Entyvio: effetti collaterali e controindicazioni

Entyvio: effetti collaterali e controindicazioni

Entyvio 300 mg polv conc sol inf uso ev fl 20ml 1 fl (Vedolizumab) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

Colite ulcerosa

Entyvio è indicato per il trattamento di pazienti adulti con colite ulcerosa attiva da moderata a grave, che hanno manifestato una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o alla somministrazione di un antagonista del fattore di necrosi tumorale alfa (TNF?).

Malattia di Crohn

Entyvio è indicato per il trattamento di pazienti adulti con malattia di Crohn attiva da moderata a grave, che hanno manifestato una risposta inadeguata, hanno perso la risposta o sono risultati intolleranti alla terapia convenzionale o alla somministrazione di un antagonista del fattore di necrosi tumorale alfa (TNF?).

Entyvio 300 mg polv conc sol inf uso ev fl 20ml 1 fl: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, perĂ², anche Entyvio 300 mg polv conc sol inf uso ev fl 20ml 1 fl ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con Entyvio 300 mg polv conc sol inf uso ev fl 20ml 1 fl, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

Entyvio 300 mg polv conc sol inf uso ev fl 20ml 1 fl: controindicazioni

IpersensibilitĂ  al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

Gravi infezioni attive come tubercolosi, sepsi, citomegalovirus, listeriosi e infezioni opportunistiche come la leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML) (vedere paragrafo 4.4).

Entyvio 300 mg polv conc sol inf uso ev fl 20ml 1 fl: effetti collaterali

Riassunto del profilo di sicurezza

Vedolizumab è stato studiato in tre studi clinici controllati con placebo, condotti in pazienti con colite ulcerosa (studio GEMINI I) o malattia di Crohn (studi GEMINI II e III). In due studi controllati (GEMINI I e II) che hanno coinvolto 1.434 pazienti trattati con vedolizumab 300 mg alla Settimana 0, Settimana 2 e successivamente ogni otto settimane o ogni quattro settimane a partire dalla settimana 6 per un periodo fino a 52 settimane, e 297 pazienti trattati con placebo per un periodo fino a

52 settimane, eventi avversi sono stati riferiti nell’84% dei pazienti trattati con vedolizumab e nel 78% dei pazienti trattati con placebo. Nell’arco di 52 settimane, il 19% dei pazienti trattati con vedolizumab ha manifestato eventi avversi gravi rispetto al 13% dei pazienti trattati con placebo. Tassi analoghi di eventi avversi sono stati osservati nei gruppi trattati ogni otto e ogni quattro settimane negli studi clinici di fase III. La proporzione di pazienti che hanno interrotto il trattamento per eventi avversi è stata del 9% nei gruppi trattati con vedolizumab e del 10% in quelli trattati con placebo. Secondo i dati accorpati degli studi GEMINI I e II, le reazioni avverse che si sono manifestate in? 5% dei pazienti sono state nausea, rinofaringite, infezione delle prime vie respiratorie, artralgia, piressia,

affaticamento, cefalea, tosse. Reazioni correlate all’infusione sono state osservate nel 4% dei pazienti trattati con vedolizumab.

Nello studio di induzione controllato con placebo di durata inferiore (10 settimane) GEMINI III, le tipologie di eventi avversi riferiti sono state simili, ma la loro frequenza è stata inferiore rispetto agli studi piĂ¹ lunghi, della durata di 52 settimane.

Ulteriori 279 pazienti sono stati trattati con vedolizumab alla Settimana 0 e alla Settimana 2 e quindi con placebo fino a 52 settimane. Di questi pazienti, l’84% ha manifestato eventi avversi e il 15% ha manifestato eventi avversi gravi.

I pazienti (n = 1.822) precedentemente arruolati negli studi di fase II o III su vedolizumab sono stati ritenuti idonei a essere arruolati in uno studio in aperto in corso e hanno ricevuto vedolizumab 300 mg ogni quattro settimane.

Tabella delle reazioni avverse

Le reazioni avverse riportate nel seguente elenco si basano su studi clinici e sono suddivise secondo la classificazione per sistemi e organi. All’interno di ciascuna classificazione per sistemi e organi le reazioni avverse sono elencate per frequenza in base alle seguenti categorie: molto comune (?1/10),

comune (?1/100, <1/10) e non comune (?1/1.000, <1/100). All’interno di ciascuna classe di frequenza, le reazioni avverse sono riportate in ordine decrescente di gravità.

Tabella 1. Reazioni avverse

Tabella 1. Reazioni avverse
Classificazione per sistemi e organi Frequenza Reazione(i) avversa(e)
Infezioni ed infestazioni Molto comune Rinofaringite
Comune Bronchite, gastroenterite, infezione delle prime vie respiratorie, influenza, sinusite, faringite
Non comune Infezione delle vie respiratorie, candidosi vulvovaginale, candidosi orale
Patologie del sistema nervoso Molto comune Cefalea
Comune Parestesia
Patologie vascolari Comune Ipertensione
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Comune Dolore orofaringeo, congestione nasale, tosse
Patologie gastrointestinali Comune Ascesso anale, ragadi anali, nausea, dispepsia, stipsi, distensione addominale, flatulenza, emorroidi
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Comune Rash, prurito, eczema, eritema, sudori notturni, acne
Non comune Follicolite
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Molto comune Artralgia
Comune Spasmi muscolari, mal di schiena, debolezza muscolare, affaticamento, dolore agli arti
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Comune Piressia
Non comune Reazione nel punto di infusione (che include dolore alla sede di infusione e irritazione alla sede di infusione), reazione all’infusione, brividi, sensazione di freddo

Descrizione di reazioni avverse selezionate

Reazioni correlate all’infusione

Negli studi controllati GEMINI I e II il 4% dei pazienti trattati con vedolizumab e il 3% dei pazienti trattati con placebo ha manifestato un evento avverso definito dallo sperimentatore come "reazione correlata all’infusione" (IRR) (vedere paragrafo 4.4). Nessuno singolo Preferred Term, riferito come IRR, è stato riscontrato a un tasso superiore all’1%. La maggior parte delle IRR ha avuto un’intensitĂ  lieve o moderata e meno dell’1% ha portato all’interruzione del trattamento in studio. Le IRR osservate generalmente si sono risolte con un intervento minimo o senza alcun intervento dopo l’infusione. La maggior parte delle reazioni correlate all’infusione si è manifestata nelle prime 2 ore. Dei pazienti che hanno manifestato tali reazioni , quelli trattati con vedolizumab hanno fatto osservare un numero superiore di esse nelle prime due ore rispetto ai pazienti trattati con placebo. La maggior parte delle reazioni correlate all’infusione è stata non grave e si è verificata durante l’infusione o nella prima ora dopo il completamento dell’infusione.

Un evento avverso grave catalogato come IRR è stato riferito in un paziente con malattia di Crohn durante la seconda infusione (i sintomi riferiti sono stati dispnea, broncospasmo, orticaria, vampate,

rash e aumento di pressione arteriosa e frequenza cardiaca) ed è stato gestito con esito positivo mediante l’interruzione dell’infusione e il trattamento con antistaminici e idrocortisone endovenoso. Nei pazienti trattati con vedolizumab alle Settimane 0 e 2 e successivamente con placebo non è stato osservato alcun aumento del tasso di IRR durante la ripresa del trattamento con vedolizumab dopo la perdita della risposta.

Infezioni

Negli studi controllati GEMINI I e II, il tasso di infezioni è stato di 0,85 per anno-paziente nei soggetti trattati con vedolizumab e di 0,70 per anno-paziente nei soggetti trattati con placebo. Le infezioni consistevano principalmente in rinofaringite, infezione delle prime vie respiratorie, sinusite e infezioni delle vie urinarie. La maggior parte dei pazienti ha proseguito la terapia con vedolizumab dopo la risoluzione dell’infezione.

Negli studi controllati GEMINI I e II, il tasso di infezioni gravi è stato di 0,07 per anno-paziente nei soggetti trattati con vedolizumab e di 0,06 per anno-paziente nei soggetti trattati con placebo. Non è stato osservato un significativo incremento del tasso di infezioni gravi nel tempo.

Negli studi controllati e in aperto condotti in adulti trattati con vedolizumab sono state riferite infezioni gravi, tra cui tubercolosi, sepsi (talora fatale), sepsi da salmonella, meningite da listeria e colite da citomegalovirus.

ImmunogenicitĂ 

Negli studi controllati GEMINI I e II, vedolizumab ha mostrato un tasso di immunogenicitĂ  del 4% (56 dei 1.434 pazienti che avevano ricevuto il trattamento continuativo con vedolizumab sono risultati positivi agli anticorpi anti-vedolizumab in un momento qualsiasi del trattamento). In nove dei

56 pazienti tale positivitĂ  agli anticorpi è persistita (positivitĂ  agli anticorpi anti-vedolizumab a due o piĂ¹ visite dello studio) e 33 pazienti hanno sviluppato anticorpi neutralizzanti anti-vedolizumab.

La frequenza di rilevazione di anticorpi anti-vedolizumab nei pazienti 16 settimane dopo l’ultima dose di vedolizumab (circa cinque emivite dopo l’ultima dose) è stata del 10% circa negli studi GEMINI I e II.

Negli studi controllati GEMINI I e II, il 5% (3 su 61) dei pazienti che hanno manifestato un evento avverso ritenuto dallo sperimentatore una IRR è risultato persistentemente positivo agli anticorpi anti-vedolizumab.

Complessivamente non è emersa una correlazione evidente tra sviluppo di anticorpi anti-vedolizumab e risposta clinica o eventi avversi. Tuttavia, il numero di pazienti che ha sviluppato anticorpi

anti-vedolizumab è stato troppo limitato per formulare una valutazione definitiva.

Neoplasie

Nel complesso, i risultati del programma di studi clinici condotti finora non suggeriscono un aumento del rischio di neoplasie associato al trattamento con vedolizumab; il numero di neoplasie è stato tuttavia esiguo e l’esposizione a lungo termine è stata limitata. Sono in corso valutazioni di sicurezza a lungo termine.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato nell’Allegato V.

Entyvio 300 mg polv conc sol inf uso ev fl 20ml 1 fl: avvertenze per l’uso

La somministrazione di vedolizumab deve avvenire in strutture sanitarie adeguatamente attrezzate, in modo da consentire il trattamento di eventuali reazioni di ipersensibilità acuta, inclusa l’anafilassi.

Durante la somministrazione di vedolizumab devono essere prontamente disponibili all’uso idonee misure di monitoraggio e di supporto medico. Tutti i pazienti devono essere tenuti sotto osservazione continua durante ogni infusione. Per le prime due infusioni devono anche essere posti sotto osservazione per circa due ore dopo il completamento dell’infusione per rilevare segni e sintomi di reazioni di ipersensibilitĂ  acuta. Per tutte le infusioni successive, i pazienti devono essere posti sotto osservazione per circa un’ora dopo il completamento dell’infusione.

Reazioni correlate all’infusione

Negli studi clinici sono state riferite reazioni all’infusione (IRR, Infusion-Related Reactions) e reazioni di ipersensibilitĂ , la maggior parte delle quali di intensitĂ  lieve o moderata (vedere paragrafo 4.8).

In presenza di una IRR grave, di una reazione anafilattica o di altra reazione grave, la somministrazione di Entyvio deve essere interrotta immediatamente e si deve istituire un trattamento appropriato (p. es. epinefrina e antistaminici) (vedere paragrafo 4.3).

Se si verifica una IRR lieve o moderata, si puĂ² ridurre la velocitĂ  di infusione o interrompere l’infusione e istituire un trattamento appropriato. Si potrĂ  proseguire l’infusione una volta che la IRR lieve o moderata sarĂ  cessata. Nei pazienti con precedenti di IRR lievi o moderate al vedolizumab, il medico deve valutare l’opportunitĂ  di somministrare un pretrattamento (per es. con antiistamina, idrocortisone e/o paracetamolo) prima dell’infusione successiva per minimizzarne i rischi (vedere paragrafo 4.8).

Infezioni

Vedolizumab è un antagonista dell’integrina selettiva per l’intestino senza evidenze di attivitĂ  immunosoppressiva sistemica (vedere paragrafo 5.1).

Il medico deve essere consapevole del potenziale aumento di rischio di infezioni opportunistiche o infezioni per le quali l’intestino rappresenta una barriera difensiva (vedere paragrafo 4.8). Il trattamento con Entyvio non deve essere iniziato in pazienti con infezioni attive gravi fino a quando tali infezioni siano poste sotto controllo e il medico deve valutare l’opportunitĂ  di sospendere il trattamento nei pazienti che sviluppano un’infezione grave durante la terapia cronica con Entyvio. Si deve esercitare cautela nel valutare l’impiego di vedolizumab in pazienti con un’infezione cronica controllata o precedenti di infezioni gravi ricorrenti. I pazienti devono essere monitorati attentamente per rilevare eventuali infezioni prima, durante e dopo il trattamento. Entyvio è controindicato nei pazienti con tubercolosi attiva (vedere paragrafo 4.3). Prima di iniziare il trattamento con vedolizumab, i pazienti devono essere sottoposti a screening per la tubercolosi in base alla prassi locale. Di fronte alla diagnosi di tubercolosi latente si deve istituire un’appropriata terapia

anti-tubercolosi in conformitĂ  con le raccomandazioni locali prima di iniziare la terapia con vedolizumab. Nei pazienti che ricevono una diagnosi di tubercolosi durante la terapia con vedolizumab tale terapia deve essere interrotta fino alla risoluzione dell’infezione da tubercolosi.

Alcuni antagonisti dell’integrina e alcuni agenti immunosoppressivi sistemici sono stati associati a leucoencefalopatia multifocale progressiva (PML), un’infezione opportunistica rara e spesso fatale provocata dal virus di John Cunningham (JC). Legandosi all’integrina ?4?7 espressa sui linfociti

gut-homing, vedolizumab esercita un effetto immunosoppressivo sull’intestino. Sebbene non siano stati

osservati effetti immunosoppressivi sistemici in soggetti sani, gli effetti sulla funzionalitĂ  del sistema immunitario sistemico in pazienti con malattia infiammatoria intestinale non sono noti.

Anche se negli studi clinici sull’uso di vedolizumab non sono stati riferiti casi di PML, gli operatori sanitari devono monitorare i pazienti in terapia con vedolizumab per rilevare un’eventuale nuova insorgenza o un peggioramento dei segni e sintomi neurologici, come evidenziato nel materiale educazionale per i medici, e valutare in questo caso l’opportunitĂ  di un consulto neurologico. Al paziente deve essere consegnata la scheda di allerta del paziente (vedere paragrafo 4.2). Se si sospetta la PML, il trattamento con vedolizumab deve essere sospeso; in caso di conferma della diagnosi, il trattamento deve essere interrotto in via permanente.

Neoplasie

Il rischio di neoplasie risulta aumentato nei pazienti con colite ulcerosa e malattia di Crohn. I medicinali immunomodulatori possono aumentare il rischio di sviluppare neoplasie (vedere paragrafo 4.8).

Utilizzo precedente e concomitante di prodotti biologici

Non sono disponibili dati da studi clinici sull’uso di vedolizumab in pazienti precedentemente trattati con natalizumab o rituximab. Si deve esercitare cautela nel valutare l’uso di Entyvio in questi pazienti.

I pazienti precedentemente esposti a natalizumab devono attendere normalmente almeno 12 settimane prima di iniziare la terapia con Entyvio, salvo diversa indicazione basata sulle condizioni cliniche del paziente.

Non sono disponibili dati clinici sull’uso concomitante di vedolizumab e di immunosoppressori biologici. L’uso di Entyvio in questi pazienti non è pertanto raccomandato.

Vaccini vivi e orali

In uno studio controllato con placebo condotto su volontari sani, una singola dose di vedolizumab da 750 mg non ha abbassato i tassi di immunitĂ  protettiva verso il virus dell’epatite B in soggetti che avevano ricevuto tre dosi di vaccino per via intramuscolare con l’antigene di superficie ricombinante dell’epatite B. I soggetti esposti a vedolizumab hanno fatto osservare tassi di sieroconversione inferiori dopo aver ricevuto un vaccino orale inattivato contro il colera. L’impatto su altri vaccini orali e nasali non è noto. Si raccomanda che tutti i pazienti effettuino le dovute vaccinazioni e i richiami previsti

dalle attuali linee guida per l’immunizzazione prima di iniziare la terapia con Entyvio. I pazienti sottoposti al trattamento con vedolizumab possono continuare a ricevere vaccini non vivi. Non vi sono dati sulla trasmissione secondaria di infezioni mediante vaccini vivi in pazienti in terapia con vedolizumab. La somministrazione del vaccino influenzale deve avvenire mediante iniezione, in linea con l’abituale prassi clinica. Ăˆ possibile somministrare altri vaccini vivi in concomitanza con vedolizumab soltanto se i benefici sono chiaramente superiori ai rischi.

Induzione della remissione nella malattia di Crohn

L’induzione della remissione nella malattia di Crohn in alcuni pazienti potrebbe richiedere fino a 14 settimane. I motivi di ciĂ² non sono del tutto noti e sono forse correlati al meccanismo d’azione. Questo dato si deve tenere in considerazione, soprattutto nei pazienti che presentano al basale una malattia grave attiva non precedentemente trattata con antagonisti del TNF?. (Vedere anche paragrafo 5.1.)

Le analisi esplorative di sottogruppi condotte negli studi clinici sulla malattia di Crohn suggeriscono che la somministrazione di vedolizumab a pazienti non trattati allo stesso tempo con corticosteroidi potrebbe rivelarsi meno efficace per l’induzione della remissione nella malattia di Crohn rispetto ai pazienti giĂ  in trattamento con corticosteroidi (a prescindere dalla somministrazione concomitante di immunomodulatori, vedere paragrafo 5.1).


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco