Disturbi evolutivi del linguaggio: quale terapia?

Disturbi evolutivi del linguaggio: quale terapia?

I disturbi evolutivi del linguaggio consistono in alterazioni del canale linguistico che esordiscono durante la fase della crescita e dello sviluppo dell’apparato fono-articolatorio del bambino.

Il linguaggio è un importante mezzo comunicativo mediante il quale interagiamo con la società, stringiamo amicizie, relazioni interpersonali e interfamiliari, e mediante il quale esprimiamo i nostri pensieri, sentimenti, emozioni, giudizi, idee, ragionamenti, riflessioni, stati d’animo ed affettivi.

Il linguaggio è una facoltà cognitiva composta da tre canali comunicativi:

  • linguaggio verbale: comunicare attraverso il linguaggio parlato e/o scritto;
  • linguaggio non verbale o linguaggio del corpo: comunicare attraverso la gestualità, la mimica facciale, la cinestesica, la postura e la prossemica. Appartengono al linguaggio non verbale anche: il modo di vestirsi e le acconciature, che possono rivelarsi adeguati o meno al contesto sociale in cui si è inseriti;
  • linguaggio paraverbale: rientrano il timbro di voce, il tono vocale, il volume e i tempi linguistici. Essi rappresentano anche degli importanti mezzi di comunicazione emotiva.

I disturbi evolutivi del linguaggio possono essere:

  • acquisiti: sono scatenati da fattori neurologici e/o da altre condizioni mediche generali, e non sono riscontrabili diagnosticamente prima dei 3 / 4 anni di età;
  • innati: sono presenti sin dalla nascita e sono diagnosticabili appena il bambino inizia ad imparare a parlare.

I disturbi evolutivi del linguaggio sono oggetto di studio della neuropsichiatria infantile e gli specialisti in tale branca della medicina sono esperti nella prognosi, diagnosi, e nella pianificazione del trattamento terapeutico da rivolgere ai piccoli pazienti con problematiche comunicative.

Diagnosi differenziale dei disturbi evolutivi del linguaggio

Il DSM IV Tr (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali quarta edizione text revision) e l’ICD – 10 (International Classification of Desease – 10ecima revisione) classifica nel seguente modo i criteri diagnostici dei disturbi evolutivi del linguaggio, basandosi sulle proprietà espressive, ricettive ed articolatorie del linguaggio:

  • Il quoziente intellettivo è nella norma, con la presenza di due deviazioni standard al di sotto della norma (nei test psicometrici e psicoattitudinali);
  • Il disturbo evolutivo linguistico può generare delle difficoltà nell’apprendimento del linguaggio scritto/parlato, difficoltà relazionali, scolastiche e lavorative;
  • Il quoziente intellettivo e il linguaggio dipendono dallo status sociale e dalla cultura di appartenenza del bambino;
  • I disturbi di origine sensoriale e neurologica possono provocare i disturbi evolutivi del linguaggio nell’infanzia e nell’adolescenza.

Eziopatogenesi

L’eziopatogenesi dei disturbi evolutivi del linguaggio è di carattere multifattoriale coinvolgendo svariati fattori eziologici, di tipo: psicologico, sociologico, genetico, neurologico e sensoriale.

Le cause di tali disturbi sono i seguenti:

  • Lo status sociale e la cultura di appartenenza del bambino;
  • La trasmissione genetica incide notevolmente sull’esordio dei disturbi linguistici. I gemelli sono maggiormente esposti al rischio di contrarre tali disturbi, e rappresentano la testimonianza di una forte implicazione genetica al riguardo, anche se tutt’oggi non è stato ancora identificato il gene portatore;
  • Le disfunzioni neurologiche localizzate nell’emisfero cerebrale sinistro, sede del linguaggio, della comprensione, della produzione e dell’articolazione linguistica. I bambini possono riportare sin dalla nascita delle anomalie (alterata circolazione sanguigna) in tale emisfero cerebrale.

Le principali aree cerebrali linguistiche sono: l’Area di Broca (localizzata nel piede della terza circonvoluzione frontale e rappresenta la sede della produzione e articolazione linguistica e fonetica) e l’Area di Wernicke (localizzata nel lobo temporale ed è la sede della comprensione linguistica).

Epidemiologia

I disturbi evolutivi del linguaggio colpiscono prevalentemente i bimbi maschi piuttosto che le femmine, con un rapporto statistico di 3 su 1.

I disturbi espressivi o della produzione linguistica sono i più diffusi e si manifestano nell’età pre-scolare, e in maniera più accentuata nell’età scolare, colpendo circa il 5% dei bambini.

Mentre, i disturbi fonologici, della comprensione linguistica e quelli misti (della produzione e comprensione linguistica) sono meno diffusi e colpiscono meno del 3% dei fanciulli.

Le tipologie di disturbi evolutivi del linguaggio

Esistono quattro tipi di disturbi linguistici dell’età evolutiva:

  • Disturbo dell’espressione linguistica;
  • Disturbo fonatorio;
  • Balbuzie;
  • Disturbo misto dell’espressione e della ricezione linguistica.

Disturbo dell’espressione linguistica

Il disturbo dell’espressione linguistica è un disturbo evolutivo del linguaggio caratterizzato da una compromissione della capacità di produzione del linguaggio, lasciando integre la capacità di comprensione verbale e la comunicazione non verbale o corporea.

I bambini affetti da tale deficit riportano i seguenti sintomi: scarsa fluenza linguistica; costruzione di proposizioni abbreviate; lacune sul piano lessicale e sintattico; costruzione di frasi (talvolta) prive di significato; le parole, gli aggettivi, i verbi e gli avverbi vengono usati in modo sproporzionato; bagaglio lessicale molto limitato; difficoltà nell’apprendimento e nella memorizzazione di parole nuove.

La patologia si manifesta in comorbidità con: il disturbo fonatorio, le condotte di evitamento sociale, i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e il disturbo da deficit di attenzione e di iperattività (ADHD).

Il disturbo dell’espressione linguistica può emergere precocemente (intorno ai quattro anni di età) e si possono manifestare, nella stragrande maggioranza dei casi, durante la frequenza della scuola primaria e secondaria.

Dal punto di vista diagnostico, il deficit deve riportare una compromissione della capacità produttiva verbale, riscontrabile mediante i test psicometrici; le difficoltà del linguaggio incidono negativamente nel campo scolastico, occupazionale e relazionale; i segni del disturbo si discostano notevolmente dagli altri disturbi evolutivi del linguaggio e i sintomi di tale disturbo non hanno nulla a che vedere con i sintomi degli altri disturbi psichici (ritardo mentale, disturbo sensoriale, ecc).

Disturbo fonatorio

Il disturbo fonatorio o della fonazione consiste nell’incapacità di usare i fonemi dell’eloquio tipici dell’età e della fase evolutiva raggiunti dal piccolo paziente.

In tale disturbo si manifestano delle lacune circa la produzione e la riproduzione fonemica. Codesto deficit, solitamente, viene valicato dai fanciulli in età scolare, infatti un caso su cinque lo supera in detta fase.

Ma esistono alcuni casi in cui il disturbo fonatorio perdura sino alla fase adolescenziale.

Balbuzie

La balbuzie è un disturbo dell’elocuzione, e si manifesta mentre il paziente parla (monologhi – dialoghi) fermandosi sulle prime parole per poi storpiarle, ma svanisce completamente quando egli legge o canta.

Lo stress, i traumi, le fobie, il disturbo da panico e l’ansia aggravano tale patologia provocando al balbuziente: impaccio, insicurezza, demotivazione, condotte di evitamento, e compromissione nel normale funzionamento di tutte le aree importanti della vita quotidiana.

L’esordio della balbuzie avviene in età pre-scolare e scolare.

Il decorso della malattia avviene progressivamente, e numerosi pazienti sconfiggono la balbuzie nella tarda adolescenza grazie ad opportuni interventi riabilitativi.

Disturbo misto dell’espressione e  della ricezione linguistica

Il disturbo misto dell’espressione e della ricezione linguistica è un disturbo evolutivo del linguaggio caratterizzato da una compromissione della capacità di produzione e di comprensione verbale e non verbale.

I bambini in questione sono incapaci di comprendere le proposizioni sul piano morfologico e sintattico.

L’incapacità di comprensione verbale è meno palese rispetto all’incapacità di espressione verbale, perché quest’ultimo si manifesta a primo impatto, dal momento in cui il soggetto pronuncia le prime parole e frasi, invece il primo si rivela più tardi e attraverso i test psicodiagnostici.

Il decorso e la prognosi sono considerevoli solo quando il bambino inizia a frequentare la scuola primaria.

Terapia

Tutti i disturbi sopracitati sono oggetto di studio della neuropsichiatria infantile, e gli specialisti in tale branca della medicina sono esperti nella prognosi, diagnosi, e nella pianificazione del trattamento terapeutico da rivolgere ai piccoli pazienti con problematiche comunicative.

Oltre alla figura del neuropsichiatra infantile e dello psicologo dello sviluppo o infantile, esiste anche la nuova figura del “logopedista”, che oggigiorno è diventata una figura professionale molto richiesta nel mercato del lavoro.

La logopedia è un ramo della medicina che si occupa della prevenzione e riabilitazione dei disturbi linguistici e comunicativi (correlati ad altre facoltà cognitive) dell’età evolutiva, adulta e senile.

Il piano terapeutico da rivolgere ai bambini affetti da tali patologie linguistiche è articolato e complesso, e si consiglia di intervenire il più precocemente possibile per ottenere i risultati sperati.

Esso deve essere mirato su alcuni aspetti della riabilitazione linguistica, intervenendo sui seguenti piani:

  • Piano sociale;
  • Piano comunicativo;
  • Piano prossemico (gesti, atteggiamenti, posture e distanze comunicative);
  • Piano neuro psicologico / linguistico;

Si raccomanda di non tralasciare la psicoterapia cognitivo – comportamentale e familiare!

BIBLIOGRAFIA
  1. Marcelli D., Psicopatologia del bambino, Masson, Milano, 2013;
  2. Bertelloni S., Burgio R., Una pediatria per la società che cambia, Tecniche Nuove, Milano, 2007;
  3. Valentina Ivancich, L’ambulatorio in psichiatria dell’età evolutiva. Screening, orientamento diagnostico, consultazione breve, Milano, Springer Verlag Italia, 2012.