Prinzide: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Prinzide 20 mg + 12,5 compresse (Lisinopril Diidrato + Idroclorotiazide): sicurezza e modo d’azione

Prinzide 20 mg + 12,5 compresse (Lisinopril Diidrato + Idroclorotiazide) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Prinzide è indicato per il trattamento dell’ipertensione essenziale in pazienti per i quali è appropriata una terapia di associazione.

Prinzide 20 mg + 12,5 compresse: come funziona?

Ma come funziona Prinzide 20 mg + 12,5 compresse? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Prinzide 20 mg + 12,5 compresse

Categoria farmacoterapeutica: ACE-inibitori (inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina) e diuretici.

Codice ATC: C09BA03.

Prinzide (lisinopril e idroclorotiazide) è l’associazione di un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (lisinopril) e un diuretico (idroclorotiazide). Lisinopril è descritto chimicamente come (S)-1-[N2-1(1-carbossi-3-fenilpropil)-L-lisil]-L-prolina biidrata, mentre l’idroclorotiazide è 6-cloro-7-solfamoil-3,4-diidro-(2H)-1,2,4-benzotiadiazina-l,l- diossido. Prinzide fornisce attività antipertensiva e diuretica. Lisinopril e idroclorotizide sono stati usati singolarmente e in concomitanza per il trattamento dell’ipertensione. Gli effetti antipertensivi di questi due agenti sono approssimativamente additivi. È stato dimostrato che la componente lisinopril di Prinzide attenua la perdita di potassio associata all’idroclorotiazide. Lisinopril e idroclorotiazide hanno un simile schema di dosaggio. Prinzide rappresenta, dunque, una formulazione conveniente per la somministrazione concomitante di lisinopril e idroclorotiazide.

Meccanismo di azione

Lisinopril: l’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE) è una peptidil dipeptidasi che catalizza la conversione dell’angiotensina I in angiotensina II, sostanza ad azione pressoria. Dopo l’assorbimento, lisinopril inibisce l’ACE. L’inibizione dell’ACE dà luogo ad una diminuzione dei livelli plasmatici di angiotensina II, portando ad un aumento dell’attività reninica plasmatica (dovuto all’interruzione del feedback negativo esercitato sul rilascio di renina) e ad una diminuita secrezione di aldosterone. L’ACE è identico alla kininasi II, di conseguenza il lisinopril può anche bloccare la degradazione di bradichinina, un potente vasodilatatore peptidico. Tuttavia il ruolo di quest’ultimo negli effetti terapeutici di lisinopril è ancora da chiarire.

Sembra che il meccanismo attraverso il quale lisinopril abbassa la pressione arteriosa sia principalmente costituito dalla soppressione del sistema renina-angiotensina-aldosterone, che gioca un ruolo di grande importanza nella regolazione pressoria. Lisinopril svolge un’azione antipertensiva anche in pazienti con ipertensione a bassa renina.

Lisinopril/Idroclorotiazide: l’idroclorotiazide è un agente diuretico ed antipertensivo che aumenta l’attività reninica plasmatica. Sebbene lisinopril da solo abbia un’attività antipertensiva anche in pazienti con ipertensione a bassa renina, la somministrazione concomitante di idroclorotiazide porta, in questi pazienti, ad una maggiore riduzione pressoria.

Effetti farmacodinamici

Lisinopril: la somministrazione di lisinopril a pazienti con ipertensione ha dato luogo ad una riduzione della pressione arteriosa sia in clino che in ortostatismo, senza tachicardia compensatoria. Ipotensione posturale sintomatica non è stata di solito osservata sebbene possa essere presente in pazienti ipovolemici e/o sodio depleti (vedere paragrafo 4.4). Nella maggior parte dei pazienti studiati, l’inizio dell’attività antipertensiva è stato osservato 1-2 ore dopo la somministrazione orale di una dose unica di lisinopril, con raggiungimento della riduzione massima della pressione arteriosa entro 6 ore. In alcuni pazienti il raggiungimento di una riduzione ottimale della pressione arteriosa può richiedere da 2 a 4 settimane di terapia. Alle

singole dosi giornaliere raccomandate, gli effetti antipertensivi si mantengono sino alla 24a ora. Gli effetti antipertensivi di lisinopril sono continuati durante la terapia a lungo termine. Una brusca interruzione di lisinopril non è stata associata ad un rapido aumento della pressione arteriosa, né ad un significativo rialzo rispetto ai livelli pressori prima del trattamento. In studi emodinamici su pazienti con ipertensione essenziale, la riduzione della pressione arteriosa era associata ad una riduzione delle resistenze periferiche con scarsa o nessuna variazione della gittata e della frequenza cardiaca. In uno studio su pazienti ipertesi, dopo somministrazione di lisinopril si è verificato un aumento del flusso ematico renale e nessuna variazione del volume di filtrazione glomerulare. Lisinopril, entro un range di dosaggio di 20-80 mg, è stato egualmente efficace nei pazienti ipertesi anziani (65 anni e più) e nei più giovani. Negli studi clinici, l’età non ha influenzato il profilo di sicurezza di lisinopril. In pazienti con ipertensione renovascolare, lisinopril ha mostrato di essere ben tollerato ed efficace nel controllare la pressione arteriosa (vedere paragrafo 4.4).

Due grandi studi randomizzati e controllati (ONTARGET (ONgoing Telmisartan Alone and in combination with Ramipril Global Endpoint Trial) e VA NEPHRON-D (The Veterans Affairs Nephropathy in Diabetes)) hanno esaminato l’uso della combinazione di un ACE-inibitore con un antagonista del recettore dell’angiotensina II.

ONTARGET è stato uno studio condotto in pazienti con anamnesi di patologia cardiovascolare o cerebrovascolare, o diabete mellito tipo 2 associato all’evidenza di danno d’organo. VA NEPHRON-D è stato uno studio condotto in pazienti con diabete mellito tipo 2 e nefropatia diabetica.

Questi studi non hanno dimostrato alcun significativo effetto benefico sugli esiti e sulla mortalità renale e/o cardiovascolare, mentre è stato osservato un aumento del rischio di iperpotassiemia, danno renale acuto e/o ipotensione rispetto alla monoterapia.

Questi risultati sono pertinenti anche per gli altri ACE-inibitori e per gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II, date le loro simili proprietà farmacodinamiche.

Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono quindi essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.

ALTITUDE (Aliskiren Trial in Type 2 Diabetes Using Cardiovascular and Renal Disease Endpoints) è stato uno studio volto a verificare il vantaggio di aggiungere aliskiren ad una terapia standard di un ACE-inibitore o un antagonista del recettore dell’angiotensina II in pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica, malattia cardiovascolare, o entrambe. Lo studio è stato interrotto precocemente a causa di un aumentato rischio di eventi avversi. Morte cardiovascolare e ictus sono stati entrambi numericamente più frequenti nel gruppo aliskiren rispetto al gruppo placebo e gli eventi avversi e gli eventi avversi gravi di interesse (iperpotassiemia, ipotensione e disfunzione renale) sono stati riportati più frequentemente nel gruppo aliskiren rispetto al gruppo placebo.

Idroclorotiazide: il meccanismo dell’effetto antipertensivo dei tiazidici non è noto. I tiazidici di solito non influenzano la pressione arteriosa normale. L’idroclorotiazide è un agente diuretico ed antipertensivo, agisce a livello dei tubuli renali distali sul meccanismo di riassorbimento elettrolitico. L’idroclorotiazide aumenta l’escrezione di sodio e cloro in quantità approssimativamente equivalenti. La natriuresi può essere accompagnata da una perdita di potassio, magnesio e bicarbonato. Dopo l’impiego orale la diuresi inizia entro 2 ore, raggiunge il massimo in circa 4 ore e dura circa 6-12 ore.

Cancro cutaneo non melanoma: sulla base dei dati disponibili provenienti da studi epidemiologici, è stata osservata un’associazione tra HCTZ e NMSC correlata alla dose cumulativa assunta. Uno studio ha incluso una popolazione comprendente 71.533 casi di BCC e 8.629 casi di SCC confrontati rispettivamente con 1.430.833 e 172.462 soggetti nella popolazione di controllo. Un elevato utilizzo di HCTZ (dose cumulativa ? 50.000 mg) è stato associato a un OR (odds ratio) aggiustato per confondenti pari a 1,29 (95% CI: 1,23-1,35) per il BCC e pari a 3,98 (95% CI: 3,68-4,31) per l’SCC. È stata osservata un’evidente relazione tra dose cumulativa assunta e risposta sia per il BCC che per l’SCC. Un altro studio ha dimostrato una possibile associazione tra il cancro delle labbra (SCC) e l’esposizione all’HCTZ: 633 casi di cancro delle labbra confrontati con 63.067 soggetti nella popolazione di controllo, utilizzando una strategia di campionamento dei soggetti a rischio (risk-set sampling). È stata dimostrata una relazione tra la risposta e la dose cumulativa con un OR aggiustato di 2,1 (95% CI: 1,7-2,6), aumentato fino a 3,9 (3,0-4,9) in caso di un utilizzo elevato (~ 25.000 mg) e fino a 7,7 (5,7-10,5) con la massima dose cumulativa assunta (~

100.000 mg) (vedere anche ìl paragrafo 4.4).

Lisinopril/Idroclorotiazide: quando somministrato insieme a diuretici tipo tiazidici, gli effetti di riduzione pressoria di lisinopril sono risultati additivi.


Prinzide 20 mg + 12,5 compresse: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Prinzide 20 mg + 12,5 compresse, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Prinzide 20 mg + 12,5 compresse

Lisinopril: le concentrazioni sieriche massime si hanno entro circa 6-8 ore dopo somministrazione orale. Il declino delle concentrazioni sieriche mostra una fase terminale prolungata che non contribuisce all’accumulo del farmaco. Questa fase terminale probabilmente rappresenta il legame saturabile a livello dell’ACE e non è proporzionale alla dose. Lisinopril non sembra essere legato ad altre proteine plasmatiche. Lisinopril non viene metabolizzato ed è interamente escreto come tale con le urine. Basandosi sul recupero urinario, il grado di assorbimento di lisinopril è di circa il 25%. L’assorbimento di lisinopril non viene influenzato dalla presenza di cibo nel tratto gastrointestinale. Dopo dosi multiple, lisinopril mostra un’emivita efficace di accumulo di 12 ore. Nei soggetti anziani sani (65 anni e più) una dose singola di lisinopril 20 mg ha determinato concentrazioni sieriche più elevate rispetto a quelle osservate in giovani adulti sani trattati con analogo dosaggio. In un altro studio, una singola dose giornaliera di lisinopril 5 mg è stata somministrata per 7 giorni consecutivi a volontari sani, giovani e anziani, ed a pazienti anziani con insufficienza cardiaca congestizia. Le concentrazioni sieriche massime di lisinopril al 7° giorno erano più elevate nei volontari anziani rispetto ai giovani ed ancora più elevate nei pazienti anziani con insufficienza cardiaca congestizia. Tali dati sono in accordo con il concetto che medicinali con bassa liposolubilità (quali lisinopril) raggiungono un volume di distribuzione più basso negli anziani i quali presentano un basso rapporto “peso corporeo privato dei grassi/grassi”. Anche

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la clearance renale di lisinopril era diminuita negli anziani, specie in presenza di insufficienza cardiaca congestizia. La distribuzione di lisinopril nei pazienti con insufficienza renale era simile a quella osservata nei pazienti con funzione renale normale, quando la velocità di filtrazione glomerulare non raggiungeva valori ? 30 ml/min; in tal caso aumentavano i livelli di lisinopril, sia di picco e non, e aumentava il tempo per raggiungere le concentrazioni massime e, talvolta, si prolungava il periodo per raggiungere lo stato stazionario. Studi sui ratti indicano che lisinopril attraversa scarsamente la barriera ematoencefalica. Dosi multiple di lisinopril nei ratti non determinano fenomeni di accumulo in alcun tessuto. È presente

radioattività nel latte dei ratti cui viene somministrato lisinopril marcato con C14. Si è ritrovata radioattività nella placenta, dopo somministrazione del farmaco marcato a femmine di ratto gravide, ma non nei feti.

Idroclorotiazide: con il monitoraggio dei livelli plasmatici per almeno 24 ore, si è osservato che l’emivita plasmatica variava in un range di 5,6-14,8 ore. L’idroclorotiazide non viene metabolizzata, ma è rapidamente eliminata per via renale. Almeno il 61% della dose orale è eliminato immodificato entro 24 ore. L’idroclorotiazide attraversa la barriera placentare ma non quella ematoencefalica.

Lisinopril/Idroclorotiazide: dosi multiple concomitanti di lisinopril e idroclorotiazide hanno un effetto scarso o nullo sulla biodisponibilità di questi medicinali. L’associazione precostituita è bioequivalente ai due medicinali somministrati contemporaneamente.


Prinzide 20 mg + 12,5 compresse: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Prinzide 20 mg + 12,5 compresse agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Prinzide 20 mg + 12,5 compresse è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Prinzide 20 mg + 12,5 compresse: dati sulla sicurezza

Lisinopril: la sicurezza di lisinopril è stata studiata esaurientemente negli animali da laboratorio. La DL50 orale di lisinopril era superiore a 20 g/kg in topi e ratti. Sembra che la tossicità di lisinopril in ratti e cani sia correlata principalmente ad una esasperazione degli effetti farmacologici. C’era un ampio divario fra la dose terapeutica per l’uomo e le dosi tossiche per gli animali. Il rapporto della dose non tossica per i cani (5 mg/kg/die) rispetto a quella raccomandata per l’uomo di 40 mg/die, era, in questa specie sensibile, 6 volte maggiore. Nell’uomo, con una dose di 40 mg/die, si raggiungeva una concentrazione plasmatica massima di 468 ng/ml, notevolmente inferiore agli 11.370 ng/ml del livello plasmatico determinato da una dose nefrotossica nei cani. I principali segni di tossicità nei cani erano correlati alle alterazioni della funzione renale (concentrazioni elevate di azotemia e creatininemia), talvolta associate a degenerazione dei tubuli renali. Quest’ultima non è stata osservata nei ratti, anche se sono stati rilevati aumenti dell’azotemia. Queste modificazioni della funzione renale rappresentano probabilmente variazioni pre-renali dell’azotemia farmaco-indotta correlata all’attività farmacologica di lisinopril. Un apporto salino supplementare migliora o previene la tossicità di lisinopril nei ratti cosi come nei cani, ad ulteriore sostegno dell’ipotesi di una tossicità basata sul meccanismo d’azione.

Carcinogenesi, mutagenesi e studi sulla fertilità: non sono stati evidenziati effetti oncogenici

quando lisinopril è stato somministrato per 105 settimane a ratti maschi e femmine a dosaggi fino a 90 mg/kg/die (circa 110 volte la dose massima giornaliera raccomandata per l’uomo). Lisinopril è stato anche somministrato per 92 settimane a topi (maschi e femmine) a dosi fino a 135 mg/kg/die (circa 170 volte la dose massima giornaliera raccomandata per l’uomo) e non ha mostrato alcun segno di carcinogenità. Lisinopril non ha mostrato proprietà mutagene nel test mutageno microbico di Ames con o senza attivazione metabolica. È risultato negativo in

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un’analisi di mutazione precoce che utilizza cellule di polmone di criceto cinese. Lisinopril non ha prodotto rotture del filamento singolo del DNA in un’analisi in vitro di eluizione alcalina in epatociti di ratto. Lisinopril non ha prodotto, inoltre, aumento delle aberrazioni cromosomiche in un test in vitro su cellule ovariche di criceto cinese o in uno studio in vivo sul midollo osseo di topo. Non si sono verificati effetti avversi sulla capacità riproduttiva in maschi e femmine di ratti trattati con dosi di lisinopril fino a 300 mg/kg/die.

Teratogenesi: lisinopril non si è dimostrato teratogeno nel topo trattato con dosi fino a 1.000 mg/kg/die (1.250 volte la dose massima giornaliera raccomandata per l’uomo) dal 6° al 15° giorno di gestazione. Non si è verificato un aumento di riassorbimenti fetali con dosi inferiori a 100 mg/kg: a dosi di 1.000 mg/kg ciò è stato prevenuto da un apporto supplementare di sale. Non si è verificata fetotossicità o teratogenicità in ratti trattati con dosi di lisinopril fino a 300 mg/kg/die (375 volte la dose massima raccomandata) dal 6° al 17° giorno di gestazione. In ratti che avevano ricevuto lisinopril dal 15° giorno di gestazione fino ad oltre il 21° giorno post-partum, si è verificato un aumento dell’incidenza delle morti dei nati fra il 2° e il 7° giorno post-partum. Inoltre il 21° giorno post-partum il peso medio corporeo dei nati risultò inferiore. Con un apporto supplementare di sale alla madre non si è verificato né l’aumento delle morti né una diminuzione ponderale nei nati. Nei conigli, lisinopril non ha mostrato teratogenicità quando somministrato durante l’intero periodo organogenetico a dosaggi fino a 1 mg/kg/die in presenza di un apporto supplementare di sale. Quest’ultimo è stato usato per eliminare gli effetti tossici nella madre e consentire una valutazione del potenziale teratogeno al più alto livello di dosaggio possibile. Si è osservato che il coniglio è estremamente sensibile agli inibitori dell’enzima di conversione (captopril ed enalapril) mostrando effetti materno e feto-tossici a livello di dosaggio uguali o inferiori a quelli terapeutici raccomandati per l’uomo. Nei conigli la fetotossicità si è verificata con un aumento di incidenza di riassorbimento fetale a dosi di 1 mg/kg/die di lisinopril e con un aumento di incidenza di ossificazione incompleta alla più bassa dose testata (0,1 mg/kg/die). Una singola dose di 15 mg/kg/die di lisinopril somministrata per via endovenosa a femmine gravide di coniglio durante il 16°, 21° e 26° giorno di gestazione provocò dall’88 al 100% di morti fetali.

Idroclorotiazide: in studi di tossicologia acuta e cronica è stato osservato che l’idroclorotiazide presenta una tossicità relativamente bassa. In studi di tossicologia animale acuta la DL50 nei topi è stata maggiore di 10 g/kg in sospensione per os. I cani tollerarono almeno 2 g/kg per os senza segni di tossicità. L’idroclorotiazide è stata somministrata in ratti in uno studio di due cucciolate, nel topo in uno studio di 2 generazioni e in conigli con test di gravidanza positivo. Nessuno di questi studi ha mostrato effetti teratogeni dell’idroclorotiazide. La prole cresciuta fino allo svezzamento o alla maturità non ha mostrato segni di effetti correlabili al trattamento.

Carcinogesi, mutagenesi e studi sulla fertilità: l’idroclorotiazide è attualmente in studio nell’US Carcinogenesis Testing Program. L’idroclorotiazide non ha mostrato proprietà mutagene in vitro, nel test mutageno microbico di Ames a concentrazioni massime di 5 mg/piastra utilizzando ceppi TA98 e TA100. Campioni di urine di pazienti trattati con idroclorotiazide non hanno mostrato attività mutagena nel test di Ames. È stata misurata sull’Aspergillus nidulans la capacità di alcuni medicinali di indurre la non-disgiunzione e il crossing-over. Un elevato numero di medicinali, tra cui l’idroclorotiazide ha indotto la non- disgiunzione.

Teratogenesi: studi sulla riproduzione nel coniglio, nel topo e nel ratto con dosi fino a 100 mg/kg/die (50 volte la dose massima per l’uomo) non hanno mostrato alcuna evidenza di

anormalità esterne del feto dovute all’idroclorotiazide. L’idroclorotiazide somministrata in uno studio di due generazioni in ratti a dosi di 4-5-6 mg/kg/die (circa 1-2 volte la dose massima raccomandata nell’uomo) non ha alterato la fertilità o prodotto anormalità della prole alla nascita.

Lisinopril/Idroclorotiazide: la somministrazione di lisinopril con idroclorotiazide determina risposte tossiche a dosi più basse rispetto a quelle osservate con ciascun composto somministrato da solo. Dato che la tossicità di ciascun componente è dovuta alla sua attività terapeutica (ipotensione) e dato che si verifica un incremento dell’attività farmacologica di lisinopril quando somministrato in associazione a diuretici (idroclorotiazide), l’incremento della tossicità con i due medicinali era stato previsto. Benché a dosi elevate sia stato osservato un potenziamento della tossicità secondario al potenziamento dell’effetto farmacologico, non c’è motivo di prevedere nell’uomo una risposta tossica a dosi terapeutiche di entrambi i medicinali. La sicurezza di lisinopril e dell’idroclorotiazide somministrati in associazione a dosaggi terapeutici è stata dimostrata negli studi clinici. Lisinopril in associazione all’idroclorotiazide non ha mostrato proprietà mutagene in un test mutageno microbico che utilizzava Salmonella typhimurium (test di Ames) o Escherichia coli con o senza attivazione o in un test di mutazione che utilizzava cellule polmonari di criceto cinese.

Lisinopril-Idroclorotiazide non produsse rotture della monoelica del DNA nel liquido di eluizione alcalina nel test in vitro con epatociti di ratto. Inoltre, non ha prodotto aumenti di aberrazione cromosomica nel test in vitro su cellule ovariche di criceto o nello studio in vivo del midollo osseo del topo.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Prinzide 20 mg + 12,5 compresse: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Prinzide 20 mg + 12,5 compresse

Prinzide 20 mg + 12,5 compresse: interazioni

Altri agenti antipertensivi – possono aversi effetti additivi.

Quando somministrati insieme, i seguenti medicinali possono interagire con i diuretici tiazidici:

Alcol, barbiturici, narcotici – può verificarsi un potenziamento del calo pressorio in ortostatismo.

Medicinali antidiabetici (agenti orali e insulina) – può essere richiesto un aggiustamento del dosaggio di medicinali antidiabetici.

Corticosteroidi, ACTH – intensificata deplezione elettrolitica specialmente ipopotassiemia. Amine pressorie (ad es. adrenalina) – è possibile una diminuita risposta alle amine pressorie, ma non tale da precluderne l’uso.

Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) – in alcuni pazienti la somministrazione di FANS può diminuire l’effetto diuretico, natriuretico ed antipertensivo dei diuretici.

Duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS)

I dati degli studi clinici hanno dimostrato che il duplice blocco del sistema renina- angiotensina-aldosterone (RAAS) attraverso l’uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren, è associato ad una maggiore frequenza di eventi avversi quali ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalità renale (inclusa l’insufficienza renale acuta) rispetto all’uso di un singolo agente attivo sul sistema RAAS (vedere paragrafì 4.3, 4.4 e 5.1).


Prinzide 20 mg + 12,5 compresse: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Prinzide 20 mg + 12,5 compresse: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

Il prodotto non interferisce sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco