Cimicifuga: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

Cimicifuga

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

[Cimicifuga racemosa (Nutt.) Bart. – Farri. Ranuncolacee]

(Sin. Actaea racemosa L. – Actaea monogyna Walt – Cimicifuga serpentaria Pursh. – Macrotys actaeoides Schmaltz.)

Cimicifuga- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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cimicifuga

Etimologia – Cimicifuga, dal latino cimex = cimice e fugare = mettere in fuga, allusione all'odore che allontana le cimici (C. foetida L.).

Actaea, dal greco aktea = sambuco e aktaia = le bacche del sambuco, allusione alle bacche che assomigliano a quelle del sambuco.

racemosa – per i fiori a racemo (grappolo).

Nome volgare – Black Snackeroot, Squaw root, Black Cohosh, Macrotys.

Habitat America del Nord, dal Canada (Québec, Ontario) al Missouri, alla Georgia e alla Florida.

Pianta erbacea.

Parti usate Il rizoma e le radici.

Componenti principali

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Finnemore ( 1 ) nel rizoma trovò acido isoferulico, acido palmitico, acido oleico ed altri acidi grassi, acido salicilico, tannino, zuccheri, tre composti cristallizzabili verosimilmente alcooli, un alcaloide ed un fitosterolo. E’ indicata anche la presenza di resina (cimicifugina o macrotina), di un principio amaro cristallizzabile (racemosina) (2) e di sostanze, dotate di azione estrogena, di natura chimica non identificata (13). Secondo Mercier e Balansard (3), il rizoma contiene una saponina acida solubile in acqua, un tannino glicosidico, un glicoside idrosolubile ed un glicoside cardioattivo insolubile in acqua, solubile in alcool.

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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La cimicifuga ci proviene dalla medicina popolare americana e in particolare dal Canada, dal Wisconsin e dal Missouri, dove era usata dagli indigeni come una specie di panacea, ma soprattutto contro le morsicature dei serpenti e per facilitare il parto. Molte delle azioni che venivano attribuite a questa droga non hanno però resistito ai più seri controlli clinici e sperimentali cui essa venne sottoposta in seguito.

Il Davis (4) fin dal 1848 riconobbe alla Cimicifuga un'azione moderatrice riflessa del sistema nervoso vegetativo e più tardi (1885) Knox (5) segnalò la sua attività oxitocica e facilitante il parto.

Nella stessa epoca il Patton (6) riferì sull'attività terapeutica dei preparati di Cimicifuga in alcuni disturbi auditivi e in particolare nel ronzio auricolare. L’Hutchinson (7) che studiò l'azione della Cimicifuga sull'apparato cardiovascolare, trovò che essa è capace di abbassare la pressione arteriosa e di diminuire l'energia e la frequenza delle pulsazioni cardiache. Tali modificazioni sarebbero dovute secondo l'A. ad un'azione paralizzante sui centri vasomotori e ad un'azione diretta sul cuore, conclusioni queste che vennero confermate in seguito anche da Nast e Body (8).

Una prima comunicazione riguardante le applicazioni della Cimicifuga alla terapia otoiatrica, si deve a Robin e Mendel (9) i quali ne sperimentarono l’attività su 12 pazienti affetti da ronzio auricolare cronico, intenso e continuo. L'estratto fluido di Cimicifuga venne somministrato in questi casi alla dose di XXX gocce pro die e dopo qualche giorno di trattamento gli AA. riferirono di aver constatato la cessazione completa del disturbo in 9 pazienti trattati, in alcuni dei quali però, riapparve dopo cessata la somministrazione.

Gli altri tre pazienti invece in cui l'affezione datava da lungo tempo, non ottennero alcun miglioramento. Gli AA. affermano infatti che molto difficilmente la Cimicifuga riesce a modificare quelle affezioni che datano da più di due anni.

Il Gourgues (10) nello stesso anno (1898) conosciuta la comunicazione degli AA. precedenti, riferì di aver già usato la Cimicifuga nel trattamento del ronzio auricolare, dopo averne appreso l’impiego nel Messico dove il primo a servirsi di questa droga nelle suddette otopatie, sembra sia stato il Semeleder, medico dell’Imperatore Massimiliano.

Più recentemente Mercier e Balansard (3) oltre uno studio chimico sulla composizione della Cimicifuga, eseguirono anche ricerche farmacologiche dalle quali risulta che la frazione insolubile, somministrata nel cane per via endovenosa, possiede una marcata attività cardiotossica che si manifesta con bradicardia, con ipotensione e con diminuzione della ampiezza delle contrazioni atrioventricolari.

Il glucoside solubile sarebbe invece molto meno tossico e gli effetti bradicardico e ipotensivo da esso determinati, sarebbero meno marcati, più transitori e la loro intensità andrebbe diminuendo con le successive iniezioni.

Macht e Cook (11) che eseguirono estese ricerche farmacologiche sulla azione dell'estratto fluido di Cimicifuga su diversi organi e sistemi, giunsero alle seguenti conclusioni;

Sul cervello e sull’apparato neuro-muscolare del ratto, l'estratto di Cimicifuga, impiegato a dosi anche elevate, non esercita che una scarsa influenza. Le convulsioni epilettiformi provocate nei ratto da iniezioni di canfora, non sono apprezzabilmente modificate dalla somministrazione orale di dosi elevate di estratto fluido.

Segmenti isolati di utero e di intestino reagiscono all'azione dell'estratto fluido di Cimicifuga, manifestando soltanto la tendenza ad un lieve ipotono.

L'iniezione endovenosa di sospensioni di estratto fluido, provoca una azione depressiva sulle funzioni circolatoria e respiratoria.

Gli AA. concludono che i risultati di queste ricerche non sono tali da offrire una base sperimentale all'attività terapeutica della Cimicifuga. Occorre però osservare che, da quanto è possibile comprendere, gli AA. hanno impiegato per le loro ricerche, un estratto fluido ottenuto con alcool ad elevata gradazione e quindi insolubile in acqua. Pei cui, tanto le loro prove in “vitro” quanto quelle in “vivo” (iniezioni endovenose, ecc.) sono state presumibilmente eseguite, anziché con soluzioni, con sospensioni di questo estratto fluido in acqua. Si può quindi logicamente ritenere che, in queste condizioni, i risultati possano differire anche notevolmente da quelli che potrebbero essere ottenuti impiegando estratti solubili o solubilizzati.

Una tecnica più razionale è stata invece seguita dal Salerno (12) il quale ha impiegato per le sue ricerche, varie frazioni di un estratto totale di Cimicifuga e precisamente: una frazione a, rappresentata da tale estratto liberato dall'alcool e ripreso con glicol propilenico; una frazione b, costituita dalla frazione idrosolubile dell’estratto fluido, liberata dall’alcool e ripresa con glicol propilenico e una frazione c, nella quale era contenuta la frazione resinosa totale insolubile, la quale anche, venne liberata dall’alcool e ripresa anch’essa con glicol propilenico. Le tre frazioni così ottenute furono sperimentate comparativamente su cavie, con lo scopo di studiarne l’attività sui disturbi vestibolari provocati artificialmente e sull’appaiato circolatorio.

Le conclusioni cui l’A, è giunto, sono le seguenti:

La Cimicifuga, sia come estratto totale che come frazione idrosolubile e come frazione insolubile in acqua, non ha mostrato, anche a dosi molto rilevanti, alcun effetto di attenuazione, rispetto alla sintomatologia da emislaberintazione nella cavia, il che fa escludere una sua azione periferica o centrale sui riflessi laberintici.

La Cimicifuga come estratto totale, per la presenza di principi attivi resinosi non idrosolubili, esplica un’azione ipotensiva generale degna di interesse sia per la sua intensità che per la sua durata e nel contempo attenua i riflessi ipertensivi mentre potenzia quelli ipotensivi.

