Leptofen: effetti collaterali e controindicazioni

Leptofen: effetti collaterali e controindicazioni

Leptofen (Fentanil + Droperidolo) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

Neuroleptoanalgesia, premedicazione per qualunque tipo di anestesia (anche locale).

Leptofen: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, perĂ², anche Leptofen ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con Leptofen, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

Leptofen: controindicazioni

Morbo di Parkinson. Epilessia. Ipersensibilità già nota verso uno o più componenti. Da non impiegarsi in caso di gravidanza accertata o presunta e nel bambino nel primo biennio di vita.

Leptofen: effetti collaterali

Gli effetti collaterali di una certa importanza più comunemente segnalati dopo iniezione di Leptofen sono: depressione respiratoria, apnea, rigidità muscolare e ipotensione; in mancanza di misure correttive questi fenomeni potranno esitare in arresto respiratorio, depressione circolatoria, arresto cardiaco.

Sono stati inoltre osservati disturbi extrapiramidali (distonia, acatisia, crisi oculogire) e, come risultato di una insufficiente sedazione o come parte del complesso sintomatologico dell’acatisia, irrequietezza, iperattività e ansietà. Di norma gli eventuali sintomi extrapiramidali possono essere alleviati con farmaci antiparkinsoniani.

Dopo iniezione di Leptofen sono stati segnalati anche aumenti della pressione, con o senza preesistente ipertensione. Ciò potrebbe dipendere da una alterazione, ancora inspiegata, dell’attività del simpatico, secondaria all’impiego di alte dosi di Leptofen; il fenomeno è però spesso attribuito ad una stimolazione simpatica di origine anestetica o chirurgica durante lo stadio leggero dell’anestesia.

Altri effetti collaterali segnalati dopo l’impiego di Leptofen sono: vertigini, brividi e/o tremori, tic muscolari, visione confusa, laringospasmo, broncospasmo, bradicardia, tachicardia, nausea e vomito, sudorazione, stati deliranti ed episodi allucinatori postoperatori (talvolta accompagnati da periodi transitori di depressione mentale).

Viene infine spesso segnalata la comparsa di sonnolenza postoperatoria.

Leptofen: avvertenze per l’uso

Tenere fuori dalla portata dei bambini

Il prodotto va impiegato solo in Ospedali e Cliniche.

Come per altri farmaci depressori del S.N.C., i pazienti trattati con Leptofen devono essere tenuti sotto adeguata sorveglianza. Si dovrà inoltre avere a disposizione per uso immediato in caso di apnea, l’attrezzatura per la rianimazione e un antagonista dei narcotici.

Per notizie sull’impiego degli antagonisti dei narcotici vedi la sezione “Sovradosaggio”.

Dovranno essere pure disponibili liquidi per infusione e altre contromisure atte a combattere un’eventuale ipotensione.

La depressione respiratoria da narcotici persiste più a lungo dell’effetto analgesico. Pertanto, qualora vengano usati altri analgesici narcotici insieme a Leptofen, il medico dovrà tener conto della dose totale di tutte queste sostanze prima di prescriverle a scopo analgesico nel periodo postoperatorio. Si raccomanda che i narcotici, in questi casi, vengano prescritti inizialmente a dosi ridotte, pari a ¼ – 1/3 di quelle usuali.

Il Leptofen può provocare rigidità muscolare, specie a carico dei muscoli respiratori. Il fenomeno è dovuto al fentanil e dipende dalla velocità dell’iniezione; se ne può, in effetti, ridurre l’incidenza procedendo ad un’iniezione endovenosa lenta. A fenomeno ormai in atto, è indispensabile ricorrere a una respirazione assistita o controllata nonché, in caso di necessità, ad un curarizzante compatibile con le condizioni del paziente.

Farmaco-dipendenza: il fentanil, che è il componente analgesico narcotico del Leptofen, può determinare la comparsa di una farmaco-dipendenza di tipo morfinico ed è quindi suscettibile di abuso.

Lesioni craniche e ipertensione endocranica: il Leptofen dovrà essere usato con cautela nei pazienti particolarmente sensibili alla depressione dei centri respiratori, e nei comatosi affetti da trauma cranico o tumore cerebrale. Si tenga presente inoltre che il Leptofen può mascherare il decorso dei traumatizzanti cranici.

Con l’uso di neurolettici (in genere in corso di trattamento antipsicotico) è stato riportato un complesso di sintomi, potenzialmente fatale, denominato sindrome neurolettica maligna. Manifestazioni cliniche di tale sindrome sono: iperpiressia, rigidità muscolare, acinesia, disturbi vegetativi (irregolarità del polso e della pressione arteriosa, sudorazione, tachicardia, aritmie). Alterazioni dello stato di coscienza che possono progredire fino allo stupore e al coma. Il trattamento della S.N.M. consiste nel sospendere immediatamente la somministrazione di farmaci antipsicotici e di altri farmaci non essenziali e nell’istituire una terapia sintomatica intensiva (particolare cura deve essere posta nel ridurre l’ipertermia e nel correggere la disidratazione). Qualora venisse ritenuta indispensabile la ripresa del trattamento con antipsicotici, il paziente deve essere attentamente monitorato.

Nei vecchi, nei soggetti debilitati e negli altri pazienti a rischio la dose iniziale di leptofen dovrà essere opportunamente ridotta; per le dosi successive ci si dovrà basare sull’effetto evocato dalla dose iniziale.

Certe forme di anestesia da conduzione, come l’anestesia spinale, e alcuni anestetici peridurali possono alterare la funzione respiratoria attraverso un blocco dei nervi intercostali e inoltre provocare vasodilatazione periferica, con conseguente ipotensione, mediante blocco del simpatico.

Anche il fentanil e il droperidolo, pur con diversi meccanismi, deprimono la respirazione e la pressione sanguigna. Pertanto, nell’usare il Leptofen come supplemento delle predette anestesie, sarà necessario che l’anestesista abbia familiarità con le alterazioni funzionali in gioco in queste circostanze e sia ben preparato a fronteggiarle.

Qualora si verifichi ipotensione, bisognerà prendere in considerazione l’eventualità di una ipovolemia da correggere con adeguata terapia fluida parenterale.

Condizioni operatorie permettendolo, si dovrà inoltre modificare la postura del paziente così da migliorare il tono venoso. Si noti a questo proposito che durante anestesia spinale e peridurale la reclinazione del paziente in una posizione a testa bassa può risultare in un livello di anestesia più profondo di quanto sia desiderabile, nonché ostacolare il ritomo venoso verso il cuore. Nel muovere e posizionare i pazienti bisognerà stare attenti a non provocare un’ipotensione ortostatica. Nel caso che il trattamento ipervolemizzante con fluidi endovenosi, insieme alle altre contromisure, non riuscisse a modificare l’ipotensione, bisognerà prendere in considerazione l’opportunità di somministrare pressorii, diversi però dall’adrenalina. Nei pazienti trattati con Leptofen, infatti, l’adrenalina potrebbe, paradossalmente, ridurre ulteriormente la pressione sanguigna per l’effetto di blocco alfa-adrenergico esercitato dal droperidolo.

Il componente droperidolo del Leptofen può determinare una diminuzione della pressione arteriosa polmonare. Di ciò si dovrà tener conto in occasione di procedimenti diagnostici o chirurgici in cui il trattamento ultimo del paziente possa dipendere dall’interpretazione dei valori pressori dell’arteria polmonare.

Si dovrà inoltre procedere al monitoraggio routinario dei segni vitali.

Il Leptofen dovrà essere impiegato con prudenza nei pazienti con pneumopatia ostruttiva cronica, o con ridotta riserva respiratoria o con ventilazione potenzialmente compromessa.

In tali pazienti, infatti, i narcotici possono ridurre ulteriormente l’energia respiratoria e aumentare le resistenze delle vie aeree. Durante l’anestesia questa eventualità potrà essere fronteggiata mediante respirazione assistita o controllata. In sede postoperatoria una depressione respiratoria da analgesici narcotici potrà essere neutralizzata con l’impiego di antagonisti dei narcotici.

Il paziente andrà però tenuto sotto opportuna sorveglianza perchè la depressione respiratoria esercitata dalle quantità di fentanil somministrate nel corso dell’anestesia potrebbe durare più a lungo dell’azione degli antagonisti narcotici. Prima di ricorrere a questi ultimi, peraltro, si consultino i fogli di istruzione dei singoli agenti (levallorfano, nalorfina e nalossone).

Nel caso che la funzione respiratoria fosse compromessa dalla rigidità muscolare sarà opportuno procedere ad una respirazione assistita o controllata, eventualmente associata a un curarizzante. La comparsa o meno di rigidità muscolare dipende dalla velocità dell’iniezione endovenosa e la sua incidenza ricorrendo ad un’iniezione endovenosa lenta.

Altri farmaci depressori del S.N.C. (ad es. barbiturici, tranquillanti, narcotici ed anestetici generalmente mostrano nei riguardi del Leptofen effetti additivi o di potenziamento.

Nei pazienti che abbiano assunto tali farmaci la dose utile di Leptofen sarà minore di quella usuale. Analogamente, dopo somministrazione di Leptofen, si dovrà ridurre la dose di altri depressori dell’S.N.C.

Il Leptofen andrà somministrato con cautela anche in presenza di disfunzione epatica o renale per l’importanza di questi organi nel metabolismo e nell’escrezione dei farmaci.

Il componente fentanil può provocare bradicardia, che potrà essere trattata con atropina; il Leptofen, comunque, andrà usato con cautela nei pazienti con bradiaritmia cardiaca. Quando si

utilizzi l’EEG come monitoraggio postoperatorio, si potrà osservare che dopo l’impiego di Leptofen, il tracciato elettroencefalografico torna alla norma più lentamente del solito.


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco