F Iii Hc: effetti collaterali e controindicazioni

F Iii Hc: effetti collaterali e controindicazioni

F iii hc (Aminoacidi) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

FIIIHC è indicato per la prevenzione delle perdite di azoto ed il trattamento del bilancio azotato negativo nei pazienti in cui:

1) non è possibile l’alimentazione per via gastroenterica;

2) si ha malassorbimento delle proteine per via orale;

3) le richieste metaboliche sono notevolmente aumentate, ad esempio per la presenza di ustioni estese.

Alimentazione per via venosa centrale

L’infusione per via venosa centrale va presa in considerazione quando le soluzioni di aminoacidi vanno miscelate a soluzioni ipertoniche di glucosio per promuovere la sintesi proteica nei pazienti ipercatabolici o con grave deplezione, oppure in quelli che necessitano di nutrizione parenterale per periodi prolungati.

Alimentazione parenterale per vena periferica

Nei pazienti moderatamente catabolici o con moderata deplezione, nei quali non è indicata la somministrazione per via venosa centrale, soluzioni diluite di aminoacidi miscelate a soluzioni di glucosio al 5% vanno infuse nelle vene periferiche, unitamente ad eventuali somministrazioni supplementari di emulsioni di grassi, se disponibili.

Risparmio proteico

Nei pazienti ben nutriti, leggermente catabolici, quali ad esempio normali pazienti post chirurgici che necessitano di una nutrizione parenterale solo per brevi periodi, il risparmio di proteine può essere ottenuto somministrando per via periferica soluzioni di aminoacidi con o senza glucosio.

F iii hc: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, perĂ², anche F iii hc ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con F iii hc, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

F iii hc: controindicazioni

1. Anuria

2. Encefalopatia o coma epatico

3. Anomalie congenite del metabolismo degli aminoacidi

4. Ipersensibilità ad uno o più degli aminoacidi presenti nella soluzione.

F iii hc: effetti collaterali

Le reazioni che possono insorgere a causa della soluzione o della tecnica di somministrazione comprendono: febbre, infezione nella zona di iniezione, trombosi venosa o flebite che si estendono dalla zona di iniezione, fuoriuscita dai vasi ed ipervolemia.

Nelle infusioni per via periferica di aminoacidi sono state riportate reazioni locali nella zona di iniezione, consistenti in sensazioni di calore, eritemi, flebite e trombosi, in particolare se vengono somministrate altre sostanze attraverso lo stesso ago.

Sono state inoltre riportate durante la somministrazione periferica di aminoacidi vampate di calore, febbre e nausea. E’ essenziale un controllo frequente dei livelli elettrolitici in quanto l’eccesso o il deficit di uno o più ioni contenuti nella soluzione può dare adito a specifiche patologie.

Se è richiesta un’integrazione di elettroliti durante l’infusione periferica, ne viene raccomandata la somministrazione diluita nell’arco di tutta la giornata, e attraverso iniezione in zona diversa, in modo da evitare un’eventuale irritazione della vena; sostanze additive non compatibili con gli aminoacidi non devono venire miscelate direttamente alla soluzione.

La mancanza di fosforo può causare ipossiemia tissutale ed anemia emolitica acuta. Per quanto riguarda il calcio, un apporto eccessivo di fosforo può far precipitare l’ipocalcemia con crampi, tetania ed ipereccitabilità muscolare.

F iii hc: avvertenze per l’uso

L’uso sicuro ed efficace dell’alimentazione parenterale richiede una conoscenza approfondita dei problemi nutritivi, come pure un’esperienza clinica adeguata delle complicazioni che possono verificarsi.

Per un giusto controllo dell’alimentazione parenterale è necessario eseguire frequenti valutazioni cliniche e determinazioni di laboratorio.

Queste ricerche di laboratorio dovrebbero comprendere la glicemia, la proteinemia, i test sulla funzionalità epatica e renale, gli elettroliti, l’emogramma, il potere di combinazione della CO2, l’osmolarità sierica, l’ammoniemia, eventuali culture ematiche.

La somministrazione endovenosa di queste soluzioni può provocare sovraccarico volemico e/o di soluti con conseguente diluizione degli elettroliti sierici, iperidratazione, stati congestizi o edema polmonare.

Il rischio di emodiluizione è inversamente proporzionale alla concentrazione del soluto della soluzione infusa. Il rischio di sovraccarico del soluto, che può provocare stati congestizi con edema periferico e polmonare, è direttamente proporzionale alla concentrazione della soluzione.

La somministrazione di aminoacidi o di idrolisati proteici ad un paziente con insufficienza epatica può provocare squilibri degli aminoacidi nel plasma, azotemia pre-renale, iperammoniemia, stupore e coma.

L’ammoniemia è particolarmente grave nei bambini piccoli, in quanto la sua comparsa nella sindrome causata da difetti metabolici genetici si associa spesso, anche se non necessariamente in rapporto causale, con il ritardo mentale.

E questa reazione appare correlata con il dosaggio, ed è più probabile che si sviluppi durante trattamenti a lungo termine. E’ essenziale controllare frequentemente i livelli di ammoniaca nel sangue del bambino.

Casi di iperammoniemia tipicamente asintomatica sono stati riportati in pazienti affetti da disfunzioni epatiche latenti. I meccanismi di questa reazione non sono chiaramente definiti, ma possono coinvolgere difetti genetici ed una funzionalità epatica immatura o ridotta a valori subclinici.

Le dosi degli aminoacidi da infondere vanno stabilite in base allo stato di nutrizione del paziente. Se si presentano sintomi di iperammoniemia, la somministrazione va sospesa e si deve riesaminare lo stato clinico del paziente.

La somministrazione di aminoacidi in presenza di insufficienza renale o emorragia gastrointestinale può aggravare uno stato di iperazotemia. Non dovrebbero venire somministrati aminoacidi a pazienti con iperazotemia di qualsiasi origine, senza tener conto dell’apporto totale di azoto.

Il prodotto contiene sodio metabisolfito, tale sostanza può provocare in soggetti sensibili e particolarmente negli asmatici reazioni di tipo allergico ed attacchi asmatici gravi.

Attenzione: l’alimentazione parenterale va praticata solo da personale pratico di questa metodica terapeutica ed a conoscenza delle possibili complicazioni.

Integrazioni

Quando la nutrizione parenterale è prolungata (più di 5 giorni) va presa in considerazione la contemporanea somministrazione di emulsioni di lipidi in modo da prevenire un deficit di acidi grassi essenziali. Se ciò non avviene, i lipidi sierici vanno controllati con regolarità, per evidenziare una eventuale comparsa di deficit di acidi grassi essenziali.

Per un’utilizzazione ottimale degli aminoacidi si debbono fornire inoltre quantità opportune di elettroliti intracellulari, soprattutto potassio, magnesio e fosfato.

Circa 60-180 mEq di potassio, 10-30 mEq di magnesio e 20-80 mEq di fosfati al giomo vengono somministrati per ottenere una risorsa metabolica ottimale. Si debbono somministrare anche quantità sufficienti dei maggiori elettroliti extracellulari: sodio, calcio e cloruro. Nei pazienti ipercloremici o colpiti da altri tipi di acidosi metabolica, il sodio ed il potassio vanno aggiunti come acetati o lattati, per fornire precursori del bicarbonato. Il contenuto degli elettroliti di F III HC va tenuto presente quando si calcola l’apporto elettrolitico giornaliero. Gli elettroliti del siero, compreso il magnesio ed il fosforo, vanno controllati spesso. Si deve evitare di miscelare elettroliti incompatibili. Livelli di 10-15 mEq/l di fosfato, 5 mEq/l di calcio e 5-10 mEq/l di magnesio sono raramente incompatibili se miscelati adeguatamente.

Concentrazioni maggiori vanno aggiunte con cautela e adeguata miscelazione (evitando stratificazioni). Quote addizionali di calcio e di fosfato possono essere aggiunte a flaconi alterni. Qualunque sia la forma elettrolitica, il liquido va esaminato per accertare la limpidezza della soluzione al momento della miscela, prima della distribuzione da parte della farmacia, immediatamente prima della somministrazione e periodicamente durante la infusione.

Se il paziente viene nutrito prevalentemente per via parenterale, dovrà ricevere anche vitamine, specie, vitamine solubili in acqua.

Usare F III HC soltanto se la soluzione è limpida, se la chiusura è intatta e se è presente il vuoto.

Sono necessarie valutazioni cliniche e determinazioni di laboratorio per controllare il bilancio dei fluidi, la concentrazione elettrolitica e l’equilibrio acido-basico durante terapie parenterali prolungate o quando le condizioni del paziente richiedono tale valutazione. Con deviazioni significative dalle concentrazioni normali può essere richiesta una integrazione addizionale di elettroliti. Le soluzioni nutritive fortemente ipertoniche vanno somministrate tramite un catetere a dimora inserito nella vena cava superiore.

La somministrazione di glucosio ipertonico quale fonte di calorie a pazienti diabetici e pre-diabetici richiede un’attenzione particolare. In tali pazienti al fine di prevenire una grave iperglicemia, potrebbe rendersi necessaria la somministrazione di insulina.

Se, dopo diluizione con Acqua per preparazioni iniettabili o con soluzioni di Glucosio, F III HC viene somministrato nelle vene periferiche, assicurarsi che l’ago sia posto correttamente nel lume della vena. La zona della venipuntura va controllata frequentemente per segni di infiltrazioni. Se si manifestano trombosi o flebite, sospendere l’ infusione o cambiare la zona di infusione ed iniziare il trattamento appropriato. Perdite straordinarie di elettroliti come quelle che si possono verificare durante aspirazione naso-gastrica protratta, vomito, diarrea o drenaggio di fistole gastrointestinali, possono richiedere un’ aggiunta di elettroliti.

Si deve evitare un sovraccarico circolatorio, soprattutto nei pazienti con insufficienza cardiaca.

Nei pazienti con infarto del miocardio, l’infusione di aminoacidi va associata al glucosio poichè nell’anossia gli acidi grassi liberi non possono essere utilizzati dal miocardio e l’energia deve essere prodotta anaerobicamente dal glicogeno o dal glucosio.

Per ridurre il rischio di possibili incompatibilità derivanti dalla mescolanza di questa soluzione con altre additivazioni, eventualmente prescritte dal medico, la soluzione finale deve essere ispezionata per torbidità o precipitati immediatamente dopo la miscelazione, prima della somministrazione che periodicamente durante l’infusione.

La somministrazione di glucosio in quantità superiore a quelle utilizzate dal paziente può provocare l’insorgere di iperglicemia e portare il malato al coma o alla morte.

La somministrazione di aminoacidi senza carboidrati può provocare accumulo di corpi chetonici nel sangue. Si può ottenere la correzione di questa iperchetonia con l’infusione di carboidrati.

E’ possibile prevenire l’acidosi metabolica e controllarla rapidamente aggiungendo alla miscela di elettroliti una parte dei cationi come acetati o lattanti, mentre nei casi di acidosi ipercloremica è sufficiente mantenere a livelli minimi la concentrazione totale del cloruro.

L’ipofosfatemia è la conseguenza tipica dell’inavvertita omissione del fosfato dalla miscela; questa complicazione viene combattuta rapidamente e con successo mediante aggiunta di fosfato inorganico.

Per prevenire l’ipocalcemia, la somministrazione di fosfato va sempre integrata da un supplemento di calcio.


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco