Avodart: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Avodart 0,5 mg capsule molli (Dutasteride): sicurezza e modo d’azione

Avodart 0,5 mg capsule molli (Dutasteride) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Trattamento dei sintomi da moderati a gravi dell’iperplasia prostatica benigna (IPB).

Riduzione del rischio di ritenzione urinaria acuta e dell’intervento chirurgico in pazienti con sintomi da moderati a gravi dell’iperplasia prostatica benigna.

Per informazioni sugli effetti del trattamento e sulle popolazioni analizzate durante gli studi clinici vedere paragrafo 5.1.

Avodart 0,5 mg capsule molli: come funziona?

Ma come funziona Avodart 0,5 mg capsule molli? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Avodart 0,5 mg capsule molli

Categoria farmacoterapeutica: inibitori della testosterone-5-alfa-reduttasi. Codice ATC: G04C B02.

Dutasteride riduce i livelli circolanti di diidrotestosterone (DHT) inibendo gli isoenzimi 5-alfa reduttasi sia di tipo 1 che di tipo 2, responsabili della conversione del testosterone in DHT.

AVODART IN MONOTERAPIA

Effetti sul DHT/Testosterone

L’effetto di una dose giornaliera di Avodart sulla riduzione del DHT è dose dipendente e si osserva entro 1- 2 settimane (riduzione rispettivamente del 85% e 90%).

In pazienti con iperplasia prostatica benigna trattati con 0,5 mg al giorno di dutasteride, la diminuzione della mediana dei valori sierici di DHT è stata del 94% ad un anno e del 93% a due anni e l’aumento della mediana dei valori sierici di testosterone è stato del 19% sia ad un anno che a due.

Effetti sul volume della prostata

Una significativa riduzione del volume della prostata è stata evidenziata già a un mese dall’inizio del trattamento ed è continuata fino al ventiquattresimo mese (p<0,001). Avodart ha portato ad una riduzione media del volume totale della prostata pari al 23,6% (da un valore basale di 54,9 mL a 42,1 mL) al dodicesimo mese in confronto ad una riduzione media dello 0,5% (da 54,0 mL a 53,7 mL) nel gruppo a cui è stato somministrato il placebo. Riduzioni significative (p<0,001) si sono inoltre verificate nel volume della zona transizionale della prostata già dal primo mese proseguendo fino al ventiquattresimo mese, con una riduzione media del volume della zona transizionale della prostata del 17,8% (da un valore basale di 26,8 mL a 21,4 mL) nel gruppo trattato con Avodart, in confronto ad un incremento medio al dodicesimo mese del 7,9% (da 26,8 mL a 27,5 mL) nel gruppo a cui è stato somministrato il placebo. La riduzione del volume della prostata osservata durante i primi 2 anni di trattamento in doppio cieco si è mantenuta durante gli ulteriori 2 anni di estensione degli studi in aperto. La riduzione del volume della prostata porta ad un miglioramento della sintomatologia e a un diminuito rischio di ritenzione urinaria acuta e di interventi chirurgici correlati alla iperplasia prostatica benigna.

Efficacia e sicurezza clinica

Avodart 0,5 mg al giorno o placebo sono stati valutati in 4325 soggetti maschi con sintomi da moderati a gravi di iperplasia prostatica benigna, che avevano volumi prostatici ? 30 mL ed un valore di PSA entro un intervallo di 1,5 – 10 ng/mL, nel corso di tre studi primari di efficacia, multicentrici, della durata di 2 anni, multinazionali, controllati con placebo, in doppio cieco. Gli studi sono poi continuati con un’estensione in aperto a 4 anni con tutti i pazienti che sono rimasti nello studio trattati con dutasteride alla stessa dose di 0,5 mg. Il 37% dei pazienti inizialmente randomizzati al trattamento con placebo e il 40% dei pazienti randomizzati al trattamento con dutasteride sono rimasti nello studio per 4 anni. La maggior parte dei

2340 soggetti (71%) nell’estensione dello studio in aperto ha completato i due anni addizionali di trattamento in aperto.

I parametri più importanti di efficacia clinica sono stati l’American Urological Association Symptom Index (AUA-SI), il flusso urinario massimo (Qmax) e l’incidenza di ritenzione urinaria acuta e di interventi chirurgici correlati alla iperplasia prostatica benigna.

