Kisqali: effetti collaterali e controindicazioni

Kisqali: effetti collaterali e controindicazioni

Kisqali (Ribociclib Succinato) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

Kisqali, in associazione a un inibitore dell’aromatasi o a fulvestrant, è indicato nelle donne con carcinoma mammario in stadio localmente avanzato o metastatico positivo per il recettore ormonale (HR) e negativo per il recettore 2 per il fattore di crescita epidermico umano (HER2), come terapia iniziale a base endocrina o in donne che hanno in precedenza ricevuto una terapia endocrina.

In donne in pre- o perimenopausa, la terapia endocrina deve essere associata ad un agonista

dell’ormone di rilascio dell’ormone luteinizzante (LHRH).

Kisqali: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, perĂ², anche Kisqali ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con Kisqali, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

Kisqali: controindicazioni

IpersensibilitĂ  al principio attivo o ad arachidi, soya o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

Kisqali: effetti collaterali

Riassunto del profilo di sicurezza

La valutazione complessiva della sicurezza di Kisqali è basata su un pool di dati ottenuti da

1065 pazienti che hanno assunto Kisqali in associazione a terapia endocrina (N=582 in associazione a un inibitore dell’aromatasi e N=483 in associazione a fulvestrant) e che sono stati inclusi in studi di fase III, randomizzati, in doppio cieco, controllati con placebo (MONALEESA-2, MONALEESA-7 con sottogruppo NSAI e MONALEESA-3) in pazienti con carcinoma mammario positivo per il recettore ormonale, HER2-negativo, in stadio avanzato o metastatico.

La durata mediana dell’esposizione al trattamento con Kisqali nel pool di dati degli studi di fase III è stata di 16,5 mesi, con il 61,7% delle pazienti esposte per ?12 mesi.

La riduzione della dose a causa di eventi avversi, indipendentemente dalla causalità, si è verificata nel 37,3% delle pazienti trattate con Kisqali in studi clinici di fase III indipendentemente dall’ associazione e l’interruzione permanente è stata riportata nel 7,0% delle pazienti trattate con Kisqali e con qualsiasi combinazione negli studi clinici di fase III.

Nel pool di dati le reazioni avverse (ADR) piĂ¹ comuni e le ADR piĂ¹ comuni di grado 3/4 (segnalate con una frequenza ?20% e ?2%, rispettivamente) per le quali la frequenza riportata per il trattamento con Kisqali con qualsiasi associazione supera la frequenza riportata per il trattamento placebo piĂ¹ qualsiasi associazione erano rispettivamente: infezioni, neutropenia, leucopenia, cefalea, tosse, nausea, stanchezza, diarrea, vomito, costipazione, alopecia ed eruzione cutanea e infezioni, neutropenia, leucopenia, anemia, anormalitĂ  dei test di funzionalitĂ  epatica, linfopenia, ipofosfatemia e vomito riportate come ADR piĂ¹ comuni di grado 3/4.

Tabella delle reazioni avverse

Le reazioni avverse da farmaco osservate in studi clinici di fase III (Tabella 6) sono elencate secondo la classificazione per sistemi e organi MedDRA. All’interno di ciascuna classificazione per sistemi e organi, le reazioni avverse da farmaco sono classificate in base alla frequenza, con le reazioni avverse piĂ¹ frequenti per prime. All’interno di ciascun gruppo di frequenza, le reazioni avverse sono riportate in ordine decrescente di gravitĂ . Inoltre, la frequenza per ciascuna reazione avversa è basata sulla seguente convenzione (CIOMS III): molto comune (?1/10); comune (?1/100, <1/10); non comune (?1/1.000, <1/100); raro (?1/10.000, <1/1.000); molto raro (<1/10.000) e non nota (la frequenza non puĂ² essere definita sulla base dei dati disponibili).

Tabella 6 Reazioni avverse da farmaco osservate nei tre studi clinici di fase III

Reazioni avverse da farmaco Frequenza
Infezioni ed infestazioni
Infezioni1 Molto comune
Patologie del sistema emolinfopoietico
Neutropenia, leucopenia, anemia,
Linfopenia, trombocitopenia, neutropenia febbrile
Molto comune Comune
Disturbi del metabolismo e della nutrizione
Diminuzione dell’appetito
Ipocalcemia, ipokaliemia, ipofosfatemia
Molto comune Comune
Patologie del sistema nervoso
Cefalea, capogiri Molto comune
Vertigini Comune
Patologie dell’occhio
Aumento della lacrimazione, occhio secco Comune
Patologie cardiache
Sincope Comune
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Dispnea, tosse Molto comune
Patologie gastrointestinali
Nausea, diarrea, vomito, costipazione, stomatite, dolore addominale2 Disgeusia, dispepsia Molto comune Comune
Patologie epatobiliari
EpatotossicitĂ 3 Comune
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Alopecia, eruzione cutanea4 , prurito Eritema, cute secca, vitiligine Molto comune Comune
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo
Mal di schiena Molto comune
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Stanchezza, edema periferico, astenia, piressia Molto comune
Secchezza della bocca, dolore orofaringeo Comune
Esami diagnostici
Alterazione dei test di funzionalitĂ  epatica5
Aumento della creatinina ematica, elettrocardiogramma con prolungamento del QT
Molto comune Comune
1Infezioni: infezioni del tratto urinario, infezioni del tratto respiratorio, gastroenterite, sepsi (<1%).

2Dolore addominale: dolore addominale, dolore all’addome superiore.

3EpatotossicitĂ : danno epatocellulare, danno epatico indotto da farmaco (<1%), epatotossicitĂ , compromissione epatica, epatite autoimmune (unico caso).

4Eruzione cutanea: eruzione cutanea, eruzione cutanea maculopapulare, eruzione cutanea pruriginosa.

5Alterazione dei test di funzionalitĂ  epatica: aumento ALT, aumento AST, aumento della bilirubina nel sangue.

Descrizione delle reazioni avverse da farmaco selezionate

Neutropenia

La neutropenia è stata la reazione avversa da farmaco piĂ¹ frequente (73,7%) ed è stata riportata una diminuzione della conta della neutrofili di grado 3 o 4 (sulla base dei risultati di laboratorio) nel 58,6% delle pazienti trattate con Kisqali in qualsiasi associazione negli studi di fase III.

Tra le pazienti con neutropenia di grado 2, 3 o 4, il tempo mediano di insorgenza era di 16 giorni. Il tempo mediano di risoluzione del grado ?3 (alla normalizzazione o al grado <3) era di 12 giorni nei bracci di trattamento con Kisqali piĂ¹ qualsiasi associazione dopo interruzione del trattamento e/o riduzione. Ăˆ stata riportata neutropenia febbrile in circa 1,4% delle pazienti esposte a Kisqali negli studi di fase III. Le pazienti devono essere istruite a segnalare prontamente stati febbrili.

In base alla gravità, la neutropenia è stata gestita con monitoraggio di laboratorio, interruzione del trattamento e/o modifica della dose. La percentuale dei casi in cui è stato interrotto il trattamento a causa della neutropenia è stata bassa (0,8%) (vedere paragrafo 4.2 e 4.4).

TossicitĂ  epatobiliare

In studi clinici di fase III, i casi di tossicitĂ  epatobiliare si sono verificati in una percentuale maggiore di pazienti nel braccio di trattamento con Kisqali in qualsiasi associazione, rispetto ai bracci di trattamento con placebo in qualsiasi associazione (23,2% rispetto a 16,5%, rispettivamente), con piĂ¹ eventi avversi di grado 3/4 riportati nel braccio di trattamento con Kisqali in qualsiasi associazione (11,4% rispetto a 5,4%, rispettivamente). Sono stati osservati aumenti delle transaminasi. Sono stati riportati aumenti di grado 3 o 4 delle ALT (9,7% contro 1,5%) e delle AST (6,7% contro 2,1%) nel braccio di trattamento con Kisqali e nel braccio placebo, rispettivamente. Aumenti concomitanti delle ALT o AST oltre tre volte il limite superiore del valore normale e della bilirubina totale oltre due volte il limite superiore del valore normale, con fosfatasi alcalina normale, in assenza di colestasi, si sono verificati in 6 pazienti (4 pazienti nello studio A2301 [MONALEESA-2], i cui livelli sono ritornati alla normalitĂ  entro 154 giorni e 2 pazienti nello studio F2301 [MONALEESA-3], i cui livelli sono tornati alla normalitĂ  in 121 e 532 giorni rispettivamente, dopo l’interruzione del trattamento con Kisqali). Non sono stati riportati casi simili nello studio E2301 (MONALEESA-7).

Interruzioni della somministrazione della dose e/o modifiche a causa di eventi di tossicità epatobiliare sono state riportate nel 10,4% delle pazienti trattate con Kisqali in qualsiasi associazione, soprattutto a causa dell’aumento delle ALT (6,9%) e/o dell’aumento delle AST (6,1%). L’interruzione del trattamento con Kisqali in qualsiasi associazione a causa di anomalie dei test di funzionalità epatica o di epatotossicità è stata riportata, rispettivamente, nel 2,3% e 0,4% delle pazienti (vedere paragrafì 4.2 e 4.4).

In studi clinici di fase III, gli aumenti di ALT o AST di grado 3 o 4 si sono verificati entro i primi

6 mesi di trattamento nell’83,2% (89/107) dei casi. Tra le pazienti che hanno avuto un aumento delle ALT/AST di grado 3 o 4, il tempo mediano di insorgenza è stato di 85 giorni per i bracci di trattamento con Kisqali in qualsiasi associazione. Il tempo mediano di risoluzione (a normalizzazione o grado ? 2) è stato di 22 giorni nei bracci di trattamento con Kisqali in qualsiasi associazione.

Prolungamento del QT

Nello studio E2301 (MONALEESA-7), l’aumento medio di QTcF osservato rispetto al basale era di circa 10 msec piĂ¹ alto nel sottogruppo tamoxifene piĂ¹ placebo rispetto al sottogruppo NSAI piĂ¹ placebo, indicando che il solo tamoxifene provocava il prolungamento del QTcF che puĂ² contribuire ai valori del QTcF osservato nel gruppo Kisqali piĂ¹ tamoxifene. Nel braccio di trattamento con placebo, si è verificato un aumento dell’intervallo QTcF> 60 msec rispetto al basale in 6/90 pazienti (6,7%) trattate con tamoxifene e in nessuna paziente trattata con un NSAI (vedere paragrafo 5.2). Ăˆ stato osservato un aumento dell’intervallo QTcF> 60 msec rispetto al basale in 14/87 (16,1%) pazienti trattate con Kisqali piĂ¹ tamoxifene e in 18/245 (7,3%) pazienti trattate con Kisqali piĂ¹ un NSAI.

Non è raccomandato l’uso di Kisqali in associazione a tamoxifene (vedere paragrafo 5.1).

In studi clinici di fase III, l’ 8,4% delle pazienti nel braccio di trattamento con Kisqali piĂ¹ un inibitore dell’aromatasi o fulvestrant e il 3,2% delle pazienti nei bracci di trattamento con placebo piĂ¹ un inibitore dell’aromatasi o fulvestrant hanno avuto almeno un caso di prolungamento dell’intervallo QT (compreso ECG con prolungamento del QT e sincope). La revisione dei dati di ECG ha mostrato che 14 pazienti (1,3%) hanno avuto un valore di QTcF >500 msec post-basale, e 59 pazienti (5,6%) hanno avuto un aumento di >60 msec rispetto al basale negli intervalli QTcF. Non sono stati segnalati casi di torsione di punta. Interruzioni /modifiche della dose sono state riportate nel 2,3% delle pazienti trattate con Kisqali piĂ¹ un inibitore dell’aromatasi o fulvestrant a causa del prolungamento del QT dell’elettrocardiogramma e sincope.

L’analisi dei dati di ECG ha mostrato che 52 pazienti (4,9%) e 11 pazienti (1,4%), rispettivamente, nel braccio di trattamento con Kisqali piĂ¹ un inibitore dell’aromatasi o fulvestrant e nei bracci di trattamento con placebo piĂ¹ un inibitore dell’aromatasi o fulvestrant hanno avuto almeno un QTcF

>480 msec post-basale. Tra le pazienti che hanno avuto un prolungamento del QTcF >480 msec, il tempo mediano di insorgenza è stato di 15 giorni indipendentemente dall’associazione e questi cambiamenti sono stati reversibili con l’interruzione del trattamento e/o riduzione della dose (vedere paragrafì 4.2, 4.4 e 5.2).

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il

sistema nazionale di segnalazione riportato nell’allegato V.

Kisqali: avvertenze per l’uso

Malattia viscerale critica

L’efficacia e la sicurezza di ribociclib non sono state studiate nelle pazienti con malattia viscerale critica.

Neutropenia

In base alla gravità della neutropenia, il trattamento con Kisqali deve essere interrotto o ridotto come descritto nella tabella 2 (vedere paragrafì 4.2 e 4.8).

TossicitĂ  epatobiliare

Prima di iniziare il trattamento con Kisqali, devono essere eseguiti i test di funzionalità epatica. Dopo aver iniziato il trattamento, le funzioni epatiche devono essere monitorare (vedere paragrafì 4.2 e 4.8).

In base alla gravitĂ  dell’aumento delle transaminasi, il trattamento con Kisqali puĂ² essere interrotto, ridotto o interrotto definitivamente come descritto nella Tabella 3 (vedere paragrafì 4.2 e 4.8). Non sono state stabilite raccomandazioni per pazienti che presentano livelli alti di AST/ALT di grado ?3 al basale.

Prolungamento dell’intervallo QT

Nello studio E2301 (MONALEESA-7), è stato osservato un aumento dell’intervallo QTcF >60 msec rispetto al basale in 14/87 pazienti (16,1%) trattate con Kisqali piĂ¹ tamoxifene e in 18/245 pazienti (7,3%) trattate con Kisqali piĂ¹ un inibitore dell’aromatasi non steroideo (NSAI). Non è raccomandata la somministrazione di Kisqali in associazione a tamoxifene (vedere paragrafì 4.8 e 5.1).

L’ECG deve essere valutato prima di iniziare il trattamento. Il trattamento con Kisqali deve essere iniziato solo in pazienti con valori di QTcF minori di 450 msec. L’ECG deve essere ripetuto approssimativamente al giorno 14 del primo ciclo e all’inizio del secondo ciclo, poi secondo pratica clinica (vedere paragrafì 4.2 e 4.8).

Prima di iniziare il trattamento, deve essere eseguito un monitoraggio appropriato degli elettroliti sierici (inclusi potassio, calcio, fosforo e magnesio) all’inizio dei primi 6 cicli e poi secondo pratica clinica. Qualsiasi anomalia deve essere corretta prima di iniziare il trattamento con Kisqali e durante il trattamento con Kisqali.

L’uso di Kisqali deve essere evitato in pazienti che hanno già o che sono a rischio significativo di sviluppare un prolungamento dell’intervallo QT. Questo include le pazienti:

con sindrome del QT lungo;

con malattia cardiaca non controllata o significativa, tra cui recente infarto del miocardio, compromissione cardiaca congestizia, angina instabile e bradiaritmie;


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco