Aggrastat: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione (Tirofiban Cloridrato Monoidrato): sicurezza e modo d’azione

Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione (Tirofiban Cloridrato Monoidrato) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Aggrastat è indicato per la prevenzione dell’infarto del miocardio precoce in pazienti adulti con sindrome coronarica acuta senza sovraslivellamento del tratto ST (NSTE-ACS) in cui l’ultimo episodio di dolore toracico si è manifestato nelle ultime 12 ore e con alterazioni all’ECG e/o incremento degli enzimi cardiaci.

I pazienti che più verosimilmente traggono beneficio dal trattamento con Aggrastat, sono quelli ad alto rischio per lo sviluppo di infarto miocardico entro i primi 3-4 giorni successivi all’inizio dei sintomi di angina acuta compresi, ad esempio, coloro che probabilmente saranno sottoposti a procedura di angioplastica coronarica precoce (PCI).

Aggrastat è anche indicato per la riduzione di eventi cardiovascolari maggiori nei pazienti con infarto miocardico acuto con sovraslivellamento del tratto ST (STEMI) che devono essere sottoposti a PCI primario. (vedere paragrafì 4.2 e 5.1).

Aggrastat deve essere impiegato con acido acetilsalicilico (ASA) ed eparina non frazionata.

Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione: come funziona?

Ma come funziona Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione

Categoria farmacoterapeutica: Sangue e organi emopoietici – antitrombotici – antitrombotici – Antiaggreganti piastrinici, esclusa l’eparina

Codice ATC: B01A C17

Meccanismo d’azione

Tirofiban cloridrato (tirofiban) è un antagonista non peptidico del recettore GP IIb/IIIa, un importante recettore di superficie delle piastrine coinvolto nell’aggregazione piastrinica. Tirofiban previene il legame del fibrinogeno al recettore GP IIb/IIIa, bloccando in questo modo l’aggregazione piastrinica.

Tirofiban causa un’inibizione della funzionalità piastrinica, evidenziata dalla inibizione ex vivo della aggregazione piastrinica indotta dall’ADP e dal prolungamento del tempo di sanguinamento. La funzionalità piastrinica ritorna ai valori basali entro otto ore dall’interruzione.

L’entità di questa inibizione dipende dalla concentrazione plasmatica di tirofiban.

Effetti farmacodinamici

Durante l’infusione con tirofiban 0,4 microgrammi/kg/min, in presenza di eparina non frazionata ed ASA, tirofiban ha prodotto una inibizione maggiore del 70% (mediana 89%) dell’aggregazione piastrinica ex vivo ADP-indotta nel 93% dei pazienti e un prolungamento del tempo di sanguinamento di 2,9 volte durante l’infusione. Tale inibizione è stata raggiunta rapidamente con l’infusione di carico di 30 minuti ed è stata mantenuta durante tutta la durata dell’infusione.

Il regime in bolo con tirofiban 25 microgrammi/kg (seguito da un’infusione di mantenimento con 0,15 microgrammi/kg/min per 18-24 ore), in presenza di eparina non frazionata e terapia antipiastrinica orale, ha prodotto in media, 15–60 minuti dopo l’inizio del trattamento, un’inibizione dell’aggregazione piastrinica massimale, indotta dall’ADP del 92-95%, misurata con aggregometro a trasmissione luminosa (LTA).

Efficacia e sicurezza clinica

Studio PRISM-PLUS

Lo studio controllato multicentrico PRISM-PLUS, condotto in doppio cieco, ha confrontato l’efficacia di Aggrastat associato ad eparina non frazionata (n=773) con quella della sola eparina non frazionata (n=797) in pazienti con angina instabile (UA) o infarto acuto del miocardio non onda-Q (NQWMI) con dolore anginoso prolungato e recidivante o con angina post-infartuale, accompagnato da nuove variazioni transitorie o persistenti del tratto ST e delle onde T o da livelli elevati di enzimi cardiaci.

I pazienti sono stati randomizzati a ricevere

Aggrastat (infusione di carico di 30 minuti con 0,4 microgrammi/kg/min seguita da un’infusione di mantenimento con 0,10 microgrammi/kg/min) ed eparina (bolo di 5.000 unità) (U) seguiti da un’infusione di

1.000 U/ora titolate per mantenere un tempo di tromboplastina parziale attivata (aPTT) di circa due volte superiore al valore di controllo, o

eparina da sola.

Tutti i pazienti hanno ricevuto ASA se non controindicato. La somministrazione del farmaco in studio è iniziata entro le 12 ore seguenti l’ultimo episodio anginoso. I pazienti sono stati trattati per 48 ore, dopodiché sono stati sottoposti ad angiografia e, quando possibile, ad angioplastica/aterectomia, se indicate, sempre sotto terapia con Aggrastat. Aggrastat è stato infuso per un periodo medio pari a 71,3 ore.

L’endpoint primario aggregato dello studio era la frequenza di ischemia refrattaria, di infarto del miocardio o di morte a sette giorni dopo l’inizio di Aggrastat.

A 7 giorni, per quanto riguarda l’endpoint primario, si è osservata una riduzione del rischio (RR) pari al 32% (12,9% verso 17,9%) nel gruppo che aveva ricevuto Aggrastat per l’endpoint aggregato (p=0,004): ciò rappresenta circa 50 eventi evitati ogni 1000 pazienti trattati. Dopo 30 giorni, la riduzione del rischio per l’endpoint aggregato di morte, infarto del miocardio o ischemia refrattaria, o re-ospedalizzazione per angina instabile, è stata del 22% (18,5% verso 22,3%; p=0,029). Dopo sei mesi, il rischio relativo per l’endpoint aggregato di morte, infarto del miocardio, ischemia refrattaria, o re-ospedalizzazione per angina instabile, si era ridotto del 19% (27,7% verso 32,1%; p=0,024).

Per quanto riguarda l’endpoint aggregato di morte e infarto del miocardio, a 7 giorni nel gruppo che aveva ricevuto Aggrastat si è registrata una riduzione del rischio del 43% (4,9% verso 8,3%; p=0,006); a 30 giorni, la riduzione del rischio è stata del 30% (8,7% verso 11,9%; p=0,027) e a 6 mesi la riduzione del rischio era del 23% (12,3% verso 15,3%; p=0,063).

La riduzione di infarto del miocardio nei pazienti che hanno ricevuto Aggrastat si è manifestata precocemente durante il trattamento (entro le prime 48 ore) e si è mantenuta per 6 mesi. Nel 30% dei pazienti sottoposti a angioplastica/aterectomia durante l’ospedalizzazione iniziale, ci fu una riduzione del rischio del 46% (8,8% verso 15,2%) per l’endpoint primario aggregato a 30 giorni e del 43% (5,9% verso 10,2%) per gli eventi morte o infarto del miocardio.

Sulla base di uno studio di sicurezza, la somministrazione concomitante di Aggrastat (infusione iniziale della dose di carico in 30 minuti con 0,4 microgrammi/kg/min, seguita da un’infusione di mantenimento di 0,1 microgrammi/kg/min fino a 108 ore) con enoxaparina (n=315) è stata confrontata con la somministrazione concomitante di Aggrastat con eparina non frazionata (n=210) in pazienti con angina instabile o infarto del miocardio non onda-Q. I pazienti nel gruppo enoxaparina hanno ricevuto una dose per via sottocutanea di 1,0 mg/kg ogni 12 ore per un periodo di almeno 24 ore e per una durata massima di 96 ore. I pazienti randomizzati nel gruppo eparina non frazionata hanno ricevuto un bolo endovenoso di 5.000 U seguito da un’infusione di mantenimento con 1.000 U per ora per almeno 24 ore ed una durata massima di 108 ore. La frequenza totale di sanguinamenti TIMI è stata del 3,5% per il gruppo Aggrastat /enoxaparina e del 4,8% per il gruppo tirofiban/eparina non frazionata. Sebbene vi sia stata una differenza significativa nei sanguinamenti cutanei tra i due gruppi (29,2% nel gruppo enoxaparina convertito a eparina non frazionata e 15,2% nel gruppo eparina non frazionata), non si sono notati sanguinamenti TIMI maggiori (vedere paragrafo 4.4) in entrambi i gruppi. L’efficacia di Aggrastat in associazione con enoxaparina non è stata stabilita.

Studio ADVANCE

Lo studio ADVANCE ha determinato la sicurezza e l’efficacia del regime di una dose di Aggrastat in bolo di

25 microgrammi/kg in confronto a placebo in pazienti che dovevano essere sottoposti ad angioplastica coronarica, programmata o urgente, con caratteristiche di rischio elevato che comprendevano la presenza di almeno una stenosi coronarica ?70% e di diabete, la necessità di un intervento multi-vaso o sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento del tratto ST (NSTE-ACS). Tutti i pazienti hanno ricevuto eparina non frazionata, acido acetilsalicilico (ASA) e una dose di carico di tienopiridina seguita dalla terapia di mantenimento. Un totale di 202 pazienti sono stati randomizzati per ricevere Aggrastat (bolo endovenoso di 25 microgrammi/kg in 3 minuti seguito da un’infusione endovenosa di 0,15 microgrammi/kg/min per 24-48 ore) oppure placebo, somministrati immediatamente prima dell’angioplastica coronarica.

L’endpoint primario aggregato era la combinazione di morte, infarto del miocardio non fatale, rivascolarizzazione urgente del vaso colpito (uTVR) o terapia d’urgenza (bailout) con un inibitore GP IIb/IIIa con un follow-up mediano di 180 giorni dopo la procedura iniziale. Gli endpoint di sicurezza riguardo i sanguinamenti minori e maggiori sono stati definiti secondo i criteri TIMI.

Nella popolazione “intent-to-treat” l’incidenza cumulativa dell’endpoint primario è stata rispettivamente del 35% e del 20% nei gruppi trattati con placebo o Aggrastat [rapporto di rischio ( hazard ratio, HR) 0,51 (intervallo di confidenza, IC, 95%, 0,29 – 0,88); p=0,01]. In confronto con il gruppo trattato con placebo, è stata rilevata una significativa riduzione nell’endpoint aggregato di morte, infarto del miocardio o rivascolarizzazione urgente del vaso colpito nel gruppo trattato con Aggrastat [31% verso 20%, HR 0,57, IC 95% 0,99-0,33); p=0,048.

Studio EVEREST

Lo studio randomizzato, in aperto, EVEREST ha paragonato una dose di carico upstream di 0,4 microgrammi/kg/min iniziata nell’unità coronarica con Aggrastat 25 microgrammi/kg in bolo o abciximab 0,25 milligrammi/kg iniziati 10 minuti prima dell’angioplastica coronarica. Tutti i pazienti hanno anche ricevuto acido acetilsalicilico e tienopiridina. I 93 pazienti arruolati con sindromi coronariche acute senza sopraslivellamento del tratto ST sono stati sottoposti, a seconda dei casi, ad angiografia ed angioplastica coronarica entro 24-48 ore dall’ospedalizzazione.

Relativamente agli endpoint primari (livelli di perfusione tissutale e rilascio di troponina I) i risultati dello studio EVEREST hanno dimostrato un’incidenza significativamente più bassa per il regime upstream di perfusione miocardica di grado 0/1 (TMPG) dopo angioplastica coronarica (6,2% vs. 20% vs. 35,5%, rispettivamente; p=0,015) e un migliorato indice di perfusione miocardica valutata all’ecografia miocardica a contrasto post-angioplastica coronarica (0,88±0,18 vs. 0,77±0,32 vs. 0,71±0,30, rispettivamente; p<0,05).

L’incidenza di aumento di troponina cardiaca I (cTnI) dopo la procedura era significativamente ridotta nei pazienti trattati con il regime di Aggrastat upstream rispetto a Aggrastat 25 microgrammi/kg in bolo o abciximab prima dell’angioplastica coronarica (9,4% vs. 30% vs. 38,7%, rispettivamente; p=0,018). Anche i livelli post-angioplastica coronarica di cTnI erano significativamente diminuiti con il regime di Aggrastat upstream rispetto a Aggrastat (3,8 ± 4,1 vs. 7,2 ± 12; p=0,015) e abciximab (3,8 ± 4,1 vs. 9 ± 13,8; p=0,0002) prima dell’angioplastica coronarica. Il confronto tra Aggrastat 25 microgrammi/kg in bolo e abciximab non mostrava differenze significative nell’incidenza di perfusione miocardica di grado 0/1 dopo angioplastica coronarica (20% vs. 35%; p=ns).

Studio On-Time 2

Lo studio On-Time 2, uno studio clinico multicentrico, prospettico, randomizzato, controllato, disegnato per valutare l’effetto della somministrazione precoce di Aggrastat utilizzando il regime di 25 microgrammi/kg in bolo in pazienti con STEMI da sottoporre ad angioplastica coronarica primaria. Tutti i pazienti hanno ricevuto ASA, una dose di carico di 600 mg di clopidogrel e eparina non frazionata. L’uso in bailout di Aggrastat era consentito secondo criteri prestabiliti. Lo studio è stato realizzato in due fasi: una fase pilota in aperto (n=414), seguita da una fase più ampia in doppio cieco (n=984). L’analisi pre-specificata dei dati aggregati generati da entrambe le fasi ha valutato l’effetto del regime in bolo di 25 microgrammi/kg rispetto al controllo, misurata mediante un endpoint primario definito come la percentuale di MACE a 30 giorni (morte, infarto del miocardio (MI) ricorrente e rivascolarizzazione urgente del vaso colpito (uTVR)).

In questa analisi aggregata, gli eventi cardiovascolari avversi maggiori (MACE) a 30 giorni sono risultati significativamente ridotti dalla somministrazione precoce di Aggrastat rispetto al gruppo di controllo (5,8% vs. 8,6%; p=0,043). È emerso inoltre un forte trend verso una significativa riduzione della mortalità con Aggrastat relativamente alla morte per ogni causa (2,2% nel gruppo trattato con Aggrastat rispetto a 4,1% nel gruppo di controllo; p=0,051). Questo beneficio di mortalità era principalmente dovuto a una riduzione della mortalità cardiaca (2,1% vs. 3,6%; p=0,086). Al follow-up ad 1 anno (l’endpoint secondario), la differenza di mortalità è stata mantenuta (3,7% vs. 5,8%; p=0,078 per la mortalità per ogni causa e 2,5% vs. 4,4% per la mortalità cardiaca; p=0,061).

Nei pazienti sottoposti a angioplastica coronarica primaria (86% della popolazione valutata nell’analisi aggregata) è stata dimostrata una significativa riduzione della mortalità sia a 30 giorni (1,0% per Aggrastat vs. 3,9% nel gruppo di controllo; p=0,001) che ad 1 anno (2,4% per Aggrastat vs. 5,5% per il gruppo di controllo; p=0,007).

Studio MULTISTRATEGY

Lo studio MULTISTRATEGY è uno studio clinico multinazionale, in aperto, 2×2 fattoriale, che ha confrontato il regime di Aggrastat (n=372) con abciximab (n=372) utilizzato in associazione con uno stent medicato con sirolimus (SES) o uno stent metallico non medicato (BMS), in pazienti con STEMI. La somministrazione di Aggrastat (bolo di 25 microgrammi/kg, seguito da un’ infusione di 18-24 ore a 0,15 microgrammi/kg/min) o di abciximab (bolo di 0,25 mg/kg, seguito da un’infusione di 12 ore a 0,125 microgrammi/kg/min) è stata iniziata prima dell’inserimento dell’introduttore durante l’angiografia. Tutti i pazienti hanno ricevuto eparina non frazionata, ASA e clopidogrel.

L’endpoint primario per il confronto tra i farmaci era la risoluzione cumulativa del sopraslivellamento del tratto ST espressa come la proporzione dei pazienti che hanno raggiunto una riduzione di almeno il 50% entro 90 minuti dopo l’ultimo gonfiaggio del palloncino e ha testato l’ipotesi di non-inferiorità di Aggrastat rispetto ad abciximab a questo endpoint.

Nella popolazione intention-to-treat (ITT), la percentuale di pazienti con una riduzione di almeno il 50% del sovraslivellamento del tratto ST non è risultata significativamente differente tra Aggrastat (85,3%) e abciximab (83,6%), dimostrando la non-inferiorità di Aggrastat nei confronti di abciximab (RR per Aggrastat vs. abciximab, 1,020; 97,5% IC, 0,958-1,086; p< 0,001 per la non-inferiorità).

A 30 giorni, le percentuali di eventi cardiaci avversi maggiori (MACE) sono risultati simili per abciximab ed Aggrastat (4,3% vs. 4,0%, rispettivamente; p=0,85), con questi risultati mantenuti a 8 mesi (12,4% vs. 9,9, rispettivamente; p=0,30).

Negli studi On-TIME 2 e MULTISTRATEGY, i pazienti sono stati trattati con doppia terapia antipiastrinica orale, consistente in ASA e clopidogrel a dose elevata. L’efficacia di Aggrastat in associazione con prasugrel o ticagrelor non è stata studiata in studi clinici randomizzati controllati.

Meta-analisi degli studi clinici randomizzati con regime in bolo di Aggrastat 25 microgrammi/kg

I risultati di una meta-analisi che ha valutato l’efficacia del regime di Aggrastat 25 microgrammi/kg in bolo rispetto a abciximab (comprendente 2.213 pazienti con sindromi coronariche acute (ACS), su tutto lo spettro delle ACS, con pazienti sia NSTEMI sia STEMI) non hanno rivelato alcuna differenza significativa nell’OR per la morte o MI a 30 giorni, tra i due farmaci (OR, 0,87 [0,56-1,35]; p=0,54). Analogamente, non hanno rivelato differenze significative nella mortalità a 30 giorni tra Aggrastat e abciximab (OR, 0,73 [0,36-1,47]; p=0,38). Inoltre, al follow-up più lungo la morte o l’infarto del miocardio (MI) non sono risultati significativamente differenti tra Aggrastat e abciximab (OR, 0,84 [0,59-1,21]; p=0,35).

Studio TARGET

In uno studio che prevedeva la somministrazione di 10 microgrammi/kg in bolo seguiti da un’infusione di Aggrastat alla dose di 0,15 microgrammi/kg/min (TARGET), Aggrastat non ha dimostrato una non-inferiorità verso abciximab: l’incidenza dell’endpoint primario aggregato (morte, infarto del miocardio o rivascolarizzazione urgente del vaso colpevole a 30 giorni) ha dimostrato che abciximab è stato significativamente più efficace sugli endpoint clinicamente rilevanti con valori del 7,6% nel gruppo di Aggrastat e del 6,0% nel gruppo dell’abciximab (p=0,038), dovuta principalmente all’aumento significativo nell’incidenza di infarto del miocardio a 30 giorni (rispettivamente 6,9% vs. 5,4%; p=0,04).


Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione

Distribuzione

Tirofiban non si lega in maniera significativa alle proteine plasmatiche e tale legame è indipendente dalla concentrazione nell’intervallo 0,01-25 microgrammi/ml. La frazione plasmatica non legata è di circa il 35% nell’uomo.

Il volume di distribuzione di tirofiban allo stato stazionario è di circa 30 litri.

Biotrasformazione

Studi condotti con tirofiban marcato con 14C hanno dimostrato che la radioattività rilevata nelle urine e nelle feci veniva emessa principalmente da tirofiban immodificato. La radioattività nel plasma circolante ha principalmente origine dal tirofiban immodificato (fino a 10 ore dopo la somministrazione). Questi dati suggeriscono che tirofiban sia soggetto ad un limitato metabolismo.

Eliminazione

Dopo somministrazione endovenosa di tirofiban marcato con 14C in soggetti sani, il 66% della radioattività è stato ritrovato nelle urine e il 23% nelle feci. Il recupero totale della radioattività è stato del 91%. L’escrezione biliare e renale contribuiscono significativamente all’eliminazione del tirofiban.

In soggetti sani, la clearance plasmatica del tirofiban è di circa 250 ml/min. La clearance renale è il 39-69% della clearance plasmatica. L’emivita è di circa 1,5 ore.

Sesso

La clearance plasmatica di tirofiban in pazienti con cardiopatia coronarica è simile in entrambi i sessi.

Pazienti anziani

La clearance plasmatica di tirofiban è di circa il 25% inferiore nei soggetti anziani (>65 anni) con cardiopatia coronarica rispetto ai pazienti più giovani (?65 anni).

Gruppi etnici

Non è stata rilevata alcuna differenza nella clearance plasmatica tra pazienti appartenenti a gruppi etnici differenti.

Arteropatia coronarica

In pazienti con angina pectoris instabile o infarto del miocardio non-Q (NQWMI), la clearance plasmatica è stata di circa 200 ml/min, mentre la clearance renale è risultata pari al 39% della clearance plasmatica. L’emivita è di circa 2 ore.

Funzionalità renale compromessa

In studi clinici, i pazienti con funzionalità renale ridotta hanno mostrato una riduzione della clearance plasmatica del tirofiban che dipendeva dall’entità della compromissione della clearance della creatinina. In pazienti con clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min, compresi i pazienti emodializzati, la riduzione della clearance plasmatica del tirofiban è stata clinicamente rilevante (oltre il 50%) (vedere paragrafo 4.2). Il tirofiban viene rimosso mediante emodialisi.

Insufficienza epatica

Non vi è evidenza di una riduzione clinicamente significativa della clearance plasmatica del tirofiban in pazienti con insufficienza epatica da lieve o moderata. Non vi sono dati disponibili su pazienti con insufficienza epatica grave.

Effetti di altri farmaci

La clearance plasmatica del tirofiban in pazienti in terapia concomitante con uno dei seguenti farmaci è stata confrontata con quella di pazienti che non ricevevano quel farmaco in un sottogruppo di pazienti (n=762) dello studio PRISM. Non vi sono stati effetti sostanziali (>15%) di questi farmaci sulla clearance plasmatica del tirofiban: acebutololo, alprazolam, amlodipina, preparazioni a base di aspirina, atenololo, bromazepam, captopril, diazepam, digossina, diltiazem, sodio docusato, enalapril, furosemide, glibenclamide, eparina non frazionata, insulina, isosorbide, lorazepam, lovastatina, metoclopramide, metoprololo, morfina, nifedipina, preparazioni a base di nitrati, oxazepam, paracetamolo, cloruro di potassio, propranololo, ranitidina, simvastatina, sucralfato e temazepam.

Il profilo farmacocinetico e farmacodinamico di Aggrastat è stato studiato in caso di somministrazione concomitante con enoxaparina (1 milligrammo/kg ogni 12 ore per via sottocutanea) e confrontato con l’associazione di Aggrastat ed eparina non frazionata. Non si è rilevata alcuna differenza nella clearance di Aggrastat tra i due gruppi.


Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione: dati sulla sicurezza

I dati non-clinici non rivelano rischi particolari per l’uomo sulla base di studi convenzionali di safety pharmacology, tossicità a dosi ripetute e genotossicità.

In studi condotti su ratti maschi e femmine, non si sono notate alterazioni della fertilità e della capacità riproduttiva a dosi endovenose di tirofiban cloridrato fino a 5 mg/kg/die. Questi dosaggi sono circa 22 volte superiori alle dosi massime giornaliere raccomandate per l’uomo.

Tuttavia, gli studi condotti sugli animali non sono sufficienti a trarre conclusioni definitive sulla tossicità riproduttiva nell’uomo.

Il tirofiban attraversa la barriera placentare nel ratto e nel coniglio.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione

Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione: interazioni

L’uso di diversi inibitori dell’aggregazione piastrinica aumenta il rischio di sanguinamento, così come la loro associazione con eparina, warfarin e trombolitici. I parametri clinici e biologici dell’emostasi devono essere monitorati regolarmente.

La somministrazione concomitante di Aggrastat e ASA aumenta l’inibizione dell’aggregazione piastrinica in maniera maggiore rispetto all’ASA da solo, misurata dal test di aggregazione piastrinica ex vivo ADP-indotta. La somministrazione concomitante di Aggrastat ed eparina non frazionata aumenta il prolungamento del tempo di emorragia in maniera maggiore rispetto all’eparina non frazionata da sola.

Usando in concomitanza Aggrastat con eparina non frazionata, ASA e clopidogrel si è verificata una incidenza di sanguinamenti paragonabile a quella verificatasi quando sono stati usati in associazione solo eparina non frazionata, ASA e clopidogrel (vedere paragrafì 4.4 e 4.8).

Aggrastat ha prolungato il tempo di sanguinamento; tuttavia, con la somministrazione concomitante di Aggrastat e ticlopidina non si è osservato un effetto additivo sul tempo di sanguinamento.

L’uso concomitante del warfarin con Aggrastat più eparina è stato associato con un aumentato rischio di sanguinamento.

Aggrastat non è raccomandato nella terapia trombolitica, somministrata in concomitanza o meno di 48 ore prima della somministrazione di tirofiban cloridrato, o insieme a farmaci che aumentano il rischio di sanguinamento in misura rilevante (ad es.: anticoagulanti orali, altri inibitori GP IIb/IIIa parenterali, soluzioni di destrano). Vi è un’esperienza insufficiente sull’uso di tirofiban cloridrato nelle condizioni di cui sopra; si sospetta, tuttavia, un aumento del rischio di sanguinamento.


Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Aggrastat 250 mcg/ml concentrato per soluzione per infusione: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Non pertinente.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco