Carruba: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

Carruba

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

(Ceratonia Siliqua L. – Fam. Leguminose/Cesalpinioidee/Cassiee)

Carruba- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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carruba

Etimologia – Ceratonia dal greco keras – keratos = corno, allusione alla forma del frutto.

Siliqua (latino) – baccello, siliqua.

Nome volgare Guainella, Baccelli dolci, Siliqua dolce, ecc.

Habitat Originario della Siria e della Palestina, si trova allo stato selvaggio e coltivato in tutta la regione mediterranea, Algeria, Tunisia, Marocco, Spagna, Cipro, Chio, Italia Merid., Sicilia.

Albero (8/10 m.).

Parti usateI frutti.

Componenti principali

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Zuccheri fino a 30 % (42 % nella droga senza semi) ( 1 ), che, secondo Balland ( 1 ), nel pericarpo sono costituiti da glucosio e da saccarosio, presenti in proporzioni pressapoco uguali: inoltre gli acidi butirrico, isobutirrico, formico, capronico e benzoico (2), tannino, pectine (3) e gomma, da cui è stato ottenuto un poliosio, composto di d-galattosio (20%) e da d-mannosio (80%) (4). Nei semi: poliosi 62 % (1), tra cui mannano e galattano (5), sostanze azotate 15%, cellulosa 6,5%, grasso 2%, acqua 10%, ceneri 3% (1). Nei semi germogliati un enzima proteolitico (6); nell'endosperma l'enzima ureasi (7); nei germogli dei semi sgrassati, fitina 0,127% (8).

carruba Figura 1

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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La Carruba sotto forma di estratti e soprattutto, di farina, fu proposta da diversi Autori nel trattamento terapeutico di alcune enteriti diarroiche della prima infanzia, ma fu forse il Ramos (9) che, avendone notati i buoni effetti terapeutici durante la guerra civile di Spagna, ne iniziò per primo lo studio clinico. «La Carruba è il nuovo medicamento-alimento, affermò questo A., che dà risultati eccellenti e rapidi nel trattamento delle diarree del bambino di più di un anno». Dopo il Ramos moltissimi altri AA. (Rozalen (10), Rohmer e coll. (11), Lévesque e coll. (12), Tixier (13), Lefebvre (14), Nasso (15), Scarzella (16), Halfer (17), Soragni (18), Lesné (19), Rivier (20), Burton (21), Landolt (22), Nicod (23), Sacrez (24), Boussardon (25), Garot (26), ecc.), si occuparono dell’argomento e i risultati delle loro esperienze cliniche confermarono, in linea di massima, quelli precedentemente ottenuti dal Ramos.

La Carruba deve le sue proprietà terapeutiche a un triplice meccanismo d'azione: fisico, chimico e chimico-fisico.

L'azione fisica si traduce in un effetto meccanico, dovuto agli idrati di carbonio a peso molecolare elevato (pectina, lignina, cellulosa, emicelIulosa) contenuti in percentuale molto elevata nella farina di Carrube.

Tali sostanze sono dotate della proprietà di adsorbire forti quantità di liquido, trasformandosi in un gel colloidale molto voluminoso che, distendendo al massimo le pareti intestinali, creano Io stimolo fisiologico atto a promuovere per via riflessa, onde peristaltiche normali che sostituendo le contrazioni patologiche e dolorose ne provocano l’attenuazione e la scomparsa.

L'azione chimica è dovuta a un elevato potere tampone di cui è dotata la farina di Carrube e per il quale essa è capace di combattere efficacemente lo stato di acidosi che generalmente si instaura nel corso delle enteriti diarroiche.

L’azione chimico-fisica è legata al potere assorbente che la farina di Carrube esercita sulle tossine esistenti nell’intestino ed è certamente questa, l'azione più importante cui la farina di Carrube deve la maggior parte della sua attività antitossica e antibatterica.

Fra le sostanze contenute nella Carruba e che agiscono in questo senso e cioè come assorbenti, sembra che la maggior importanza spetti alla lignina, contenuta nella droga nelle proporzioni del 25 %. Le altre sostanze, quali la cellulosa, contenuta nelle proporzioni del 6 % e le sostanze pertiche (1,8 %), pur avendo un’importanza secondaria agiscono sinergicamente, potenziando l'attività adsorbente della lignina. Il Martin Du Pan (27) infatti, avendo studiato l'azione della farina di Carrube sulle ammine biogene, sugli acidi organici e su altri prodotti della putrefazione, ha osservato che l'azione di essa è molto superiore a quella della lignina pura.

L'azione antibatterica della farina di Carrube è stata messa in evidenza dal Neyroud (28), il quale ha dimostrato una notevole diminuzione del numero dei germi nelle feci dopo l'ingestione di essa a dosi opportune. Successivamente il Tolentino (29) riprese lo studio di questo argomento pervenendo a conclusioni molto interessanti e che per ciò riferiamo integralmente.

«I risultati clinici e sperimentali dimostrano l’utilità del trattamento delle enteriti infantili (dispepsie, entero-coliti, tossicosi) con la dieta di Carrube.

La decozione di farina di Carrube possiede, come il Martin Du Pan l’ha dimostrato in vitro, un’azione assorbente sui prodotti della decomposizione delle proteine, delle ammine della putrefazione e degli acidi organici. Inoltre, la sua azione è anche più marcata sulle tossine microbiche, fatto questo che si è potuto constatare in vitro con la tossina stafilococcicaemolitica con la jaluronidasi (batterica), con la stafilocoagulasi e, in vivo, con l’enterotossina.

Nel meccanismo patogenetico delle diarree di origine parenterale, non si può escludere un certo indebolimento dell'attività enzimatica dei succhi digestivi e. conseguentemente, un ristagno del contenuto intestinale, fermentazioni batteriche degli alimenti e aumento della flora intestinale.

Irisultati delle ricerche hanno tuttavia dimostrato l'esistenza di un rapporto causale fra l’eliminazione intestinale delle tossine elaborate dai focolai infiammatori parenterali e l'enterite; la presenza di stafilo-emolisine è stata rivelata nelle feci dei lattanti affetti da turbe diarroiche di origine esogena e la loro azione patogena, capace di provocare una sindrome diarroica, è stata dimostrata negli animali da esperimento.

La somministrazione di farina di Carrube può agire efficacemente assorbendo le tossine eliminate dall’intestino, contribuendo così a migliorare la sintomatologia clinica. Per contro, la Carruba non agisce nei fenomeni irritativi (che si traducono anche con un aumento del peristaltismo), la genesi dei quali è ancora in discussione (irritazione della mucosa intestinale durante il passaggio delle tossine, lesione dei plessi nervosi intestinali o dei centri nervosi encefalici) come risulta dalle ricerche sperimentali eseguite sugli animali con l'enterotossina e dai risultati clinici.

La dieta di Carrube provoca inoltre modificazioni quantitative e qualitative della flora batterica (diminuzione del numero dei germi, viraggio verso una flora colibacillare). Queste modificazioni possono giustificare l’ipotesi (confermata dalle ricerche sperimentali in vitro) di una limitazione dello sviluppo di certe specie batteriche e di uno stimolo alla dissociazione microbica.

La dieta a base di decozione di farina di Carrube può essere impiegata con un risultato molto soddisfacente (preceduta o non, da un periodo di dieta idrica) alla dose di 100-150 cc per Kg di peso e per giorno e impiegando una soluzione al 5 % per i bambini al disotto dei 6 mesi e al 10 % dopo il secondo semestre.

Nelle tossicosi è necessario intervenire con una terapia disintossicante propriamente detta. Analogamente, si impiegherà una terapia antinfettiva, nelle affezioni intestinali di origine parenterale e la streptomicina per os, nel trattamento delle enteriti dovute a infezioni esogene.

II miglior tipo di rialimentazione consiste nell’usare il latticello in polvere al 10 % (in un brodo mucillagginoso di riso, normalmente zuccherato) e sostituendo ogni giorno, progressivamente, da 1/5 ad 1/4 della decozione di carrube con una uguale quantità di latticello, sino a completa sostituzione. E’ opportuno che la dieta di Carrube non sia protratta a lungo durante la rialimentazione, al fine di evitare una parziale sottrazione degli alimenti ingeriti».

Anche il Lefebvre (14), che afferma di aver ottenuto effetti rapidissimi impiegando la decozione di farina di Carrube al 5 %, nelle gastroenteriti e nelle coliti dei lattanti, insiste sulla necessità di associare una terapia antinfettiva nei casi di gastroenteriti di origine esogena e, per quanto riguarda la rialimentazione, anch’egli consiglia di sostituire progressivamente la farina di Carrube con latticello o con latte secco acidificato a piccole dosi.

Il Dupuy (30) basandosi sulla riconosciuta attività terapeutica della farina di Carrube nel trattamento delle forme diarroiche dei bambini, ne ha voluto sperimentare l'azione negli adulti somministrandola sotto forma di pappe o di tavolette, alla dose di 10-60 g.

Avendo sperimentato su 39 pazienti affetti da enteriti diarroiche dovute a cause molto diverse (un caso di tubercolosi intestinale, uno di poliposi intestinale, 10 di colite spastica, tre di amebiasi cronica, 4 di diarree consecutive ad interventi chirurgici sullo stomaco, uno di cancro del retto, 7 di intossicazione alimentare e 8 di diarree stagionali) l’A. afferma di aver ottenuto risultati positivi in 35 casi.

Un caso molto dimostrativo descritto dall’A. appare quello che riguarda un paziente affetto da un neoplasma esteso al ceco e al fegato, caso nel quale la Carruba manifestò un ottimo effetto sintomatico sulle manifestazioni diarroiche.

A complemento di quanto abbiamo sin qui esposto, crediamo opportuno aggiungere che dall'albume dei semi di Carruba, si estrae un prodotto che si presenta sotto forma di una polvere bianca, inodore e insapore, esente da amido e ricchissima di sostanze mucillagginose. Dotate di un elevato potere di idratazione, queste sostanze si rigonfiano notevolmente in presenza di acqua, dando luogo a un gel colloidale. Questo prodotto aggiunto al latte materno puro o opportunamente diluito con acqua, nelle proporzioni dallo 0,5 al 2 %, ne provoca un notevole ispessimento. Il suo impiego è specialmente indicato nel trattamento del rigurgito e del vomito dei lattanti.

Estratti e preparati vari

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a) Estratto fluido (g 1 XXXIX gtt).

Dosi: un cucchiaino o un cucchiaio pro dose più volte pro die.

b) Estratto molle acquoso (1 parte = p. 3 circa di droga).

Dosi: g 3-5 pro dose.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Pozione antidiarroica

Estratto fluido salicaria…………………. g 10

Estratto fluido carruba …………… g 20

Estratto fluido mirtillo bacche ……….. g 20

Acqua di menta g 120

Saccarina ………………………………………………. g 0.10

(a cucchiaini ogni due ore nei bambini con enterite diarroica)

Antidiarroico

Estratto molle carruba……………………………………………… g 100 .

Estratto secco mirtillo bacche ………………………… g 20:

Estratto secco salicaria…………………………………. …… g 3

Sciogli l’estratto secco di mirtillo e di salicaria nella minor quantità d'acqua possibile e incorpora con l'estratto molle di carruba.

(a cucchiaini come sopra)

BIBLIOGRAFIA

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(1)BALLAND, J. Pharm. Chim., 19. 369, 1904 – (2) REDTENBACHER, MARSSON, HUBSCKMANN c GROnZWEIC, cit. da WEHMER C.. Die Pflanzenstaffe, 1929, p. 303 – (3) TSCHIRCH e REINSCB, clt. da WEHMER C. /oc, c/r, – (4) SMITH F.. /. Amer. Chtm. Sor., 70, 3249, 1948 – (3) BOURQUE- LOT e HERtSSEY, Carnet, rend. Acad. Set-, 130 , 42, 1900 – (6) HARLAY, ibidem, 131, 623, 1900 . (7) WAOKNAAR, Pharm. Weekbl, 62, 397, 1925 – (8) CULTRERA R. e DE LUCA Q., Ann. di Chim. Appi., 37/3, 141, 1947 â–  (9) RAMOS R., Diagqostlc et traltemenc dee troubles nutritlfs du nurrisoo. Madrid 1942 – Clinica y laboratorio, ottobre 1941 – Re». Esp. Farm, y Terap. I, 1941 – (10) ROZALEN, Mtd. Esp., 1949 – ROHMER P., SACREZ R. e ROHMER A., Arch. Frane. Pid., 3, 214, 1946 – (12) LÉVESQUE 3., 363, 1942 – (11) ROHMER P. SACREZ R., SCHNEEGANS E. e BEYER P., Arch. Frane. Pid., 6, 1, BASTIN R. e LAFOURCADE !.. XH Congr. Péd. Langue Frane-, Parigi 1949 – (13) TIMER L., Re». Méd. Frane,, •o8l*o 1946; Re», Phytothir., 71, 191, 1947 – (14) LEFEBVRE O., Presse mid., n. 13, 148, 1 marro 1947 – Conwmnicai. alla Soc.Méd, du Nord. 29 – 11 -1946 – (13) NASSO 1., Policlinico ln)„ U. 312, 1946 – (16) SCARZELLA M., Min Med., 3S, I, 13, 1947 – (17) HALFER G, Il laitonle, n. 7, 1947 – (18) SORAGNI E., Ibid., n. 2, 1947 – (19) LESNE’ E., Arch. Frane, de Pid., 3, 233, 1946 – (20) RIVIER Chr.. Praxis. 33, 632, 1946 . (21) BURTON R., Thise, Strasbaurt 1946 – (22) LANDOLT R., Svenska Lakarlldninten, 44, 916, 1947 . (23) NICOD M., Praxts, 36, 103. 1947 – (24) SACREZ R. e ROHMER A., Pediatr., 36, 103, 1947 – (23) BOUSSARDON H., te noarrisson, 33. 158, 1947 – (26) GARÒT L„ Bruxelles Mid, 27, 1671, 1947 (27) MARTIN DU PAN R., SchweU. Med. IVoch., 33. 763, 1945 . Ann. Paed, 165, 217, 1945 – (28) NEYROUD M„ Ann. Paed., 166, 1U, 1946 – (29) TOLENTDIO P.. Atti XX Congr. It. Ped., 1949 – TOLENTINO P. e RAVASI R. M,, Ibidem â–  TOLENTINO P.. RAVASI R. M- e DURANO P., Ibidem – TOLENTINO P„ Ann. Paed, 175, 1-2, 201, 1950 – (30) DUPUY M, R., Arch. des Maladles de l’app. digest, et de la nutritloiu Maggio-Giugno 1948.