Viburno: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

Viburno

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

(Viburnum prunifolium L. – Fam. Caprifoliacee/Viburnee)

Viburno- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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viburno

Etimologia – Viburnum, nome latino che indicava la Lentaggine (Viburnum Lantana L.) usato da Virgilio (Egl. I, 26), da viere = legare, intrecciare, allusione alla elasticità dei rami usati come legami.

prunifolium, per le foglie simili a quelle dei Prunus.

Nomi volgari – Black Haw, stagbush, sheep-berry, sloe.

Habitat – U.S.A. (Connecticut, Michigan, Georgia, Arkansas, Missisipi, Florida). Coltivato, anche in Italia, come pianta ornamentale.

Arbusto o piccolo albero (3-3,50 m).

Parti usate – La corteccia dei rami (Viburni prunifolii cortex F.U.).

Componenti principali

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Salicina, C13H18O7, glucoside della saligenina noto componente di numerose specie di Salix (ved. Salici) e di Populus (1), è stato identificato da Iwamoto, Evans e Krantz (2) anche nella corteccia del Viburnum prunifolium L. Grote e Woods (3), seguendo il procedimento estrattivo descritto da Iwamoto e coll. (2), hanno isolato un composto cristallino, non identificabile con la salicina.

Nella corteccia sono stati trovati inoltre acqua 7%, amido 5,5%, protidi 2,4%, destrina 0,52%, pentosano 16%, tannino 1,97%, ceneri 7,32%, saccarosio 0,3%, acidi formico e valerianico, tracce di acido salicilico; resina acida (6,5 %), che per saponificazione produce acido valerianico; eptacosano, tracce di un alcaloide amorfo, sitosterina; olio grasso con gli acidi formico, acetico, capronico, caprifico, miristico, palmitico, oleico e linoleico, fitosterolina (4); potassio 0,2% nella corteccia secca (5); olio volatile 0,3% (6); una sostanza amara (viburnina) di composizione chimica non definita (6a).

Gli acidi contenuti nella corteccia della radice sono risultati composti in prevalenza di acido valerianico, secondo i dati analitici ottenuti dall’Holbert (7).

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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Il Viburno venne raccomandato come antispastico generale e, in particolare, come sedativo dell’eccitabilità dell'utero, da Fares nel 1866 (8). In terapia venne, ed è tuttora impiegato nel trattamento delle dismenorree, come sedativo uterino, quando vi sia minaccia di aborto o di parto prematuro, nell’aborto abituale ed anche in alcuni disturbi della menopausa.

Da ricerche sperimentali di Chistoni (9) risulta che i preparati farmaceutici di Viburno, sono dotati di trascurabile tossicità, occorrendo quantità piuttosto elevate di essi per provocare qualche fenomeno degno di nota.

Sul cuore isolato di rana questi preparati determinano diminuzione della frequenza delle pulsazioni, aumento della loro ampiezza e prolungamento della sistole, effetti che sono stati attribuiti dall’A. ad azione essenzialmente muscolare.

A iniezioni endovenose di preparati di Viburno consegue, nei mammiferi, un lieve innalzamento della pressione arteriosa dovuto a vasocostrizione periferica. Il cuore isolato viene energicamente eccitato da soluzioni anche diluite di viburnina (1:30000-1:40000), eccitazione che si manifesta anche dopo atropinizzazione. L’attività respiratoria non è influenzata.

Sull’utero isolato di cavia, l’estratto fluido di Viburno, alla diluizione di 1:500-1:1000 nel liquido nutritizio, determina un forte aumento della frequenza delle contrazioni e notevole diminuzione della loro ampiezza. Il tono muscolare non viene modificato e ciò fa ritenere all’A. che l’azione del Viburno si esplichi sugli elementi nervosi piuttosto che sulla fibra muscolare.

viburno Figura 1

Successive ricerche di Pilcher e Mauer (10) e di Hager e Becht (11), avrebbero invece dimostrato che la droga non ha alcun effetto sull’utero, il che, secondo Osol-Farrar (12), potrebbe essere dovuto al fatto che g|i AA. hanno impiegato per le loro ricerche, preparati commerciali e, considerando le adulterazioni cui questi vanno soggetti, i risultati da essi ottenuti potrebbero essere discussi.

viburno Figura 2

Ricerche da noi eseguite sull’attività di estratti di Viburno dimostrano che questi inibiscono notevolmente l’attività motoria ed abbassano sensibilmente il tono di segmenti di utero gravido di coniglia.

Alla diluizione di 0,5:1000 si nota già una notevole diminuzione della frequenza delle contrazioni delle fibre circolari (fig. 3), mentre la successiva aggiunta di estratto fluido sino a ottenere una concentrazione dell’1,5:1000, determina diminuzione dell’ampiezza e della frequenza anche delle contrazioni delle fibre longitudinali, le quali continuano a contrarsi su di una linea di tonicità sensibilmente più bassa di quella iniziale.

La diminuzione di frequenza delle contrazioni delle fibre circolari, è molto più intensa di quella che si nota sulle fibre longitudinali, le quali però reagiscono anche con una notevole diminuzione dell’ampiezza e del tono (13).

Esperienze eseguite da Munch (14) sull’utero umano, dimostrano che somministrazioni orali o applicazioni locali di preparati di Viburno, ne diminuiscono la contrattilità e il tono.

Tale azione, secondo Marriott e Munch (15), non sarebbe dovuta né alla salicina né alla saligenina, suo prodotto di idrolisi, poiché queste sostanze aggiunte al liquido nutritizio in cui è immerso un segmento di utero di ratta, alla stessa concentrazione in cui la salicina si trova nell’estratto fluido di Viburno, non determinano effetti deprimenti simili a quelli prodotti dall’estratto fluido stesso.

viburno Figura 3

L’A. ritiene quindi che, oltre la salicina, nell’estratto fluido di Viburno deve essere contenuta qualche altra sostanza responsabile dell’azione uterolitica.

Evans e coll. (16) avevano precedentemente dimostrato che il composto amorfo, igroscopico, con p.f. di 72°, da essi isolato, ha una marcata azione sedativa sia sull’utero umano che su quello di ratta, alle concentrazioni di 1:6000 e 1:15000.

In altri lavori Evans e coll. (2) (17), riferiscono sull’isolamento di un composto cristallino, identificato come salicina, il quale però, dai grafici riprodotti, non risulterebbe attivo sull’utero umano, in vitro, alla concentrazione di 1:3000.

Grote e Woods (3), contrariamente a quanto asserito da Marriott e Munch (15), trovano che la saligenina, aglicone della salicina, dimostra una marcata azione sedativa se usata alla concentrazione di 1:6000. La salicilina, al contrario, da essi ripetutamente sperimentata a concentrazioni variabili da 1:100000 a 1:1250, non ha mai dimostrato alcuna azione uterolitica in vitro.

La saligenina si è invece dimostrata attiva alla concentrazione di 1:5000, mentre il suo prodotto di polimerizzazione ha dimostrato una notevole attività già alla concentrazione di 1:12500.

La saligenina inoltre, analogamente alla papaverina, aggiunta all'estratto di Viburno, ne aumenta l’attività, mentre la salicina è risultata priva di questo effetto addittivo.

Gli AA. concludono affermando che l’estratto fluido di Viburno esercita un’azione sedativa sull’utero di ratta, in vitro, azione che può essere valutata usando come standard la papaverina e, inoltre, che l'estratto di Viburno è dotato di un’azione sedativa quantitativamente maggiore della sostanza cristallina che gli AA. hanno estratto dalla droga col metodo di Evans e coll., ottenendo cristalli diversi da quelli ottenuti da questi autori.

Anche Sloan e coll. (18-9) consigliano la titolazione dei preparati di Viburno impiegando come standard il cloridrato di papaverina, con il quale è possibile ottenere risultati da essi giudicati soddisfacenti.

Secondo titolazioni da essi eseguite, 1 g di corteccia di Viburnum prunifolium autentico, corrisponderebbe all’azione sedativa di 500 g di cloridrato di papaverina e 1 g di estratto secco a 200 g.

Secondo de Laszlo e Henshaw (20), oltre all'azione emmenagoga, viene attribuita al Viburno anche la proprietà di interferire nell’impiantazione dell’ovulo e nella gestazione e viene inoltre considerato fra quelle droghe capaci di controllare la fertilità, causando, anche per somministrazione orale, una temporanea sterilità.

Paris e Quevauviller (21), infine, hanno notato che il Viburno è capace di ritardare il broncospasmo provocato nella cavia mediante aerosol di acetilcolina.

Estratti e preparati vari

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a) Estratto fluido F.U. (g 1 = XLIX gtt).

Dosi: ½-1 cucchiaino da caffè pro dose.

b) Estratto secco idroalcoolico (1 p. = 10 p. circa di droga).

Dosi: g 0,25-0,50 pro dose.

c) Tintura al 20% di droga.

Dosi: 1-2 cucchiaini pro dose.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Tintura

Estratto fluido viburno………………………………………….. g 20

Alcool di 60°………………………………………………………… g 80

(1-2 cucchiaini pro dose).

Elisir

Estratto fluido viburno………………………………………….. g 28

Estratto fluido idraste……………………………………………. g 10

Essenza coriandoli e carvi………………………………… ana g 0,3

Glicerina………………………………………………………………. g 84

(a cucchiaini).

Elisir composto

Estratto fluido viburno………………………………………….. g 85

Estratto fluido idraste…………………………………………….. g 30

Tintura capsico………………………………………………… g 4,50

Essenza cannella………………………………………………… g 2,75

Glicerina …………………………………………………………….. g 70

Sciroppo……………………………………………………………… g 200

Alcool 60°……………………………………………………. . . g 365

(a cucchiai in un po’ d’acqua).

Pozione

Estratto fluido viburno…………………………………………… g 10

Estratto fluido piscidia…………………………………………. g 5

Estratto fluido idraste…………………………………………… g 5

Alcool di 80° e glicerina……………………………………… g 20

(XX-XXX gtt 3-4 volte prò die).

Pillole antidismenorroiche

Estratto secco viburno…………………………………………. g 0,15

Potassio bromuro

Antipirina ……………………………………………………… ana g 0,01

Eccipiente q. b. per 1 pillola

(2-4 pillole pro die).

BIBLIOGRAFIA

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(1) RASATE J.. Bull soc. chim. biol, 17, 439, 1935 – (2) IWAMOTO H. K„ EVANS V. E. e KRANTZ J. C. Jr.. J.A,Ph.A.. 34, 205, 1945 – (3) GROTE I, W. e WOODS M„ ibid., 36. 191, 1947 • (4) HEYL e BARKENBUS, J. Am. Chem. Soc.. 42. 1744, 1920 – (5) DORCHE e COSTET, Prod. Pharm.. 11. 741, 1956 – (6) COSTELLO t LYNN, J.APh.A., 35. 315, 1946 – (6a) WEHMER

C., Die Pflanzenstoffe, II ed„ p. 1189 • (7) HOLBERT, JA.Ph.A.. 35, 315, 1946 • (8) FARES,

cit. da OSOL-FARRAR in The Dispensatory of U.S.A., 25* ed., Lippìncotl Comp. Philadelphia – Montreal 1955, p. 1493 – (9) CHISTONI A., Arch. iniern. pharmacod. et de ihér.. 24. 377, 1914 • (10) PILCHER e MAUER, Surg. Gynecol Obsm.. 27. 97, 1918, cit. da OSOL-FARRAR ).c. (8) – (11) HAGER e BECHT, J. Pharmacol exp. Ther., 13. 61, 1919, cil. da OSOL-FARRAR Ix. (8) – (12) OSOL- FARRAR, l.c. (8) – (13) BENIGNI R„ Blv. di Pai. femm. e Terap., 1. 39, 1937 – (14) MUNCK, Pharm.

Arch.. il 33, 1940, cit. da OSOL-FARRAR l.c. (8) – (15) MARRIOn* e MUNCK, Am. J. Pharm.. lìB.

367, 1946, cit. da OSOL-FARRAR l.c. (8) • (16) EVANS W. E. Jr., MARNE W. G. e KRANTZ J. C. Jr., J. Pharmacol. 75. 174, 1942, cit. da GROTE e WOODS l.c. (3) – (17) EVANS W. E. Jr., MARNE W, G. e KRANTZ J. C., Jr., J A.Ph.A.. 34, 207, 1945, cit. da GROTE e WOODS, i.c. (3) – (18) SLOANE A. B., LATVEN A. R. e MUNCK J. C., J.A.Ph.A.. 37. 132, 1948 – (19) SLOANE A. B.. LATVEN A. R. e MUNCK J. C„ ibid., 38. 457, 1949 – (20) DE LASZLO M. e HENSMAW P. S., Science, 119, 626, 1954 – (21) PARIS R. e QUEVAUVILLER A., Thérapie. 2. 69, 1947.