Gli effetti circolatori determinati dalla frazione resinosa della Cimicifuga, non dipendono da un attacco periferico (muscolatura vasale, terminazioni nervose, gangli sinaptici) nè possono essere spiegati da disturbi cardiaci, poiché si ha anzi un rinforzo della sistole cardiaca. L’ipotensione determinata dalla frazione resinosa verrebbe invece attenuata o abolita dal taglio dei vaghi e pertanto l’A. formula l’ipotesi che i suddetti principi attivi resinosi agiscono sul circolo per un’azione centrale, sia essa diretta o indiretta (da stimolazione di zone vasosensibili) con depressione dei centri vasodilatatori.

Per quanto riguarda le indicazioni della Cimicifuga in campo otoiatico, l’A. crede di poter affermare che la ricerca sperimentale non ha dimostrato alcun suo effetto sui riflessi laberintici, mentre ha documentato modificazioni circolatorie generali, le quali fanno presumere che l’effetto favorevole osservato da alcuni AA. nelle forme vertiginose e negli acufeni, sia da riferire a fenomeni vasomotori di tipo contrario a quelli che accompagnano o sostengono alcune di queste sindromi.

L’A. ritiene pertanto che la Cimicifuga troverebbe indicazione elettiva nelle forme vertiginose e negli acufeni, legate a stati di ipertensione generale o anche regionale.

Aggiungiamo infine che Costello e Lynn (13) hanno accertato nella Cimicifuga, la presenza di sostanze ad azione estrogena.

Estratti e preparati vari

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Estratto fluido (g 1 = XL gtt).

Dosi; XX-L gtt pro dose, due-tre volte nelle 24 ore.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Tintura

Estratto fluido cimicifuga g 20

Alcool di 50° g 80

(5 g pro dose due-tre volte pro die).

Sciroppo

Estratto fluido cimicifuga g 5

Glicerina ed alcool di 95° ana g 5

Sciroppo semplice F.U…. g 85

(a cucchiai)

Sciroppo cimicifuga composto

Estratto fluido cimicifuga g 20

Estratto fluido pruno virginiano g 40

Estratto fluido liquirizia …. g 20

Estratto fluido poligala virg. p. scir g 20

Estratto fluido ipecacuana p. scir g 10

Estratto fluido arancio dolce alcool-idrosolubile g 30

Sciroppo semplice q. b. a…………. g 1000

(a cucchiaini)

Sciroppo nella dismenorrea

Estratto fluido cimicifuga g 20

Estratto fluido gelsemio g 1

Alcool di 95° …. g 10

Glicerina……………….. g 90

Sciroppo di arancio amaro g 135

(a cucchiaini)

BIBLIOGRAFIA

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(1) FINNEMORE, Pharm. J satory of thè United States Rend. Soc. Blol., 118, 166 8, 1950 – (5) KNOX, Idem. – (6) (9) ROBIN A. e MENDEL, Rév. de Rhin., d’Otol. et de 1898 – (11) MACHT D, J. Otormolarlng., S, 1955 – (13)

, 29, 145, 1909; SI, 142. 1910 – (2) OSOL A. c FARRAR G. E., The Dispen- of America, 1955, p. 1634 – (3) MERCIER F. c BALANSARD Compì. 1935 – (4) DAVIS, citato da LECLERC H.: La Quinzaine Méd., n. 5, Maggio PATFON, idem. – (7) HUTCHINSON R.. idem. – (8) NAST e BODY. idem.Comunicai, al Congr. de la Soc. Franf. d’Oiologie et de Rhin. 5 Maggio 1898; Laryng., n. 799, 1898 – (10) GOURGUES, VActualité Méd., n. 6-15, Giugno e COOK H. M., Ì.A.Fh.A., 21, 4, 324, 1932 – (12) SALERNO G., Min. COSTELLO C, H. e LYNN E. V., J.A.Ph.A., 39. 177, 1950.