AUA-SI è un questionario di 7 domande sui sintomi correlati all’iperplasia prostatica benigna con un punteggio massimo di 35. All’inizio il punteggio medio era di circa 17. Il gruppo trattato con placebo dopo sei mesi, uno e due anni di trattamento aveva un miglioramento medio di 2,5, 2,5 e 2,3 punti rispettivamente mentre il gruppo trattato con Avodart presentava un incremento di 3,2, 3,8 e 4,5 punti rispettivamente. Le differenze tra i gruppi erano statisticamente significative. Il miglioramento dell’AUA-SI osservato durante i primi 2 anni di trattamento in doppio cieco si è mantenuto durante gli ulteriori 2 anni di estensione degli studi in aperto.

Qmax (flusso urinario massimo)

Il valore basale medio di Qmax negli studi era circa di 10 mL/sec (Qmax normale ?15 mL/sec). Dopo uno e due anni di trattamento il flusso nel gruppo trattato con il placebo era migliorato rispettivamente di 0,8 e

0,9 mL/sec, e nel gruppo trattato con Avodart rispettivamente di 1,7 e 2,0 mL/sec. La differenza tra i due gruppi era statisticamente significativa dal primo al ventiquattresimo mese. L’aumento della velocità di flusso massimo di urina osservato durante i primi 2 anni di trattamento in doppio cieco si è mantenuto durante gli ulteriori 2 anni di estensione degli studi in aperto.

Ritenzione urinaria acuta ed intervento chirurgico

Dopo due anni di trattamento, l’incidenza di ritenzione urinaria acuta era del 4,2% nel gruppo trattato con il placebo in confronto al 1,8% del gruppo trattato con Avodart (57% di riduzione del rischio). Tale differenza è statisticamente significativa ed indica che per evitare un caso di insufficienza urinaria acuta è necessario trattare 42 pazienti (IC 95% pari a 30-73) per due anni.

L’incidenza di interventi chirurgici correlati all’iperplasia prostatica benigna dopo due anni era del 4,1% nel gruppo trattato con il placebo e del 2,2% nel gruppo trattato con Avodart (48% di riduzione del rischio). Tale

differenza è statisticamente significativa ed indica che per evitare un intervento chirurgico è necessario trattare 51 pazienti (IC 95% pari a 33-109) per due anni.

Distribuzione dei capelli

L’effetto di dutasteride sulla distribuzione dei capelli non è stato formalmente studiato durante il programma di fase III, tuttavia, gli inibitori della 5-alfa-reduttasi possono ridurre la perdita dei capelli e possono indurne la crescita in soggetti con perdita dei capelli di tipo maschile (alopecia androgenetica maschile).

Funzione tiroidea

La funzione tiroidea è stata valutata durante uno studio di un anno in maschi sani. I livelli di tiroxina libera sono rimasti stabili durante il trattamento con dutasteride, mentre i livelli di TSH risultavano leggermente aumentati (fino a 0,4 MCIU/mL) rispetto al placebo alla fine del trattamento di un anno. Tuttavia, poichè i livelli di TSH erano variabili, l’intervallo delle mediane di TSH (1,4-1,9 MCIU/mL) è rimasto entro i limiti normali (0,5- 5/6 MCIU/mL), i livelli di tiroxina libera sono rimasti stabili entro l’intervallo normale e simili sia nel placebo che con dutasteride, le variazioni di TSH non sono state considerate clinicamente significative. In tutti gli studi clinici non è risultato che dutasteride influisca negativamente sulla funzione tiroidea.

Neoplasia mammaria

Nei 2 anni di studi clinici, che hanno fornito dati di esposizione a dutasteride pari a 3374 anni-paziente, e all’epoca della registrazione nel programma clinico di 2 anni in aperto, si sono verificati 2 casi di cancro alla mammella maschile riportati in pazienti trattati con dutasteride ed 1 caso in un paziente che riceveva il placebo. Negli studi clinici a 4 anni CombAT e REDUCE che hanno fornito dati di esposizione a dutasteride pari a 17.489 anni-paziente e dati di esposizione alla combinazione dutasteride e tamsulosina pari a

5027 anni-paziente, non è stato riportato alcun caso di cancro alla mammella in nessun gruppo di trattamento.

Due studi epidemiologici caso-controllo, condotti su database sanitari in USA (n = 339 casi di cancro alla mammella e n = 6.780 controlli) e nel Regno Unito (n = 398 casi di cancro alla mammella e n = 3.930controlli), non hanno mostrato alcun aumento del rischio di sviluppo di cancro alla mammella maschile con l’uso di inibitori della 5-alfa-reduttasi (vedere paragrafo 4.4). I risultati del primo studio non hanno identificato un’associazione positiva per il cancro alla mammella maschile (rischio relativo per ? 1 anno di utilizzo prima della diagnosi di cancro alla mammella rispetto a <1 anno di utilizzo: 0,70: 95% CI 0,34, 1,45). Nel secondo studio, l‘odds ratio stimato di cancro alla mammella associato con l’uso di inibitori della 5-alfa-reduttasi rispetto al non uso, è stato di 1,08: 95% CI 0,62, 1,87.

Una relazione causale tra l’insorgenza del cancro della mammella maschile e l’impiego a lungo termine di dutasteride non è stata stabilita.

Effetti sulla fertilità maschile

Gli effetti di dutasteride 0,5 mg/die sulle caratteristiche del seme sono stati valutati in volontari sani di età compresa tra i 18 e 52 anni (n = 27 dutasteride, n= 23 placebo) nel corso di 52 settimane di trattamento e di 24 settimane di follow-up post trattamento. Alla 52° settimana le percentuali medie di riduzione rispetto al valore basale nella conta spermatica totale, nel volume del seme e nella motilità spermatica sono state rispettivamente del 23%, 26% e 18% nel gruppo trattato con dutasteride quando corrette per le modifiche dal valore basale nel gruppo trattato con placebo. La concentrazione e la morfologia degli spermatozoi sono rimaste inalterate. Dopo 24 settimane di follow-up, la variazione percentuale media nella conta spermatica totale nel gruppo trattato con dutasteride è rimasta più bassa del 23% rispetto al valore basale. Mentre i valori medi per tutti i parametri, a tutti gli intervalli di controllo, sono rimasti entro i range di normalità e non hanno soddisfatto i criteri predefiniti per una variazione clinicamente significativa (30%), due soggetti nel gruppo trattato con dutasteride hanno avuto una diminuzione della conta spermatica maggiore del 90% rispetto al valore basale alla 52° settimana, con un parziale recupero alla 24° settimana del follow-up. La possibilità di una riduzione della fertilità maschile non può essere esclusa.

AVODART IN COMBINAZIONE CON L’ALFA BLOCCANTE TAMSULOSINA

Avodart 0,5 mg/die (n=1623), tamsulosina 0,4 mg/die (n=1611) o la combinazione di Avodart 0,5 mg più tamsulosina 0,4 mg (n=1610) sono state valutate in uno studio multicentrico, multinazionale, randomizzato, in doppio cieco a gruppi paralleli (studio CombAT), in soggetti maschi con sintomi di IPB di grado da moderato a grave che avevano una prostata di volume maggiore/uguale a 30 mL e valori di PSA compresi in un intervallo di 1,5-10 ng/mL. Circa il 53% dei pazienti era stato trattato precedentemente con un inibitore della 5 alfa reduttasi o con un alfa bloccante. L’endpoint primario di efficacia durante i primi 2 anni di trattamento è stato il cambiamento nell’International Prostate Symptom Score (IPSS), uno strumento di

8 domande basato sul questionario AUA-SI con una domanda aggiuntiva sulla qualità della vita. Gli endpoint secondari di efficacia a 2 anni di trattamento includevano la velocità massima di flusso urinario (Qmax) e il volume prostatico. La combinazione raggiungeva una significatività per l’IPSS dal 3° mese rispetto ad Avodart e dal 9° mese rispetto a tamsulosina. Per il Qmax la combinazione raggiungeva una significatività dal 6° mese sia rispetto ad Avodart che a tamsulosina.

L’endpoint primario di efficacia a 4 anni di trattamento è stato il tempo di comparsa del primo evento di AUR (acute urinary retention – ritenzione urinaria acuta) o di intervento chirurgico correlato all’IPB.

Dopo 4 anni di trattamento la terapia di combinazione ha ridotto in maniera statisticamente significativa il rischio di AUR o di intervento chirurgico correlato all’IPB (riduzione del rischio del 65,8% p<0,001

[95% CI da 54,7% a 74,1%]) rispetto alla monoterapia con tamsulosina. L’incidenza di AUR o di intervento chirurgico correlato all’IPB entro il 4° anno è stata del 4,2% per la terapia di combinazione e dell’11,9% per tamsulosina (p<0.001). Rispetto alla monoterapia con Avodart, la terapia di combinazione ha ridotto il rischio di AUR o di intervento chirurgico correlato all’IPB del 19,6% (p=0,18 [95% CI da -10,9% a 41,7%]). L’incidenza di AUR o di intervento chirurgico correlato all’IPB entro il 4°anno è stata del 4,2% per la terapia di combinazione e del 5,2% per Avodart.

Gli endpoint secondari di efficacia dopo 4 anni di trattamento includevano il tempo di progressione clinica (definita come un insieme di: deterioramento IPSS ? 4 punti, eventi di AUR correlati all’IPB, incontinenza, infezioni del tratto urinario e insufficienza renale), il cambiamento dell’International Prostate Symptom Score (IPSS), la velocità massima di flusso urinario (Qmax) e il volume prostatico. I risultati dopo 4 anni di trattamento sono presentati di seguito:

Parametro Tempo di valutazione Combinazione Avodart Tamsulosina
AUR o intervento chirurgico correlato all’IPB
(%)
Incidenza a 48 mesi 4,2 5,2 11,9a
Progressione clinica* (%) 48 mesi 12,6 17,8b 21,5a
IPSS (unità) [Baseline] [16,6] [16,4] [16,4]
48 mesi (cambiamento dal baseline) -6,3 -5,3b -3,8a
Qmax (mL/sec) [Baseline] [10,9] [10,6] [10,7]
48 mesi (cambiamento dal baseline) 2,4 2,0 0,7a
Volume prostatico (mL) [Baseline] [54,7] [54,6] [55,8]
48 mesi (% di cambiamento dal -27,3 -28,0 +4,6a
baseline)
Volume della zona di [Baseline] [27,7] [30,3] [30,5]
transizione della prostata 48 mesi (% di cambiamento dal -17,9 -26,5 18,2a
(mL)# baseline)
Indice impatto BPH (BII) [Baseline] [5,3] [5,3] [5,3]
(unità) 48 mesi (cambiamento dal baseline) -2,2 -1,8b -1,2a
IPSS Domanda 8 [Baseline] [3,6] [3,6] [3,6]
Stato di salute correlato a 48 mesi (cambiamento dal baseline) -1,5 -1,3b -1,1a
IPB (unità)

I valori basali sono valori medi e le variazioni rispetto al basale sono cambiamenti medi aggiustati.

* La progressione clinica è stata definita come un insieme di: deterioramento IPSS ? 4 punti, eventi di AUR correlati all’IPB, incontinenza, infezioni del tratto urinario e insufficienza renale.

# Misurato in centri selezionati (13% dei pazienti randomizzati)

Significatività ottenuta con la combinazione (p<0,001) vs. tamsulosina al 48° mese

Significatività ottenuta con la combinazione (p<0,001) vs. Avodart al 48° mese

EVENTI AVVERSI CARDIOVASCOLARI

In uno studio di 4 anni per l’IPB di Avodart in combinazione con tamsulosina in 4844 uomini (lo studio CombAT), l’incidenza di insufficienza cardiaca intesa come termine composito nel gruppo trattato con la combinazione (14/1610; 0,9%) è stata superiore rispetto a quella riscontrata in entrambi i gruppi in monoterapia: Avodart, (4/1623; 0,2%) e tamsulosina, (10/1611; 0,6%).

In uno studio separato di 4 anni in 8231 uomini di età compresa tra 50 e 75 anni, con precedente biopsia negativa per il cancro alla prostata e PSA basale, tra 2,5 ng/mL e 10,0 ng/mL in caso di uomini tra i 50 e i 60 anni, o 3 ng/mL e 10,0 ng/mL in caso di uomini di età superiore a 60 anni (lo studio REDUCE), si è verificata una maggiore incidenza di insufficienza cardiaca, intesa come termine composito, nei soggetti che assumevano Avodart 0,5 mg una volta al giorno (30/4105; 0,7 %) rispetto ai soggetti che assumevano placebo (16/4126; 0,4%). Un’analisi a posteriori di questo studio ha mostrato una maggiore incidenza dell’insufficienza cardiaca intesa come termine composito nei soggetti che assumevano Avodart e un alfa bloccante in concomitanza (12/1152; 1,0%), rispetto a soggetti che assumevano Avodart e nessun alfa bloccante (18/2953; 0,6%), placebo e un alfa bloccante (1/1399; < 0,1%), o placebo e nessun alfa bloccante (15/2727; 0,6%) (vedere paragrafo 4.4).

In una metanalisi di 12 studi clinici randomizzati, controllati con placebo o con comparatore (n = 18.802), che valutavano il rischio di sviluppo di eventi avversi cardiovascolari con l’uso di Avodart (in confronto ai controlli), non è stato trovato alcun consistente aumento statisticamente significativo nel rischio di insufficienza cardiaca (RR 1,05; 95% CI 0,71, 1,57), infarto miocardico acuto (RR 1,00; 95% CI 0,77, 1,30)

o ictus (RR 1,20; 95% CI 0,88, 1,64).

CANCRO ALLA PROSTATA E TUMORI DI GRADO ELEVATO

In uno studio di confronto di 4 anni tra placebo e Avodart in 8231 uomini di età compresa tra 50 e 75 anni, con precedente biopsia negativa per il cancro alla prostata e PSA basale, tra 2,5 ng/mL e 10,0 ng/mL in caso di uomini tra i 50 e i 60 anni, o 3 ng/mL e 10,0 ng/mL in caso di uomini di età superiore a 60 anni (lo studio REDUCE), 6706 soggetti avevano dati di agobiopsia della prostata (principalmente richiesta dal protocollo) disponibili per l’analisi per determinare il punteggio Gleason. Nello studio vi erano 1517 soggetti con diagnosi di cancro alla prostata. La maggior parte dei tumori alla prostata rilevabili con biopsia in entrambi i gruppi di trattamento sono stati classificati come tumori di basso grado (Gleason 5-6; 70%).

Una maggiore incidenza di tumori alla prostata di punteggio Gleason 8-10 si è verificata nel gruppo trattato con Avodart (n = 29; 0,9 %) rispetto al gruppo trattato con placebo (n = 19; 0,6%) (p = 0,15). Nel 1° e

2° anno, il numero di soggetti con cancro di punteggio Gleason 8-10 è stato simile nel gruppo trattato con Avodart (n = 17; 0,5 %) e nel gruppo trattato con placebo (n = 18; 0,5%). Nel 3° e 4o anno sono stati diagnosticati più tumori di punteggio Gleason 8-10 nel gruppo trattato con Avodart (n = 12; 0,5 %) rispetto al gruppo trattato con placebo (n = 1; <0,1%) (p = 0,0035). Non vi sono dati disponibili sugli effetti di Avodart oltre i 4 anni negli uomini a rischio di cancro alla prostata. La percentuale di soggetti con diagnosi di cancro di punteggio Gleason 8-10 è stata costante nei periodi di tempo dello studio (1-2 anni e 3-4 anni) nel gruppo trattato con Avodart (0,5% in ogni periodo di tempo), mentre nel gruppo trattato con placebo, la percentuale di soggetti con diagnosi di cancro di punteggio Gleason 8-10 è stata inferiore nel 3o e 4o anno rispetto al 1° e 2o anno (< 0,1% verso 0,5%, rispettivamente) (vedere paragrafo 4.4). Non vi era alcuna differenza nell’incidenza di tumori di punteggio Gleason 7-10 (p = 0,81).

L’ulteriore studio di 2 anni di follow-up dello studio REDUCE non ha identificato nuovi casi di tumori della prostata di Gleason 8-10.

Nello studio di 4 anni per l’IPB (CombAT) in cui non vi era alcuna biopsia prevista dal protocollo e tutte le diagnosi di cancro alla prostata erano basate su biopsie per sospetto di tumore (“per causa”), le percentuali di cancro di punteggio Gleason 8-10 sono state (n = 8; 0,5%) per Avodart, (n = 11; 0,7 %) per tamsulosina e

(n = 5; 0,3%) per la terapia di combinazione.

Quattro differenti studi epidemiologici basati sulla popolazione (due dei quali erano basati su una popolazione totale di 174.895 individui, uno su una popolazione di 13.892, e uno su una popolazione di 38.058) hanno mostrato che l’utilizzo di inibitori della 5-alfa reduttasi non è associato a insorgenza di cancro alla prostata di grado elevato, né a mortalità per cancro alla prostata o a mortalità complessiva.

La relazione tra Avodart e il cancro alla prostata di grado elevato non è chiara.

Effetti sulla funzione sessuale

Gli effetti della combinazione a dose fissa dutasteride-tamsulosina sulla funzione sessuale sono stati valutati in uno studio in doppio cieco, controllato con placebo, in uomini sessualmente attivi con IPB (n=243 combinazione dutasteride-tamsulosina, n=246 placebo). Una riduzione maggiore (peggioramento), statisticamente significativa (p <0,001), nel punteggio del MSHQ (Men’s Sexual Health Questionnaire) è stata osservata a 12 mesi nel gruppo in trattamento con la combinazione. La riduzione era soprattutto correlata al peggioramento delle aree dell’eiaculazione e della soddisfazione generale piuttosto che delle aree dell’erezione. Questi effetti non hanno influenzato la percezione della combinazione dei partecipanti allo studio, che è stata valutata di maggiore soddisfazione statisticamente significativa per tutta la durata dello studio rispetto al placebo (p <0,05). In questo studio gli eventi avversi sessuali si sono verificati durante i

12 mesi di trattamento e circa la metà di questi si è risolta entro 6 mesi dopo il trattamento.

È noto che la combinazione di dutasteride-tamsulosina e la monoterapia con dutasteride causano eventi avversi della funzione sessuale (vedere paragrafo 4.8).

Come osservato in altri studi clinici, compresi CombAT e REDUCE, l’incidenza di eventi avversi correlati alla funzione sessuale diminuisce nel tempo con il proseguire della terapia.


Avodart 0,5 mg capsule molli: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Avodart 0,5 mg capsule molli, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Avodart 0,5 mg capsule molli

Assorbimento

In seguito a somministrazione orale di una singola dose di 0,5 mg di dutasteride, il tempo per raggiungere il picco della concentrazione sierica di dutasteride è di 1-3 ore. La biodisponibilità assoluta è approssimativamente del 60%. La biodisponibilità di dutasteride non è influenzata dal cibo.

Distribuzione

Dutasteride ha un ampio volume di distribuzione (300-500 litri) ed è altamente legata alle proteine plasmatiche (>99,5%). In seguito a somministrazione giornaliera, la concentrazione di dutasteride nel siero raggiunge il 65% della concentrazione allo stato stazionario dopo un mese ed approssimativamente il 90% dopo tre mesi.

Concentrazioni di circa 40 ng/mL nel siero allo stato stazionario (Css) sono raggiunte dopo sei mesi di un trattamento con 0,5 mg una volta al giorno. La quantità di dutasteride che passa dal siero al liquido seminale è in media del 11,5%.

Biotrasformazione

A seguito di somministrazione orale di 0,5 mg/die di dutasteride, fino a raggiungere lo stato stazionario, dall’1,0% al 15,4% (media del 5,4%) della dose somministrata è escreta come dutasteride immodificata nelle feci. Il resto è escreto nelle feci sotto forma di 4 metaboliti principali comprendenti ciascuno il 39%, 21%,

7% e 7% di composti correlati al farmaco e 6 metaboliti minori (meno del 5% ciascuno). Solo tracce di dutasteride immodificata (meno dello 0,1% della dose) vengono rivelate nelle urine umane.

Eliminazione

L’eliminazione di dutasteride dipende dalla dose ed il processo sembra essere descritto da due vie di eliminazione in parallelo, una saturabile a concentrazioni clinicamente rilevanti ed una non saturabile.

A basse concentrazioni nel siero (meno di 3 ng/mL), dutasteride viene velocemente allontanata tramite il processo di eliminazione sia concentrazione dipendente che quello concentrazione indipendente. Singole dosi di 5 mg o meno hanno evidenziato una rapida clearance ed una breve emivita da 3 a 9 giorni.

A concentrazioni terapeutiche, in seguito a dosi ripetute di 0,5 mg/die, prevale la via di eliminazione lineare più lenta e l’emivita è di circa 3-5 settimane.

Anziani

La farmacocinetica di dutasteride è stata valutata in 36 soggetti maschi sani di età compresa tra i 24 e gli 87 anni, somministrando una singola dose di 5 mg di dutasteride. Non è stata osservata alcuna significativa influenza dell’età sull’esposizione a dutasteride, tuttavia l’emivita è risultata più breve negli uomini sotto i 50 anni di età. L’emivita non è risultata statisticamente differente confrontando il gruppo di età 50-69 anni con il gruppo di età superiore ai 70 anni.

Compromissione renale

L’effetto della compromissione renale sulla farmacocinetica di dutasteride non è stato studiato. Tuttavia meno dello 0,1% di una dose di 0,5 mg allo stato stazionario di dutasteride si ritrova nelle urine umane, pertanto non è previsto nessun incremento clinicamente significativo della concentrazione plasmatica di dutasteride in pazienti con compromissione renale (vedere paragrafo 4.2).

Compromissione epatica

L’effetto della compromissione epatica sulla farmacocinetica di dutasteride non è stato studiato (vedere paragrafo 4.3). Dal momento che dutasteride è eliminata principalmente per via metabolica, si prevede che i livelli plasmatici di dutasteride siano elevati in questi pazienti e che l’emivita di dutasteride venga prolungata (vedere paragrafo 4.2 e paragrafo 4.4).


Avodart 0,5 mg capsule molli: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Avodart 0,5 mg capsule molli agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Avodart 0,5 mg capsule molli è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Avodart 0,5 mg capsule molli: dati sulla sicurezza

I dati attuali derivanti da studi di tossicità, genotossicità e cancerogenesi non hanno evidenziato nessun particolare rischio per l’uomo.

Studi di tossicità riproduttiva in ratti di sesso maschile hanno mostrato un calo nel peso della prostata e delle vescicole seminali, una minor secrezione dalle ghiandole genitali accessorie ed una riduzione degli indici di fertilità (a causa degli effetti farmacologici di dutasteride). Il rilievo clinico di queste scoperte non è noto.

Come con altri inibitori della 5-alfa reduttasi, è stata osservata femminilizzazione in feti di sesso maschile di ratti o conigli quando dutasteride era stata somministrata durante la gestazione. Dutasteride è stata ritrovata nel sangue di ratti di sesso femminile dopo accoppiamento con maschi trattati con dutasteride. Quando dutasteride è stata somministrata a primati durante la gestazione, non é stata osservata femminilizzazione di feti maschi a livelli ematici per lo meno superiori a quelli attesi dopo passaggio tramite lo sperma nell’uomo. E’ improbabile che un feto di sesso maschile possa subire effetti negativi in seguito a trasferimento di dutasteride tramite il liquido seminale.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Avodart 0,5 mg capsule molli: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Avodart 0,5 mg capsule molli

Avodart 0,5 mg capsule molli: interazioni

Vedere paragrafo 4.4 per informazioni sulla diminuzione dei livelli sierici di PSA durante il trattamento con dutasteride e per indicazioni per rilevare la presenza di un cancro alla prostata.

Effetti degli altri farmaci sulla farmacocinetica di dutasteride

1,8 volte in confronto agli altri pazienti.

La farmacocinetica di dutasteride non è influenzata dalla somministrazione di 12 g di colestiramina un’ora dopo la somministrazione di una singola dose di 5 mg di dutasteride.

Effetti di dutasteride sulla farmacocinetica di altri farmaci

Durante un piccolo studio (N=24) della durata di 2 settimane su maschi volontari sani, dutasteride (0,5 mg al giorno) non ha avuto alcun effetto sulla farmacocinetica di tamsulosina o di terazosina. Non ci sono state nemmeno indicazioni di interazioni farmacodinamiche in questo studio.


Avodart 0,5 mg capsule molli: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Avodart 0,5 mg capsule molli: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Sulla base delle proprietà farmacodinamiche di dutasteride, non si prevede che il trattamento con dutasteride interferisca con la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco