosso di sintomi psicotici, stati simil-catatonici, reazioni paranoiche, letargia, eccitamento paradosso, irrequietezza, iperattività, confusione notturna, sogni bizzarri e insonnia. Iperriflessia è stata riferita nel neonato quando una fenotiazina è stata somministrata nel corso della gravidanza.

Effetti del sistema autonomo

Occasionalmente secchezza delle fauci o salivazione, nausea, vomito, ritenzione gastrica, diarrea, anoressia, stipsi, stitichezza ostinata, fecaloma, ritenzione urinaria, frequente bisogno di urinare o incontinenza, paralisi della vescica, poliuria, congestione nasale, pallore, miosi, midriasi, visione

offuscata, glaucoma, sudorazione, ipertensione, ipotensione e alterata frequenza del polso. Significativi effetti autonomi sono risultati poco frequenti in pazienti trattati con meno di 24 mg di perfenazina al giorno.

A seguito di terapia con fenotiazina può occasionalmente verificarsi ileo adinamico che, se grave, può causare complicanze e decesso. Ciò è particolarmente preoccupante nei pazienti psichiatrici che possono non richiedere spontaneamente di essere trattati per tale condizione.

Effetti allergici

Occasionalmente si possono verificare orticaria, eritema, eczema, dermatite esfoliativa, prurito, fotosensibilità, asma, febbre, reazioni anafilattoidi ed edema della laringe. Edema angioneurotico e dermatite da contatto sono stati riferiti nel personale infermieristico che ha somministrato le fenotiazine. In casi estremamente rari, l’idiosincrasia individuale ovvero l’ipersensibilità alle fenotiazine hanno causato edema cerebrale, collasso circolatorio e decesso.

Effetti endocrini

Lattazione, galattorrea, moderato ingrossamento mammario nelle donne e ginecomastia negli uomini dopo dosi elevate, disturbi del ciclo mestruale, amenorrea, alterazioni della libido, inibizione dell’eiaculazione, iperglicemia, ipoglicemia, glicosuria, sindrome della secrezione inappropriata dell’ormone antidiuretico (ADH), falsa positività dei test di gravidanza.

Effetti cardiovascolari

Ipotensione posturale, tachicardia (specialmente con improvviso marcato aumento del dosaggio), bradicardia, arresto cardiaco, svenimento e capogiri. Talvolta l’effetto ipotensivo può provocare una condizione simile allo shock. Alterazioni non specifiche (effetto simil-chinidinico), solitamente reversibili, dell’ECG sono state osservate in alcuni pazienti sottoposti a trattamento con tranquillanti fenotiazinici.

I seguenti effetti indesiderati sono stati osservati con altri farmaci della stessa classe: casi rari di prolungamento del QT, aritmie ventricolari come torsione di punta, tachicardia ventricolare, fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco.

In pazienti sottoposti a trattamento con fenotiazine è stata occasionalmente riferita morte improvvisa. In alcuni casi, il decesso era dovuto apparentemente ad arresto cardiaco; in altri, la causa sembrava essere asfissia dovuta ad insufficienza del riflesso della tosse. In alcuni pazienti non è stato possibile determinare la causa di morte né stabilire se la morte fosse da attribuire alla fenotiazina.

Sono stati riportati casi di tromboembolismo venoso, inclusi casi di embolia polmonare e di trombosi venosa profonda, con farmaci antipsicotici (frequenza non nota).

Effetti ematologici

Agranulocitosi, eosinofilia, leucopenia, anemia emolitica, porpora trombocitopenica e pancitopenia. La maggior parte dei casi di agranulocitosi sono avvenuti tra la quarta e la decima settimana di terapia.

Effetti epatici

Può insorgere danno epatico (stasi biliare). L’ittero – che compare solitamente tra la seconda e la quarta settimana di trattamento – è considerato come una reazione di ipersensibilità. L’incidenza è bassa. Il quadro clinico assomiglia a quello dell’epatite infettiva ma con le caratteristiche di laboratorio dell’ittero ostruttivo. E’ solitamente reversibile; tuttavia è stato riportato ittero cronico.

Gravidanza, puerperio e condizioni perinatali: sindrome da astinenza neonatale, sintomi extrapiramidali (frequenza non nota. Vedi sezione 4.6).

Altri effetti

Particolari fattori collegati alla terapia a lungo termine comprendono: pigmentazione cutanea, soprattutto nelle aree esposte; alterazioni oculari che consistono nel deposito di fine sostanza particellare nella cornea e nel cristallino e che, nei casi più gravi, arrivano a opacità del cristallino a forma stellare; cheratopatie epiteliali; alterazioni retiniche; retinopatia pigmentaria.

Sono stati osservati inoltre: edema periferico; effetto epinefrinico inverso; aumento della PBI non attribuibile ad un aumento della tirossina; gonfiore parotideo (raro); iperpiressia; sindrome simile al lupus eritematoso sistemico; aumento dell’appetito e del peso; polifagia; fotofobia; debolezza muscolare.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/responsabili-farmacovigilanza.

Trilafon: istruzioni particolari

Nessuna istruzione particolare.


Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco