Plaunazide: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Plaunazide (Olmesartan Medoxomil + Idroclorotiazide): sicurezza e modo d’azione

Plaunazide (Olmesartan Medoxomil + Idroclorotiazide) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Trattamento dell’ipertensione arteriosa essenziale.

Plaunazide, associazione fissa, è indicato in pazienti adulti la cui pressione arteriosa non sia adeguatamente controllata da olmesartan medoxomil da solo.

Plaunazide: come funziona?

Ma come funziona Plaunazide? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Plaunazide

Assorbimento e distribuzione Olmesartan medoxomil:

L’olmesartan medoxomil è un pro-farmaco rapidamente convertito in un metabolica farmacologicamente attivo, olmesartan, dalle esterasi nella mucosa intestinale e nella circolazione portale durante l’assorbimento dal tratto gastrointestinale. Non vi è traccia di olmesartan medoxomil intatto o della catena laterale medoxomil intatta nel plasma o negli escreti. La biodisponibilità assoluta media di olmesartan, nella formulazione in compresse, è stata del 25,6%.

Il picco medio di concentrazione (Cmax) di olmesartan viene raggiunto in media entro circa 2 ore dalla somministrazione per via orale di olmesartan medoxomil; le concentrazioni plasmatiche di olmesartan aumentano in modo approssimativamente lineare all’aumentare della dose orale singola fino a circa 80 mg.

La somministrazione di cibo ha effetti minimi sulla biodisponibilità di olmesartan e, pertanto, olmesartan medoxomil può essere somministrato a digiuno o a stomaco pieno.

Non sono state osservate differenze clinicamente rilevanti nella farmacocinetica di olmesartan dipendenti dal sesso del paziente.

Olmesartan si lega fortemente alle proteine plasmatiche (99,7%), ma la possibilità di interazioni clinicamente significative da spiazzamento del legame proteico tra olmesartan ed altri principi attivi ad elevato legame somministrati contemporaneamente, è bassa (come confermato dall’assenza di un’interazione clinicamente significativa tra olmesartan medoxomil e warfarin). Il legame di olmesartan con le cellule ematiche è trascurabile. Il volume di distribuzione medio dopo somministrazione endovenosa è di limitata entità (16–29 L).

Idroclorotiazide:

Dopo somministrazione orale di olmesartan medoxomil ed idroclorotiazide in associazione, la mediana del tempo di raggiungimento del picco di concentrazione plasmatica di idroclorotiazide è risultata compresa tra 1,5 e 2 ore dalla somministrazione. Idroclorotiazide si lega con le proteine plasmatiche per il 68% ed il suo volume apparente di distribuzione è di 0,83-1,14 L/kg.

Biotrasformazione ed eliminazione

Olmesartan medoxomil:

La clearance plasmatica totale di olmesartan è risultata pari a 1,3 L/h (CV 19%), relativamente ridotta se confrontata al flusso epatico (ca. 90 L/h). Dopo assunzione orale di una singola dose di olmesartan medoxomil marcato con 14C, il 10-16% della radioattività somministrata è stato eliminato con le urine (in gran parte entro le 24 ore successive alla somministrazione), mentre la restante radioattività è stata eliminata con le feci. In base a una biodisponibilità sistemica del 25,6%, si può calcolare che l’olmesartan assorbito venga eliminato per escrezione renale (per circa il 40%) e epatobiliare (per circa il 60%). Tutta la radioattività recuperata è stata identificata come olmesartan. Nessun altro metabolita significativo è stato identificato. Il circolo enteroepatico di olmesartan è minimo. Poiché una grande quantità di olmesartan è eliminata per via biliare, l’uso in pazienti con ostruzione biliare è controindicato (vedere paragrafo 4.3).

L’emivita di eliminazione terminale di olmesartan varia tra 10 e 15 ore dopo somministrazioni ripetute per via orale. Lo stato di equilibrio è stato raggiunto dopo le prime somministrazioni e nessun ulteriore accumulo è stato rilevato dopo 14 giorni di somministrazioni ripetute. La clearance renale è stata di circa 0,5–0,7 L/h ed è risultata indipendente dalla dose.

Idroclorotiazide:

L’idroclorotiazide non è metabolizzata nell’uomo ed è escreta quasi interamente come sostanza attiva immodificata nelle urine. Circa il 60% della dose orale è eliminata come sostanza attiva immodificata entro 48 ore. La clearance renale è di circa 250-300 mL/min. L’emivita di eliminazione terminale di idroclorotiazide è di 10-15 ore.

Plaunazide

La disponibilità sistemica di idroclorotiazide è ridotta di circa il 20% quando somministrata insieme ad olmesartan medoxomil, ma tale modesta riduzione non ha rilevanza clinica. La cinetica di olmesartan non è influenzata dalla somministrazione concomitante di idroclorotiazide.

Farmacocinetica in popolazioni speciali

Anziani (dai 65 anni in su):

Nei pazienti ipertesi, l’AUC dell’olmesartan allo stato stazionario è risultata incrementata di circa il 35% negli anziani (tra i 65 e i 75 anni) e di circa il 44% negli anziani (? 75 anni) rispetto a pazienti più giovani (vedere

paragrafo 4.2). Dati, peraltro limitati, suggeriscono che la clearance sistemica dell’idroclorotiazide sia ridotta negli anziani, sani ed ipertesi, rispetto ai volontari sani giovani.

Compromissione renale:

Nei casi di compromissione renale, l’AUC dell’olmesartan allo stato stazionario è risultata incrementata del 62%, 82% e 179% rispettivamente nei pazienti con compromissione renale lieve, moderata e severa, rispetto ai controlli sani (vedere paragrafì 4.2, 4.4). L’emivita dell’idroclorotiazide è prolungata nei pazienti con compromissione della funzionalità renale.

Compromissione epatica:

Dopo somministrazione orale singola, i valori di AUC dell’olmesartan sono risultati maggiori del 6% e del 65%, rispettivamente, in pazienti con compromissione epatica lieve e moderata rispetto a soggetti con funzionalità epatica normale. La frazione libera di olmesartan a due ore dalla somministrazione è risultata 0,26% nei soggetti sani, 0,34% nei pazienti con compromissione epatica lieve e 0,41% in quelli con compromissione epatica moderata. A seguito di somministrazioni ripetute in pazienti con compromissione epatica moderata, l’AUC media di olmesartan era ancora maggiore di circa il 65% rispetto ai controlli sani. I valori medi di Cmax di olmesartan erano simili nei pazienti con compromissione epatica e nei soggetti sani. L’olmesartan medoxomil non è stato studiato nei pazienti con compromissione epatica grave(vedere paragrafi 4.2, 4.4). La compromissione epatica non influenza significativamente la farmacocinetica dell’idroclorotiazide.


Plaunazide: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Plaunazide, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Plaunazide

Colesevelam, sequestrante degli acidi biliari

La somministrazione concomitante di olmesartan medoxomil 40 mg e di colesevelam cloridrato 3750 mg in soggetti sani ha determinato riduzione del 28% della Cmax e del 39% dell’AUC di olmesartan. Effetti minori, riduzione del 4% e del 15%, rispettivamente, della Cmax e dell’AUC sono stati osservati quando olmesartan medoxomil era somministrato 4 ore prima del colesevelam cloridrato. L’emivita di eliminazione di olmesartan era ridotta del 50-52% indipendentemente dalla somministrazione concomitante o 4 ore prima del colesevelam cloridrato (vedere paragrafo 4.5).


Plaunazide: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Plaunazide agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Plaunazide è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Plaunazide: dati sulla sicurezza

La tossicità potenziale dell’associazione olmesartan medoxomil/ idroclorotiazide è stata valutata in studi di tossicità orale a dosi ripetute di durata fino a sei mesi condotti nei ratti e nei cani. Come per entrambi i singoli componenti ed altri medicinali appartenenti a questa classe, l’organo bersaglio tossicologico principale dell’associazione è il rene. L’associazione olmesartan medoxomil/idroclorotiazide ha indotto alterazioni della funzionalità renale (aumento dell’azoto ureico sierico e

della creatinina sierica). Dosaggi elevati hanno provocato degenerazione e rigenerazione tubulare nei reni dei ratti e dei cani, probabilmente mediante alterazioni dell’emodinamica renale (ridotta perfusione renale dovuta a ipotensione con ipossia tubulare e degenerazione cellulare tubulare). Inoltre, l’associazione olmesartan medoxomil/idroclorotiazide ha causato riduzione dei parametri eritrocitari (conta degli eritrociti, emoglobina, ematocrito) e riduzione ponderale del cuore nei ratti. Questi effetti sono stati osservati anche con gli altri antagonisti del recettore AT1 e con gli ACE-inibitori; essi sembrano essere stati indotti da un’azione farmacologica di olmesartan medoxomil ad alte dosi e non sembrano essere rilevanti nell’uomo alle dosi terapeutiche consigliate.

Studi di genotossicità con olmesartan medoxomil e idroclorotiazide, in associazione o usati singolarmente, non hanno evidenziato alcun segno di attività genotossica clinicamente rilevante.

Il potenziale carcinogenico dell’associazione di olmesartan medoxomil e idroclorotiazide non è stato studiato in quanto non vi sono evidenze di effetti carcinogeni rilevanti dei due singoli componenti nelle condizioni di impiego clinico.

Non vi sono evidenze di teratogenicità in topi o ratti trattati con l’associazione olmesartan medoxomil/idroclorotiazide. Come era da attendersi per questa classe di medicinali, è stata osservata tossicità fetale nel ratto, evidenziata da un basso peso dei feti di madri trattate con olmesartan medoxomil e idroclorotiazide durante la gravidanza (vedere paragrafì 4.3, 4.6).


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Plaunazide: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Plaunazide

Plaunazide: interazioni

za (vedere paragrafo 4.3):

A causa degli effetti in gravidanza dei principi attivi di questa associazione, l’uso di Plaunazide non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso di Plaunazide è controindicato durante il secondo ed il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafì 4.3 e 4.4).

Olmesartan medoxomil

L’uso degli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso degli antagonisti del recettore dell’angiotensina II è controindicato durante il secondo e il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafì 4.3 e 4.4).

L’evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicità a seguito dell’esposizione ad ACE inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non può essere escluso un lieve aumento del rischio. Sebbene non siano disponibili dati epidemiologici controllati sul rischio con antagonisti del recettore dell’angiotensina II, un simile rischio può esistere anche per questa classe di medicinali. Per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere ad un trattamento antipertensivo alternativo, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza, a meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con antagonisti del recettore dell’angiotensina II. Quando viene accertata una gravidanza, il trattamento con antagonisti del recettore dell’angiotensina II deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve iniziare una terapia alternativa.

E’ noto che l’esposizione ad antagonisti del recettore dell’angiotensina II durante il secondo ed il terzo trimestre induce tossicità fetale (ridotta funzionalità renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicità neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperpotassiemia). (vedere anche paragrafo 5.3 “Datì preclìnìcì dì sìcurezza”).

Se dovesse verificarsi esposizione ad antagonisti del recettore dell’angiotensina II dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.

I neonati le cui madri abbiano assunto antagonisti del recettore dell’angiotensina II devono essere attentamente seguiti per quanto riguarda l’ipotensione (vedere paragrafì 4.3 e 4.4).

Idroclorotiazide

L’esperienza sull’uso di idroclorotiazide durante la gravidanza, specialmente durante il primo trimestre, è limitata. Gli studi condotti su animali sono insufficienti.

L’idroclorotiazide attraversa la placenta. In base al meccanismo di azione farmacologico dell’idroclorotiazide, il suo uso durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza può compromettere la perfusione feto-placentare e causare effetti fetali e neonatali come ittero, disturbo dell’equilibrio elettrolitico e trombocitopenia.

L’idroclorotiazide non deve essere impiegata nell’edema gestazionale, nell’ipertensione gravidica o preeclampsia a causa del rischio di deplezione del volume plasmatico e ipoperfusione placentare, senza effetti favorevoli sul decorso della malattia.

L’idroclorotiazide non deve essere impiegata per l’ipertensione essenziale in donne incinte eccetto quelle rare situazioni in cui nessun altro trattamento possa essere usato.

Allattamento:

Olmesartan medoxomil

Poiché non sono disponibili dati riguardanti l’uso di Plaunazide durante l’allattamento, l’uso di Plaunazide non è raccomandato e si devono preferire terapie alternative con comprovato profilo di sicurezza per l’uso durante l’allattamento specialmente in caso di neonati o prematuri

Idroclorotiazide

L’idroclorotiazide è escreta nel latte umano in piccole quantità. Alti dosaggi di tiazidi, comportando intensa diuresi, possono inibire la produzione di latte. L’uso di Plaunazide non è raccomandato durante l’allattamento. Se si usa Plaunazide durante l’allattamento le dosi devono essere mantenute più basse possibile.


Plaunazide: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Plaunazide: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Le reazioni avverse più comunemente riportate in corso di trattamento con Plaunazide sono cefalea (2,9%), capogiri (1,9%) e affaticamento (1,0%).

L’idroclorotiazide può causare o aggravare una deplezione di liquidi che può condurre a squilibrio elettrolitico (vedere paragrafo 4.4).

In studi clinici cui hanno partecipato 1155 pazienti che hanno ricevuto l’associazione olmesartan medoxomil/idroclorotiazide a dosaggi di 20/12,5 mg o 20/25 mg e 466 pazienti che hanno ricevuto placebo per periodi fino a 21 mesi, la frequenza complessiva di reazioni avverse alla associazione olmesartan medoxomil/idroclorotiazide è stata simile a quella relativa al placebo. Anche le interruzioni del trattamento dovute a reazioni avverse sono state simili per olmesartan medoxomil/idroclorotiazide 20/12,5 mg – 20/25 mg (2%) e per placebo (3%). La frequenza di reazioni avverse nel gruppo olmesartan medoxomil/idroclorotiazide in totale rispetto al placebo non è sembrata essere correlata all’età (<65 anni verso ?65 anni), al sesso o al gruppo

etnico, benché la frequenza di capogiri sia stata lievemente superiore nei pazienti di età ? a 75 anni.

Inoltre, la tollerabilità di Plaunazide ad alte dosi è stata valutata in studi clinici condotti in 3709 pazienti che hanno ricevuto olmesartan medoxomil in associazione con idroclorotiazide alle dosi di 40 mg/12,5 mg e 40 mg/25 mg.

Le reazioni avverse osservate con Plaunazide negli studi clinici, negli studi di tollerabilità post-autorizzazione e le segnalazioni spontanee sono riportate nella tabella sottostante, così come le reazioni avverse indotte dai singoli componenti olmesartan medoxomil e idroclorotiazide basate sul profilo di tollerabilità di queste sostanze.

Per classificare la frequenza delle reazioni avverse è stata impiegata la seguente terminologia: molto comune (?1/10); comune (?1/100 a <1/10); non comune (?1/1.000 a <1/100); rara (?1/10.000 a <1/1.000), molto rara (<1/10.000); non nota (la frequenza non può essere determinata sulla base dei dati disponibili).

Classe di Organi e Sistemi MeDRA Reazioni avverse Frequenz
a
Plaunazi
de
Olmesart
an
HCTZ
Infezioni e infestazioni Scialoadeniti Rara
Patologie del sistema emolinfopoietico Anemia aplastica Rara
Depressione
midollare
Rara
Anemia emolitica Rara
Leucopenia Rara
Neutropenia/
Agranulocitosi
Rara
Trombocitopenia Non
comune
Rara
Disturbi del sistema immunitario Reazioni anafilattiche Non comune Non comun
e
Disturbi del
metabolismo e della nutrizione
Anoressia Non comun
e
Glicosuria Comun
e
Ipercalcemia Comun
e
Ipercolesterolemi a Non comune Molto
comun e
Iperglicemia Comun
e
Iperpotassemia Rara
Ipertrigliceridemi a Non comune Comune Molto comun
e
Iperuricemia Non comune Comune Molto comun
e
Ipocloremia Comun
e
Alcalosi
ipocloremica
Molto
rara
Ipopotassemia Comun
e
Ipomagnesemia Comun
e
Iponatriemia Comun
e
Iperamilasemia Comun
e
Disturbi psichiatrici Apatia Rara
Depressione Rara
Irrequietezza Rara
Disturbi del sonno Rara
Patologie del sistema nervoso Stato
confusionale
Comun
e
Convulsioni Rara
Disturbi della coscienza (come perdita di
coscienza)
Rara
Capogiri/sensazio
ne di testa vuota
Comune Comune Comun
e
Cefalea Comune Comune Rara
Perdita di
appetito
Non comun
e
Parestesie Rara
Capogiri posturali Non
comune
Sonnolenza Non
comune
Sincope Non
comune
Patologie dell’occhio Riduzione della
lacrimazione
Rara
Offuscamento transitorio della
vista
Rara
Peggioramento di Non
miopia
preesistente
comun
e
Miopatia acuta, glaucoma acuto
ad angolo chiuso
Non nota
Xantopsia Rara
Patologie dell’orecchio
e del labirinto
Vertigini Non
comune
Non
comune
Rara
Patologie cardiache Angina pectoris Non
comune
Aritmie cardiache Rara
Palpitazioni Non
comune
Patologie vascolari Embolia Rara
Ipotensione Non
comune
Rara
Angioite necrotizzante (vasculite, vasculite
cutanea)
Rara
Ipotensione ortostatica Non comune Non comun
e
Trombosi Rara
Patologie respiratorie, toraciche e
mediastiniche
Bronchite Comune
Tosse Non
comune
Comune
Dispnea Rara
Polmonite
interstiziale
Rara
Faringite Comune
Edema
polmonare
Rara
Distress respiratorio Non comun
e
Rinite Comune
Patologie gastrointestinali Dolore
addominale
Non
comune
Comune Comun
e
Costipazione Comun
e
Diarrea Non
comune
Comune Comun
e
Dispepsia Non
comune
Comune
Irritazione
gastrica
Comun
e
Gastroenterite Comune
Meteorismo Comun
e
Nausea Non
comune
Comune Comun
e
Pancreatite Rara
Ileo paralitico Molto
rara
Vomito Non
comune
Non
comune
Comun
e
Enteropatia simil- sprue (vedere
paragrafo 4.4)
Molto rara
Patologie epato-biliari Colecistite acuta Rara
Ittero (ittero colestatico
intraepatico)
Rara
Patologie della cute e del tessuto

sottocutaneo

Dermatite
allergica
Non
comune
Reazioni anafilattiche
cutanee
Rara
Edema
angioneurotico
Rara Rara
Reazioni cutanee simil-lupus
eritematoso
Rara
Eczema Non
comune
Eritema Non comun
e
Esantema Non
comune
Reazioni di fotosensibilità Non comun
e
Prurito Non comune Non comun
e
Porpora Non comun
e
Rash Non comune Non comune Non comun
e
Riesacerbazione di lupus
eritematoso
cutaneo
Rara
Necrolisi epidermica
tossica
Rara
Orticaria Rara Non comune Non comun
e
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Artralgia Non
comune
Artrite Comune
Mal di schiena Non
comune
Comune
Spasmi muscolari Non
comune
Rara
Debolezza
muscolare
Rara
Mialgie Non
comune
Non
comune
Dolore alle
estremità
Non
comune
Paresi Rara
Dolori scheletrici Comune
Patologie renali e urinarie Insufficienza
renale acuta
Rara Rara
Ematuria Non
comune
Comune
Nefrite
interstiziale
Rara
Insufficienza
renale
Rara
Disfunzione
renale
Rara
Infezioni urinarie Comune
Patologie dell’apparato riproduttivo e della
mammella
Disfunzione erettile Non comune Non comun
e
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di
somministrazione
Astenia Comune Non
comune
Dolore toracico Comune Comune
Edema facciale Non
comune
Stanchezza Comune Comune
Febbre Rara
Sintomi di tipo
influenzale
Comune
Letargia Rara
Malessere Rara Non
comune
Dolore Comune
Edema periferico Comune Comune
Debolezza Non
comune
Esami diagnostici Iper alanina
aminotransferasi
Non
comune
Iper aspartato
aminotransferasi
Non
comune
Ipercalcemia Non
comune
Ipercreatininemia Non
comune
Rara Comun
e
Iper creatin
fosfochinasemia
Comune
Iperglicemia Non
comune
Riduzione dei
valori di
ematocrito
Rara
Riduzione dei
valori di
emoglobina
Rara
Iperlipidemia Non
comune
Ipopotassiemia Non
comune
Iperpotassiemia Non
comune
Aumento dell’urea
plasmatica
Non comune Comune Comun e
Iperazotemia Rara
Iperuricemia Rara
Iper gamma glutamil
transferasi
Non comune
Aumento degli
enzimi epatici
Comune

Sono stati riferiti casi singoli di rabdomiolisi in associazione temporale con l’assunzione di bloccanti del recettore dell’angiotensina II.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette.

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo: http://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco