Zelibroaf: effetti collaterali e controindicazioni

Zelibroaf: effetti collaterali e controindicazioni

Zelibroaf 240 mg compresse rivestite con film (Vemurafenib) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

Vemurafenib è indicato in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con melanoma inoperabile o metastatico positivo alla mutazione del BRAF V600 (vedere paragrafo 5.1).

Zelibroaf 240 mg compresse rivestite con film: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, perĂ², anche Zelibroaf 240 mg compresse rivestite con film ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con Zelibroaf 240 mg compresse rivestite con film, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

Zelibroaf 240 mg compresse rivestite con film: controindicazioni

IpersensibilitĂ  al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

Zelibroaf 240 mg compresse rivestite con film: effetti collaterali

Riassunto del profilo di sicurezza

Le reazioni avverse da farmaco più comuni (ADR) (> 30%) segnalate con vemurafenib comprendono artralgia, affaticamento, rash, reazione di fotosensibilità, nausea, alopecia e prurito. CuSCC è stato segnalato molto comunemente ed è stato trattato più comunemente mediante asportazione locale.

Potenziamento della tossicità da radiazione: sono state osservate reazioni da richiamo e di sensibilizzazione alle radiazioni da fonti post-marketing. Tuttavia, la frequenza di questa reazione avversa è sconosciuta poiché le informazioni relative al trattamento radioterapico, incluse le informazioni sul dosaggio delle radiazioni, non sono abitualmente raccolte nei rapporti di segnalazioni spontanee di sicurezza.

Tabella riassuntiva delle reazioni avverse

Le ADR che sono state segnalate in pazienti con melanoma sono elencate qui di seguito secondo la classificazione per sistemi e organi, la frequenza e il grado di gravità MedDRA. Per la classificazione della frequenza ci si è avvalsi della seguente convenzione:

Molto comune ≥ 1/10

Comune da ≥ 1/100 a < 1/10

Non comune da ≥ 1/1.000 a < 1/100

Raro da ≥ 1/10.000 a < 1/1.000

Molto raro < 1/10.000

Nel presente paragrafo, le ADR si basano sui risultati ottenuti in 468 pazienti trattati in uno studio in aperto randomizzato di fase III in pazienti adulti con melanoma positivo alla mutazione del BRAF V600 inoperabile o in stadio IV, nonché di uno studio a singolo braccio in fase II in pazienti con melanoma positivo alla mutazione del BRAF V600 in stadio IV nei quali in precedenza almeno una terapia sistemica non aveva avuto buon esito (vedere paragrafo 5.1). In aggiunta sono riportate le ADR derivanti da safety reports nell’ambito di tutti gli studi clinici e successivamente alla commercializzazione. Tutti i termini compresi si basano sulla percentuale più elevata osservata tra gli studi clinici di fase II e di fase III. All’interno di ciascun gruppo di frequenza, le ADR vengono presentate in ordine di gravità decrescente e sono state segnalate usando NCI-CTCAE v 4.0 (criteri comuni di tossicità) per la valutazione della tossicità.

Tabella 3: ADR che si sono manifestate in pazienti trattati con vemurafenib nello studio di fase II o di fase III e eventi riportati nei safety reports nell’ambito di tutti gli studi clinici(1) e successivamente alla commercializzazione (2).

Classificazione sistemica organica Molto comune Comune Non comune Raro
Infezioni ed infestazioni Follicolite
Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi) Carcinoma della cute a cellule squamose (d), cheratosi seborroica, papilloma cutaneo Carcinoma a cellule basali, nuovo melanoma primitivo(³) non-cuSCC(1)(3) Leucemia Mielomonocitica cronica (CMML) (2)(4), Adenocarcinoma pancreatico(5)
Patologie del sistema emalinfopoietico Neutropenia
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Appetito ridotto
Patologie del sistema nervoso Cefalea, disgeusia Paralisi del settimo nervo, capogiri Neuropatia periferica
Patologie dell’occhio Uveite Occlusione della vena retinica
Patologie vascolari Vasculite
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Tosse
Patologie gastrointestinali Diarrea, vomito, nausea, costipazione Pancreatite(2)
Patologie epatobiliari Danno epatico(1)(2) (g)
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Reazione di fotosensibilità, cheratosi attinica, rash, eruzione maculo-papulare, eruzione papulare, prurito, ipercheratosi, eritema, alopecia, secchezza della cute, scottatura solare Sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare, pannicolite (incluso eritema nodoso), cheratosi pilare Necrolisi epidermica tossica (e), sindrome di Stevens-Johnson (f) Reazione da farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS)(1)(2)
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Artralgia, mialgia, dolore alle estremità, dolore muscoloscheletrico, dolore alla schiena Artrite
Patologie renali e urinarie Nefrite interstiziale acuta(1)(2) (h), necrosi tubulare acuta(1)(2) (h)
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Affaticamento, piressia, edema periferico, astenia
Esami diagnostici Aumento di GGT (c) Aumento di ALT (c), aumento della fosfatasi alcalina (c), aumento della bilirubina (c), calo ponderale, prolungamento del QT, aumento della creatininemia(1)(2) (h) Aumento di AST (c)

(1) Eventi riportati nei safety reports nell’ambito di tutti gli studi clinici

(2) Eventi riportati successivamente alla commercializzazione

(3) E’ ragionevole ipotizzare una relazione di causalità tra il medicinale e l’evento avverso

(4) Progressione di pre-esistente leucemia mielomonocitica cronica con mutazione di NRAS.

(5) Progressione di pre-esistente adenocarcinoma pancreatico con mutazioni KRAS

Descrizione di reazioni avverse selezionate

Aumento degli enzimi epatici (c)

Le alterazioni enzimatiche epatiche rilevate nello studio clinico di fase III vengono riportate di seguito come percentuale di pazienti che hanno avuto un incremento degli enzimi epatici fino al grado 3 o 4 rispetto al valore basale:

Molto comune: GGT

Comune: ALT, fosfatasi alcalina, bilirubina

Non comune: AST

Non sono stati registrati aumenti di ALT, fosfatasi alcalina o bilirubina al grado 4.

Danno epatico (g)

Sulla base dei criteri di danno epatico indotto dal farmaco, sviluppati da un gruppo internazionale di lavoro di esperti clinici e scienziati, il danno epatico è stato definito come una qualsiasi delle seguenti anomalie dei parametri di laboratorio:

≥ 5x ULN ALT

≥ 2x ULN ALP (senza altre cause di aumento di ALP)

≥ 3x ULN ALT con aumento simultaneo della concentrazione di birilubina > 2x ULN

Carcinoma cutaneo a cellule squamose (d) (cuSCC)

In pazienti trattati con vemurafenib sono stati segnalati casi di cuSCC. L’incidenza di cuSCC in pazienti trattati con vemurafenib all’interno di studi clinici è stata di circa il 20%. La maggioranza delle lesioni asportate esaminate da un laboratorio dermopatologico centrale indipendente è stata classificata come SCC-sottotipo cheratoacantoma o con elementi misti-cheratoacantoma (52%). La maggior parte delle lesioni classificate come "altra" (43%) erano lesioni cutanee benigne (ad esempio verruca volgare, cheratosi attinica, cheratosi benigna, cisti/cisti benigna). Normalmente il cuSCC aveva luogo in una fase precoce del trattamento, con un tempo mediano alla prima insorgenza di 7 o 8 settimane. Dei pazienti che hanno sviluppato cuSCC, circa il 33% ha sviluppato >1 manifestazione con un tempo mediano tra le manifestazioni pari a 6 settimane. Di norma i casi di cuSCC sono stati gestiti mediante semplice asportazione e generalmente i pazienti continuavano il trattamento senza modifica della dose (vedere paragrafi 4.2 e 4.4).

Carcinoma non cutaneo a cellule squamose (non-cuSCC)

Sono stati segnalati casi di non-cuSCC in pazienti in trattamento con vemurafenib mentre erano arruolati negli studi clinici. Il monitoraggio di non-cuSCC deve essere effettuato come riportato nel paragrafo 4.4.

Nuovo melanoma primario

Negli studi clinici, sono stati segnalati melanomi primari nuovi. Questi casi sono stati gestiti mediante asportazione ed i pazienti hanno proseguito il trattamento senza correzione della dose. Il monitoraggio delle lesioni cutanee deve avvenire come definito al paragrafo 4.4.

Potenziamento della tossicità da radiazioni

I casi segnalati includono fenomeno di richiamo, lesioni della pelle da radiazioni, polmonite da radiazioni, esofagite da radiazioni, proctite da radiazioni, epatite da radiazioni, cistite da radiazioni, e necrosi da radiazioni.

Reazioni di ipersensibilità (e)

Sono state segnalate gravi reazioni di ipersensibilità, compresa l’anafilassi, in associazione a vemurafenib. Tra le reazioni di ipersensibilità serie ci possono essere sindrome di Stevens-Johnson, rash generalizzato, eritema o ipotensione. In pazienti che manifestano reazioni di ipersensibilità severe, occorre interrompere definitivamente il trattamento con vemurafenib (vedere paragrafo 4.4).

Reazioni dermatologiche (f)

Nei pazienti trattati con vemurafenib sono state riferite reazioni dermatologiche severe, tra cui rari casi di sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica nello studio clinico registrativo. Nei pazienti che manifestano una reazione dermatologica severa, occorre sospendere definitivamente il trattamento con vemurafenib.

Prolungamento dell’intervallo QT

Danno renale acuto(h)

Sono stati riportati casi di tossicità renale con vemurafenib, dall’aumento della creatinina fino a nefrite interstiziale acuta e necrosi tubulare acuta, alcuni osservati in un contesto di eventi di disidratazione. Aumenti di creatinina sierica sono stati nella maggior parte dei casi da lievi (>1-1.5x ULN) a moderati (>1.5-3x ULN) ed è stato osservato essere reversibili (vedere tabella 4).

Tabella 4: Modifiche della creatinina dal basale nello studio di fase III

Vemurafenib (%) Dacarbazina (%)
Modifica ≥ 1 grado dal basale a qualsiasi grado 27,9 6,1
Modifica ≥ 1 grade dal basale al grado 3 o maggiore 1,2 1,1
Al grado 3 0,3 0,4
Al grado 4 0,9 0,8

Tabella 5: Casi di danno renale acuto nello studio di fase III

Vemurafenib (%) Dacarbazina (%)
Casi di danno renale acuto* 10,0 1,4
Casi di danno renale acuto associati ad eventi di disidratazione 5,5 1,0
Dose modificata per danno renale acuto 2,1 0

Tutte le percentuali sono espresse come casi sul totale dei pazienti esposti a ciascun medicinale.

* Comprende danno renale acuto, compromissione renale e anomalie di laboratorio coerenti con danno renale acuto.

Popolazioni speciali

Anziani

Nello studio di fase III, 94 (28%) dei 336 pazienti con melanoma inoperabile o metastatico trattati con vemurafenib avevano ≥ 65 anni. Nei pazienti anziani (≥ 65 anni) c’è una probabilità maggiore che si verifichino reazioni avverse, compresi cuSCC, diminuzione dell’appetito e disturbi cardiaci.

Genere

Durante gli studi clinici con vemurafenib, le reazioni avverse di grado 3, segnalate più frequentemente in pazienti di sesso femminile rispetto a quelli di sesso maschile, sono state rash, artralgia e fotosensibilità.

Popolazione pediatrica

La sicurezza di vemurafenib nei bambini e negli adolescenti non è stata stabilita. Da uno studio clinico condotto su sei pazienti adolescenti non è emerso alcun nuovo segnale di sicurezza.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/responsabili-farmacovigilanza.

Zelibroaf 240 mg compresse rivestite con film: avvertenze per l’uso

Prima di iniziare la terapia con vemurafenib, si deve accertare la presenza della mutazione BRAF V600 nel tessuto tumorale dei pazienti mediante un test validato. L’efficacia e la sicurezza di vemurafenib in pazienti con tumori che esprimono mutazioni rare del BRAF diverse da V600E e V600K non sono state dimostrate in modo convincente (vedere paragrafo 5.1). Vemurafenib non deve essere usato in pazienti con melanomi maligni BRAF wild-type.

Reazione di ipersensibilitĂ 

Sono state segnalate reazioni di ipersensibilità gravi associate a vemurafenib, compresa l’anafilassi (vedere paragrafì 4.3 e 4.8). Tra le reazioni di ipersensibilità severe ci possono essere sindrome di Stevens-Johnson, rash generalizzato, eritema o ipotensione. In pazienti che manifestano reazioni di ipersensibilità severe, occorre sospendere definitivamente il trattamento con vemurafenib.

Reazioni dermatologiche

Nei pazienti trattati con vemurafenib sono state riferite reazioni dermatologiche severe, tra cui rari casi di sindrome di Stevens-Johnson e necrolisi epidermica tossica nello studio clinico registrativo.

Reazioni al farmaco con eosinofilia e sintomi sistemici (DRESS) sono stati riportati in associazione a vemurafenib successivamente alla commercializzazione (vedere paragrafo 4.8). Nei pazienti che manifestano una reazione dermatologica severa, occorre sospendere definitivamente il trattamento con vemurafenib.

Potenziamento della tossicitĂ  da radiazioni

Sono stati riportati casi di reazioni da richiamo e di sensibilizzazione alle radiazioni in pazienti trattati con radioterapia prima, durante o successivamente al trattamento con vemurafenib. La maggior parte dei casi erano di natura cutanea ma alcuni casi con interessamento di organi viscerali hanno avuto esito fatale (vedere paragrafì 4.5 e 4.8)

Vemurafenib deve essere usato con cautela quando somministrato in concomitanza o successivamente a radioterapia.

Prolungamento dell’intervallo QT

Un prolungamento dell’intervallo QT dipendente dall’esposizione è stato osservato in uno studio non controllato, in aperto di fase II in pazienti che avevano giĂ  ricevuto trattamenti per il melanoma metastatico (vedere paragrafo 4.8). Il prolungamento dell’intervallo QT puĂ² tradursi in un aumento del rischio di aritmie ventricolari, compresa la torsione di punta. Il trattamento con vemurafenib non è raccomandato in pazienti con anomalie degli elettroliti (compreso il magnesio) non correggibili, sindrome del QT lungo, oppure che stanno assumendo medicinali che notoriamente allungano l’intervallo QT.

Si devono monitorare l’elettrocardiogramma (ECG) e gli elettroliti (compreso il magnesio) in tutti i pazienti prima del trattamento con vemurafenib, dopo un mese di trattamento e dopo la correzione della dose.

In particolare si raccomanda un ulteriore monitoraggio dei pazienti con compromissione epatica da moderata a severa con cadenza mensile durante i primi 3 mesi di trattamento, successivamente ogni 3 mesi o con frequenza maggiore se dettato da necessità cliniche. Non si raccomanda di iniziare un trattamento con vemurafenib in pazienti con QTc>500 millisecondi (ms). Se durante il trattamento il QTc supera 500 ms, si deve interrompere temporaneamente il trattamento con vemurafenib, correggere le anomalie degli elettroliti (compreso il magnesio) e controllare i fattori di rischio cardiaci per il prolungamento dell’intervallo QT (ad esempio insufficienza cardiaca congestizia, bradiaritmie). Il trattamento deve essere ripreso una volta che il QTc sarà sceso al di sotto di 500 ms e a una dose inferiore, come descritto nella Tabella 2. Si raccomanda di sospendere definitivamente la somministrazione di vemurafenib nel caso in cui l’aumento del tratto QTc risulti sia >500 ms che

>60 ms rispetto ai valori pre-trattamento.

Reazioni oftalmologiche

Sono state riferite reazioni gravi oftalmologiche, comprese uveite, irite e occlusione della vena retinica. Monitorare periodicamente i pazienti per individuare eventuali reazioni oftalmologiche.

Carcinoma cutaneo a cellule squamose (cuSCC)

Sono stati segnalati casi di cuSCC (compresi quelli classificati come cheratoacantoma o cheratoacantoma sottotipo misto) in pazienti trattati con vemurafenib (vedere paragrafo 4.8).

Si raccomanda di effettuare una valutazione dermatologica su tutti i pazienti prima di iniziare la terapia e di monitorarli secondo routine durante il trattamento. Ogni eventuale lesione cutanea sospetta deve essere asportata, sottoposta a valutazione dermatopatologica e trattata secondo gli standard di assistenza in vigore a livello locale. Il medico che ha effettuato la prescrizione deve esaminare il paziente per cuSCC con cadenza mensile durante il trattamento e fino ai sei mesi successivi alla sospensione della terapia. Nei pazienti che sviluppano cuSCC si raccomanda di continuare il trattamento senza correzione della dose. Il monitoraggio deve continuare per i 6 mesi successivi all’interruzione di vemurafenib o fino all’inizio di un’altra terapia antineoplastica. I pazienti devono essere istruiti a informare il medico nel caso in cui dovessero verificarsi alterazioni cutanee.

Carcinoma non cutaneo a cellule squamose (non-cuSCC)

Casi di non-cuSCC sono stati segnalati in studi clinici dove i pazienti sono stati trattati con vemurafenib. I pazienti devono essere sottoposti all’esame della testa e del collo, consistente in almeno un’ispezione visiva della mucosa orale e nella palpazione dei linfonodi prima di cominciare il trattamento e ogni 3 mesi durante il trattamento.

Inoltre, i pazienti devono essere sottoposti a scansione mediante Tomografia Computerizzata (TC) del torace prima del trattamento e ogni 6 mesi durante il trattamento.

Si raccomandano esami anali e pelvici (per le donne) prima e alla fine del trattamento o quando considerato clinicamente indicato.

Successivamente alla sospensione di vemurafenib, il monitoraggio di non-cuSCC deve continuare per un massimo di 6 mesi o fino all’inizio di un’altra terapia antineoplastica. I rilevamenti anomali devono essere gestiti secondo la pratica clinica.

Nuovo melanoma primario

Negli studi clinici, sono stati segnalati melanomi primari nuovi. I casi sono stati gestiti mediante asportazione locale e i pazienti hanno proseguito il trattamento senza correzione della dose. Il monitoraggio delle lesioni cutanee deve essere effettuato come descritto in precedenza per il carcinoma cutaneo a cellule squamose.

Altri tumori

Sulla base del meccanismo d’azione, vemurafenib potrebbe causare progressione di tumori associati alle mutazioni di RAS (vedere paragrafo 4.8). Occorre considerare attentamente i benefici e i rischi prima della somministrazione di vemurafenib a pazienti con un pregresso o concomitante tumore associato alla mutazione di RAS.

Pancreatite

Casi di pancreatite sono stati segnalati in soggetti trattati con vemurafenib. Un dolore addominale di non certa eziologia deve essere prontamente indagato (anche con la misurazione di amilasi e lipasi nel siero). I pazienti devono essere strettamente monitorati quando riprendono il trattamento con vemurafenib dopo un episodio di pancreatite.

Danni epatici

Sono stati segnalati, con vemurafenib, casi di danno epatico, inclusi casi di danno epatico severo (vedere paragrafo 4.8). Si devono misurare gli enzimi epatici (transaminasi e fosfatasi alcalina) e la bilirubina prima di cominciare il trattamento e monitorare con cadenza mensile durante il trattamento, oppure in accordo alle necessità cliniche. Le anomalie di laboratorio devono essere gestite mediante riduzione della dose, interruzione del trattamento o con la sospensione definitiva del trattamento (vedere paragrafì 4.2 e 4.8).

TossicitĂ  renale

Tossicità renale è stata riportata con vemurafenib, da un aumento della creatinina sierica fino a nefrite interstiziale acuta e necrosi tubulare acuta. La creatinina sierica deve essere misurata prima dell’inizio del trattamento e monitorata durante il trattamento in accordo alle necessità cliniche (vedere paragrafì 4.2 e 4.8).

Compromissione epatica

Non è necessaria alcuna correzione della dose iniziale nei pazienti con compromissione della funzionalità epatica. I pazienti con compromissione epatica lieve dovuta a metastasi epatiche senza iperbilirubinemia possono essere monitorati secondo le raccomandazioni generali. Sono disponibili solo dati molto limitati in pazienti con compromissione epatica da moderata a severa. I pazienti con compromissione epatica da moderata a severa possono incorrere in un’aumentata esposizione (vedere paragrafo 5.2). Pertanto è necessario un attento monitoraggio, in particolare dopo le prime settimane di trattamento perché si potrebbe verificare un accumulo nel corso di un periodo di tempo prolungato (diverse settimane). Si raccomanda inoltre il monitoraggio con ECG a cadenza mensile durante i primi tre mesi.

Compromissione renale

Non è necessaria alcuna correzione della dose iniziale nei pazienti con compromissione renale lieve o moderata. Sono disponibili solo dati limitati in pazienti con compromissione renale severa (vedere paragrafo 5.2). Vemurafenib deve essere utilizzato con cautela nei pazienti con compromissione renale severa, che devono essere monitorati attentamente.

FotosensibilitĂ 

Ăˆ stata segnalata fotosensibilitĂ  da lieve a severa nei pazienti a cui è stato somministrato vemurafenib negli studi clinici (vedere paragrafo 4.8). A tutti i pazienti deve essere consigliato di evitare l’esposizione al sole durante la terapia con vemurafenib. Durante la terapia con il medicinale, ai pazienti deve essere consigliato di indossare indumenti protettivi e di utilizzare una protezione solare ad ampio spettro contro gli ultravioletti A (UVA)/ultravioletti B (UVB) e burro di cacao per le labbra (fattore di protezione ? 30) quando si trovano all’aperto, per proteggersi dalle scottature solari.

Per fotosensibilitĂ  di grado 2 (intollerabile) o maggiore, si consiglia di apportare modifiche alla dose (vedere paragrafo 4.2).

Malattia di Dupuytren e fibromatosi plantare fasciale

Con l’utilizzo di vemurafenib sono stati segnalati casi di malattia di Dupuytren e fibromatosi plantare fasciale. La maggior parte dei casi è stata di severità da lieve a moderata , ma sono stati segnalati anche casi di malattia di Dupuytren severi ed invalidanti (vedere paragrafo 4.8).

Gli eventi devono essere gestiti attraverso la sospensione temporanea o l’interruzione definitiva del trattamento (vedere paragrafo 4.2).

Effetti di vemurafenib su altri medicinali

Fare attenzione e considerare l’ipotesi di effettuare un ulteriore monitoraggio INR (rapporto internazionale normalizzato) quando si usa vemurafenib in concomitanza con warfarin.

Vemurafenib puĂ² aumentare l’esposizione plasmatica di medicinali che sono substrati della P-gp. Deve essere prestata cautela, e puĂ² essere considerata una riduzione del dosaggio e/o un monitoraggio addizionale dei livelli di medicinali con ristretto indice terapeutico substrati della P-gp (NTI) (ad es digossina, dabigatran etexilato, aliskiren) quando tali medicinali sono usati in concomitanza con vemurafenib (vedere paragrafo 4.5).

Effetti di altri medicinali su vemurafenib

La farmacocinetica di vemurafenib potrebbe subire l’influenza di medicinali che inibiscono o influenzano P-gp (ad esempio verapamil, claritromicina, ciclosporina, ritonavir, chinidina, dronedarone, amiodarone, itraconazolo, ranolazina) (vedere paragrafo 4.5).

Co-somministrazione con ipilimumab

In uno studio di Fase I è stato riportato l’aumento asintomatico di grado 3 delle transaminasi (ALT/AST >5x ULN) e della bilirubina (bilirubina totale >3x ULN) a seguito della co- somministrazione di ipilimumab (3 mg/kg) e vemurafenib (960 mg BID or 720 mg BID). Sulla base di questi dati preliminari, la somministrazione di ipilimumab e vemurafenib non è raccomandata.


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco