Prilace: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Prilace 5 mg+6 mg (Ramipril + Piretanide): sicurezza e modo d’azione

Prilace 5 mg+6 mg (Ramipril + Piretanide) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Trattamento dell’ipertensione arteriosa essenziale nei pazienti non sufficientemente controllati con la monoterapia oppure nei pazienti la cui pressione arteriosa è stata stabilizzata su valori normali a seguito di trattamento con i due componenti l’associazione dati nella stessa proporzione dell’associazione fissa.

Prilace 5 mg+6 mg: come funziona?

Ma come funziona Prilace 5 mg+6 mg? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Prilace 5 mg+6 mg

Sintomi

Il sovradosaggio può causare diuresi persistente, eccessiva vasodilatazione periferica (con marcata ipotensione, shock), bradicardia, alterazioni del bilancio elettrolitico, insufficienza renale, aritmie cardiache, obnubilamento della coscienza che può progredire fino al coma, convulsioni, paresi ed ileo paralitico.

Nei pazienti con ostruzione del flusso urinario (per es. da iperplasia prostatica), un’improvvisa diuresi può causare ritenzione urinaria acuta con eccessiva dilatazione della vescica.

Trattamento

Il paziente deve essere strettamente monitorato ed il trattamento deve essere sintomatico e di supporto.

La prima azione disintossicante viene fatta per esempio con: lavanda gastrica, somministrazione di sostanze assorbenti, solfato di sodio (se possibile entro i primi 30 minuti). In caso di ipotensione si deve prendere in considerazione la somministrazione di agonisti ?1-adrenergici (per es. noradrenalina, dopamina) o angiotensina II (angiotensinamide) che di norma è disponibile solo in alcuni laboratori di ricerca, in aggiunta ad infusione di fluidi e sali.

Non vi sono esperienze specifiche sull’efficacia della diuresi forzata, della correzione del pH urinario, dell’emofiltrazione o della dialisi per accelerare

l’eliminazione di ramipril o ramiprilato. In ogni caso se si prendono in considerazione la dialisi o l’emofiltrazione vedere 4.3.

Piretanide è difficilmente dializzabile.


Prilace 5 mg+6 mg: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Prilace 5 mg+6 mg, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Prilace 5 mg+6 mg

Categoria farmacoterapeutica: ACE-inibitori e diuretici; codice ATC: C09BA05

Prilace possiede proprietà antipertensive e diuretiche. Ramipril e piretanide vengono utilizzati singolarmente od in associazione per la terapia antipertensiva. Gli effetti antiipertensivi dei due principi attivi sono complementari.

Meccanismo d’azione

Ramipril: Ramiprilato, il metabolita attivo del profarmaco ramipril, inibisce l’enzima dipeptidilcarbossipeptidasi I (sinonimi: ACE, chininasi II). Nei tessuti e nel plasma questo enzima catalizza la conversione dell’angiotensina I ad angiotensina II, sostanza attiva ad effetto vasocostrittore, e la degradazione del vasodilatatore attivo bradichinina.

Una riduzione della formazione di angiotensina II e inibizione della degradazione della bradichinina portano alla vasodilatazione.

Poiché l’angiotensina II stimola anche la produzione di aldosterone, ramiprilato causa una riduzione della secrezione di aldosterone. L’aumento dell’attività della bradichinina contribuisce probabilmente agli effetti cardioprotettivi ed endotelioprotettivi osservati negli esperimenti animali. Non è ancora stato stabilito fino a che punto ciò possa essere responsabile di alcuni effetti indesiderati (per es. tosse).

Gli ACE-inibitori sono efficaci anche in pazienti con ipertensione a bassa renina. La risposta media alla monoterapia con ACE-inibitori è stata inferiore nei pazienti ipertesi di colore (afro-caraibici, solitamente una popolazione con bassi livelli di renina), rispetto ai pazienti non di colore.

Piretanide: La piretanide è un potente diuretico dell’ansa che inibisce il riassorbimento tubulare degli ioni sodio e cloro e dell’acqua nel tratto ascendente dell’ansa di Henle. È stato osservato un incremento nell’escrezione di calcio e magnesio meno pronunciato. La perdita di potassio minore.

Gli effetti antipertensivi della piretanide sono attribuibili, oltre che all’effetto diuretico anche all’induzione di uno scambio di ioni Ca2+ nelle cellule muscolari lisce delle arterie con riduzione della contrattilità e della risposta vasale alle sostanze pressorie endogene quali le catecolamine. Questo meccanismo d’azione porta alla riduzione della resistenza periferica e della pressione sanguigna.

Effetti farmacodinamici

Ramipril: La somministrazione di ramipril determina una marcata riduzione della resistenza arteriosa periferica. Generalmente, non vi sono cambiamenti nel flusso plasmatico renale e tasso di filtrazione glomerulare.

Nei pazienti ipertesi ramipril diminuisce la pressione in orto e clinostatismo senza aumento riflesso della frequenza cardiaca.

Nella maggior parte dei pazienti l’effetto antipertensivo ha inizio circa 1-2 ore dopo l’assunzione per os e l’effetto massimo generalmente tra 3 e 6 ore. L’effetto antipertensivo di una dose singola solitamente persiste per 24 ore.

Il massimo dell’effetto antipertensivo di un trattamento continuato viene raggiunto dopo 3-4 settimane. E’ stato dimostrato che viene mantenuto durante terapie a lungo termine di durata due anni.

Una brusca interruzione della terapia non causa ipertensione di rimbalzo.

Piretanide: L’inizio della diuresi si ha entro 1 ora dall’assunzione della dose e gli ultimi effetti si hanno dopo 4-6 ore. L’urina ed il sodio escreti mostrano una chiara relazione dose-risposta per le somministrazioni orali di dosi tra i 3 e i 12 mg durante le prime 4 ore di terapia.

La velocità di filtrazione glomerulare ed il flusso sanguigno renale rimangono virtualmente invariati.

È stato osservato un lieve incremento dose dipendente dell’attività plasmatica della renina.

Ramipril-Piretanide (in rapporto 5:6):

L’attività plasmatica dell’ACE fu completamente inibita da una dose singola di 5 mg di ramipril sia somministrato da solo che in associazione con 6 mg di piretanide. La diuresi dopo la somministrazione di una dose singola di 6 mg di piretanide rimane praticamente la stessa nonostante la somministrazione in associazione di 5 mg di ramipril.

Non c’è alcuna interazione evidente che coinvolge l’escrezione urinaria di elettroliti (sodio, potassio, cloro) o la clearance della creatinina nell’intervallo di tempo comprese tra le 0 e le 24 ore dopo la somministrazione dell’associazione.

Due grandi studi randomizzati e controllati (ONTARGET (ONgoing Telmisartan Alone and in combination with Ramipril Global Endpoint Trial) e VA Nephron-D (The Veterans Affairs Nephropathy in Diabetes) hanno esaminato l’uso della combinazione di un ACE-inibitore con un antagonista del recettore dell’angiotensina II.

ONTARGET è stato uno studio condotto in pazienti con anamnesi di patologia cardiovascolare o cerebrovascolare, o diabete mellito tipo 2 associato all’evidenza di danno d’organo. VA NEPHRON-D è stato uno studio condotto in pazienti con diabete mellito tipo 2 e nefropatia diabetica.

Questi studi non hanno dimostrato alcun significativo effetto benefico sugli esiti e sulla mortalità renale e/o cardiovascolare, mentre è stato osservato un aumento del rischio di iperpotassiemia, danno renale acuto e/o ipotensione rispetto alla monoterapia.

Questi risultati sono pertinenti anche per gli altri ACE-inibitori e per gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II, date le loro simili proprietà farmacodinamiche.

Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono quindi essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.

ALTITUDE (Aliskiren Trial in Type 2 Diabetes Using Cardiovascular and Renal Disease Endpoints) è stato uno studio volto a verificare il vantaggio di aggiungere aliskiren ad una terapia standard di un ACE-inibitore o un antagonista del recettore dell’angiotensina II in pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica, malattia cardiovascolare, o entrambe. Lo studio è stato interrotto precocemente a causa di un aumentato rischio di eventi avversi. Morte cardiovascolare e ictus sono stati entrambi numericamente più frequenti nel gruppo aliskiren rispetto al gruppo placebo e gli eventi avversi e gli eventi avversi gravi di interesse (iperpotassiemia, ipotensione e disfunzione renale) sono stati riportati più frequentemente nel gruppo aliskiren rispetto al gruppo placebo.


Prilace 5 mg+6 mg: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Prilace 5 mg+6 mg agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Prilace 5 mg+6 mg è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Prilace 5 mg+6 mg: dati sulla sicurezza

Ramipril

Il profarmaco ramipril subisce un elevato metabolismo epatico che è essenziale per la formazione dell’unico metabolita attivo ramiprilato (per idrolisi che si verifica principalmente nel fegato).

In aggiunta all’attivazione in ramiprilato, il ramipril viene glucuronizzato e trasformato in ramipril dichetopiperazina (estere). Anche ramiprilato viene glucuronizzato e trasformato in ramiprilato dichetopiperazina (acido).

Come conseguenza dell’attivazione/metabolismo del profarmaco circa il 20% della dose orale somministrata è biodisponibile.

La biodisponibilità di ramiprilato dopo somministrazione orale di 2,5 e 5 mg ramipril è di circa 45% della sua biodisponibilità dopo somministrazione endovenosa agli stessi dosaggi.

Dopo somministrazione orale di 10 mg di ramipril marcato circa il 40% della radioattività totale viene escreto nelle feci ed il 60 % nelle urine. Dopo somministrazione endovenosa di ramipril circa 50-60% delle dosi sono state ritrovate nelle urine (come ramipril e metaboliti); circa il 50% veniva eliminato per via non-renale. Dopo somministrazione endovenosa di ramiprilato circa 70% del farmaco e dei suoi metaboliti è stato ritrovato nelle urine, ad indicare circa 30% di escrezione non-renale di ramiprilato.

Dopo somministrazione orale di 5 mg di ramipril in pazienti con drenaggio dei condotti biliari, approssimativamente la stessa quantità di ramipril e di metaboliti veniva escreta nelle urine e nella bile nelle prime 24 ore.

Circa 80-90% dei metaboliti nelle urine e nella bile sono stati identificati come ramiprilato o suoi metaboliti. Ramipril glucuronide e ramipril dichetopiperazina rappresentano circa 10-20% della quantità totale, mentre ramipril immodificato rappresenta circa il 2 %.

Studi nell’animale durante l’allattamento hanno dimostrato che ramipril passa nel latte materno.

Il ramipril è rapidamente assorbito dopo somministrazione orale. Come indicato dal ritrovamento della radioattività nelle urine, che rappresentano solo una delle vie di eliminazione, l’assorbimento di ramipril è di almeno 56%. L’assorbimento non è influenzato dal cibo. Le concentrazioni plasmatiche massime di ramipril vengono raggiunte entro 1 ora dalla somministrazione orale. L’emivita di eliminazione è di circa 1 ora. Il picco della concentrazione plasmatica di ramiprilato viene raggiunto dopo 2-4 ore dalla somministrazione orale di ramipril. Le concentrazioni plasmatiche del ramiprilato si riducono in maniera polifasica. La fase iniziale di distribuzione ed eliminazione ha un’emivita di circa 3 ore. Questa è poi seguita da una fase intermedia (emivita circa 15 ore) ed una fase terminale a bassissime concentrazioni plasmatiche di ramiprilato ed emivita di circa 4-5 giorni.

Questa fase terminale è dovuta alla lenta dissociazione di ramiprilato dal legame saturabile all’ACE.

Nonostante questa lunga fase terminale una dose di 2,5 mg ramipril o più in somministrazione unica giornaliera determina concentrazioni plasmatiche di ramiprilato allo steady state dopo circa 4 giorni. L’emivita “effettiva”, importante per il dosaggio, è di 13-17 ore con somministrazioni multiple.

Dopo somministrazione endovenosa il volume di distribuzione sistemico di ramipril è di circa 90 litri ed il volume di distribuzione relativo di ramiprilato è di circa 500 litri.

Studi in vitro hanno rivelato una costante di inibizione del ramiprilato di circa 7 pmol/L ed un’emivita di dissociazione dall’ACE di 10,7 ore ad indicare un’elevata potenza.

Il legame proteico del ramipril è di circa il 73% e quello del ramiprilato di circa il 56%.

In soggetti sani di età compresa tra 65 e 76 anni la cinetica di ramipril e ramiprilato è simile a quella riscontrata in soggetti sani giovani.

L’escrezione renale di ramiprilato è ridotta nei pazienti con insufficienza renale e la clearance renale del ramiprilato è proporzionale alla creatinina clearance. Ciò determina concentrazioni plasmatiche elevate di ramiprilato che si riducono più lentamente rispetto ai pazienti con una normale funzione renale.

Con la somministrazione di dosi elevate (10 mg) di ramipril, la compromissione della funzione epatica ritarda l’attivazione del ramipril a ramiprilato con conseguente aumento dei livelli plasmatici di ramipril e ritardo nell’eliminazione di ramiprilato.

Nei pazienti sani come anche in quelli ipertesi non è stato rilevato un significativo accumulo di ramipril e ramiprilato dopo somministrazione orale di ramipril 5 mg una volta al giorno per due settimane sia nei pazienti con sia nei pazienti senza ipertensione.

Piretanide

La piretanide viene rapidamente assorbita dopo la somministrazione orale e i picchi sierici di concentrazione sono raggiunti dopo circa 1 ora.

