Pino Marittimo o Pinastro: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

Pino Marittimo o Pinastro

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

(Pinus maritima Mill. Lamk. (non Pall.) – Fam. Conifere/Pinacee/Pinee) (Sin. – Pinus Pinaster Soland.)

Pino Marittimo o Pinastro- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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pinomarittimo

Etimologia – Pinus, nome usato da Virgilio (Egl. VII, 65). Dal greco pinus nome dato da Teofrasto al pino selvatico. Probabilmente deriva dal celtico pen = testa, allusione alla disposizione dei rami in testa rotonda.

maritima – delle regioni marittime.

Pinaster – nome latino dei pini selvatici.

Nomi volgari Numerosi. Pino chiappino, pino salvatico o da fastelli (fasci di legna minuta) (tosc.), pin maritimo o sarvaego, pinèla (lig.), pinazzi, pen, pegn (emil. romagn.), pioca, pinoca (nap.), zappinu di Pantiddaria, pigniceddi (sic.), pinu salvaticu, pinu o campingin burdo (sard.). Pin maritime, de Bordeaux, des Landes (fr.), cluster pine, star pine, seaside pine (ingl.), pino maritimo o de Flandes (spagn.), pinheiro maritimo (port.), Strandkiefer, Sternkiefer (ted.), yabani çam ag (turco).

Habitat – Nella regione mediterranea. Africa del nord fra Algeria e Marocco alla Penisola Iberica, costa atlantica meridionale francese (Guascogna), Penisola italiana specialmente nel settore nord-occidentale dalla Liguria alla Toscana. Più raro al sud (esteso artificialmente sui litorali) golfo di Taranto. Spontaneo a Pantelleria, Pianosa, Elba, sporadico e coltivato sul litorale adriatico, da Grado a Ravenna (Pineta di Cervia), Sardegna al M. Limbara (limitato gruppo della razza di Corsica) (A. Pavari T.C.I., 1954).

Esistono parecchie razze; atlantica, mediterranea, di Corsica (pino di corte o di Hamilton) (razza montana).

Albero di prima grandezza (sino a 40 m. diam. 1 m.).

Parti usate Le gemme (grandi, lunghe sino a 5 cm. e più) ovoidi, appuntite, non resinose, squame bruno/rossiccie ciliare di bianco, libere, le inferiori riflesse all’apice (non vanno confuse con gli amenti maschili) (Pini gemmae F.U.).

Componenti principali

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Olio essenziale 0,681 % nelle gemme fresche, 0,517% nelle gemme secche (1). Nell’olio essenziale delle gemme Belloni (1) ha identificati l-a-pinene, quale componente principale, l-borneolo, probabilmente limonene oppure dipentene, alcooli liberi 11,9%, alcooli totali 14,18%, esteri 2,92%, acido caprifico libero 1,39% e come estere probabilmente degli acidi acetico, propionico, caprifico e laurico. Fellandrene e silvestrene sono risultati assenti.

Nelle foglie secche (aghi) del Pinus maritima Lam. sono stati trovati: 0,12% di acido sabinico (acido 12-ossi-laurico), C12H24O3, e 0,17% di acido juniperinico (acido 16-ossi-palmitico), C16H32O3 (2). Dalle analisi del contenuto di vitamina C sono stati ottenuti i seguenti valori percentuali: 3000-4000 U.I. in 1 kg, secondo Schmidt e Tul’chinskaya (3) e 20000 U.I. in 1 kg secondo Gakh (4).

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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Preparati ottenuti dalle conifere e contenenti l’olio essenziale in proporzioni più o meno elevate, furono impiegati da Ippocrate e da Dioscoride nella terapia delle affezioni infiammatorie polmonari e anche attualmente gli estratti di gemme di Pino e l’olio essenziale, sono impiegati per la loro azione antiflogistica e antisettica nel trattamento delle affezioni catarrali delle vie respiratorie (bronchiti, tracheiti e laringo-tracheiti) e anche come diuretici e antisettici delle vie urinarie.

L’azione antisettica dell’olio essenziale di Pino venne già constata da Henricourt e Richet (5) i quali poterono notare che somministrando questa sostanza per inalazione o per iniezione intraperitoneale a cavie infettate con Mycobact. tuberculosis, esse sopravvivono per un periodo doppio dei controlli.

Secondo Pavolotskii (6) l’attività degli estratti ottenuti dagli aghi e dalle radici delle conifere dipende principalmente dall’azione antiflogistica che si manifesta sulla migrazione dei leucociti e sulla desquamazione degli epiteli. Questi effetti sarebbero già evidenti impiegando gli estratti alla concentrazione dell’1 % e, più intensi, a concentrazioni superiori (10% per es.).

La già nota attività antiscorbutica degli aghi di Pino venne confermata dai risultati delle ricerche di Schmidt e Tul’chinskaya (3) i quali hanno potuto isolare mediante un loro metodo, la vitamina C, nelle proporzioni di 3000-4000 U.I. per kg di droga e quantità molto maggiori sarebbero state accertate dal Gakh (4) nell’infuso: 20000 U.I. per kg.

Risultati identici sono stati ottenuti da Loyander (7), secondo cui gli aghi di Pino rappresenterebbero una buona fonte di vitamina C.

Komarov (8) ha sperimentato clinicamente un estratto vitaminico concentrato di aghi di Pino, preparato secondo il metodo di Schmidt e Tul’chinskaya, somministrandolo a 52 malati di scorbuto, per periodi varianti da 7 a 20 giorni. Egli trovò che il massimo dell’azione poteva essere ottenuto con una dose del suddetto preparato, corrispondente a 20 U. biologiche al giorno.

Sebbene l’olio essenziale di Pino possa determinare a dosi elevate, fatti nefritici con oliguria, albuminuria ed ematuria, a dosi deboli può agire, secondo Leclerc (9), come un buon diuretico e antisettico delle vie urinarie, utile nelle pieliti, nelle cistiti catarrali, nelle uretriti, casi nei quali rende asettiche le urine, conferendo loro un caratteristico odore di violette (10).

Somministrato a dosi deboli l’olio essenziale (o i preparati che lo contengono), aumenta la secrezione bronchiale e urinaria, le quali vengono invece diminuite o soppresse per azione delle dosi elevate.

La Ghelardi-Primavori (11) ha studiato l'azione farmacologica della essenza di Pino pumilio solubilizzata con monostearato di sorbitolo, in maniera tale da poter essere somministrata endovena senza inconvenienti tossici dovuti al solvente. Essa notò che l’azione del suddetto olio essenziale si manifestava sul cuore isolato di rospo con un effetto digitalisimile. La pressione arteriosa non veniva modificata neppure impiegando dosi elevate: venne notata invece una diminuzione degli acidi desossiribonucleico e ribonucleico nei vari organi dei ratti, azione questa che venne attribuita dall’A., principalmente al monostearato di sorbitolo.

L'eliminazione avviene attraverso l’albero respiratorio, l’emuntorio renale e con la secrezione sudorale.

I preparati più frequentemente impiegati in terapia, sono l’infuso e l'estratto fluido di gemme per os e l’olio essenziale per inalazione, atomizzazione e anche per istillazioni nasali.

Per la sua azione aromatica, gli estratti di Pino trovano impiego come aromatizzanti per la correzione dell'odore e del sapore di preparati a base di Altea, Balsamo del Tolù, di Eucalipto, di Poligala, di preparati contro la tosse, antisettici e balsamici delle vie urinarie (12).

Estratti e preparati vari

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Estratto fluido (g 1 = XXXIX gtt).

Dosi: g 0,5-1 pro dose.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Tintura

Estratto fluido pino marittimo……………………………………….. g. 20

Alcool di 25°………………………………………………………………… g. 80

(g 2,5-5 pro dose).

Sciroppo

Estratto fluido pino marittimo…………………………………….. g 5

Sciroppo semplice F.U………………………………………………… g. 95

(a cucchiai).

Sciroppo balsamico

Estratto fluido pino marittimo…………………………………… g 10

Estratto fluido eucalipto…………………………………………….. g 4

Estratto fluido balsamo tolù………………………………………. g 6

Sciroppo semplice F.U………………………………………………… g 100

(a cucchiaini).

BIBLIOGRAFIA

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(1) BELLONl, Am. Soc. Chini., Milano, II. n. 6, 1905; Boll, chini, lami., 45. 185, 1906 – (2) BOUGAULT J. e CATTELAIN E„ Compì, rcnd.. 186, 1746, 1928 – (3) SCHMIDT e TUL’CHINSKAYA, Proc. Inst. Sci. Ree. Food Ind. U.S.S.R., 1935, cil. da LECLERC H., Rév. de Phylolhér., 15, 51, 1951 – (4) GAKH I. V„ Arch. Sci. Biol. U.S.S.R., 1936, cil. da LECLERC H. l.c. in (3) – (5) HENRICOURT e RICHET, Soc. de Biol., 10 giugno 1899 – (6) PAVOLOTSKll SH, I., Farniakol. i Toksikol., 19 (suppl.), 1956; Cheni. Abs.. 51, 11585 h, 1957 – (7) LOYANDER W., cit. da LECLERC H. l.c. – (8) KOMAROV, Proc. Sci. Inst. vitam. Research U.S.S.R., 1936, cit. da LECLERC H. l.c. – (9) LECLERC H., Rev. de Phytothér, 15, 51, 1951 – (10) BARDERY, Contribution à l’éiude de l’intoxication par l'essence de théré- benthine, Thèse de Méd. de Paris 1935, cit. da LECLERC H. l.c. – (11) GHELARDI-PRIMAVORI G., Atti Soc. Toscana Sci. Nat. Pisa, Ptoc. Verb. e mem. Serie B, 6-23, 1960 – (12) CAPRA C., Il Farmaco, ed. prar., 13, 499, 1958.