Alendronato Ranbaxy cp 10 mg: Scheda Tecnica

Alendronato Ranbaxy cp 10 mg

Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto

Alendronato Ranbaxy cp 10 mg: ultimo aggiornamento pagina: 09/02/2018 (Fonte: A.I.FA.)

01.0 Denominazione del medicinale

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ALENDRONATO RANBAXY ITALIA 10 MG COMPRESSE

02.0 Composizione qualitativa e quantitativa

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Ogni compressa contiene 10 mg di acido alendronico (equivalenti a 10,884 mg di alendronato sodico).

Per l’elenco completo degli eccipienti vedere paragrafo 6.1

03.0 Forma farmaceutica

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Compressa.

Compresse bianco-biancastre, a forma di capsula, con inciso "A3" su di un lato ed una profonda linea di frattura sull’altro.

04.0 INFORMAZIONI CLINICHE

04.1 Indicazioni terapeutiche

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• Trattamento dell’osteoporosi post-menopausa. L’acido alendronico riduce il rischio di fratture delle vertebre e dell’anca.

• Trattamento dell’osteoporosi nell’uomo a rischio di fratture. E’ stata dimostrata una riduzione delle fratture vertebrali ma non di quelle non vertebrali.

• Profilassi dell’osteoporosi indotta da glucocorticoidi.

04.2 Posologia e modo di somministrazione

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Per uso orale.

Trattamento dell’osteoporosi in donne in postmenopausa

La dose raccomandata è di 10 mg/die.

Trattamento dell’osteoporosi nell’uomo

La dose raccomandata è di 10 mg/die.

Profilassi dell’osteoporosi indotta da glucocorticoidi

Nelle donne in postmenopausa non trattate con estrogeni, la dose raccomandata è di una compressa da 10 mg al giorno.

Per consentire un adeguato assorbimento dell’acido alendronico

L’acido alendronico deve essere assunto almeno 30 minuti prima della prima assunzione di cibo, bevanda o medicinale della giornata,solo con acqua del rubinetto perché altre bevande (inclusa l’acqua minerale), il cibo ed altri medicinali possono ridurre l’assorbimento dell’acido alendronico (vedere paragrafo 4.5).

Per facilitare il trasporto nello stomaco e ridurre il rischio potenziale di irritazione locale e dell’esofago/effetti collaterali (vedere paragrafo 4.4):

L’acido alendronico deve essere assunto solo ingoiandolo con un bicchiere pieno d’acqua del rubinetto (non meno di 200 ml), al mattino al risveglio

• I pazienti non devono masticare o far sciogliere in bocca le compresse a causa del rischio di ulcerazioni oro-faringee.

• I pazienti non devono distendersi fino a quando non hanno consumato il primo pasto della giornata, il che dovrebbe avvenire almeno mezz’ora dopo l’assunzione della compressa.

• I pazienti non devono distendersi per almeno 30 minuti dopo aver preso l’acido alendronico.

• L’acido alendronico non deve essere assunto prima di coricarsi o prima di alzarsi dal letto.

I pazienti devono assumere supplementi di calcio e vitamina D se l’assunzione con la dieta è inadeguata (vedere paragrafo 4.4).

Uso negli anziani

Negli studi clinici non sono emerse differenze dovute all’età nell’efficacia e nel profilo di sicurezza dell’acido alendronico. Pertanto, non è richiesto un aggiustamento della dose nei pazienti anziani.

Uso nella compromissione renale

L’aggiustamento del dosaggio non è richiesta in pazienti con GFR >35 ml/min.

A causa della mancanza di esperienza, l’acido alendronico non è raccomandato in pazienti con insufficienza renale dove la GFR <35 ml/min.

Uso nella compromissione epatica

Sulla base dei dati di farmacocinetica finora noti, non è necessario un aggiustamento della dose nei pazienti con compromissione epatica.

Uso nei bambini

L’acido alendronico non è stato studiato nei bambini e non deve essere loro somministrato.

04.3 Controindicazioni

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• Anomalie dell’esofago o altri fattori che ne riducono lo svuotamento, ad es.: stenosi o acalasia.

