Plegridy 125 mcg siringa
Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto
Plegridy 125 mcg siringa: ultimo aggiornamento pagina: 09/02/2018 (Fonte: A.I.FA.)
01.0 Denominazione del medicinale
Plegridy 125 microgrammi soluzione iniettabile in siringa preriempita.
02.0 Composizione qualitativa e quantitativa
Ciascuna siringa preriempita da 125 microgrammi contiene 125 microgrammi di peginterferone beta-1a* in 0,5 ml di soluzione iniettabile.
La dose indica la quantità della porzione di interferone beta-1a del peginterferone beta-1a senza considerare la porzione di PEG attaccata.
*Il principio attivo, il peginterferone beta-1a, è un coniugato covalente dell’interferone beta-1a, prodotto nelle cellule ovariche di criceto cinese, con metossi poli(etileneglicole) a 20.000 Dalton (20 kDa), utilizzando un linker di O-2-metilpropionaldeide.
La potenza di questo medicinale non deve essere confrontata con quella di un’altra proteina pegilata o non- pegilata della stessa classe terapeutica. Per ulteriori informazioni vedere paragrafo 5.1.
Eccipienti con effetti noti
Ciascuna siringa contiene 0,13 mg di sodio.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
03.0 Forma farmaceutica
Soluzione iniettabile (iniezione).
Soluzione limpida e incolore con pH di 4,5-5,1.
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
Plegridy è indicato nei pazienti adulti per il trattamento della sclerosi multipla recidivante-remittente (vedere paragrafo 5.1).
04.2 Posologia e modo di somministrazione
Il trattamento deve essere iniziato sotto la supervisione di un medico esperto nel trattamento della sclerosi multipla.
L’efficacia di Plegridy è stata dimostrata rispetto al placebo. Non sono disponibili dati di confronto diretto di Plegridy verso interferone beta non-pegilato o dati sull’efficacia di Plegridy dopo il passaggio da un interferone beta non pegilato. Questo deve essere preso in considerazione in caso di cambiamento del trattamento dei pazienti tra interferone pegilato e non pegilato. Si prega di fare riferimento anche al paragrafo 5.1.
Posologia
La dose raccomandata di Plegridy è di 125 mcg iniettati per via sottocutanea ogni 2 settimane.
Inizio del trattamento
Si raccomanda in genere che i pazienti inizino il trattamento con 63 mcg alla 1adose, aumentando a 94 mcg alla 2adose, raggiungendo la dose piena di 125 mcg alla 3adose e continuando con la dose piena (125 mcg ) ogni 2 settimane successivamente (vedere Tabella 1). È disponibile una confezione di Inizio trattamento contenente le prime 2 dosi (63 mcg e 94 mcg ).
Tabella 1: Schema di titolazione all’inizio del trattamento
Dose | Tempo* | Quantità (mcg ) | Etichetta della siringa |
---|---|---|---|
1adose | 1° giorno | 63 | Arancione |
2adose | 2asettimana | 94 | Blu |
3adose | 4asettimana (e successivamente) | 125 (dose piena) | Grigia |
*Somministrazione ogni 2 settimane
La titolazione della dose all’inizio del trattamento potrebbe contribuire a migliorare i sintomi simil-influenzali che possono verificarsi all’inizio del trattamento con gli interferoni. L’uso profilattico e concomitante di trattamenti con medicinali anti-infiammatori, analgesici e/o antipiretici può prevenire o migliorare i sintomi simil-influenzali che insorgono a volte durante il trattamento con l’interferone (vedere paragrafo 4.8).
Se si salta una dose, questa deve essere somministrata al più presto possibile.
• Se mancano 7 o più giorni alla dose successiva prevista: i pazienti devono assumere la dose saltata immediatamente. Il trattamento può poi proseguire con la dose successiva programmata come previsto.
• Se mancano meno di 7 giorni alla dose successiva prevista: i pazienti devono iniziare un nuovo schema posologico di 2 settimane, a partire dal momento in cui somministrano la dose saltata. Un paziente non deve assumenre due dosi di Plegridy entro 7 giorni l’una dall’altra.
Popolazioni speciali
Popolazione anziana
La sicurezza e l’efficacia di Plegridy nei pazienti di età superiore ai 65 anni non sono state sufficientemente studiate a causa del numero limitato di questi pazienti inclusi negli studi clinici.
Compromissione renale
Non sono necessari aggiustamenti del dosaggio nei pazienti con compromissione renale in base ai dati degli studi sulla compromissione renale di grado lieve, moderato e severo e sulla malattia renale allo stadio terminale (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
Compromissione epatica
Plegridy non è stato studiato nei pazienti con compromissione epatica (vedere paragrafo 4.4).
Popolazione pediatrica
La sicurezza e l’efficacia di Plegridy nei bambini e negli adolescenti di età compresa tra 0 e 18 anni non sono state stabilite nella sclerosi multipla. Non ci sono dati disponibili.
Modo di somministrazione
Plegridy è per uso sottocutaneo.
Si raccomanda l’addestramento dei pazienti da parte di un operatore sanitario riguardo alla corretta tecnica di autosomministrazione delle iniezioni sottocutanee utilizzando la siringa preriempita. I pazienti devono essere avvertiti di ruotare i siti delle iniezioni sottocutanee. I siti abituali per somministrare le iniezioni sottocutanee includono l’addome, il braccio e la coscia.
Ciascuna siringa preriempita di Plegridy è dotata di ago pre-montato. Le siringhe preriempite sono esclusivamente monouso e devono essere gettate dopo l’uso.
Precauzioni da adottare prima di manipolare o somministrare il medicinale
Una volta tolto dal frigorifero, lasciare che Plegridy si riscaldi a temperatura ambiente (circa 30 minuti) prima di eseguire l’iniezione. Non devono essere usate fonti esterne di calore, come acqua calda, per scaldare Plegridy.
Plegridy in siringa preriempita non deve essere utilizzato se il liquido è colorato, torbido o contiene particelle in sospensione. Il liquido nella siringa deve essere limpido e incolore.
04.3 Controindicazioni
Ipersensibilità all’interferone beta naturale o ricombinante o al peginterferone o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.
Inizio del trattamento in gravidanza (vedere paragrafo 4.6).
Pazienti con depressione grave e/o ideazione suicidaria (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso
Danno epatico
Livelli elevati di transaminasi epatiche nel siero, epatite, epatite autoimmune e casi rari di insufficienza epatica severa sono stati riferiti con medicinali a base di interferone beta. Aumenti degli enzimi epatici sono stati osservati con l’uso di Plegridy. I pazienti devono essere monitorati per i segni di danno epatico (vedere paragrafo 4.8).
Plegridy deve essere somministrato con cautela nei pazienti con disturbi depressivi pregressi (vedere paragrafo 4.3). La depressione si verifica con maggiore frequenza nella popolazione affetta da sclerosi multipla e in associazione con l’uso di interferone. I pazienti devono essere avvertiti di riferire immediatamente qualsiasi sintomo di depressione e/o ideazione suicidaria al proprio medico curante.
I pazienti che presentano segni di depressione devono essere strettamente monitorati durante la terapia e trattati in modo appropriato. Deve essere presa in considerazione l’interruzione della terapia con Plegridy (vedere paragrafo 4.8).
Reazioni di ipersensibilità
Gravi reazioni di ipersensibilità sono state riferite come una complicanza rara del trattamento con l’interferone beta, compreso Plegridy. La terapia con il peginterferone beta-1a deve essere interrotta se si verificano gravi reazioni di ipersensibilità (vedere paragrafo 4.8).
Reazioni nel sito d’iniezione
Reazioni nel sito d’iniezione, compresa la necrosi nel sito d’iniezione, sono state riferite con l’uso sottocutaneo di interferone beta. Per ridurre al minimo il rischio di reazioni al sito d’iniezione i pazienti devono essere istruiti all’uso di una tecnica di iniezione asettica. La procedura per l’autosomministrazione da parte del paziente deve essere riverificata periodicamente, specialmente se si sono verificate reazioni nel sito d’iniezione. Se il paziente manifesta una rottura della pelle, che potrebbe essere accompagnata da gonfiore o fuoruscita di liquido dal sito d’iniezione, il paziente deve essere avvisato di consultare il proprio medico.
Negli studi clinici, un paziente trattato con Plegridy ha presentato una necrosi nel sito d’iniezione. La decisione di interrompere la terapia dopo un singolo episodio di necrosi dipende dall’entità della necrosi stessa (vedere paragrafo 4.8).
Riduzione delle conte ematiche periferiche
La riduzione delle conte ematiche periferiche in tutte le linee cellulari, comprendente pancitopenia rara e trombocitopenia severa, è stata riferita nei pazienti che hanno ricevuto interferone beta. Casi di citopenia, compresi rari casi di neutropenia severa e trombocitopenia, sono stati osservati nei pazienti trattati con Plegridy. I pazienti devono essere monitorati per i sintomi o i segni della riduzione delle conte ematiche periferiche (vedere paragrafo 4.8).
Disturbi renali e urinari
Sindrome nefrosica
Durante il trattamento con prodotti a base di interferone beta sono stati segnalati casi di sindrome nefrosica con diverse nefropatie sottostanti, tra cui la glomerulosclerosi focale e segmentaria collassante (
collapsing focal segmental glomerulosclerosis, FSGS), la malattia a lesioni minime (minimal change disease, MCD), la glomerulonefrite membrano-proliferativa (membranoproliferative glomerulonephritis, MPGN) e la glomerulopatia membranosa (membranous glomerulopathy, MGN). Gli eventi sono stati segnalati in tempi diversi nel corso del trattamento e possono manifestarsi dopo diversi anni di trattamento con interferone beta. Si raccomanda il monitoraggio periodico dei segni o sintomi precoci, quali ad esempio edema, proteinuria e compromissione della funzione renale, in particolare nei pazienti a maggior rischio di malattia renale. La sindrome nefrosica deve essere trattata tempestivamente e deve essere presa in considerazione l’interruzione della terapia con Plegridy.
Compromissione renale severa
È necessario esercitare cautela quando si somministra Plegridy a pazienti con compromissione renale severa. Microangiopatia trombotica (TMA)
Sono stati segnalati casi di TMA, che si manifesta come porpora trombotica trombocitopenica (TTP) o sindrome emolitico uremica (HUS), compresi casi fatali con prodotti a base di interferone beta. Gli eventi sono stati segnalati in tempi diversi nel corso del trattamento e possono manifestarsi da diverse settimane a diversi anni dopo l’inizio del trattamento con interferone beta. Le caratteristiche cliniche iniziali comprendono trombocitopenia, ipertensione di nuova insorgenza, febbre, sintomi a carico del sistema
nervoso centrale (ad esempio confusione, paresi) e funzione renale compromessa. I risultati di laboratorio che suggeriscono la presenza di TMA comprendono la riduzione delle conte piastriniche, l’aumento della lattato-deidrogenasi (LDH) nel siero dovuta a emolisi e la presenza di schistociti (frammentazione degli eritrociti) su uno striscio ematico. Di conseguenza, se si osservano le caratteristiche cliniche della TMA si raccomanda l’effettuazione di ulteriori esami dei livelli delle piastrine nel sangue, della LDH nel siero, degli strisci ematici e della funzione renale. Nel caso di diagnosi di TMA è necessario un trattamento tempestivo (considerando lo scambio plasmatico) ed è raccomandata l’interruzione immediata di Plegridy.
Anomalie di laboratorio
Anomalie di laboratorio sono associate all’uso degli interferoni. Oltre a quegli esami di laboratorio normalmente richiesti per il monitoraggio dei pazienti con sclerosi multipla, si raccomanda di eseguire l’emocromo completo e differenziale delle cellule del sangue, le conte piastriniche e analisi chimiche del sangue, comprendenti i test di funzionalità epatica (ad esempio aspartato aminotransferasi (AST), alanina aminotransaminasi (ALT)), prima dell’inizio della terapia e a intervalli regolari dopo l’introduzione della terapia con Plegridy e poi periodicamente successivamente in assenza di sintomi clinici.
Per i pazienti con mielosoppressione potrebbe essere necessario il monitoraggio più intensivo dell’esame emocromocitometrico completo, con le conte differenziali e piastriniche.
L’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo sono stati osservati con l’uso di medicinali a base di interferone beta. Si raccomanda l’effettuazione di esami regolari della funzionalità tiroidea nei pazienti con anamnesi di disfunzione tiroidea o come clinicamente indicato.
Crisi epilettiche
Plegridy deve essere somministrato con cautela nei pazienti con anamnesi di crisi epilettiche, in quelli trattati con medicinali anti-epilettici, specialmente se la loro epilessia non è adeguatamente controllata con gli
anti-epilettici (vedere paragrafo 4.8). Patologie cardiache
Il peggioramento delle patologie cardiache è stato riferito nei pazienti trattati con interferone beta. L’incidenza degli eventi cardiovascolari è risultata simile tra i gruppi trattati con Plegridy (125 microgrammi ogni 2 settimane) e con placebo (7% in ciascun gruppo). Non sono stati segnalati eventi cardiovascolari gravi nei pazienti trattati con Plegridy nello studio ADVANCE. Ciò nonostante, i pazienti con significative patologie cardiache preesistenti, ad esempio insufficienza cardiaca congestizia, arteriopatia coronarica o aritmia, devono essere monitorati per il peggioramento delle loro condizioni cardiache, in particolare durante l’inizio del trattamento.
Immunogenicità
I pazienti possono sviluppare anticorpi verso Plegridy. I dati ottenuti da pazienti trattati fino a 2 anni con Plegridy suggeriscono che meno dell’1% (5/715) ha sviluppato anticorpi persistenti-neutralizzanti alla porzione di interferone beta-1a del peginterferone beta-1a. Gli anticorpi neutralizzanti potenzialmente possono ridurre l’efficacia clinica. Tuttavia, lo sviluppo di anticorpi contro la frazione di interferone del peginterferone beta-1a non ha avuto alcun impatto percepibile sulla sicurezza o sull’efficacia clinica, nonostante l’analisi fosse limitata dalla bassa incidenza di immunogenicità.
Il 3% dei pazienti (18/681) ha sviluppato anticorpi persistenti alla frazione di PEG del peginterferone beta- la. Nello studio clinico condotto, lo sviluppo di anticorpi contro la frazione di PEG del peginterferone beta- la non ha avuto alcun impatto percepibile sulla sicurezza o sull’efficacia clinica (compresi il tasso annualizzato di recidive, le lesioni RMN e la progressione della disabilità).
Compromissione epatica
È necessario usare cautela e considerare il monitoraggio stretto quando Plegridy è somministrato a pazienti con compromissione epatica severa. I pazienti devono essere monitorati per i segni di danno epatico ed è necessario usare cautela quando gli interferoni sono utilizzati contemporaneamente ad altri medicinali associati a danno epatico (vedere paragrafi 4.8 e 5.2).
Contenuto di sodio
Ciascuna siringa contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio, ed è perciò praticamente “senza sodio”.
04.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione
Non sono stati effettuati studi d’interazione. Gli studi clinici indicano che i pazienti con sclerosi multipla possono ricevere Plegridy e corticosteroidi durante le recidive. È stato riportato che gli interferoni riducono l’attività degli enzimi epatici dipendenti dal citocromo P450 nell’uomo e negli animali. Deve esser usata cautela quando Plegridy viene somministrato in associazione con medicinali che hanno uno stretto indice terapeutico e la cui clearance è largamente dipendente dal sistema del citocromo P450 epatico, ad esempio alcune classi di antiepilettici e di antidepressivi.
04.6 Gravidanza e allattamento
Donne in età fertile
Le donne in età fertile devono adottare metodi contraccettivi adeguati. Le pazienti che iniziano una gravidanza o che programmano una gravidanza durante l’assunzione di Plegridy devono essere informate sui rischi potenziali e l’interruzione della terapia deve essere presa in considerazione (vedere paragrafo 5.3).
Nelle pazienti con un alto tasso di recidive prima dell’inizio della terapia è necessario valutare il rischio di una recidiva grave in seguito all’interruzione di Plegridy in caso di gravidanza rispetto ad un possibile aumento del rischio di aborto spontaneo.
Esistono dati limitati sull’uso di Plegridy in gravidanza. I dati disponibili indicano un possibile aumentato rischio di aborto spontaneo. L’inizio del trattamento è controindicato durante la gravidanza (vedere paragrafo 4.3).
Allattamento
Non è noto se il peginterferone beta-1a sia secreto nel latte materno. A causa della possibilità di reazioni avverse gravi nei bambini allattati con latte materno, deve essere presa la decisione se interrompere l’allattamento o la terapia con Plegridy.
Fertilità
Non sono disponibili informazioni sugli effetti del peginterferone beta-1a sulla fertilità umana. Negli animali sono stati osservati effetti anovulatori a dosi molto alte (vedere paragrafo 5.3). Non sono disponibili informazioni sugli effetti del peginterferone beta-1a sulla fertilità maschile negli animali.
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari
Le reazioni avverse a livello del sistema nervoso centrale associate all’uso di interferone beta potrebbero influenzare la capacità dei pazienti di guidare veicoli o di usare macchinari (vedere paragrafo 4.8).
04.8 Effetti indesiderati
Riassunto del profilo di sicurezza
Le reazioni avverse al medicinale (ADR) più comuni (con un’incidenza superiore rispetto al placebo) per Plegridy 125 mcg somministrato per via sottocutanea ogni 2 settimane sono state eritema nel sito d’iniezione, malattia simil-influenzale, piressia, cefalea, mialgia, brividi, dolore nel sito d’iniezione, astenia, prurito nel sito d’iniezione e artralgia.
La reazione avversa con conseguente interruzione della terapia riferita più comunemente nei pazienti trattati con Plegridy 125 mcg somministrato per via sottocutanea ogni 2 settimane è stata la malattia simil-influenzale (<1%).
Tabella delle reazioni avverse
Negli studi clinici, 1.468 pazienti hanno ricevuto Plegridy per un massimo di 177 settimane (esposizione complessiva equivalente a 1.932 anni-persona); 1.093 pazienti hanno ricevuto almeno 1 anno e 415 pazienti hanno ricevuto almeno 2 anni di trattamento con Plegridy. L’esperienza nella fase non controllata randomizzata (2° anno) dello studio ADVANCE e nello studio ATTAIN di estensione di sicurezza di 2 anni è risultata coerente con l’esperienza nella fase controllata con placebo di 1 anno dello studio ADVANCE.
La Tabella riassume le reazioni avverse al medicinale (ADR) (incidenza superiore al placebo e con una possibilità ragionevole di causalità) di 512 pazienti trattati con Plegridy 125 mcg somministrato per via sottocutanea ogni 2 settimane e 500 pazienti che hanno ricevuto il placebo per un massimo di 48 settimane.
Le ADR sono presentate secondo la terminologia MedDRA raccomandata nella classificazione per sistemi ed organi (MedDRA). L’incidenza delle reazioni avverse riportate di seguito è espressa secondo la seguente convenzione:
• Molto comune (≥1/10)
• Comune (da ≥1/100 a <1/10)
• Non comune (da ≥1/1. 000 a <1/100)
• Raro (da ≥1/10. 000 a <1/1.000)
• Molto raro (<1/10,000)
• Non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)
Classificazione per sistemi ed organi (MedDRA) | Reazione avversa | Categoria di frequenza |
---|---|---|
Patologie del sistema emolinfopoeitico | Trombocitopenia | Non comune |
Microangiopatia trombotica, comprendente porpora trombotica trombocitopenica/sindrome emolitica uremica | Raro | |
Disturbi del sistema immunitario | Reazione di ipersensibilità | Non comune |
Patologie del sistema nervoso | Cefalea | Molto comune |
Crisi convulsiva | Non comune | |
Patologie gastrointestinali | Nausea | Comune |
Vomito | ||
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo | Prurito | Comune |
Orticaria | Non comune | |
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo | Mialgia | Molto comune |
Artralgia | ||
Patologie renali e urinarie | Sindrome nefrosica, glomerulosclerosi | Raro |
Patologie sistemiche e condizioni | Eritema nel sito d’iniezione | Molto comune |
Malattia simil-influenzale | ||
Piressia | ||
Brividi | ||
Dolore nel sito d’iniezione | ||
Astenia | ||
Prurito nel sito d’iniezione | ||
Ipertermia | Comune | |
Dolore | ||
Edema nel sito d’iniezione | ||
Calore nel sito d’iniezione | ||
Ematoma nel sito d’iniezione | ||
Eruzione cutanea nel sito d’iniezione | ||
Tumefazione nel sito d’iniezione | ||
Alterazione del colore in sede di iniezione | ||
Infiammazione nel sito d’iniezione | ||
Necrosi nel sito d’iniezione | Raro | |
Esami diagnostici | Aumento della temperatura corporea | Comune |
Aumento dell’alanina aminotransferasi | ||
Aumento dell’aspartato aminotransferasi | ||
Aumento della gamma-glutamil- transferasi | ||
Riduzione dell’emoglobina | ||
Riduzione della conta piastrinica | Non comune | |
Riduzioni delle conte leucocitarie | Comune | |
Disturbi psichiatrici | Depressione | Comune |
Descrizioni di reazioni avverse selezionate
Sintomi simil-influenzali
La malattia simil-influenzale ha colpito il 47% dei pazienti che hanno ricevuto Plegridy 125 mcg ogni 2 settimane e il 13% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo. L’incidenza dei sintomi simil-influenzali (ad esempio malattia simil-influenzale, brividi, iperpiressia, dolore muscoloscheletrico, mialgia, dolore, piressia) è risultata più alta all’inizio del trattamento ed è in genere diminuita nel corso dei primi 6 mesi. Dei pazienti che hanno riferito sintomi simil-influenzali, il 90% li ha riferiti di gravità lieve o moderata. Nessun sintomo è stato considerato di natura grave. Meno dell’1% dei pazienti che hanno ricevuto Plegridy durante la fase controllata con placebo dello studio ADVANCE ha interrotto il trattamento a causa dei sintomi simil-influenzali.
Reazioni nel sito d’iniezione
Le reazioni nel sito d’iniezione (ad esempio eritema, dolore, prurito o edema nel sito d’iniezione) sono state segnalate dal 66% dei pazienti che hanno ricevuto Plegridy 125 mcg ogni 2 settimane rispetto all’11% dei pazienti che hanno ricevuto il placebo. L’eritema nel sito d’iniezione è risultato la reazione più comunemente segnalata nel sito d’iniezione. Dei pazienti che hanno presentato reazioni nel sito d’iniezione, il 95% le ha riferite di gravità lieve o moderata. Uno dei 1.468 pazienti che hanno ricevuto Plegridy neglistudi clinici ha presentato una necrosi nel sito d’iniezione che si è risolta con il trattamento medico standard.
Anormalità delle transaminasi epatiche
L’incidenza degli aumenti delle transaminasi epatiche è risultata superiore nei pazienti trattati con Plegridy rispetto al placebo. La maggior parte degli aumenti degli enzimi è stata <3 volte il limite superiore al normale (ULN). Aumenti dell’alanina aminotransferasi e dell’aspartato aminotransferasi (>5 volte ULN) sono stati segnalati rispettivamente nell’1% e <1% dei pazienti trattati con il placebo e nel 2% e <1% dei pazienti trattati con Plegridy. Aumenti delle transaminasi epatiche nel siero combinati con elevazione della bilirubina sono stati osservati in due pazienti che presentavano anormalità preesistenti degli esami epatici prima di ricevere Plegridy negli studi clinici. Entrambi i casi si sono risolti dopo l’interruzione di Plegridy.
Disturbi ematologici
Riduzioni delle conte leucocitarie di <3,0 x 109/L sono state osservate nel 7% dei pazienti trattati con Plegridy e nell’1% di quelli trattati con il placebo. Le conte leucocitarie medie sono rimaste entro i limiti normali nei pazienti trattati con Plegridy. Le riduzioni delle conte leucocitarie non sono risultate associate ad un aumento del rischio di infezioni o di infezioni gravi. L’incidenza delle riduzioni potenzialmente clinicamente significative delle conte linfocitarie (<0,5 x 109/L) (<1%), delle conte neutrofile (≤1,0 x 109/L) (<1%) e delle conte piastriniche (≤100 x 109/L) (≤1%) è risultata simile nei pazienti trattati con Plegridy rispetto a quelli trattati con il placebo. Due casi gravi sono stati segnalati nei pazienti trattati con Plegridy: un paziente (<1%) ha presentato una trombocitopenia grave (conta piastrinica <10 x 109/L), un altro paziente (<1%) ha presentato una neutropenia grave (conta neutrofila <0,5 x 109/L). In entrambi i pazienti, le conte cellulari si sono riprese dopo l’interruzione di Plegridy. Leggere riduzioni delle conte eritrocitarie (RBC) medie sono state osservate nei pazienti trattati con Plegridy. L’incidenza delle riduzioni potenzialmente clinicamente significative nelle conte RBC (<3,3 x 1012/L) è risultata simile nei pazienti trattati con Plegridy rispetto ai pazienti trattati con il placebo.
Reazioni di ipersensibilità
Eventi di ipersensibilità sono stati segnalati nel 16% dei pazienti trattati con Plegridy 125 mcg ogni 2 settimane e nel 14% dei pazienti trattati con il placebo. Meno dell’1% dei pazienti trattati con Plegridy ha avuto un evento di ipersensibilità grave (ad esempio angioedema, orticaria) e i pazienti si sono ripresi prontamente dopo il trattamento con antistaminici e/o corticosteroidi.
Depressione e ideazione suicidaria
L’incidenza complessiva degli eventi avversi correlati alla depressione e all’ideazione suicidaria è risultata pari all’8% sia per i gruppi trattati con Plegridy 125 mcg ogni 2 settimane che per quelli trattati con il placebo. L’incidenza degli eventi seri correlati alla depressione e all’ideazione suicidaria è risultata simile e bassa (<1%) sia nei pazienti trattati con Plegridy 125 mcg ogni 2 settimane che in quelli trattati con il placebo.
Crisi convulsive
L’incidenza degli eventi convulsivi è risultata bassa e paragonabile nei pazienti che hanno ricevuto Plegridy (125 mcg ogni 2 settimane) e placebo (<1% in ciascun gruppo).
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione.
04.9 Sovradosaggio
In caso di sovradosaggio, i pazienti possono essere ospedalizzati per osservazione e deve essere dato un adeguato trattamento di supporto.
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
Categoria farmacoterapeutica: Agenti antineoplastici ed immunomodulanti; immunostimolanti; interferoni codice ATC: L03AB13
Plegridy è un interferone beta-1aconiugato con una singola molecola lineare di metossi poli(etileneglicol)-0-2-metilpropionaldeide di 20.000 Dalton (mPEG-0-2-metilpropionaldeide di 20 kDa) a un grado di sostituzione di 1 mole di polimero/mole di proteina. La massa molecolare media è di circa 44 kDa, di cui la frazione proteica costituisce circa 23 kDa.
Meccanismo d’azione
Non è noto un meccanismo d’azione definitivo del peginterferone beta-1anella sclerosi multipla (SM). Plegridy si lega al recettore dell’interferone di tipo I sulla superficie delle cellule e provoca una cascata di eventi intracellulari con conseguente regolazione dell’espressione dei geni responsivi all’interferone. Gli effetti biologici che protrebbero essere mediati da Plegridy comprendono la up-regolazione delle citochine anti-infiammatorie (ad esempio IL-4, IL-10, IL-27), la down-regolazione delle citochine pro-infiammatorie (ad esempio IL-2, IL-12, IFN-γ, TNF-α) e l’inibizione della migrazione dei linfociti T attivati attraverso la barriera ematoencefalica; potrebbero essere tuttavia coinvolti meccanismi addizionali. Non è noto se il meccanismo d’azione di Plegridy nella sclerosi multipla sia mediato dallo stesso percorso(i) degli effetti biologici descritti sopra, perché la fisiopatologia della SM è compresa solo parzialmente.
Effetti farmacodinamici
Plegridy è interferone beta-1a coniugato a una singola molecola lineare di metossi poli(etileneglicole) di 20 kDa al gruppo alfa-amminico del residuo aminoacidico N-terminale.
Gli interferoni sono una famiglia di proteine naturali che sono indotte dalle cellule in risposta a stimoli biologici e chimici e che mediano numerose risposte cellulari che sono state classificate come antivirali, antiproliferative e immunomodulanti in natura. Le proprietà farmacologiche di Plegridy sono coerenti con quelle dell’interferone beta-1ae sono ritenute mediate dalla porzione proteica della molecola.
Le risposte farmacodinamiche sono state valutate misurando l’induzione dei geni responsivi all’interferone, compresi quelli che codificano la 2′,5′-oligoadenilato sintetasi (2′,5′-OAS), la proteina resistente al myxovirus A (MxA), e numerose chemiochine e citochine, oltre alla neopterina (D-eritro-1, 2, 3,-triidrossipropilpterina), un prodotto dell’enzima che può essere indotto dall’interferone, la GTP-cicloidrolasi I. L’induzione genica in soggetti umani sani è risultata maggiore in termini di livello massimo e di esposizione (area sotto la curva dell’effetto) per Plegridy rispetto all’interferone beta-1anon pegilato (IM), quando entrambi sono stati somministrati alla stessa dose secondo attività (6 MIU). La durata di questa risposta è stata sostenuta e prolungata per Plegridy, con aumenti rilevati per un massimo di 15 giorni rispetto a 4 giorni per l’interferone beta-1anon pegilato. Aumenti delle concentrazioni di neopterina sono stati osservati sia in soggetti sani che in pazienti con sclerosi multipla trattati con Plegridy, con un’elevazione sostenuta e prolungata per più di 10 giorni rispetto a 5 giorni osservata per l’interferone beta-1anon pegilato. Le concentrazioni di neopterina ritornano al livello basale dopo l’intervallo di somministrazione di due settimane.
Efficacia e sicurezza clinica
L’efficacia e la sicurezza di Plegridy sono state valutate in base ai dati del primo anno controllato complacebo di uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, della durata di 2 anni, condotto in pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente (lo studio ADVANCE). 1.512 pazienti sono stati randomizzati e trattati con Plegridy 125 mcg iniettato per via sottocutanea ogni 2 (n=512) o 4 (n=500) settimane verso il placebo (n=500).
L’endpoint primario era il tasso di recidiva annualizzato (ARR) in 1 anno. Il disegno dello studio e i dati demografici dei pazienti sono presentati nella Tabella 2.
Non sono disponibili dati provenienti da studi di efficacia/sicurezza clinica con un confronto diretto dell’interferone beta-1apegilato e non pegilato, o da pazienti il cui trattamento è stato cambiato da interferone non-pegilato a pegilato.
Tabella 2: Disegno dello studio
Disegno dello studio | |
---|---|
Storia della patologia | Pazienti con SMRR, con almeno 2 recidive nei 3 anni precedenti, e 1 recidiva nell’anno precedente, con un punteggio EDSS di ≤5,0 |
Follow-up | 1 anno |
Popolazione in studio | 83% dei pazienti naÃve al trattamento |
47% ≥2 recidive nell’anno precedente | |
38% almeno 1 lesione Gd+ al basale | |
92% ≥9 lesioni in T2 al basale | |
16% EDSS ≥4 | |
17% precedentemente trattati | |
Caratteristiche basali | |
Età media (anni) | 37 |
Durata media/mediana della patologia (anni) | 3,6/2,0 |
Numero medio di recidive negli ultimi 3 anni | 2,5 |
Punteggio EDSS medio al basale | 2,5 |
EDSS: Expanded Disability Status Scale
Gd+: Captante Gadolinio
Plegridy ogni 2 settimane ha ridotto in modo significativo il tasso di recidiva annualizzato (ARR) del 36% rispetto al placebo (p=0,0007) a un anno (Tabella 3), con riduzioni consistenti dell’ARR osservato nei sottogruppi definiti dalle caratteristiche demografiche e basali della patologia. Plegridy ha inoltre ridotto in modo significativo il rischio di recidiva del 39% (p=0,0003), il rischio di progressione sostenuta della disabilità confermato a 12 settimane del 38% (p=0,0383) e a 24 settimane (analisi post-hoc) del 54% (p=0,0069), il numero di lesioni in T2 nuove o recentemente ingranditesi del 67% (p<0,0001), il numero di lesioni captanti Gadolinio dell’86% (p<0,0001) e il numero di lesioni ipointense in T1 rispetto al placebo del 53% (p<0,0001). Un effetto del trattamento è stato osservato già a 6 mesi, con Plegridy 125 mcg ogni 2 settimane che ha dimostrato una riduzione del 61% (p<0,0001) nelle lesioni in T2 nuove o recentemente ingranditesi rispetto al placebo. Relativamente agli endpoint di recidiva e di RMN, Plegridy 125 mcg ogni due settimane ha dimostrato un effetto del trattamento numericamente maggiore rispetto al regime di somministrazione di Plegridy ogni quattro settimane a 1 anno.
I risultati a 2 anni hanno confermato che l’efficacia è stata mantenuta oltre il primo anno di studio controllato con placebo. I pazienti esposti a Plegridy ogni 2 settimane hanno dimostrato riduzioni statisticamente significative rispetto ai pazienti esposti a Plegridy ogni 4 settimane per 2 anni in un’analisi post-hoc per gli endpoint comprendenti l’ARR (24%, p=0,0209), il rischio di recidiva (24%, p=0,0212), il rischio di progressione della disabilità con conferma a 24 settimane (36%, p=0,0459), e gli endpoint di risonanza magnetica (RMN) (lesioni nuove/ingrandite in T2 60%, Gd+ 71% e ipointense in T1 53%; p<0,0001 per tutte).
I risultati per questo studio sono illustrati nella Tabella 3.
Tabella 3: Risultati clinici e di RMN
Placebo | Plegridy 125 mcg ogni 2 settimane | Plegridy 125 mcg ogni 4 settimane | |
---|---|---|---|
Endpoint clinici | |||
N | 500 | 512 | 500 |
Tasso di recidiva annualizzato | 0,397 | 0,256 | 0,288 |
Rate ratio | 0,64 | 0,72 | |
IC al 95% | 0,50 – 0,83 | 0,56 – 0,93 | |
Valore P | p=0,0007 | p=0,0114 | |
Proporzione di soggetti recidivati | 0,291 | 0,187 | 0,222 |
HR | 0,61 | 0,74 | |
IC al 95% | 0,47 – 0,80 | 0,57 – 0,95 | |
Valore P | p=0,0003 | p=0,020 | |
Proporzione con progressione della disabilità confermata dopo 12 settimane* | 0,105 | 0,068 | 0,068 |
HR | 0,62 | 0,62 | |
IC al 95% | 0,40 – 0,97 | 0,40 – 0,97 | |
Valore P | p=0,0383 | p=0,0380 | |
Proporzione con progressione della disabilità confermata dopo 24 settimane* | 0,084 | 0,040 | 0,058 |
HR | 0,46 | 0,67 | |
IC al 95% | (0,26 – 0,81) | (0,41 – 1,10) | |
Valore P | p=0,0069 | p=0,1116 | |
Endpoint di risonanza magnetica (RM) | |||
N | 476 | 457 | 462 |
Numero medio [mediano] di lesioni iperintense in T2 nuove o recentemente ingranditesi (range) | 13,3 [6.0] (0 – 148) | 4,1 [1,0] (0 – 69) | 9.2 [3,0] (0 – 113) |
Mean Ratio delle lesioni (IC al 95%) | 0,33 (0,27, 0,40) | 0,72 (0,60, 0,87) | |
Valore P | p≤0,0001 | 0,0008 | |
Numero medio [mediano] di lesioni captanti Gadolinio (range) | 1,4^ [0,0] (0 – 39) | 0,2 [0,0] (0 – 13) | 0,9 [0,0] (0 – 41) |
% riduzione vs. placebo | 86 | 36 | |
Valore P | p<0,0001 | p=0,0738 | |
Numero medio [mediano] di nuove lesioni ipointense in T1 (range) | 3,8 [1,0] (0 – 56) | 1,8 [0,0] (0 – 39) | 3,1 [1,0] (0 – 61) |
% riduzione vs. placebo | 53 | 18 | |
Valore P | p<0,0001 | 0,0815 |
HR: Hazard ratio
IC: Intervallo di confidenza
* La progressione sostenuta della disabilità era definita come l’aumento di almeno 1 punto dal punteggio EDSS basale ≥ 1 o l’aumento di 1,5 punti per i pazienti con EDSS basale di 0, sostenuto per 12 / 24 settimane.
^n=477
I pazienti che hanno fallito il trattamento precedente per la sclerosi multipla non sono stati inclusi nello studio.
I sottogruppi di pazienti con maggiore attività di malattia sono stati definiti secondo i criteri di recidiva e di risonanza magnetica (RM) come riportato di seguito, con i seguenti risultati di efficacia:
• Per i pazienti con ≥1 recidiva nell’anno precedente e ≥9 lesioni in T2 o ≥1 lesione Gd+ (n=1401), il tasso annuale di recidiva a 1 anno è risultato pari a 0,39 per il placebo, 0,29 per Plegridy ogni 4 settimane e 0,25 per Plegridy ogni 2 settimane.
I risultati in questo sottogruppo sono risultati coerenti con quelli della popolazione complessiva.
• Per i pazienti con ≥2 recidive nell’anno precedente e almeno 1 lesione Gd+(n=273), il tasso annuale di recidiva a 1 anno è risultato pari a 0,47 per il placebo, 0,35 per Plegridy ogni 4 settimane e 0,33 per Plegridy ogni 2 settimane.
I risultati in questo sottogruppo sono risultati numericamente coerenti con quelli della popolazione complessiva ma non statisticamente significativi.
Popolazione pediatrica
L’Agenzia europea dei medicinali ha rinviato l’obbligo di presentare i risultati degli studi con Plegridy in uno o più sottogruppi della popolazione pediatrica nel trattamento della sclerosi multipla (vedere paragrafo 4.2 per le informazioni sull’uso pediatrico).
05.2 Proprietà farmacocinetiche
L’emivita sierica del peginterferone beta-1a è prolungata rispetto all’interferone beta-1a non pegilato. La concentrazione del peginterferone beta-1a nel siero è risultata proporzionale alla dose nel range da 63 a 188 microgrammi, come osservato in uno studio a dose singola e a dosi multiple in soggetti sani. La farmacocinetica osservata nei pazienti con sclerosi multipla è risultata coerente con quella osservata nei soggetti sani.
Assorbimento
In seguito alla somministrazione sottocutanea del peginterferone beta-1a nei pazienti con sclerosi multipla, la concentrazione massima è stata raggiunta tra 1 e 1,5 giorni dopo la dose. La Cmax (media ± SE) osservata è stata pari a 280 ± 79 pg/ml dopo la somministrazione ripetuta di 125 microgrammi ogni due settimane.
Il peginterferone beta-1a somministrato per via sottocutanea ha prodotto un’esposizione di valori di circa 4-, 9-, e 13-volte superiori (AUC168h) e una Cmax di circa 2-, 3,5- e 5-volte superiore, dopo singole dosi di
63 (6MIU), 125 (12MIU) e 188 (18 MIU) microgrammi rispettivamente, rispetto alla somministrazione intramuscolare di 30 (6MIU) microgrammi di interferone beta-1a non-pegilato.
Distribuzione
In seguito alla somministrazione di dosi ripetute di 125 microgrammi ogni due settimane per via sottocutanea, il volume di distribuzione non corretto per biodisponibilità (media±SE) è stato pari a 481 ± 105 L.
Biotrasformazione e eliminazione
Si ipotizza che l’eliminazione urinaria (renale) sia una via importante di escrezione per Plegridy. Il processo di coniugazione in modo covalente di una frazione PEG a una proteina può alterare le proprietà in vivo della proteina non modificata, incluse l’eliminazione renale ridotta e la proteolisi ridotta, con conseguente estensione dell’emivita circolante. Di conseguenza, l’emivita (t1/2) del peginterferone beta-1a è circa 2 volte più lunga di quella dell’interferone beta-1a non pegilato nei volontari sani. Nei pazienti con sclerosi multipla, la t1/2 (media±SE) del peginterferone beta-1a è risultata pari a 78 ± 15 ore in stato stazionario. L’eliminazione media in stato stazionario del peginterferone beta-1a è risultata pari a 4,1 ± 0,4 L/ora.
Popolazioni speciali
Compromissione renale
Uno studio a dose singola condotto in soggetti sani e soggetti con vari gradi di compromissione renale (compromissione renale di grado lieve, moderato e severo, nonché soggetti con malattia renale allo stadio terminale) ha dimostrato un aumento frazionale dell’AUC (13-62%) e della Cmax (42-71%) nei soggetti con compromissione renale di grado lieve (velocità di filtrazione glomerulare stimata da 50 a
≤80 ml/min/1,73m2), moderato (velocità di filtrazione glomerulare stimata da 30 a 50 ml/min/1,73m2) e severo (velocità di filtrazione glomerulare stimata <30 ml/min/1,73m2), rispetto a soggetti con funzione renale normale (velocità di filtrazione glomerulare stimata >80 ml/min/1,73m2). I soggetti con malattia renale allo stadio terminale che necessitavano di emodialisi 2-3 volte alla settimana hanno mostrato AUC e
Cmax simili rispetto ai soggetti con funzione renale normale. Ciascuna emodialisi ha ridotto la concentrazione di peginterferone beta-1a del 24% circa, ciò suggerisce che l’emodialisi ha rimosso parzialmente il peginterferone beta-1a dal circolo sistemico.
Funzione epatica
La farmacocinetica del peginterferone beta-1a non è stata valutata nei pazienti con insufficienza epatica.
Pazienti anziani
L’esperienza clinica nei pazienti di età superiore ai 65 anni è limitata. Tuttavia, i risultati ottenuti da un’analisi farmacocinetica della popolazione (in pazienti fino ai 65 anni di età) suggeriscono che l’età non ha un impatto sull’eliminazione del peginterferone beta-1a.
Sesso
Non è stato rilevato un effetto del sesso sulla farmacocinetica del peginterferone beta-1a in un’analisi della farmacocinetica sulla popolazione.
La razza non ha avuto alcun effetto sulla farmacocinetica del peginterferone beta-1a in un’analisi farmacocinetica sulla popolazione.
05.3 Dati preclinici di sicurezza
Tossicità
In seguito alla somministrazione sottocutanea ripetuta del peginterferone beta-1a nelle scimmie Rhesus a dosi fino a 400 volte (in base all’esposizione, AUC (area sotto la curva)) la dose terapeutica raccomandata, non sono stati osservati effetti ad eccezione delle risposte farmacologiche lievi conosciute da parte delle scimmie Rhesus all’interferone beta-1a dopo la prima e la seconda dose settimanale. Gli studi di tossicologia con dose ripetuta erano limitati a 5 settimane, perché l’esposizione è stata considerevolmente ridotta a partire dalla 3a settimana, a causa della formazione degli anticorpi contro l’interferone beta-1a umano da parte delle scimmie Rhesus. Non è perciò possibile valutare la sicurezza a lungo termine della somministrazione cronica di Plegridy nei pazienti in base a questi studi.
Mutagenesi
Il peginterferone beta-1a non ha mostrato attività mutagena in un test di mutazione inversa batterica in vitro
(test di Ames) né alcuna attività clastogena in un test in vitro nei linfociti umani.
Carcinogenesi
Il peginterferone beta-1a non è stato testato per la carcinogenicità negli animali. In base alla farmacologia nota dell’interferone beta-1a e dell’esperienza clinica con l’interferone beta, si prevede che il potenziale carcinogeno sia basso.
Tossicità riproduttiva
Il peginterferone beta-1a non è stato testato per la tossicità riproduttiva negli animali gravidi. Gli studi della fertilità e dello sviluppo nelle scimmie Rhesus sono stati condotti con l’interferone beta-1a non pegilato. A dosi molto alte sono stati osservati effetti anovulatori e abortivi negli animali. Non sono disponibili informazioni sugli effetti potenziali del peginterferone beta-1a sulla fertilità maschile. In seguito a somministrazione ripetuta con peginterferone beta-1a nelle femmine di scimmia sessualmente mature, sono stati osservati effetti sulla lunghezza del ciclo mestruale e sui livelli di progesterone. È stata dimostrata la reversibilità degli effetti sulla lunghezza del ciclo mestruale. Non si conosce la validità dell’estrapolazione di questi dati non clinici per l’uomo.
I dati forniti dagli studi con altri composti di interferone beta non hanno dimostrato un potenziale teratogeno. Le informazioni disponibili sugli effetti dell’interferone beta-1a nel periodo peri- e postnatale sono limitate.
INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
Sodio acetato triidrato Acido acetico glaciale L-arginina cloridrato Polisorbato 20
Acqua per preparazioni iniettabili
06.2 Incompatibilità
Non pertinente.
06.3 Periodo di validità
3 anni
Plegridy può essere conservato a temperatura ambiente (fino a 25°C) per un massimo di 30 giorni, purché sia conservato lontano dalla luce. Se Plegridy si trova a temperatura ambiente per un totale di 30 giorni, deve essere utilizzato o gettato via. In caso di dubbio se Plegridy sia stato conservato a temperatura ambiente per 30 giorni o più a lungo, deve essere gettato via.
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
Conservare in frigorifero (2C – 8C). Non congelare.
Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce.
Vedere paragrafo 6.3 per altre informazioni sulla conservazione a temperatura ambiente (fino a 25°C).
06.5 Natura e contenuto della confezione
Una siringa preriempita da 1 ml di vetro (Tipo I), dotata di tappo di gomma bromobutilica e copriago rigido in materiale termoplastico e polipropilene, contenente 0,5 ml di soluzione.
Dimensioni della confezione: scatola di due o sei siringhe preriempite da 125 microgrammi (siringhe con etichetta grigia) in vassoi di plastica sigillati.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
06.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione
Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità alla normativa locale vigente.
07.0 Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio
BIOGEN IDEC LIMITED
Innovation House 70 Norden Road Maidenhead Berkshire
SL6 4AY
Regno Unito
08.0 Numeri delle autorizzazioni all’immissione in commercio
EU/1/14/934/003 EU/1/14/934/004
09.0 Data della prima autorizzazione/Rinnovo dell’autorizzazione
Data della prima autorizzazione: 18 luglio 2014
10.0 Data di revisione del testo
Documento messo a disposizione da A.I.FA. in data: 30/09/2016