Caffè: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

Caffè

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

[Coffea arabica L. – Pam-, Rubiacee/Coffeoidee/Ixoree (sez. Eucoffea) ]

(Sin. – Coffea vulgaris Moench.)

Caffè- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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caffe

Etimologia – Coffea, latinizzato da Caffè. Questo nome deriva da Cahue, Cahua, Chaubè (Rauwolf, Bahuin 1583), Cavè (Bellus, Clusio 1596), vocaboli egiziani e siriaci indicanti la bevanda. Deriva da Caffa o Kaffa regione dall’Alta Etiopia, che si ritiene la patria del caffè. Il nome primitivo abissino della pianta è Bon o Boun e del frutto Buna o Bunnu, Buncho. Banca (P. Alpino 1592) ancora attuale. Il vocabolo Cahuè, Cahua, Chaubè (ed anche Cabouch, Cahovac, Cabuè) ha varie interpretazioni: o da Cabuch — pronunciato alla turca — o da Cahovah o Cabouch degli Arabi, derivato dal verbo che significa inappetire (aver poco appetito), perchè il caffè toglie l’appetito, quando se ne beve molto, o da kuebwa. che significa forza, vigore, per l’azione tonico stimolante.

arabica – Dell’Arabia (la vera patria è però l’Abissinia).

Nome volgare – Cafè o Caffè – Prende il nome di Cafè alla sultana, in arabo ghescir, se l’infuso è preparato coi residui della sgranatura, composti dalla polpa zuccherina del frutto e da frammenti di semi, previa essiccazione e torrefazione.

Habitat La pianta del caffè originariamente appartiene alla Flora abissina (Alta Etiopia – Bacino dell’Omo-Bottero fm. che sfocia nel Lago Rodolfo) ed in Etiopia è noto da tempo immemorabile (Raynal, 1780). Si riscontra allo stato selvaggio (Coffea arabica L. var. abissinica Chev.) in differenti regioni (Enarea, Kaffa, Scioa) ed anche nel Sudan e in tutta l’Africa equatoriale. Se. come erroneamente fa credere il nome specifico, l’Arabia Felice (Yemen) non è la patria di origine, ne è però la patria adottiva, specialmente nei territori di el-Makha (Moka) e di el-Engris (Aden), dove fu importato dall’Africa verso la fine del XV sec. Dallo Yemen passò, per opera dell’olandese Van-Hoorn (1690), alla Indie orientali olandesi (Batavia) e da Giava si diffuse in India ed a Ceylon. Da Batavia (1710) fu portato ad Amsterdam, presso quell’istituto Botanico, dove, pur in condizioni artificiali, diede frutti fecondi e si moltiplicò. Da Amsterdam passò a Parigi (1712) al Jardin des Plantes ed a Marly e, da Parigi. (1720), per opera di De Clieux- (o Declieux), ufficiale di marina che si privò della sua razione d’acqua, durante la lunga e difficile traversata, per tenerli in vita, tre esemplari furono trasferiti alla Martinica. Di là. per opera di Lawes, passò alla Giamaica (1730) e si propagò a

S. Domingo, alla Guadalupa. Gli Olandesi lo portarono nell'America del Sud (Guajana, Surinam) (1718) ed a Cajenna (1725).

Oggi, sia la specie tipo, sia le varie altre specie e varietà (circa 30), sono coltivate in tutte le regioni tropicali: Abissinia, Arabia meridionale (Yemen), Bourbon, Congo belga, Guinea Francese (Rio Nunes), Sierra Leone, Is. Comores (Mayotte), Madagascar (Nossi-Bé), Oubangui, Uganda, Fouta Djalon, Is. Maurizio, Giava, Tonkino, India, e Oceania, Malabar, Singapore, Ceylon, Pedang, Celebes, Antille, Martinica, Portorico, Guadalupa, S. Domingo, Haiti, Avana, Santiago, America Centrale, Giamaica, Guatemala, Costarica, Porto Cabello, America Meridionale, Brasile, Capitania, Santos, Bahia, Colombia, Venezuela, ecc.

Una particolare specie è la Coffea Liberiana Hiern. selvaggia sulle coste della Liberia, da Capo delle Palme a Sierra Leone ed in altre località dell'Africa trop. occidentale, ora coltivata anche in India, a Giava e nel Brasile.

Arbusto o alberello sempre verde.

Parti usate I frutti (Arabia) e particolarmente i semi torrefatti.

Componenti principali

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Alcaloidi; caffeina (trimetilxantina) 0,3-1,9 % in diversi campioni di caffè tostato delle isole del Capo Verde (1), 1-1,64%, in media 1,19% di caffeina in caffè tostato indiano (2); nel caffè non tostato 0,9 % circa di caffeina, 0,0022 % di adenina e meno di 0,002 % di guanina, xantina e di ipoxantina (3).

caffe Figura 1

E' presente anche trigonellina C7N7NO2 (N-metilbetaina dell'acido nicotinico) 0,23-0,245 % (4), che durante la tostatura si decompone con formazione di acido nicotinico, il quale infatti è stato trovato in quantità maggiore (sino a 0,05 %) nel caffè tostato rispetto al caffè verde (meno dello 0,001%) (5). Poco olio essenziale (caffeolo o caffeone), contenente furfurolo (6). furfuralmercaptano (7), inoltre componenti acidi volatili: acido valerico, butirrico, propionico ed acetico (8).

Nell'olio di caffè 5 % di sostanza insaponificabile e gliceridi (9): dalla frazione insaponificabile sono stati isolati i composti diterpenici caveolo C20H26O3 (10) (11) e cafesterolo o cafestolo C20H28O3 (11) (12); i gliceridi, secondo Khan e coll. (9), hanno i seguenti componenti acidi: gli acidi palmitico 32%, esadecenoico 0,9%, stearico 7,6%, oleico 8.2%. linoleico 46,3 %. Altri componenti: acido clorogenico (acido 3-caffeil-chinico) (13). poliosi, tra cui stachiosio, che per idrolisi con a-galattosidasi, dà galattosio e raffinosio, il quale ultimo per idrolisi dà galattosio e saccarosio (14) ; vitamine del gruppo B, tra cui macina 22-53 mg %, in media 33 mg %; ferro, calcio e piccole quantità di sodio e di fluoro

(15); ossimetilfurfurale, pirocatecolo, idrochinone e pirogallolo (15a).

caffe Figura 2

caffe Figura 3

La torrefazione del Caffè produce una perdita di peso ( 10-20 % ) dovuta soprattutto a perdita di acqua ed alla decomposizione di molte sostanze organiche (glucidi, acidi, ecc.).

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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Tonico, nervino, cardiocinetico, diuretico, il Caffè accresce l’ampiezza e la frequenza degli atti respiratori, migliorando la ventilazione polmonare; aumenta la forza assoluta del cuore e la resistenza alla fatica di tutti i muscoli striati dello scheletro. Provoca l’eccitazione dei centri nervosi cui consegue una eccitazione cerebrale molto favorevole al lavoro intellettuale. Eccita i centri della percezione e quindi provoca una più attiva immaginazione ed un più facile eloquio. Stimola i centri spinali e rende più pronti i riflessi.

Queste azioni stimolanti si ottengono in generale con le piccole e medie dosi. Le dosi elevate al contrario, provocano effetti depressivi.

Un’azione vasodilatatrice sui vasi coronari fu osservata da Heathcote (16).

Secondo Kahane e Levy (17) la caffeina sarebbe dotata di un’azione inibente la colinesterasi. Vincent (18) che ha studiato l’azione della caffeina e dei preparati di Caffè (estratti, infusi) sull’intestino isolato di cavia, trovò che tanto la caffeina quanto i preparati di Caffè, manifestano un effetto contratturante che è piuttosto debole per la caffeina e molto più intenso per i preparati totali. Tale effetto contratturante però non è inibito dagli antistaminici ma lo è invece dall’atropina, il che induce l'A. a ritenere che il principio responsabile di tale azione sembrerebbe essere di natura acetilcolinica e non istaminica e ciò in accordo con l’azione inibitrice dei preparati di Caffè, precedentemente accertata, sui due tipi di colinesterasi e della caffeina sulla colinesterasi vera, specifica. L’A. osservò che anche la caffeina e le preparazioni di Caffè fatte agire su segmenti isolati di intestino (ileo), non inducono alcuna sensibilizzazione di questi alla acetilcolina o all’istamina; al contrario invece, a certe concentrazioni, si può notare una inibizione, sia parziale che totale, ma reversibile dopo lavaggio.

Un fatto simile era stato osservato precedentemente da Hellerman e Hazleton (19) i quali, sperimentando su muscoli lisci isolati (ileo, utero, trachea) trovarono che la caffeina possiede un’azione spasmolitica specialmente attiva allorché gli stati spastici sono dovuti a sostanze colinergiche, istaminiche o a reazioni allergiche. In modo simile agirebbe, secondo questi AA. anche l’Euforbia pilulifera (vedi Euforbia pilulifera).

Vincent spiega le risposte ottenute dalla caffeina e dai preparati di Caffè nelle suddette condizioni, pensando che se le sostanze attive contenute nelle preparazioni di Caffè studiate, provocano una inibizione della colinesterasi, esse sono dotate in più, di un'azione propria, sfavorevole sugli effettori fisiologici dell’intestino che esse bloccano reversibilmente impedendo momentaneamente all’acetilcolina e all’istamina, successivamente aggiunte, di produrre i loro effetti. L’A. aggiunge che il meccanismo di questa azione è a lui sconosciuto, ma che i fatti sperimentali constatati, l’obbligano a formulare la suddetta ipotesi. E’ noto daltronde che le sostanze dotate di effetti anticolesterinasici manifestano un’azione ganglioplegica sulle terminazioni sinaptiche nei gangli vegetativi [Heymans (20) ]. Tale è, in particolare il caso di certi derivati sintetici dell'ammonio quaternario. Un esempio sarebbe dato secondo l'A., dai curarizzanti che, nonostante la loro proprietà di inibire, sebbene moderatamente, la colinesterasi, impediscono o diminuiscono, l’effetto dell’acetilcolina sulle preparazioni muscolari.

Ricerche interessanti sono state eseguite da Ferrari ( 21 ), da Allegri (22), da Allegri e Storti (23), da Marchetti e Cappelli (24) e da altri AA. su di un componente sterolico del Caffè, il cafesterolo, al quale vennero attribuite dai suddetti AA. attività cortisonosimili, avendo in esso riscontrate, sperimentalmente e clinicamente, proprietà antiflogistiche, antireumatiche e antiartritiche.

Il Caffè è indicato in tutti i casi ove occorra intervenire con un'azione eccitante; avvelenamenti da oppiacei, veleni di serpenti ecc. come analettico cardiaco e respiratorio.

Specialmente indicato nella dilatazione acuta del cuore che si osserva durante il corso di malattie infettive; negli stati di collasso; come diuretico in alcuni casi di malattie organiche del cuore; nelle nefropatie, nella cirrosi epatica.

Può riuscire utile nell'angina pectoris da spasmo e da arteriosclerosi delle coronarie; nell'insuflicienza e stenosi dell'aorta.

E' utile nella terapia degli avvelenamenti da sostanze deprimenti specie se di natura alcaloidea, casi nei quali oltre che come antagonista, agisce anche come antidoto per l’acido caffetannico che contiene.

Per quanto riguarda l’ebbrezza alcoolica, secondo Elbel (25). dosi terapeutiche di caffeina non posseggono effetto risvegliante. Il contenuto in alcool del sangue non viene influenzato nè dalle piccole nè dalle forti dosi di caffeina; anche un buon Caffè non risulterebbe efficace per modificare lo stato di ebbrezza. Ciò non toglie però che, a nostro parere, la caffeina o il Caffè, somministrati a dosi opportune, possano agire favorevolmente come analettici, negli avvelenamenti da alcool allorché esista uno stato di depressione cardiaca e respiratoria.

Secondo Kasten (26) e Kònig (27) la caffeina sarebbe dotata di una netta azione analgesica, specialmente se associata all'acido acetilsalicilico. Tale azione analgesica si manifesterebbe secondo Leuwer (28) anche nei casi di cefalee intense che insorgono non raramente dopo anestesia con novocaina-adrenalina, per interventi operatori nella regione del capo. Con rimmediata iniezione di caffeina, la cefalea e gli altri disturbi (cardiaci per es.) sarebbero prontamente eliminati.

Per quanto riguarda l’influenza della caffeina e di estratti di Caffè sulla digestione delle proteine, dell’amido e dei grassi, il Walker (29) trovò che la caffeina non esplica alcuna apprezzabile azione sulla scissione dell’amido ad opera della ptialina e dell’amilasi pancreatica. Analogamente la digestione della caseina ad opera della pepsina e della tripsina e la digestione dell'olio di oliva ad opera della lipasi, non verrebbero influenzate.

Estratti di Caffè aggiunti in modo da dare contenuti in caffeina di mg 20-40 % di substrato, non influenzano l’attività della pepsina e della tripsina ma aumentano in modo evidente la velocità della digestione dell’amido ad opera dell’amilasi salivare e pancreatica e ritardano la digestione dell'olio ad opera della lipasi pancreatica.

Il Caffè è controindicato, per il suo contenuto in caffeina, negli ipertesi, potendo provocare in essi, un durevole aumento della pressione arteriosa, aumento che può oscillare fra i 10 e gli 80 mm. di Hg. [Sebock (30)].

Il Caffè è inoltre controindicato nei neuropatici, nei soggetti affetti da lesioni miocardiche. negli artritici e negli uricemici.

L'abuso del Caffè può condurre ad una lenta intossicazione cronica che si manifesta con sintomi di insonnia, ipereccitabilità, incubi. tachicardia, disturbi respiratori, tremore delle mani, sintomi questi che scompaiono rapidamente con la semplice sospensione dell'uso

Estratti e preparati vari

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Estratto fluido (g 1 = XXXIX gtt).

Dosi: g 2-10 più volte pro die.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Elisir ,

Estratto fluido caffè………………………………………………. g 100

Vanillina…………………………………………………………………. g…. 2

Alcool di 95°………………………………………………………….. g 200-250

Sciroppo semplice F. U. q. b. a…………………………….. g 1000

(a bicchierini)

BIBLIOGRAFIA

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