Statine e diabete: revisione della letteratura

La Food and Drugs Administration (FDA) nel febbraio 2012 pubblicava una DRUG SAFETY COMMUNICATION sulle statine, che riportava, tra le altre notizie, come ci fosse un aumentato rischio d’insorgenza di diabete mellito con l’uso delle stesse.

La letteratura in merito è ricca ed al momento sembra essere concorde nell’esprimersi positivamente sull’esistenza di un rapporto causale tra statine e diabete incidente.

Uno studio¹ del Gennaio 2012 che ha interessato la coorte del Women’s Health Initiative, condotto su oltre 150.000 donne americane in post-menopausa di età tra i 50 e 79 anni, ha riportato l’associazione tra statine ed insorgenza di diabete con oltre 10 mila casi di diabete di nuova insorgenza dal baseline a 3 anni, il 9,93% nel gruppo trattato con statine ed il 6,41% nel gruppo di controllo, senza riscontrare differenze tra le varie statine, concordando con i dati presenti in letteratura.

Andando cronologicamente indietro nel 2011 fu pubblicato sul JAMA una metanalisi ² che includeva cinque studi randomizzati controllati per una coorte di oltre 32 mila pazienti con un follow-up medio di 4,9 anni, che utilizzavano statine a dosaggio intensivo vs statine a dosaggio moderato.

Lo studio concludeva come l’uso di statine a dosaggio intensivo rispetto al dosaggio moderato fosse associato ad un aumento nel rischio d’insorgenza di diabete di tipo II del 12%, inoltre non risultavano differenze tra vari tipi di statine utilizzate (nel caso atorvastatina 80 mg e simvastatina 80 mg).

In altri termini gli autori affermano che si otteneva un nuovo caso di diabete per ogni 498 pazienti trattati per anno ed un bisogno di trattare 155 pazienti per prevenire 1 evento cardiovascolare per anno.

Nonostante ciò, il trattamento con statine a dosaggi intensivi non è risultato associato con una mortalità più bassa per tutte le cause rispetto ai soggetti trattati con dosaggi moderati di statine.

Nel febbraio 2010 sul Lancet veniva pubblicata una metanalisi3, che risulta essere la più interessante per metodo e casistica, che comprendeva 13 studi randomizzati controllati versus placebo per una coorte di oltre 91 mila pazienti per un follow-up medio di 4 anni, gli autori concludevano che la terapia con statine era associata ad un incremento del 9% del rischio di nuova insorgenza di diabete mellito.

In altre parole il trattamento con statine di 255 pazienti per 4 anni risulta in un nuovo caso di diabete, in aggiunta tramite un analisi stratificata per tipo di statina utilizzata anche in questo caso non si rilevavano differenze all’interno della classe per l’effetto di nuova insorgenza di diabete.

Nell’ottobre 2009 sulla rivista Diabetes Care appariva una metanalisi4 che comprendeva 6 studi randomizzati controllati vs placebo per un follow-up medio di 3.9 anni per una coorte di oltre 57 mila pazienti, gli autori osservavano un modesto aumento dell’incidenza di diabete negli utilizzatori di statine.

Continuando nella rassegna bibliografica vanno senza dubbio citati i risultati dallo studio JUPITER5 che riportava un aumento del 27% di diabete di nuova insorgenza nel gruppo dei trattati con rosuvastatina rispetto ai controlli trattati con placebo ed i dati provenienti dallo studio PROVE-IT TIMI 226 dove un sottogruppo trattato con atorvastatina 40 mg mostrava iperglicemia. Un studio di coorte retrospettivo irlandese7 conferma l’associazione tra uso di statine e nuova insorgenza di diabete mellito.

Questi “nuovi” dati si vanno ad inserire in una problematica più ampia e largamente dibattuta, quale il beneficio clinico netto delle statine in prevenzione primaria in soggetti con rischio cardiovascolare basso cioè <20% a 10 anni.

Questo “beneficio” risulta essere mortificato ed enormemente ridimensionato dalle complicanze associate al diabete statino-indotto, basti infine pensare che la metanalisi CTT che sostiene il favorevole rapporto rischio/beneficio delle statine in prevenzione primaria trae queste conclusioni basandosi non su end-point hard come mortalità generale, mortalità cardiovascolare e mortalità non cardiovascolare dove al contrario le statine in prevenzione primaria sono risultate inefficaci per i suddetti esiti8.

BIBLIOGRAFIA

1) Culver AL. et al. Statin Use and Risk of Diabetes Mellitus in Postmenopausal Women in the Women’s Health Initiative. Arch Intern Med 2012;

2) Preiss D et al. Risk of incident diabetes with intensive-dose compared with moderate-dose statin therapy: a meta-analysis. JAMA 2011; 305(24): 2556-2564;

3) Statins and risk of incident diabetes: a collaborative meta-analysis of randomised statin trials Lancet. 2010 Feb 27;375(9716):735-42

4) Rajpathak SN et al. Statin therapy and risk of developing type 2 diabetes: a meta-analysis. Diabetes Care. 2009;32(10):1924-1929.

5) Ridker PM et al. Rosuvastatin to prevent vascular events in men and women with elevated C-protein. N Engl J Med 2008; 359:2195-207

6) Sabatine MS et al. High-dose atorvastatin associated with worse glycemic control: a PROVE-IT TIMI 22 substudy. Circulation. 2004;110(Suppl I):S834

7) Zaharan NL et al. Statins and Risk of Treated Incident Diabetes in a Primary Care Population. Br J Clin Pharmacol. 2012 Jul 30

8) A. Battaggia C. Crisafulli Dialogo sui farmaci n. 6/2012