L’intervallo di biodisponibilità è compreso tra 80 e 90% considerando una minima variazione inter ed intra-individuale, in pazienti con diminuita funzionalità renale. Il t1/2 della piretanide è approssimativamente pari a 1,0-1,7 ore in pazienti con funzionalità renale normale e sopra le 9,0 ore in pazienti con insufficienza renale. Non è stato rilevato alcun accumulo in pazienti con funzionalità renale normale o alterata.

Il legame della piretanide con le proteine è approssimativamente pari al 90%.

La piretanide viene escreta praticamente immodificata. La via di eliminazione principale è quella renale, il 40-70% della dose somministrata viene ritrovata nelle urine dei pazienti con funzionalità renale normale.

La piretanide viene escreta principalmente con trasporti di tipo attivo nel tubulo prossimale distale.

Una piccola parte dei suoi metaboliti idrossilati vengono trovati nella forma coniugata nelle urine e nelle feci. Il principale metabolita della piretanide è il gamma-amino butanolo.

Nei pazienti anziani non viene di solito richiesto alcun adattamento della dose.

Ramipril+Piretanide (5:6)

Quando ramipril e piretanide vengono somministrati insieme, si osserva un aumento della concentrazione massima e dell’area sotto la curva concentrazione/tempo per ramipril e ramiprilato. La concentrazione urinaria del ramiprilato aumenta ma la concentrazione totale di ramipril e dei suoi metaboliti rimane invariata.

La massima concentrazione sierica di piretanide diminuisce in seguito alla somministrazione in associazione con ramipril ma l’area sotto la curva concentrazione/tempo non risulta alterata. Il tempo richiesto per raggiungere la massima concentrazione ed il tempo di eliminazione (t ½) della piretanide sono inalterati.

Le farmacocinetiche osservate quando ramipril e piretanide sono somministrate insieme non influenzano le farmacocinetiche di ognuna delle sostanze.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Prilace 5 mg+6 mg: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Prilace 5 mg+6 mg

Prilace 5 mg+6 mg: interazioni

Sono da considerare le seguenti interazioni con:

Cibo

L’assorbimento del ramipril non è influenzato in modo significativo dal cibo.

Associazioni controindicate

Trattamenti extracorporei che portano al contatto tra sangue e superfici a carica negativa quali dialisi od emofiltrazione con membrane ad alto flusso (ad esempio membrane poliacrilonitriliche) ed aferesi delle lipoproteine a bassa densità per mezzo di destrano solfato; rischio di gravi reazioni anafilattoidi (vedere paragrafo 4.3). Pertanto deve essere utilizzata una diversa membrana di dialisi in pazienti che necessitano di una dialisi d’emergenza o emofiltrazione e i pazienti dovrebbero essere passati ad un trattamento con un farmaco antipertensivo non appartenente alla classe degli ACE-inibitori.

L’associazione di Prilace con medicinali contenenti aliskiren è controindicata in pazienti affetti da diabete o con compromissione renale (GFR<60 ml/min/1.73 m2) (vedere paragrafì 4.3, 4.4 e 5.1).

Associazioni non raccomandate

I dati degli studi clinici hanno dimostrato che il duplice blocco del sistema renina- angiotensina-aldosterone (RAAS) attraverso l’uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren, è associato ad una maggiore frequenza di eventi avversi quali ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta) rispetto all’uso di un singolo agente attivo sul sistema RAAS (vedere paragrafì 4.3, 4.4 e 5.1).

Sali di potassio, diuretici risparmiatori di potassio e altri medicinali che possono aumentare la kaliemia: possibile aumento della kaliemia, a volte grave. Il trattamento concomitante con diuretici risparmiatori di potassio (ad es. spironolattone), con sali di potassio o altri medicinali che possono aumentare la kaliemia richiede un attento monitoraggio della kaliemia.

Farmaci ototossici (antibiotici aminoglicosidici): possibile intensificazione degli effetti dannosi dei farmaci ototossici sull’udito (dovuti alla piretanide). Questi effetti dannosi sull’udito possono essere irreversibili. Queste sostanze e Prilace devono essere usate contemporaneamente solo se strettamente necessario.

Associazioni che richiedono precauzione

Farmaci antipertensivi e farmaci a potenziale effetto antipertensivo (nitrati, antidepressivi triciclici, anestetici): è prevedibile un potenziamento dell’effetto antipertensivo per i diuretici (vedere anche paragrafì 4.2, 4.4 e 4.8 ).

Vasopressori simpaticomimetici: questi farmaci possono ridurre l’effetto antipertensivo di Prilace. Si raccomanda pertanto un accurato monitoraggio della pressione arteriosa. Inoltre gli effetti dei farmaci simpaticomimetici vasopressori possono essere attenuati dalla piretanide.

Allopurinolo, immunosoppressori, corticosteroidi, procainamide, citostatici e altri farmaci che possono alterare il quadro ematico: aumentano il rischio di reazioni ematologiche (vedere anche paragrafo 4.4).

Sali di Litio: può essere ridotta l’escrezione di litio. Tale riduzione può condurre ad un incremento dei livelli sierici del litio aumentandone la tossicità. Il livello sierico del litio deve, perciò, essere monitorato.

Agenti antidiabetici (insuline e sulfaniluree): gli ACE inibitori possono ridurre la resistenza all’insulina. In casi isolati tale riduzione può portare a reazioni ipoglicemiche nei pazienti in terapia concomitante con antidiabetici. La piretanide può ridurre gli effetti degli antidiabetici. Pertanto si raccomanda uno stretto controllo della glicemia nelle fasi iniziali della somministrazione contemporanea di questi farmaci.

Vildagliptin: un’aumentata incidenza di angioedema è stata riscontrata in pazienti trattati con ACE inibitori e vildagliptin.

Trimetoprim e in combinazione a dose fissa con sulfametoxazolo (cotrimoxazolo): un aumento dell’incidenza di ipercalemia è stato osservato nei pazienti che assumono ACE-inibitori e trimetoprim e in combinazione a dose fissa con sulfametoxazolo (cotrimoxazolo).

Inibitori mTOR: un aumento del rischio di angioedema è possibile nei pazienti che assumono farmaci

concomitanti come gli inibitori mTOR (ad es. temsirolimus, everolimus, sirolimus). Prestare attenzione quando si inizia la terapia.

Racecadotril: un potenziale aumento del rischio di angioedema è stato segnalato per un uso concomitante di ACE-inibitori e un NEP (endopeptidasi neutra) inibitore come racecadotril ( vedi paragrafo 4.4).

Associazioni da considerare con attenzione

Farmaci antinfiammatori non steroidei: quando ACE inibitori sono somministrati simultaneamente con farmaci anti-infiammatori non steroidei (per es. indometacina, inibitori selettivi della Cox 2, acido acetilsalicilico a partire da 325 mg/die e FANS non selettivi), si può verificare un’attenuazione dell’effetto anti- ipertensivo.

L’uso concomitante di ACE inibitori e FANS può portare ad un aumentato rischio di peggioramento della funzione renale che comprende possibile insufficienza renale acuta ed aumento dei livelli del potassio sierico specialmente in pazienti con pre-esistente compromessa funzione renale. La combinazione deve essere somministrata con cautela specialmente negli anziani. I pazienti devono essere adeguatamente idratati e deve essere preso in considerazione il monitoraggio della funzione renale all’inizio della terapia concomitante.

Eparina: possibile aumento della kaliemia.

Probenecid: possibile attenuazione degli effetti antipertensivi dovuti alla piretanide.

Salicilati: possibile intensificazione degli effetti e della tossicità dei salicilati.

Corticosteroidi, ACTH, amfotericina B, carbenoxolone, elevati quantitativi di liquirizia, lassativi (in caso di uso prolungato) ed altri escretori del potassio o sostanze che abbassano il potassio: possibile sviluppo di ipopotassiemia.

Digitalici: possibile intensificazione della tossicità dei digitalici come conseguenza di alterazioni della concentrazione degli elettroliti (Ipopotassiemia, ipomagnesiemia).

Miorilassanti curarinici: possibile intensificazione e prolungamento degli effetti miorilassanti.

Farmaci nefrotossici: possibile intensificazione dell’effetto tossico sui reni (dovuto alla piretanide).

Sale: possibile riduzione dell’effetto antipertensivo dovuta ad aumentato apporto dietetico di sale.

Alcool: ramipril può portare ad aumento della vasodilatazione e dunque potenziare gli effetti dell’alcool.

Terapie desensibilizzanti: la probabilità e la gravità di reazioni anafilattiche o anafilattoidi in seguito a contatto con veleno di insetti sono aumentate durante terapia con ACE-inibitori. Si presuppone che tale effetto possa verificarsi anche con altri allergeni.


Prilace 5 mg+6 mg: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Prilace 5 mg+6 mg: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Alcuni effetti indesiderati (per es. alcuni sintomi del calo pressorio quali capogiri e stordimento) possono interferire con la capacità di concentrazione e di reazione del paziente e perciò rappresentano un rischio in situazioni in cui queste capacità sono particolarmente importanti (per es. manovra di macchinari o guida di veicoli). Prilace può pertanto compromettere la capacità di guidare veicoli o di usare macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco