Buscofen: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Buscofen (Ibuprofene): sicurezza e modo d’azione

Buscofen (Ibuprofene) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Dolori di varia origine e natura (dolori mestruali, mal di testa, mal di denti, nevralgie, dolori osteoarticolari e muscolari).

Buscofen: come funziona?

Ma come funziona Buscofen? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Buscofen

Categoria farmacoterapeutica: prodotto antiinfiammatorio e antireumatico, non steroideo. Acido propionico e derivati.

Codice ATC: M01AE01

L’ibuprofene è un principio attivo analgesico antiflogistico non steroideo, che si è dimostrato efficace come inibitore della sintesi delle prostaglandine negli studi preclinici convenzionali sui modelli di infiammazione e di dolore. Nell’uomo l’ibuprofene riduce il dolore, il gonfiore e la febbre che possono risultare da o essere associati agli stadi infiammatori. Inoltre, l’ibuprofene inibisce l’aggregazione piastrinica indotta da ADP (adenosinadifosfato) e quella collageno indotta.

L’ibuprofene inibisce la sintesi delle prostaglandine quindi diminuisce la pressione intrauterina di riposo, la pressione attiva e la frequenza della attività ciclica dell’utero come anche il rilascio delle prostaglandine nella circolazione sistemica.

Dati sperimentali suggeriscono che l’ibuprofene può inibire competitivamente l’effetto dell’acido acetilsalicilico a basse dosi sull’aggregazione piastrinica quando i due farmaci vengono somministrati contemporaneamente. In alcuni studi di farmacodinamica, dopo la somministrazione di singole dosi di 400 mg di ibuprofene assunto entro 8 ore prima o dopo 30 minuti dopo la somministrazione di acido acetilsalicilico a rilascio immediato (81 mg), si è verificata una diminuzione dell’effetto dell’acido acetilsalicilico sulla formazione di trombossano e sull’aggregazione piastrinica. Sebbene vi siano incertezze riguardanti l’estrapolazione di questi dati alla situazione clinica, non si può escludere la possibilità che l’uso regolare, a lungo termine di ibuprofene possa ridurre l’effetto cardioprotettivo dell’acido acetilsalicilico a basse dosi. Nessun effetto clinico rilevante è considerato probabile in seguito a un uso occasionale di ibuprofene (vedere par. 4.5).


Buscofen: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Buscofen, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Buscofen

Ibuprofene viene assorbito quasi completamente dal tratto gastro-intestinale a seguito della somministrazione orale.

Le massime concentrazioni plasmatiche di 8,3 µg/ml (32,4% CV) per R-ibuprofene e 8,0 µg/ml (26,1% CV) per S-ibuprofene sono state osservate entro 1,1 ora dalla somministrazione orale di ibuprofene.

La farmacocinetica di ibuprofene non è modificata dalla concomitante somministrazione di antiacidi.

Ibuprofene si lega in maniera massiva alle proteine plasmatiche (> 98%) umane e alla albumina purificata alle concentrazioni terapeutiche.

Il volume di distribuzione a seguito di una singola somministrazione orale è di 0,1-0,2 L/kg. Ibuprofene è soggetto ad una significativa inversione enantiomerica unidirezionale da R-ibuprofene a S-ibuprofene nell’uomo.

Un’ulteriore via metabolica di ibuprofene è la coniugazione con acido glucuronico. Tutti i metaboliti identificati sono farmacodinamicamente inattivi.

A seguito della somministrazione orale di ibuprofene, 70-90% della dose è recuperata nelle urine come miscela di forme coniugate e non-coniugate dei metaboliti di ibuprofene, solo una minima quantità di farmaco è escreto immodificato.

L’emivita media di eliminazione è di circa 2 ore, la clearance plasmatica è di circa 0,05 L/h/kg. Ibuprofene dimostra una relazione non lineare tra la dose e la farmacocinetica totale dovuta alla saturazione del legame alle proteine nel range di dosaggio di 250-1200 mg.

Comunque, l’AUC dell’ibuprofene plasmatico non legato aumenta in proporzione diretta alla dose somministrata.

In pazienti con insufficienza renale cronica in emodialisi, le concentrazioni di ibuprofene sierico sono più basse, il volume di distribuzione come anche la clearance orale sono più alte rispetto che nei soggetti sani. Il legame proteico è ridotto.

I pazienti con cirrosi epatica mostrano emivite più lunghe ed una significativa maggiore AUC rispetto alle persone sane.

Bambini con fibrosi cistica mostrano una diminuzione delle concentrazioni massime plasmatiche e della AUC.

La clearance totale ed il volume di distribuzione sono maggiori rispetto ad individui sani, mentre l’emivita di eliminazione come anche il tempo di picco delle concentrazioni plasmatiche non è significativamente diversa.

Gli anziani (> 60 anni) hanno dimostrato una clearance significativamente più bassa rispetto alle persone più giovani. Nelle donne non ci sono differenze nella farmacocinetica tra giovani ed anziani. Un altro studio non ha mostrato alcuna differenza nei parametri farmacocinetici tra maschi giovani e anziani.

La farmacocinetica di ibuprofene non è influenzata nei bambini che hanno ricevuto dosi tra 5 e 10 mg/kg o in bambini di età tra 3 e 10 anni.

Non si sono generalmente osservate differenze correlate all’età nell’assorbimento o nella emivita terminale di ibuprofene. Comunque i bambini minori di 2,5 anni hanno mostrato una clearance più alta paragonata a quella di bambini più grandi, questo è da correlarsi primariamente all’aumentato volume di distribuzione.

Una correlazione positiva tra le concentrazioni sieriche di ibuprofene e l’effetto analgesico può essere dimostrata da 1 a 3 ore dopo la somministrazione. Questo suggerisce che maggiori livelli plasmatici portano ad una aumentata analgesia.

La biodisponibilità delle compresse e delle capsule molli è circa equivalente a quella di una soluzione acquosa.


Buscofen: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Buscofen agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Buscofen è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Buscofen: dati sulla sicurezza

Studi di tossicità a dose singola negli animali non hanno rivelato alcuna evidenza di sensibilità significativa a ibuprofene per via orale.

I dati di tossicità a dose singola (DL50-valori) dell’ibuprofene sono:

nel topo: 320 mg/kg intraperitoneo

740 mg/kg orale

nel ratto: 636 mg/kg orale

626 mg/kg intraperitoneo

La tossicità cronica e subcronica di ibuprofene si è manifestata negli animali con lesioni ed ulcere nel tratto gastro-intestinale.

La dose soglia per ibuprofene per ulcere era di 300 mg/kg/giorno nel topo (studio a 13 settimane) e di 180 mg/kg/giorno nel ratto (studio a 26 settimane).

La somministrazione orale di dose elevate di 540 mg/kg/giorno ha indotto moderate lesioni al rene e ulcere intestinali con peritonite.

La dose soglia per ulcere nei cani è 8 mg/kg/giorno.

Erosione ed ulcere del piloro e dell’antro sono state osservate post-mortem nei cani alla dose orale di 8 mg/kg e di 16 mg/kg al giorno per 30 giorni in assenza di sintomi clinici di tossicità. Queste reazioni sono attribuite alla azione sistemica di ibuprofene.

La maggiore sensibilità del cane può essere spiegata dalla concentrazione plasmatica più alta e più prolungata in questa specie.

Nel test di Ames e nel “sister-cromatid exchange test” l’ibuprofene non ha mostrato attività mutagena.

Non è stato trovato potenziale carcinogenico nel topo trattato oralmente con 300 mg/kg/giorno di ibuprofene per 42 settimane, seguito poi da una riduzione della dose a 100 mg/kg/giorno dalla settimana 42 alla 80. Inoltre, non è stato riscontrato potenziale carcinogenico nei ratti trattati con 180 mg/kg/giorno per 56 settimane, seguito poi dalla somministrazione di 60 mg/kg/giorno per i rimanenti 2 anni di osservazione.

La somministrazione di dosi ulcerogeniche di ibuprofene a ratti e conigli non ha indotto tossicità embrio-fetale e non ha mostrato attività teratogenica. È stato dimostrato in entrambe le specie che ibuprofene attraversa la barriera placentare. I ratti in gravidanza erano più sensibili agli effetti ulcerogenici di ibuprofene con una dose soglia di 20 mg/kg.

Non vi sono ulteriori informazioni su dati preclinici oltre a quelle già riportate in altre parti di questo riassunto delle caratteristiche del prodotto (vedere paragrafo 4.6).


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Buscofen: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Buscofen

Buscofen: interazioni

L’ibuprofene (come altri FANS) deve essere utilizzato con cautela in associazione con:

corticosteroidi: aumento del rischio di ulcerazione o emorragia gastrointestinale (vedere par. 4.4);

anticoagulanti: i FANS possono aumentare gli effetti degli anticoagulanti come il warfarin (vedere paragrafo 4.4). È opportuno monitorare i pazienti in trattamento con cumarinici;

acido acetilsalicilico e altri FANS: queste sostanze possono far aumentare il rischio di reazioni avverse a carico del tratto gastrointestinale (vedere paragrafo 4.4).

La somministrazione concomitante di ibuprofene e acido acetilsalicilico non è generalmente raccomandata a causa del potenziale aumento di effetti indesiderati.

Dati sperimentali suggeriscono che l’ibuprofene può inibire competitivamente l’effetto dell’acido acetilsalicilico a basse dosi sull’aggregazione piastrinica quando i due farmaci vengono somministrati contemporaneamente. Sebbene vi siano incertezze riguardanti l’estrapolazione di questi dati alla situazione clinica, non si può escludere la possibilità che l’uso regolare, a lungo termine di ibuprofene possa ridurre l’effetto cardioprotettivo dell’acido acetilsalicilico a basse dosi. Nessun effetto clinico rilevante è considerato probabile in seguito a un uso occasionale di ibuprofene (vedere paragrafo 5.1). È comunque opportuno non associare ibuprofene con aspirina o altri FANS;

agenti antiaggreganti e inibitori selettivi del reuptake della serotonina (SSRIs): aumento del rischio di emorragia gastrointestinale (vedere par. 4.4);

diuretici, ACE inibitori e antagonisti dell’angiotensina II:

i FANS possono ridurre l’effetto dei diuretici e di altri farmaci antiipertensivi. I diuretici possono anche aumentare il rischio di nefrotossicità associata ai FANS.

In alcuni pazienti con funzione renale compromessa (per esempio pazienti disidratati o anziani) la co-somministrazione di un ACE inibitore o di un antagonista dell’angiotensina II e di agenti che inibiscono il sistema della ciclo-ossigenasi può portare ad un ulteriore deterioramento della funzione renale, che comprende una possibile insufficienza renale acuta, generalmente reversibile. Queste interazioni devono essere considerate in pazienti che assumono Buscofen in concomitanza con ACE inibitori o antagonisti dell’angiotensina II. Quindi, tale combinazione deve essere somministrata con cautela, specialmente nei pazienti anziani.

I pazienti devono essere adeguatamente idratati e deve essere preso in considerazione il monitoraggio della funzione renale dopo l’inizio della terapia concomitante e, periodicamente, da allora in poi;

litio: la somministrazione contemporanea di litio e FANS provoca aumento dei livelli di litio nel sangue per ridotta eliminazione, con possibilità di raggiungimento della soglia tossica. Qualora tale associazione sia necessaria, monitorare la litiemia allo scopo di adattare la posologia del litio durante il trattamento contemporaneo con ibuprofene.

metotrexato:

i FANS possono inibire la secrezione tubulare di metotrexato e ridurne la clearance con conseguente aumento del rischio di tossicità;

aminoglicosidi:

i FANS possono diminuire l’escrezione degli aminoglicosidi;

glicosidi cardiaci:

i FANS possono esacerbare lo scompenso cardiaco, ridurre il tasso della filtrazione glomerulare e aumentare i livelli plasmatici dei glicosidi cardiaci;

fenitoina:

i FANS possono comportare un aumento delle concentrazioni plasmatiche della fenitoina;

colestiramina: la concomitante somministrazione di ibuprofene e colestiramina può ridurre l’assorbimento dell’ibuprofene a livello del tratto gastrointestinale. Comunque la rilevanza clinica di tale interazione non è nota;

ciclosporine:

aumentano rischio di nefrotossicità con i FANS.

inibitori della COX-2 e altri FANS:

l’uso concomitante con altri FANS, inclusi gli inibitori selettivi della cicloossigenasi-2, deve essere evitato per potenziale effetto additivo (vedere par. 4.4);

estratti vegetali:

Ginkgo Biloba può aumentare il rischio di sanguinamento in associazione a FANS;

mifepristone:

a causa delle proprietà antiprostaglandiniche dei FANS, può teoricamente determinarsi una diminuizione nell’efficacia del medicinale. L’evidenza limitata suggerisce che la co-somministrazione di FANS nel giorno di somministrazione delle prostaglandine non influenza negativamente gli effetti del mifepristone o della prostaglandina sulla maturazione cervicale o sulla contrattilità uterina e non riduce l’efficacia clinica del medicinale sull’interruzione di gravidanza;

antibiotici chinolonici:

dati su animali indicano che i FANS possono aumentare il rischio di convulsioni associato con antibiotici chinolonici. I pazienti che prendono FANS e chinoloni possono avere un aumentato rischio di sviluppare convulsioni;

solfaniluree:

i FANS possono aumentare l’effetto delle solfaniluree. Sono stati segnalati rari casi di ipoglicemia in pazienti in trattamento con solfaniluree che assumevano ibuprofene;

tacrolimus:

possibile aumento del rischio di nefrotossicità quando i FANS vengono somministrati con tacrolimus;

zidovudina:

aumento del rischio di tossicità ematica in caso di co-somministrazione con FANS. C’è evidenza di un aumento del rischio di emartrosi e di ematoma in pazienti emofiliaci affetti da HIV in contemporaneo trattamento con zidovudina ed altri FANS.

ritonavir:

è possibile un aumento della concentrazione dei FANS;

probenecid: rallenta l’escrezione dei FANS con possibile aumento delle loro concentrazioni plasmatiche;

sulfinpirazone:

può ritardare l’escrezione di ibuprofene;


Buscofen: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Buscofen: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

In seguito all’assunzione di ibuprofene è possibile la comparsa di effetti indesiderati come capogiro, sonnolenza, affaticamento e disturbi della vista. Ciò deve essere preso in considerazione quando si richiede una maggiore vigilanza come ad esempio quando si guida una macchina o si usano macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco