Trasitensin: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Trasitensin (Oxprenololo + Clortalidone): sicurezza e modo d’azione

Trasitensin (Oxprenololo + Clortalidone) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Ipertensione arteriosa

Trasitensin: come funziona?

Ma come funziona Trasitensin? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Trasitensin

Trasitensin contiene due composti con attività ipotensiva complementare, avendo distinti siti d’azione a livello del sistema cardiovascolare.

L’oxprenololo è un betabloccante lipofilo, non selettivo, dotato di attività simpaticomimetica intrinseca.

La buona tollerabilità dell’oxprenololo è ulteriormente migliorata dalla

speciale formulazione farmaceutica a rilascio prolungato che garantisce una riduzione dei picchi di concentrazione plasmatica ed una durata d’azione prolungata.

Il clortalidone inibisce il riassorbimento attivo di sodio principalmente a livello del tubulo distale, aumentando così l’escrezione di sodio, cloro e acqua. L’escrezione renale di potassio e magnesio aumentano in misura dose-dipendente, mentre aumenta il riassorbimento di calcio.

Il rilascio di clortalidone dalla compressa è normale in quanto il farmaco ha di per sè un inizio d’azione graduale e un effetto che perdura fino a tre giorni.

Dati clinici

Nel trattamento dell’ipertensione arteriosa i vantaggi di una associazione fissa diuretico-betabloccante sono molteplici.

L’associazione infatti:

comporta un dosaggio inferiore dei singoli componenti, a vantaggio della tollerabilità;

migliora l’aderenza dei pazienti alla terapia;

permette di bilanciare gli effetti indesiderati dei singoli componenti: il clortalidone causa perdita urinaria di sodio e di liquidi, cui consegue un rapido e moderato abbassamento dei valori pressori e quindi un aumento riflesso del tono del sistema nervoso simpatico, mentre l’oxprenololo blocca gli effetti ipercinetici indotti da tale iperattività simpatica, che potrebbero limitare l’efficacia ipotensiva, e sovrappone all’effetto immediato del diuretico un’azione antipertensiva graduale e progressiva.

Il clortalidone evita la ritenzione idro-sodica che raramente può essere causata dal betabloccante usato da solo.

L’oxprenololo mediante inibizione della sintesi di renina e di aldosterone, può evitare l’ipopotassiemia indotta dal clortalidone.


Trasitensin: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Trasitensin, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Trasitensin

Grazie alla particolare formulazione galenica delle compresse, il clortalidone viene rilasciato rapidamente, mentre l’oxprenololo viene liberato dalla matrice della compressa in un tempo relativamente lungo. Una volta terminata la liberazione della sostanza attiva, la parte insolubile della matrice viene eliminata con le feci.

L’oxprenololo viene completamente assorbito dal tratto gastroenterico, ha una biodisponibilità del 20-70%, e raggiunge concentrazioni plasmatiche di picco dopo circa tre ore.

Il legame con le proteine plasmatiche è di circa l’80%; l’eliminazione è prevalentemente urinaria, sotto forma di metaboliti inattivi. Il farmaco non tende ad accumularsi dopo somministrazioni prolungate. L’oxprenololo

attraversa la barriera placentare; le concentrazioni nel latte materno raggiungono circa il 30% di quelle plasmatiche.

Il clortalidone è assorbito rapidamente, ha una biodisponibilità del 65%, raggiunge concentrazioni plasmatiche di picco dopo circa 12 ore dalla somministrazione e si lega preferenzialmente alle proteine eritrocitarie (98-99%). L’emivita è di circa 50 ore e l’eliminazione è prevalentemente urinaria.


Trasitensin: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Trasitensin agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Trasitensin è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Trasitensin: dati sulla sicurezza

DL50 topo p.o.: 504 (mg/kg) oxprenololo; 629 (mg/kg) clortalidone ratto p.o.: 759 (mg/kg) oxprenololo; 93,6 (mg/kg) clortalidone


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Trasitensin: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Trasitensin

Trasitensin: interazioni

L’effetto antipertensivo di Trasitensin è potenziato dalla contemporanea assunzione di altri antipertensivi.

L’effetto ipoglicemico dell’insulina o degli antidiabetici orali (sulfaniluree) può essere potenziato.

In corso di trattamento associato con antidiabetici occorre sorvegliare attentamente il metabolismo glicidico e può rendersi necessario un riaggiustamento del dosaggio dei farmaci ipoglicemizzanti.

In caso di contemporaneo trattamento con alcuni farmaci antinfiammatori non steroidei (p.es. indometacina) è stata osservata una diminuzione dell’effetto antipertensivo e, in casi isolati e in pazienti predisposti, un peggioramento della funzionalità renale.

Inoltre possono verificarsi le seguenti interazioni con i singoli componenti.

Oxprenololo

L’azione depressiva centrale di alcool, analgesici, antistaminici e farmaci psicoattivi (antidepressivi triciclici) viene potenziata.

Occorre porre particolare cautela alla somministrazione contemporanea di oxprenololo e di calcioantagonisti e/o antiaritmici, a causa della possibile comparsa di effetti additivi; in particolare l’oxprenololo non va associato a

verapamile, in quanto tale associazione può dar luogo a ipotensione, aritmie

cardiache e arresto cardiaco.

I betabloccanti possono potenziare gli effetti inotropo e dromotropo negativi di farmaci antiaritmici (chinidinici e amiodarone).

L’adrenalina o altre sostanze ad azione simpaticomimetica (p.es. quelle contenute in antitosse o gocce nasali od oculari) possono causare reazioni ipertensive in caso di trattamento con oxprenololo ed altri betabloccanti non cardioselettivi.

Qualora sia necessario interrompere una terapia concomitante con clonidina, occorre sospendere la somministrazione del beta-bloccante parecchi giorni prima di quella della clonidina.

Poichè la cimetidina aumenta la biodisponibilità dei betabloccanti che sono metabolizzati principalmente nel fegato, l’effetto dell’oxprenololo può essere potenziato dalla somministrazione contemporanea di cimetidina.

I pazienti in trattamento con farmaci che depletano i depositi catecolaminici (p.es. reserpina, guanetidina) devono essere attentamente sorvegliati in caso di assunzione contemporanea di betabloccanti.

L’oxprenololo non va somministrato durante o nelle due settimane successive a terapia con farmaci IMAO.

In pazienti predisposti, trattati contemporaneamente con ergotaminici e betabloccanti, sono stati segnalati disturbi del circolo periferico.

I betabloccanti possono aumentare l’effetto cardiodepressivo degli anestetici per inalazione.

Clortalidone

Poichè i diuretici aumentano i livelli plasmatici di litio, occorre prudenza nel trattare pazienti in terapia con litio e clortalidone. Nei soggetti in cui il litio ha indotto poliuria, i diuretici possono esplicare un effetto antidiuretico paradosso.

I diuretici potenziano l’azione dei derivati del curaro. L’effetto ipopotassiemico del clortalidone può essere aumentato da corticosteroidi, ACTH, anfotericina e carbenoxolone.

La presenza di ipopotassiemia o ipomagnesiemia favorisce la comparsa di aritmie cardiache indotte da digitale.


Trasitensin: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Trasitensin: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

In alcuni soggetti il beta-bloccante contenuto nel Trasitensin può influire

negativamente sulle capacità di reazione del paziente (specialmente nel traffico stradale o nell’uso di macchinari), particolarmente in caso di assunzione contemporanea di alcolici.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco