Zafferano: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

Zafferano

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

(Crocus sativus L. – Fam. Iridacee/Crocoidee)

(Sin. – Crocus officinalis Pers. – Crocus autumnalis Smith.)

Zafferano- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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zafferano

Etimologia – Crocus, dal greco krokos o krokon = zafferano. Nome usato da Virgilio (Georg. IV, 182), deriva da krokh = filo di un tessuto (trama) allusione alla forma degli stimmi. Secondo Ovidio (Metam. IV, 283 e Fast. V, 227) la pianta trae il nome dal giovane Crocus che, disperato di vedere la giovane Smilax deperire d’amore per lui, fu cambiato in questo fiore.

officinalis – delle officine farmaceutiche.

autumnalis – perchè fiorisce in autunno (ottobre).

Nomi volgari Zafferano ambrosiano, croco, grogo, grotano, ecc. (tosc.), sofran, safran (piem.), safran (lomb.), zafran (emil.), zaffarana (abr.), zaffarana (sic), zafferana, tafferanu, tanferanu, ecc. (sard.).

Safran (ted.), saffron (ingl.), safran (fr.), azafran (spagn.), açafrao (port.), azafran (pol.), shafran (russo), safràny (ungh.), zahafaran e assart (giallo) (arab.), asfar (giallo) (arab. marocc.), huyùt (filo) o s’ar (pelo) = gli stimmi, za’faran (persiano) (dall’assiro azupirànu), fan-hong-hoa, ki-fou-lan, t’ou-hong-hoa (Fukien), ts'ang-hong-hoa (Tibet).

Habitat Originario dall'Asia occ., Asia Minore, Persia. Segnalato spontaneo in Italia nei monti del Piceno, presso Ascoli (Selva degli Abeti). Coltivato in Arabia, Anatolia (Safranboly), Siria, Egitto, Libia (Gebel Gharian), Marocco, Spagna, Francia, Bassa Austria, Macedonia, Grecia. In Italia, nalla prov. di Aquila (Altipiano di Ansidonia e di Navelli). E’ stato coltivato in Toscana (S. Geminiano) e in Sicilia (Zafferana Etnea). Cina (Fukien, Tibet).

Pianta erbacea perenne.

Il Crocus sativus L. tipo ha parecchie varietà che da esso differiscono per il colore dei fiori, per la lunghezza degli stimmi, rispetto agli stami. Sono: var. Orsini Parl. (Italia). var. Cartawightianus (Asia Minore (Smirne), Creta, Grecia), var. Hausnechtii (Grecia), var. Pallasii (Crimea), var. Elwessii (Asia Minore), var. Thomasii Ten. (Italia, Lucania).

In commercio è indicato seconda la provenienza.

Francese (Gatinois, Avignone, nelle qualità orange e comtat) – del Levante; d’Aquila; d’Austria (Kems, nelle qualità neutra, barany, bihàs, tolna); spagnolo (Murcia [Albacete], Aragona, Mancha, Majorca); d’Egitto; persiano (di Ghayn, Baku, Hamadan, Cascemir [packa kessar, katssha kessar]).

Parti usate Gli stimmi (Croci stigmata F.U.).

La qualità c.d. eletta è liberata dagli stili (femminelle o zafferano femmina). La presenza nella droga di fili bianco/giallini indica che non è stato tolto lo stilo o è stato lasciato troppo lungo.

Le falsificazioni sono parecchie: fiori di Carthamus tinctorius L. (Zafferano bastardo, zafferanone), flosculi di Calendula officinalis L. (Fiorrancio), stimmi di altre specie di Crocus, flosculi d Cynara Cardunculus L. colorati artificialmente, petali di Papaver Rhoeas L. (Rosolaccio) o di Punica Granatum L. (Melograno) triturati, stami di una var. di Dianthus, fiori di Arnica montana L., di Scolimus hispanicus L., radichette d’Allium Porrum L., stimmi di Zafferano esauriti, fibrille di carne salata e secca, peli di lana, aggiunta di sostanze per aumentare il peso, ecc.

Componenti principali

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Picrocrocina, C16H26O7, estratta da Kayser (1) per la prima volta dai fiori del Crocus electus Gatin, è stata poi separata in forma pura da Winterstein e Teleczky (2) dagli stimmi dei fiori del Crocus sativus. Già Kayser (1) ne aveva riconosciuta la natura glucosidica, finché Kuhn e Winterstein (3) (4) ne hanno determinate la composizione centesimale e la formula di struttura equivalente a quella del glucoside (II) del 4-ossi-b-ciclocitrale, C16H10O2 (I).

zafferano Figura 1

Kuhn e Lów (5) per idrolisi enzimatica della picrocrocina hanno ottenuto l’aglucone originale il 4-ossi-b-citrale, che però per ossidazione si trasforma facilmente in safranale (III), il principale componente dell'olio etereo, dotato del caratteristico odore dello Zafferano.

La facile decomposizione della picrocrocina e l’ossidazione dell’aglucone naturale a safranale determinano perciò una diminuzione del contenuto di picrocrocina nel corso del magazzinaggio dello Zafferano.

Il safranale (deidro-b-ciclocitrale), C10H14O, era già stato preparato in forma pura come prodotto d’idrolisi alcalina o acida della picrocrocina per opera di Winterstein e Teleczky (2). Kuhn e Wintestein (3) (4) ne hanno successivamente determinata la composizione.

La picrocrocina, secondo Kuhn e Winterstein (4), deriva da una ipotetica sostanza primaria, la protocrocina, che per ossidazione si scinde in 2 mol. di picrocrocina ed in una molecola di crocina, che fa parte delle sostanze coloranti dello Zafferano.

Dallo Zafferano fresco è stato ricavato circa il 4% di picrocrocina (3) (4).

Crocina (a-crocina, gardenina) C44H64O24 (10) è il nome dato in un primo tempo da Aschoff (6) alla sostanza colorante dello Zafferano; gardenina fu anche denominata come componente della Gardenia lucida (15) e della G. grandiflora L. (7).

Dalla scissione della crocina, designata poi anche con il nome di a-crocina da Karrer e Salomon (8), Rochleder e Mayer (7) hanno ottenuto crocetina ed una frazione zuccherina, in cui Karrer e Miki (9) hanno identificato due molecole di genziobiosio.

La crocina (IV) è l’estere digenziobiosico dell’acido dicarbossilico carotinoide crocetina, C26H24O4 (10) (11).

zafferano Figura 2

Per scissione della sostanza colorante dello Zafferano Karrer e Salomon (12) hanno ottenuto in forma cristallina, oltre all’a-crocetina, cristallina, anche b- e g-crocetina, identificate poi da Karrer e Helfenstein (13) come mono- e dimetilesteri della crocetina rispettivamente. Si tratta però di prodotti di trasformazione e non di sostanze orginariamente presenti in questa forma nello Zafferano (13). Kuhn e Winterstein (14) hanno infine proposto per l'a-crocetina il nome di «crocetina stabile».

Altre sostanze coloranti carotinoidi, licopina e zeaxantina (4), sono state estratte dallo zafferano.

Vitamina B1 4,0, 3,8, 0,72 e 0,88 g per grammo e vitamina B2 138,0, 93,3, 78,7 e 56,4 g per grammo rispettivamente in quattro lotti di Zafferano (16).

Olio essenziale 0,34% (17), anche 0,6% (18) e 1,37% (19), in cui sono stati trovati safranale (ved. sopra), che, come ripetiamo, è il principale componente odoroso (20), ed inoltre cineolo e pinene (21).

Sostanze gommose in quantità non superiore al 4% (22); amido 13,35% (19); olio grasso 8-13,4% (19) in media 6,8% (17); azoto 2,22-2,437% (23); acqua in media ca. 13,5% negli stimmi raccolti di recente, titolo che si abbassa gradualmente nella droga conservata (24).

Ceneri 4,48-6,9% secondo Hilger e Schuler (25), 3,9-4,1% secondo Winkler (26) e 3,4-6,7 % secondo Kaila (27). Per le ceneri alcuni AA. (22) (28) ammettono al massimo un titolo dell’8%. Secondo i requisiti prescritti dalla Farmacopea Italiana lo Zafferano non deve perdere più del 14 % del proprio peso, quando sia riscaldato a 100°, ed alla calcinazione non deve lasciare più del 6 % di ceneri.

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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Lo Zafferano era noto agli antichi Egizi e il papiro di Ebers (1600 A.C.) lo annovera fra le droghe medicamentose usate dai medici egiziani. Ippocrate, Teofrasto, Galeno e altri terapisti dell’antichità classica attribuivano a questa droga varie proprietà medicinali e voluttuarie ma il suo impiego come medicamento durante il Medio Evo è dovuto specialmente agli arabi che lo introdussero in Spagna e ai crociati dai quali venne fatto conoscere in altri Paesi d’Europa (29).

Le più importanti applicazioni dello Zafferano nella medicina antica sono state descritte da Ruegg (30).

Attualmente questa droga è usata soltanto come eupeptico per le sue proprietà amaro-aromatiche dovute alla sua essenza e è impiegato soprattutto come correttivo e colorante nella pratica galenica e, per le sue caratteristiche di sapore e di aroma, come condimento.

Nella medicina popolare è usato anche come emmenagogo, uso che, secondo Brun (31), non sempre è privo di inconvenienti.

Secondo alcuni, esso eserciterebbe un’innegabile azione sedativa sull'utero [Brun, Leclerc (32)] per la quale potrebbe trovare utile indicazione nelle dismenorree dolorose.

Secondo Arloing e Maignon (33) la sua tossicità sarebbe trascurabile. Somministrato ai cani (per os e endovena) a dosi anche elevate, l’estratto di Zafferano non provoca sintomi gravi di intossicazione.

Soltanto nel caso in cui l’estratto veniva somministrato per via endovenosa, gli AA. hanno potuto notare qualche modificazione, anch’essa trascurabile del resto, dell’attività cardiovascolare con leggero e transitorio abbassamento della pressione arteriosa, seguito da tachicardia, ma senza alcuna alterazione dell’attività respiratoria.

A dosi troppo elevate lo Zafferano può determinare nella donna metrorragie e, talvolta, aborto (Brun).

L’essenza può esercitare azione eccitante o deprimente sul sistema nervoso, secondo la dose, sino a determinare ipnosi con le dosi più elevate.

Secondo alcuni l’azione emmenagoga sarebbe dovuta all’essenza [Pie e Bonnamour (34)].

L’uso dello Zafferano (a dosi elevate) è controindicato durante la gestazione in quanto, sebbene incostantemente, può provocare gravi emorragie ed anche aborto.

Lo Zafferano entra nella composizione di alcune preparazioni galeniche, quali il Laudano del Sydenham, l’alcoolato e l’elisir di Garus, la tintura di Aloe composta, ecc.

Estratti e preparati vari

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Tintura F.U. al 10% di droga.

Dosi: g 2-10 pro dose.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Colluttorio

Tintura vaniglia

Tintura mirra …………………………………………………………. ana g 10

Tintura zafferano………………………………………………………. g 20

Miele rosato………………………………………………………………. g 70

(per frizioni sulle gengive durante la dentizione) (Yvon).

Tintura eupeptica

Tintura zafferano . …………………………………………… g 10

Tintura cannella g 10

Tintura china ……………………………………………… g 5

Tintura colombo ………………………………….. ………………… g 5

(XX-XXX gtt ½ ora prima dei pasti).

BIBLIOGRAFIA

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(1) KAYSER R., Ber , I?. 2228, 1884 – (2) WINTERSTEIN E. e TELECZKY J., Helv. Chim. Acta. 5, 376, 1922 – (3) KUHN R. e WINTERSTEIN A., Naturwiss.. 21, 527, 1933 – (4) KUHN R. e WINTER- STEIN A„ Ber.. 67, 344. 1934 – (5) KUHN R. e LOEW J., ibid.. 74. 219, 1941 – (6) ASCHOFF, Beri. Sahrb., 51, 142, 1818 – (7) ROCHLEDER F. e MAYER. S. pr. Chem.. 72. 394, 1857; 74. 1. 1858 • (8) KARRER P. e SALOMON H.. Helv. Chtm. Acta. il, 513, 1928 – (9) KARRER P. c MIKI K„ ibid., 12, 985, 1929 – (10) KUHN R. e L’ORSA F., Ber.. 64. 1732, 1931 – (li) KARRER P., BENZ P.. MORF R.. RAUDNITZ H„ STOLL M. e TAKAHASHI T.. Helv. Chim. Acta. 15. 1218 e 1399. 1932 • (12) KARRER P. e SALOMON H, Helv. Chim. Acta. IO. 397, 1927 – (13) KARRER P. c HELFENSTEIN A., IftW, 13. 392, 1930 – (14) KUHN R. e WINTERSTEIN A.. Ber.. 66. 209, 1933 – (15) STENHOUSE, Lieb. Ann.. 88. 316, 1856 – (16) BHAT J. V. e BROKER R.. Nature. 172, 544, 1953 – (17) JONSCHER, Z. oeSentl. Chem.. Il, 444. 1905 – (18) KOENIC. Nahriingsmittelchemie, I. 1903, p. 970 – (19) WEHMER C.. Die Pflanzen'

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H., Précis de Phylolhérapie, Masson ed. Paris, 1935, p. 194 – (33) ARLOING e MAIGNON, cji. da PIC A. e BONNAMOUR S. in Phytothérapie. Médicaments Végétaux, Baillière ed. Paris, 1923, p- 89 – (34) Pie A. e BONNAMOUR S., ibid.