• Impossibilità a stare in piedi o seduti in posizione eretta per almeno 30 minuti.

• Ipersensibilità all’acido alendronico o ad uno o più dei suoi eccipienti.

• Ipocalcemia.

• Vedere anche paragrafo 4.4.

04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso

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L’acido alendronico può causare irritazione locale delle membrane mucose della parte superiore del tratto gastrointestinale. Poiché vi è il rischio potenziale di un peggioramento della malattia concomitante si deve usare cautela quando si somministra l’acido alendronico a pazienti con malattie attive del tratto gastrointestinale superiore, come disfagia, malattie esofagee, gastrite, duodenite, ulcere, o con anamnesi recente (entro l’anno precedente) di importanti malattie gastrointestinali, come ulcera peptica e sanguinamento gastro-intestinale attivo.

Reazioni esofagee (a volte gravi da richiedere l’ospedalizzazione), quali esofagite, ulcera ed erosione esofagea, raramente seguite da stenosi esofagea, sono state riportate in pazienti trattati con acido alendronico. Di conseguenza il medico deve stare attento ad ogni segno o sintomo indicativo di possibili effetti collaterali esofagei. I pazienti devono essere istruiti a sospendere il trattamento con acido alendronico e consultare il medico se presentano sintomi di irritazione esofagea, quali disfagia, dolore alla deglutizione o dolore retrosternale, comparsa o peggioramento di pirosi gastrica.

Il rischio di gravi effetti collaterali all’esofago sembra maggiore nei pazienti che non assumono l’ acido alendronico come prescritto e/o che continuano ad assumerlo dopo aver sviluppato sintomi di irritazione all’esofago. E’ estremamente importante che i pazienti ricevano e capiscano completamente le informazioni sul dosaggio (vedere paragrafo 4.2). I pazienti devono essere informati che il rischio di problemi all’esofago aumenta se essi non seguono queste istruzioni.

In ampi studi clinici non è stato osservato un aumento del rischio, ma sono stati riportati rari casi (post-marketing) di ulcera gastrica e del duodeno, alcuni dei quali gravi e con complicazioni. Tuttavia, una correlazione causale non può essere esclusa.

L’acido alendronico non è raccomandato in pazienti con compromissione renale con GFR <35 ml/min (vedere paragrafo 4.2).

Devono essere considerate le cause di osteoporosi diverse dalla deficienza di estrogeni e dall’età.

L’ipocalcemia deve essere corretta prima di iniziare la terapia con acido alendronico (vedere paragrafo 4.3).

Altri disturbi del metabolismo minerale (es. deficit della vitamina D e ipoparatiroidismo) devono pure essere trattati efficacemente. In pazienti con tali disturbi il calcio sierico ed i sintomi di ipocalcemia devono essere monitorati durante il trattamento con acido alendronico.

A causa del positivo effetto dell’acido alendronico sulla mineralizzazione ossea, possono comparire riduzioni del calcio e del fosforo sierici. Queste sono solitamente piccole ed asintomatiche. Tuttavia, vi sono state segnalazioni di ipocalcemia sintomatica che occasionalmente sono state gravi e spesso sono comparse in pazienti che presentavano condizioni predisponenti (ad es. ipoparatiroidismo, deficienza della vitamina D o malassorbimento del calcio). Di conseguenza è particolarmente importante

assicurare un sufficiente apporto di calcio e vitamina D ai pazienti che ricevono glucocorticoidi.

Osteonecrosi della mascella, in genere associata con estrazioni dentarie e/o infezioni locali (inclusa l’osteomielite), è stata riportata in pazienti con cancro che ricevevano regimi terapeutici comprendenti, principalmente, somministrazione endovenosa di bifosfonati. Molti di questi pazienti ricevevano anche chemioterapia e corticosteroidi. L’osteonecrosi della mascella è stata riportata anche in pazienti con osteoporosi trattati con bifosfonati orali.

Un esame dentale con appropriati interventi di odontoiatria conservativa, deve essere preso in considerazione prima del trattamento con bifosfonati nei pazienti con fattori di rischio concomitanti (ad es. cancro, chemioterapia, radioterapia, corticosteroidi, scarsa igiene orale).

Durante il trattamento, questi pazienti devono evitare, se possibile, procedure dentali invasive. Nei pazienti che sviluppano osteonecrosi della mascella durante la terapia con bifosfonati, la chirurgia dentale può acutizzare tale condizione. Per i pazienti che richiedono procedure dentali non vi sono dati disponibili per suggerire se la sospensione del trattamento con bifosfonati riduce il rischio di osteonecrosi della mascella.

Il giudizio clinico del medico curante deve guidare il piano terapeutico di ogni paziente, basandosi sulla valutazione individuale del beneficio/rischio.

Dolore osseo, articolare e/o muscolare è stato riportato in pazienti trattati con bifosfonati. Nell’esperienza di post-marketing, questi sintomi raramente sono stati gravi e/o invalidanti (vedere paragrafo 4.8). Il tempo di insorgenza dei sintomi varia da un giorno a diversi mesi dopo l’inizio del trattamento. Nella maggior parte dei pazienti i sintomi regrediscono dopo la sospensione. Una porzione di questi pazienti ha ripresentato i sintomi alla ripresa dello stesso farmaco o con altri bifosfonati.

04.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione

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In caso di somministrazione concomitante è probabile che cibo e bevande (inclusa l’acqua minerale), supplementi di calcio, antiacidi ed alcuni medicinali somministrati per via orale, possano interferire con l’assorbimento dell’acido alendronico. Pertanto, i pazienti devono attendere almeno mezz’ora dopo l’assunzione di acido alendronico prima di prendere altri medicinali orali (vedere paragrafi 4.2 e 5.2).

Non vi sono indicazioni di altre interazioni clinicamente significative sulla base di effetti sul legame delle proteine, sull’escrezione renale o il metabolismo di altri medicinali (vedere paragrafo 5.2). Inoltre, nella sperimentazione clinica non sono state osservate interazioni nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi con acido alendronico in uomini, in donne in menopausa ed in utilizzatori di glucocorticoidi.

04.6 Gravidanza e allattamento

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Uso durante la gravidanza

Non si dispone di dati adeguati sull’uso di acido alendronico in donne in gravidanza.

Studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti sulla gravidanza, sullo sviluppo embrionale/fetale o sullo sviluppo post-natale. L’acido alendronico somministrato a ratti gravidi ha causato distocia correlata ad ipocalcemia (vedere paragrafo 5.3).

In considerazione della sua indicazione, l’acido alendronico non deve essere usato in gravidanza.

Uso durante l’allattamento

Si ignora se l’acido alendronico venga escreto nel latte materno. In considerazione della sua indicazione, l’acido alendronico non deve essere usato da donne che allattano.

04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari

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Non ci sono dati che suggeriscano che Alendronato Ranbaxy Italia abbia effetti sulla capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.

04.8 Effetti indesiderati

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L’acido alendronico è stato studiato in nove studi clinici principali. Negli studi durati fino a 5 anni, gli effetti collaterali, che in genere sono stati di modesta entità, non hanno richiesto la sospensione del trattamento. In due studi a tre anni in donne in menopausa con pressappoco lo stesso disegno, il profilo di sicurezza dell’acido alendronico 10 mg è risultato simile a quello del gruppo trattato con placebo. Dati di sicurezza a due anni sono disponibili sia in uomini con osteoporosi ed in uomini e donne con osteoporosi indotta da glucocorticoidi.

Le seguenti reazioni avverse sono state riportate in studi clinici e/o dopo la commercializzazione:

(Comuni (≥1/100, <1/10, Non comuni (≥1/1000, <1/100), Rare (≥1/10.000, <1/1.000), Molto rare (<1/10.000, incluse reazioni isolate)

Disturbi del sistema immunitario

Rari: reazioni da ipersensibilità incluse orticaria ed angioedema.

Disturbi del metabolismo e della nutrizione

Rari: ipocalcemia sintomatica, spesso in associazione con condizioni predisponenti (vedere paragrafo 4.4).

Patologie del sistema nervoso

Comuni: cefalea.

Patologie dell’occhio

Rari: uveite, sclerite, episclerite.

Patologie gastrointestinali

Comuni: dolore addominale, dispepsia, stitichezza, diarrea, flatulenza, ulcera esofagea*, disfagia*, distensione addominale, rigurgito acido.

Non comuni: nausea, vomito, gastrite, esofagite*, erosioni esofagee*, melena.

Rari: stenosi esofagea*, ulcere oro-faringee*, sintomi del tratto gastrointestinale superiore (perforazione, ulcere, emorragia) (vedere paragrafo 4.4).

* vedere paragrafi 4.2 e 4.4

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

Non comuni: rash, prurito, eritema.

Rari: rash con fotosensibilità.

Molto rari e casi isolati: casi isolati di gravi reazioni allergiche incluse la sindrome di Stevens Johnson e la necrolisi epidermica tossica.

Patologie muscolo-scheletriche, del tessuto connettivo e delle ossa

Comuni: dolore muscolo-scheletrici (ossa, muscoli o articolazioni).

Rari: osteonecrosi della mascella è stata riportata in pazienti trattati con bifosfonati. La maggior parte delle segnalazioni si riferisce a pazienti con cancro, ma tali casi sono stati riportati anche in pazienti trattati per l’osteoporosi. In genere l’osteonecrosi della mascella è associata con estrazioni dentarie e/o con infezioni locali (inclusa l’osteomielite). Le diagnosi di cancro, la chemioterapia, la radioterapia, l’uso di corticosteroidi e la scarsa igiene orale, sono considerati come fattori di rischio.

Grave dolore muscolo-scheletrico (ossa, muscoli o articolazioni) (vedere paragrafo 4.4).

Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione

Rari: sintomi transitori come in una fase di risposta acuta (mialgia, malessere e raramente febbre) solitamente all’inizio della terapia.

Esami di laboratorio

Negli studi clinici una riduzione asintomatica, lieve e transitoria del calcio e del fosfato sierici è stata riportata in circa il 18 e 10% rispettivamente dei pazienti che assumevano acido alendronico 10 mg/die rispetto al 12% e 3% circa dei pazienti che prendevano placebo. Tuttavia, l’incidenza della riduzione del calcio sierico a < 8,0 mg/dl (2,0 mmol/l) e del fosfato sierico a ≤ 2,0 mg/dl (0,65 mmol/l) è risultata simile in entrambi i gruppi.

04.9 Sovradosaggio

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Il sovradosaggio può causare ipocalcemia, ipofosfatemia ed effetti collaterali del tratto gastrointestinale superiore come disturbi gastrici, pirosi gastrica, esofagite, gastrite o ulcera.

Non vi sono specifiche informazioni sul trattamento del sovradosaggio da acido alendronico. Latte o antiacidi devono essere ingeriti per legare l’acido alendronico. A causa del rischio di irritazione esofagea, non deve essere indotto il vomito ed il paziente deve rimanere in posizione completamente eretta.

05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE

05.1 Proprietà farmacodinamiche

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Categoria farmacoterapeutica: farmaci che agiscono sulla struttura ossea e sulla mineralizzazione, bifosfonati.

Codice ATC: M05BA04.

L’ingrediente attivo dell’acido alendronico è un bifosfonato che inibisce il riassorbimento osteoclastico dell’osso senza alcun effetto diretto sulla formazione dell’osso.

Studi preclinici hanno dimostrato una localizzazione preferenziale dell’acido alendronico nei siti con riassorbimento attivo. L’attività degli osteoclasti viene inibita, ma il reclutamento ed il legame degli osteoclasti non vengono influenzati. La qualità dell’osso formatosi durante il trattamento con acido alendronico è normale.

La dose più bassa di acido alendronico che ha alterato la mineralizzazione ossea nel ratto (portando all’osteomalacia) è stata di 6000 volte quella necessaria ad inibire il riassorbimento. E’ molto improbabile che alle dosi terapeutiche, l’acido alendronico induca osteomalacia.

Osteoporosi in donne in postmenopausa

L’osteoporosi è caratterizzata da una bassa densità ossea con la conseguenza di un aumentato rischio di fratture, di solito delle vertebre, dell’anca e del polso. Essa compare nelle donne ma anche nell’uomo. Compare principalmente nelle donne, dopo la menopausa, quando il metabolismo osseo aumenta e la velocità del riassorbimento osseo è più elevata di quella di formazione dell’osso, causando una perdita della massa ossea.

Il trattamento a lungo termine dell’osteoporosi con acido alendronico 10 mg/die (fino a 5 anni) diminuisce l’escrezione nelle urine dei marker dell’assorbimento osseo: desossipiridinolin e N-telopeptide cross-legato del collagene di tipo I rispettivamente di circa il 50% e 70% ai livelli osservati in donne sane non in menopausa. Diminuzioni simili sono state osservate in pazienti trattati con 5 mg/die di acido alendronico in studi nella prevenzione dell’osteoporosi. La riduzione della velocità del riassorbimento osseo, provata da queste misurazioni, era già presente dopo un mese ed ha raggiunto un livello stazionario dopo 3 mesi che è stato mantenuto per tutta la durata del trattamento con acido alendronico. In studi nel trattamento dell’osteoporosi con acido alendronico 10 mg/die, i marker della formazione ossea, osteocalcina e fosfatasi alcalina osteo-specifica vennero ridotte del 50% e la fosfatasi alcalina sierica totale di circa il 25-30% dopo 6-12 mesi dal raggiungimento del livello stazionario.

Durante gli studi nella prevenzione dell’osteoporosi, 5 mg/die di acido alendronico hanno ridotto l’osteocalcina e la fosfatasi alcalina totale rispettivamente di circa il 40 ed il 15%.

Trattamento

Effetto sulla densità minerale ossea

Gli effetti dell’acido alendronico sulla massa ossea e sull’incidenza delle fratture in donne in postmenopausa sono stati esaminati in due studi iniziali di efficacia con identico disegno (n = 994) ed anche nel Fracture Intervention Trial (FIT: n = 6.459).

Negli studi iniziali di efficacia, l’aumento medio della densità minerale ossea (DMO) dopo 3 anni di terapia con acido alendronico 10 mg/die rispetto al placebo è stato dell’8,8%, 5,9% e 7,8% rispettivamente per la colonna lombare, il collo del femore ed il trocantere. La DMO totale è pure aumentata significativamente.

Nel prolungamento di 2 anni di questi studi, la DMO della colonna lombare e del trocantere ha continuato ad aumentare (aumento addizionale assoluto tra 3 e 5 anni: colonna lombare 0,94%, trocantere 0,88%). e la DMO del collo del femore e del corpo in toto si è mantenuta stabile.

L’acido alendronico negli anziani (> 65 anni) è efficace come nei pazienti più giovani (< 65 anni).

Quando la terapia con acido alendronico viene sospesa, il metabolismo osseo gradualmente ritorna al livello precedente al trattamento e la DMO non aumenta più; tuttavia, non si osserva un aumentata perdita ossea. Da questi dati si può concludere che la somministrazione cronica giornaliera di acido alendronico è necessaria per indurre un aumento progressivo della massa ossea (come osservato negli studi clinici per un periodo di 3 anni).

Effetti sull’incidenza delle fratture

I citati studi a 3 anni, in donne in menopausa con osteoporosi, hanno mostrato una riduzione statisticamente significativa e clinicamente rilevante del 48% (acido alendronico 3,2% vs. placebo 6,2%) dei pazienti con una o più fratture della colonna rispetto a quelli trattati con placebo. Nei pazienti con fratture della colonna, quelli trattati con acido alendronico hanno mostrato minor perdita in lunghezza (5,9 mm vs. 23,3 mm) perché la quantità e la gravità delle fratture era diminuita.

Inoltre l’analisi dei dati cumulativi per dosaggi > 2,5 mg di 5 studi di 2 o 3 anni, ha mostrato una riduzione del 29% delle fratture non vertebrali (acido alendronico 9,0% vs. placebo 12,6%).

Il Fracture Intervention Trial (FIT) era costituito da 2 studi controllati verso placebo con acido alendronico somministrato giornalmente (5 mg/die per 2 anni e 10 mg/die per uno o due anni addizionali):

FIT 1: studio di 3 anni su 2.027 pazienti con almeno una frattura vertebrale (da compressione) al basale. In questo studio l’acido alendronico somministrato quotidianamente ha ridotto l’incidenza di almeno una nuova frattura vertebrale (acido alendronico 7,9% versus placebo 15,0%, riduzione del 47%.). Inoltre è stata trovata una riduzione statisticamente significativa dell’incidenza delle fratture dell’anca (1,1% vs. 2.2%, riduzione del 51%).

FIT 2: studio di 4 anni in 4.432 pazienti con ridotta massa ossea ma senza fratture vertebrali al basale. In questo studio è stata osservata una differenza significativa nell’analisi dei sottogruppi di donne con osteoporosi (37% della popolazione globale che corrisponde con la precedente definizione di osteoporosi) nell’incidenza delle fratture dell’anca (acido alendronico 1,0% vs. placebo 2,2% con una riduzione del 56%)

e nell’incidenza di almeno una frattura vertebrale (2,9% vs. 5,8%, con una riduzione del 50%).

Istologia dell’osso

Da uno studio istologico dell’osso in pazienti in postmenopausa con osteoporosi, risulta chiaro che l’osso formatosi durante la terapia con acido alendronico è di qualità normale.

Trattamento dell’osteoporosi nell’uomo

Benché l’osteoporosi nell’uomo compaia meno spesso che nelle donne in postmenopausa, una parte consistente delle fratture osteoporotiche compare nell’uomo. La prevalenza delle malformazioni vertebrali sembra essere uguale nell’uomo e nella donna. Due anni di trattamento con 10 mg/die di acido alendronico in uomini affetti da osteoporosi, ha ridotto l’escrezione nelle urine dell’N-telopeptide cross-legato del collagene di tipo I di circa il 60% e la fosfatasi alcalina specifica dell’osso di circa il 40%.

L’efficacia di 10 mg di acido alendronico una volta al giorno negli uomini (fra 31 e 87 anni di età, media, 63) con osteoporosi è stata dimostrata in uno studio di due anni. A due anni, gli incrementi medi della DMO rispetto al placebo negli uomini trattati con acido alendronico 10 mg al giorno, sono stati: colonna lombare, 5,3%; collo del femore, 2,6%; trocantere 3,1% e organismo in toto 1,6% (p<0,001 per ciascun confronto). L’acido alendronico è stato efficace indipendentemente dall’età, dalla razza, dalla funzionalità delle gonadi, dalla velocità di ricambio del tessuto osseo al basale, o valore di DMO basale. In accordo con gli studi molto più allargati condotti nelle donne in postmenopausa, in questi uomini l’acido alendronico 10 mg al giorno, ha ridotto l’incidenza di nuove fratture vertebrali (accertate con radiografia quantitativa) nei confronti del placebo (0,8% o 7,1%, p=0,017) e, di conseguenza, ha anche diminuito la riduzione dell’altezza (-0,6 o -2,4 mm, p=0,022).

Osteoporosi indotta dai glucocorticoidi

L’uso prolungato dei glucocorticoidi è spesso associato allo sviluppo dell’osteoporosi che può causare fratture (particolarmente vertebrali, dell’anca e delle costole). Si verifica sia negli uomini che nelle donne di tutte le età. Pazienti a rischio elevato possono essere definiti quelli trattati con almeno 7,5 mg di prednisone (o equivalenti) per almeno 3 mesi. L’osteoporosi può comparire come risultato di una inibizione della formazione dell’osso e di un aumentato riassorbimento dell’osso che portano ad una perdita netta dell’osso. L’acido alendronico riduce il riassorbimento osseo senza inibirne direttamente la formazione.

In uno studio clinico della durata di un anno, l’acido alendronico 5 mg o 10 mg/die, ha ridotto la quantità di N-telopeptide cross-legato del collagene di tipo I (come indicatore del riassorbimento osseo) di circa il 60% e la fosfatasi alcalina specifica dell’osso e la fosfatasi alcalina sierica totale rispettivamente del 25-30% e del 12-15%. Come risultato dell’inibizione del riassorbimento osseo, l’acido alendronico 5 mg e 10 mg/die hanno mostrato una riduzione asintomatica del calcio sierico (circa l’1%) e della fosfatasi (circa il 2-7%).

L’efficacia di acido alendronico 5 mg e 10 mg/die in uomini e donne che usavano glucorticoidii (almeno 7,5 mg/die di prednisone o equivalenti) è stata dimostrata ad un anno, in due studi con disegno quasi identico.

I pazienti ricevevano calcio e supplementi di vitamina D. Dopo un anno dai risultati combinati degli studi, l’aumento medio della DMO nei pazienti trattati con alendronato 5 mg/die rispetto al placebo, è stato di: colonna lombare 2,41%, collo del femore 2,19% e trocantere 1,65%. Questi aumenti erano significativi per ognuna delle localizzazioni. La DMO dell’organismo in toto con acido alendronico 5 mg/die è risultata la stessa, dimostrando che l’aumento della DMO della colonna e dell’anca non è avvenuto a spese di altre parti dello scheletro.

L’aumento della DMO con acido alendronico 10 mg/die è stato simile in tutti i pazienti rispetto all’acido alendronico 5 mg/die eccetto che per le donne in postmenopausa non trattate con estrogeni. In queste pazienti, l’aumento rispetto al placebo, con acido alendronico 10 mg/die è stato maggiore di quello con acido alendronico 5 mg/die nella colonna lombare (4,11% vs. 1,56%) e nel trocantere (2,84% vs. 1,67%) ma non per le altre localizzazioni. L’acido alendronico è risultato efficace indipendentemente dalla dose o dal periodo di uso dei glucocorticoidi. Inoltre, l’acido alendronico è stato efficace indipendentemente dall’età (<65 vs. >65), razza (bianca vs. altre razze), sesso, DMO al basale, metabolismo osseo all’ammissione ed utilizzo degli altri farmaci più usati.

I 49 pazienti che hanno ricevuto acido alendronico a dosi fino a 10 mg/die ed in cui è stata eseguita una biopsia dopo un anno, hanno mostrato una normale istologia dell’osso.

05.2 Proprietà farmacocinetiche

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Assorbimento

Rispetto ad una dose endovenosa di riferimento, la biodisponibilità orale media dell’ acido alendronico nelle donne è stata dello 0,64% per dosi da 5 a 70 mg somministrati dopo una notte a digiuno e 2 ore prima di una colazione standard.

Similmente la biodisponibilità si è ridotta ad un valore stimato del 0,46% e del 0,39% quando l’acido alendronico è stato somministrato un’ora o mezz’ora prima di una colazione standard.

Negli studi sull’osteoporosi, l’acido alendronico è risultato efficace quando somministrato almeno 30 minuti prima del primo alimento o bevanda della giornata.

La biodisponibilità è risultata trascurabile quando l’acido alendronico è stato assunto assieme una colazione standard o fino a 2 ore dopo. La somministrazione concomitante di acido alendronico con caffè ed il succo d’arancia hanno ridotto la biodisponibilità di circa il 60%.

In volontari sani il prednisone orale (20 mg tre volte al giorno per 5 giorni) non ha modificato significativamente la biodisponibilità dell’acido alendronico (aumento medio dal 20% al 44%).

Distribuzione

Studi nel ratto hanno mostrato che l’acido alendronico si distribuisce temporaneamente nei tessuti molli dopo somministrazione endovenosa di 1 mg/kg, ma poi viene rapidamente ridistribuito nelle ossa o escreto nelle urine. Il volume medio di

distribuzione allo "steady state", escludendo le ossa, è di almeno 28 litri nell’uomo. Le concentrazioni plasmatiche del farmaco, dopo somministrazione orale di una dose terapeutica, sono troppo basse per una valutazione analitica (<5 ng/ml). Il legame con le proteine del plasma umano è di circa il 78%.

Biotrasformazione

Non vi sono segni che l’acido alendronico venga metabolizzato negli animali o nell’uomo.

Eliminazione

Dopo una singola dose e.v. di acido alendronico C14, circa il 50% della radioattività viene escreta con le urine entro 72 ore. La radioattività riscontrata nelle feci è molto scarsa o nulla. La clearance renale è di 71 ml/min dopo una dose singola di 10 mg e.v. e la clearance sistemica non supera i 200 ml/min.

Entro 6 ore la concentrazione plasmatica diminuisce fino ad oltre il 95% dopo somministrazione e.v. A causa del lento rilascio dell’acido alendronico dallo scheletro, si stima che l’emivita nell’uomo sia >10 anni. Nei ratti l’acido alendronico non viene escreto attraverso il sistema di trasporto acido-base dei reni e pertanto non ci si aspetta che interferisca con l’escrezione di altri medicinali attraverso questi sistemi nell’uomo.

Popolazioni particolari

Sperimentazioni pre-cliniche hanno mostrato che il farmaco che non viene depositato nell’osso, viene escreto rapidamente nelle urine. Dopo somministrazione cronica di dosi cumulative e.v. fino a 35 mg/kg in animali, non è stata dimostrata saturazione dell’assorbimento da parte dell’osso. Come negli animali è probabile che l’eliminazione dell’acido alendronico per via renale sia ridotta in pazienti con insufficienza renale anche se non vi sono dati clinici disponibili a riguardo. Di conseguenza un maggiore accumulo di acido alendronico nelle ossa è prevedibile in soggetti con ridotta funzionalità renale (vedere paragrafo 4.2).

05.3 Dati preclinici di sicurezza

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Sulla base di sperimentazioni convenzionali di sicurezza, farmacologia, tossicità a dosi ripetute, genotossicità e potenziale carcinogenetico, i dati preclinici non hanno rivelato alcun speciale rischio per gli essere umani. Studi nei ratti hanno dimostrato che il trattamento con acido alendronico durante la gravidanza è associato con distocia delle femmine durante il parto, correlata all’ipocalcemia. I ratti che nelle sperimentazioni hanno ricevuto dosi elevate hanno mostrato un’aumentata incidenza di incompleta ossificazione fetale. Si ignora se ciò sia rilevante per gli esseri umani.

INFORMAZIONI FARMACEUTICHE

06.1 Eccipienti

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Mannitolo (E421),

croscarmellosa sodica,

magnesio stearato,

talco,

silice colloidale anidra.

06.2 Incompatibilità

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Non pertinente.

06.3 Periodo di validità

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3 anni.

06.4 Speciali precauzioni per la conservazione

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Questo medicinale non richiede alcuna speciale precauzione per la conservazione.

06.5 Natura e contenuto della confezione

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Le compresse sono fornite confezionate in blister in PA/Al/PVC/Al.

I blister sono inseriti in scatole contenenti 14, 20, 28, 56, 60, 98, 112 o 250 compresse.

E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.

06.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione

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Il medicinale inutilizzato o il materiale di scarto devono essere smaltiti secondo le normative locali.

07.0 Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio

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RANBAXY ITALIA S.p.A.

Piazza Filippo Meda, 3 – 20121 MILANO

08.0 Numeri delle autorizzazioni all’immissione in commercio

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Alendronato Ranbaxy Italia 10 mg compresse – 14 compresse AIC n. 038006019/M

09.0 Data della prima autorizzazione/Rinnovo dell’autorizzazione

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Dicembre 2007

10.0 Data di revisione del testo

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FARMACI EQUIVALENTI (stesso principio attivo)

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  • Alendronato ranbaxy italia 70 mg compresse – 4 Cpr 70 mg