Venlafaxina Alt: Scheda Tecnica e Prescrivibilità

Venlafaxina Alt

Venlafaxina Alt è mutuabile (prescrivibile SSN)

Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto

Venlafaxina Alt: ultimo aggiornamento pagina: (Fonte: A.I.FA.)

Se sei un paziente, consulta anche il Foglietto Illustrativo (Bugiardino) di Venlafaxina alter

01.0 Denominazione del medicinale

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Venlafaxina Alter 75 mg capsule rigide a rilascio modificato Venlafaxina Alter 150 mg capsule rigide a rilascio modificato

 

02.0 Composizione qualitativa e quantitativa

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Una capsula rigida a rilascio modificato contiene venlafaxina cloridrato equivalente a 75 mg e 150 mg di venlafaxina.

Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1.

 

03.0 Forma farmaceutica

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Capsule rigide a rilascio modificato (capsule a rilascio modificato).

Venlafaxina Alter 75 mg capsule rigide a rilascio modificato: capsule di gelatina dura (tipo 0) di color carne opaco contenenti due compresse rotonde, biconvesse, rivestite con film, con le scritte VEN impresso sulla capsula di chiusura e 75 sul corpo.

Venlafaxina Alter 150 mg capsule rigide a rilascio modificato: capsule di gelatina dura (tipo 00) di colore rosso scarlatto opaco contenenti tre compresse rotonde, biconvesse, rivestite con film, con le scritte VEN impresso sulla capsula di chiusura e 150 sul corpo.

 

04.0 INFORMAZIONI CLINICHE

04.1 Indicazioni terapeutiche

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Trattamento degli episodi di depressione maggiore.

Prevenzione delle ricorrenze degli episodi di depressione maggiore. Trattamento del disturbo d’ansia generalizzata.

Trattamento del disturbo d’ansia sociale.

Trattamento del disturbo da panico, con o senza agorafobia.

 

04.2 Posologia e modo di somministrazione

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Posologia

Episodi di depressione maggiore

La dose iniziale raccomandata di venlafaxina capsule rigide a rilascio modificato è di 75 mg una volta al giorno. I pazienti che non rispondono ad una dose iniziale di 75 mg/die possono trarre giovamento da incrementi di dose fino ad un massimo di 375 mg/die. Gli incrementi di dose possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più. Se clinicamente garantito a causa della gravità dei sintomi, gli incrementi di dose possono essere effettuati ad intervalli più frequenti, comunque non inferiori a 4 giorni.

A causa del rischio di reazioni avverse dose-correlate, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale. Un trattamento a lungo termine per la prevenzione delle ricorrenze di episodi depressivi maggiori (MDE) può anche essere appropriato.

Nella maggior parte dei casi, la dose raccomandata per la prevenzione delle ricorrenze di MDE è uguale a quella utilizzata durante l’episodio stesso.

Il trattamento con medicinali antidepressivi deve durare per almeno 6 mesi successivi la remissione della malattia.

Disturbo d’ansia generalizzata

La dose iniziale raccomandata per la venlafaxina a rilascio modificato è di 75 mg una volta al giorno. I pazienti che non rispondono alla dose iniziale di 75 mg/die possono beneficiare di aumenti di dose fino ad una dose massima di 225 mg/die. Gli aumenti della dose possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di reazioni avverse dose-correlate, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.

Disturbo d’ansia sociale

La dose raccomandata di venlafaxina a rilascio modificato è di 75 mg una volta al giorno. Non ci sono prove che dosi più alte apportino benefici maggiori.

Comunque, in singoli pazienti non rispondenti alla dose iniziale di 75 mg/die, incrementi fino alla dose massima di 225 mg/die possono essere considerati. Gli incrementi della dose possono essere effettuati ad intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di reazioni avverse dose-correlate, gli incrementi di dose devono essere effettuati solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.

Disturbo da panico

Si raccomanda di usare una dose di 37,5 mg/die di venlafaxina a rilascio modificato per 7 giorni. La dose deve essere aumentata a 75 mg/die. I pazienti che non rispondono alla dose di 75 mg/die possono beneficiare di aumenti di dose fino ad una dose massima di 225 mg/die. Gli aumenti della dose possono essere effettuati a intervalli di 2 settimane o più.

A causa del rischio di reazioni avverse dose-correlate, gli incrementi di dose devono essere fatti solo dopo una valutazione clinica (vedere paragrafo 4.4). La dose efficace più bassa deve essere mantenuta.

I pazienti devono essere trattati per un periodo di tempo sufficiente, di solito parecchi mesi o più. Il trattamento deve essere rivalutato regolarmente su base individuale.

Pazienti anziani

Non si ritiene necessario alcun adattamento specifico della dose della venlafaxina esclusivamente sulla base dell’età. Comunque, si deve usare cautela nel trattamento dei pazienti anziani (per es., a causa della possibilità di insufficienza renale, della potenziale alterazione della sensibilità e dell’affinità dei neurotrasmettitori che si verifica con l’età). Si deve sempre utilizzare la dose efficace più bassa, e i pazienti devono essere attentamente monitorati quando si richiede un aumento della dose.

Popolazione pediatrica

L’uso della venlafaxina non è raccomandato in bambini ed adolescenti.

Studi clinici controllati condotti su bambini e adolescenti affetti da Disturbo Depressivo Maggiore non hanno dimostrato efficacia e non supportano l’uso di venlafaxina in questi pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

L’efficacia e la sicurezza di venlafaxina in altre indicazioni in bambini ed adolescenti al di sotto dei 18 anni non è stata stabilita.

Pazienti con insufficienza epatica

In pazienti con insufficienza epatica da lieve a moderata, in genere una riduzione della dose del 50% deve essere considerata. Comunque, a causa della variabilità individuale della clearance, una individualizzazione della dose sarebbe preferibile.

Esistono dati limitati su pazienti con insufficienza epatica grave. Si raccomanda di usare cautela e una riduzione della dose di più del 50% deve essere presa in considerazione. Si deve valutare il beneficio potenziale rispetto ai rischi nel trattamento di pazienti con grave insufficienza epatica.

Pazienti con insufficienza renale

Sebbene non sia necessario alcun adeguamento della dose per pazienti con velocità di filtrazione glomerulare (VFG) compresa tra 30 e 70 mL/minuto, si raccomanda di usare cautela. Per pazienti che necessitano di emodialisi ed in pazienti con grave insufficienza renale (VFG < 30 mL/min), la dose deve essere ridotta del 50%. A causa della variabilità individuale della clearance in questi pazienti, una individualizzazione del dose sarebbe preferibile.

Sintomi da astinenza osservati all’interruzione del trattamento con venlafaxina

Si deve evitare una brusca interruzione del trattamento. Quando si interrompe l’assunzione di venlafaxina, la dose deve essere ridotta gradualmente nell’arco di un periodo di almeno 1-2 settimane, al fine di ridurre il rischio di reazioni da astinenza (vedere i paragrafi 4.4 e 4.8). Se si verificano sintomi insopportabili in seguito della diminuzione della dose o a seguito dell’interruzione del trattamento, si può prendere in considerazione di ripristinare la dose precedentemente prescritta. Successivamente, il medico può continuare a diminuire la dose, ma in modo più graduale.

Modo di somministrazione

Uso orale

Si raccomanda di assumere le capsule a rilascio modificato di venlafaxina con il cibo, all’incirca alla stessa ora ogni giorno. Le capsule devono essere ingerite intere con del liquido e non devono essere divise, rotte, masticate o disciolte.

I pazienti in trattamento con venlafaxina in compresse a rilascio immediato possono passare al trattamento con venlafaxina in capsule rigide a rilascio modificato alla dose giornaliera equivalente più vicina. Per esempio, dall’assunzione di venlafaxina da 37,5 mg in compresse a rilascio immediato due volte al giorno si può passare all’assunzione di venlafaxina da 75 mg in capsule rigide a rilascio modificato una volta al giorno. Può essere necessario un adattamento individuale della dose.

 

04.3 Controindicazioni

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Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1.

Il trattamento concomitante con inibitori irreversibili delle monoaminoossidasi (I-MAO) è controindicato a causa del rischio di sindrome serotoninergica con sintomi quali agitazione, tremore e ipertermia. Non si deve iniziare l’assunzione di venlafaxina se non sono trascorsi almeno 14 giorni dalla interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile.

La somministrazione della venlafaxina deve essere interrotta almeno 7 giorni prima dell’inizio del trattamento con un inibitore irreversibile delle MAO (vedere paragrafi 4.4 e 4.5).

 

04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso

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04.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione

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I pazienti devono essere avvertiti di evitare l’uso di alcool, tenendo conto dei relativi effetti sul SNC e della possibilità di peggioramento clinico delle patologie psichiatriche, nonché delle possibili interazioni avverse con la venlafaxina, inclusi effetti di depressione del SNC (paragrafo 4.5). Il sovradosaggio di venlafaxina è stato riportato prevalentemente in associazione a alcool e/o altri medicinali, inclusi casi con esito fatale (paragrafo 4.9).

Al fine di ridurre il rischio di sovradosaggio, si deve prescrivere la quantità minima di medicinale che consenta una buona gestione del paziente (vedere 4.9).

Suicidio/ideazione suicidaria o peggioramento clinico

La depressione è associata a un aumentato rischio di pensieri suicidari, autolesionismo e suicidio (eventi suicidio -correlati). Tale rischio persiste fino a che si verifichi una remissione significativa. Poiché possono non verificarsi miglioramenti durante le prime settimane di trattamento o in quelle immediatamente successive i pazienti devono essere strettamente monitorati fino ad avvenuto miglioramento. È esperienza clinica in generale che il rischio di suicidio possa aumentare nelle prime fasi di miglioramento.

Altre patologie psichiatriche per le quali la venlafaxina è prescritta possono anche essere associate ad un aumentato rischio di eventi suicidio-correlati. Inoltre, queste patologie possono essere associate al disturbo depressivo maggiore. Le stesse precauzioni osservate quando si trattano pazienti con disturbo depressivo maggiore si devono pertanto osservare con altre patologie psichiatriche.

I pazienti con storia di eventi suicidio-correlati o che manifestano un significativo grado di ideazione di suicidio prima dell’inizio del trattamento sono a rischio maggiore di ideazione o di tentativo di suicidio devono essere strettamente monitorati durante il trattamento. Una meta-analisi di studi clinici condotti con medicinali antidepressivi controllati con placebo in pazienti adulti con disturbi psichiatrici, ha dimostrato un aumentato rischio di comportamento suicida nella fascia di età inferiore a 25 anni dei pazienti trattati con antidepressivi rispetto al placebo.

La terapia farmacologica con antidepressivi deve essere sempre associata ad una stretta sorveglianza dei pazienti, in particolari quelli ad alto rischio, soprattutto nelle prime fasi del trattamento e dopo cambiamenti della dose. I pazienti (e coloro che forniscono assistenza ai pazienti) devono essere istruiti sulla necessità di monitorare l’eventuale comparsa di qualsiasi peggioramento clinico, l’insorgenza di comportamento o pensieri suicidari o di variazione insolita del comportamento, e di consultare immediatamente il medico in caso di comparsa di questi sintomi.

Popolazione pediatrica

Venlafaxina Alter non deve essere utilizzato per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età. Comportamenti suicidio-correlati (tentativi di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilità (principalmente aggressività, comportamento oppositivo e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza in studi clinici condotti tra bambini ed adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo. Qualora, in base ad esigenze mediche, debba essere presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere attentamente monitorato per la comparsa di sintomi suicidari. Inoltre, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per la crescita, la maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale di bambini e adolescenti.

Sindrome serotoninergica

Con il trattamento con la venlafaxina, come con altri farmaci serotoninergici, può verificarsi lo sviluppo di una sindrome serotoninergica potenzialmente pericolosa per la vita o di reazioni simili a sindrome neurolettica maligna (SNM) in particolare con l’uso concomitante di altri farmaci serotoninergici, (inclusi SSRI, SNRI e triptani), con agenti che compromettono il metabolismo della serotonina come MAO-inibitori (ad esempio blu di metilene), o con antipsicotici o altri antagonisti della dopamina (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).

I sintomi della sindrome serotoninergica possono includere modifiche dello stato mentale (es.: agitazione, allucinazioni, coma), instabilità autonomica (es.: tachicardia, pressione ematica labile, ipertermia), aberrazioni neuromuscolari (es.: iperreflessia, incoordinazione) e/o sintomi gastrointestinali (es.: nausea, vomito, diarrea).

La sindrome serotoninergica nella sua forma più grave, può assomigliare a SNM, e comprende ipertermia, rigidità muscolare, instabilità autonomica con possibile rapida fluttuazione dei segni vitali e alterazioni dello status mentale.

Se il trattamento concomitante con venlafaxina e altri agenti che possono influenzare il sistema di neurotrasmettitori serotoninergici e/o dopaminergici è clinicamente giustificato, si raccomanda un’attenta osservazione del paziente, in particolare durante la fase iniziale del trattamento e ad ogni aumento della dose.

Non è raccomandato l’uso concomitante di venlafaxina con precursori della serotonina (come gli integratori di triptofano).

Glaucoma ad angolo stretto

In associazione con la venlafaxina si può verificare midriasi. Si raccomanda di monitorare attentamente i pazienti con pressione intraoculare aumentata, o pazienti a rischio di glaucoma ad angolo stretto (glaucoma ad angolo chiuso).

Pressione ematica

Aumenti dose-dipendente della pressione ematica sono stati comunemente riportati con l’uso di venlafaxina. Nell’esperienza post-marketing sono stati riportati casi di elevata pressione ematica grave che hanno richiesto un trattamento immediato. Tutti i pazienti devono essere attentamente monitorati per casi di elevata pressione ematica e un’ipertensione pre-esistente deve essere controllata prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. La pressione ematica deve essere controllata periodicamente dopo l’inizio del trattamento e dopo aumenti di dose. Si deve usare cautela nei pazienti con condizioni preesistenti che potrebbero essere compromesse da aumenti della pressione ematica, quali quelli con funzionalità cardiaca compromessa.

Frequenza cardiaca

Si può verificare un aumento della frequenza cardiaca, in particolare con i dosaggi più alti. Si deve prestare cautela con i pazienti con condizioni preesistenti che possano essere compromesse da un aumento della frequenza cardiaca.

Malattia cardiaca e rischio di aritmia

L’uso di venlafaxina non è stato valutato in pazienti con recente anamnesi di infarto del miocardio o malattia cardiaca instabile. Pertanto, la venlafaxina deve essere usata con cautela in tali pazienti.

Nell’esperienza post-marketing, casi di prolungamento del QTc, torsione di punta (TdP), tachicardia ventricolare e aritmia cardiaca fatale sono stati riportati con l’uso di venlafaxina, specialmente in casi di overdose o in pazienti con altri fattori di rischio per prolungamento del QTc/TdP. La valutazione dei rischi e benefici deve essere considerata prima di prescrivere venlafaxina ai pazienti ad alto rischio di grave aritmia cardiaca o prolungamento del QTc.

Convulsioni

Durante la terapia con venlafaxina si possono presentare convulsioni. Come tutti i farmaci antidepressivi, la venlafaxina deve essere usata con cautela nei pazienti con anamnesi di convulsioni, e i pazienti interessati devono essere attentamente monitorati. Il trattamento deve essere interrotto nei pazienti che sviluppino convulsioni.

Iponatriemia

Si possono verificare casi di iponatriemia e/o di sindrome da inadeguata secrezione di ormone antidiuretico (SIADH) con l’uso di venlafaxina. Ciò si è verificato più frequentemente in pazienti con deplezione di liquidi o disidratati. Pazienti anziani, pazienti che assumono diuretici, e pazienti con deplezione di liquidi per altre ragioni, possono essere maggiormente a rischio per questo evento.

Sanguinamento anormale

I medicinali che inibiscono la captazione della serotonina possono portare a funzionalità piastrinica ridotta. Gli eventi emorragici correlati all’uso di SSRI e SNRI variano da ecchimosi, ematomi, epistassi e petecchie a emorragie gastrointestinali e potenzialmente letali. Il rischio di emorragia può essere aumentato in pazienti che assumono venlafaxina. Come con altri inibitori della ricaptazione della serotonina, la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti predisposti al sanguinamento, compresi i pazienti in trattamento con anticoagulanti e inibitori piastrinici.

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI)/inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (SNRI) possono aumentare il rischio di emorragia postpartum (vedere paragrafi 4.6 e 4.8).

Colesterolo sierico

Sono stati registrati aumenti clinicamente significativi del colesterolo sierico nel 5,3% dei pazienti trattati con venlafaxina e nello 0,0% dei pazienti trattati con placebo dopo un trattamento di almeno tre mesi in studi clinici placebo-controllati. La misurazione dei livelli sierici di colesterolo deve essere presa in considerazione durante un trattamento a lungo termine.

Co-somministrazione con agenti per la perdita di peso

Non sono state dimostrate la sicurezza e l’efficacia della terapia con la venlafaxina in combinazione con agenti per la perdita di peso, compresa la fentermina. La somministrazione contemporanea di venlafaxina e di agenti per la perdita di peso non è raccomandata. La venlafaxina non è indicata per la perdita di peso né in monoterapia né in combinazione con altri prodotti.

Mania/ipomania

Si possono manifestare mania/ipomania in una piccola proporzione di pazienti con disturbi dell’umore che abbiano assunto antidepressivi, inclusa la venlafaxina. Come con altri antidepressivi la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi personale o familiare di disordini bipolari.

Aggressività

Si può verificare aggressività in una piccola proporzione di pazienti che abbiano assunto antidepressivi, compresa la venlafaxina. Ciò è stato riportato all’inizio del trattamento, alla modifica del dosaggio e all’interruzione del trattamento.

Come con altri antidepressivi, la venlafaxina deve essere utilizzata con cautela in pazienti con anamnesi di aggressività.

Sospensione del trattamento

Sintomi di astinenza sono comuni quando si interrompe il trattamento, soprattutto se in caso di brusca interruzione (vedere il paragrafo 4.8). Negli studi clinici, gli eventi avversi osservati all’interruzione del trattamento (durante e dopo la riduzione della dose), si sono verificati in circa il 31% dei pazienti trattati con venlafaxina e nel 17% dei pazienti che assumevano placebo.

Il rischio di sintomi da sospensione dipende da diversi fattori, compresa la durata del trattamento, la dose terapeutica utilizzata e la velocità di riduzione della dose. Le reazioni più comunemente riportate sono capogiro, disturbi sensoriali (compresa parestesia), disturbi del sonno (inclusa insonnia e sogni intensi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore e cefalea. In genere, questi sintomi sono da lievi a moderati: anche se in alcuni pazienti possono essere di grave intensità. Si verificano di solito entro i primi giorni dall’interruzione del trattamento, ma sono stati riportati casi molto rari di tali sintomi in pazienti che avevano inavvertitamente dimenticato di assumere una dose. In genere, questi sintomi sono auto limitanti e si risolvono nell’arco di 2 settimane; comunque, in alcune persone possono persistere più a lungo (2-3 mesi o più). Si consiglia pertanto di ridurre gradualmente la somministrazione di venlafaxina quando si interrompe il trattamento in un tempo di diverse settimane o mesi, secondo i bisogni di ciascun paziente (vedere il paragrafo 4.2).

Disfunzione sessuale

Gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) e della serotonina-noradrenalina (SNRI) possono causare sintomi di disfunzione sessuale (vedere paragrafo 4.8). Sono stati segnalati casi di disfunzione sessuale a lungo termine con persistenza dei sintomi dopo l’interruzione dell’uso di SSRI/SNRI.

Acatisia/irrequietezza psicomotoria

L’uso della venlafaxina è stato associato con lo sviluppo di acatisia, caratterizzata da una irrequietezza soggettivamente spiacevole o stressante e da bisogno di muoversi spesso accompagnato da una incapacità a restare seduto o fermo. È più probabile che si verifichi entro le prime settimane di trattamento. Nei pazienti che riportano questi sintomi un aumento della dose può essere dannoso.

Secchezza delle fauci

Il 10% dei pazienti trattati con venlafaxina riporta secchezza delle fauci. Ciò può comportare un aumentato rischio di carie e si deve avvertire i pazienti dell’importanza dell’igiene dentale.

Diabete

Nei pazienti con il diabete, il trattamento con SSRI o venlafaxina può alterare il controllo glicemico. Può essere necessario un aggiustamento della dose d’insulina o dell’antidiabetico orale.

 

04.6 Gravidanza e allattamento

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Sono stati segnalati falsi positivi ai test di screening immunologici per la fenciclidina (PCP) e per l’anfetamina nelle urine di pazienti che assumevano la venlafaxina. Ciò è dovuto alla mancanza di specificità dei test di screening. È possibile attendersi dei risultati di falso positivo dei test per diversi giorni successivi all’interruzione della terapia con la venlafaxina. Test di conferma, quali gas cromatografia/spettrometria di massa, distingueranno la venlafaxina da PCP e anfetamina.

Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione

Inibitori delle monoaminoossidasi (I-MAO)

I-MAO irreversibili non selettivi

La venlafaxina non deve essere usata in combinazione con I-MAO irreversibili non selettivi. Non si deve iniziare l’uso di venlafaxina per almeno 14 giorni dopo l’interruzione del trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo. Si deve interrompere il trattamento con la venlafaxina per almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO irreversibile non selettivo (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Inibitore selettivo reversibile della MAO-A (moclobemide)

L’associazione della venlafaxina con un I-MAO reversibile e selettivo, come la moclobemide, è controindicata, a causa del rischio di sindrome serotoninergica. Dopo il trattamento con un I-MAO reversibile, si può attendere un periodo di astinenza inferiore a 14 giorni prima di iniziare il trattamento con venlafaxina. Si raccomanda di interrompere l’assunzione di venlafaxina per almeno 7 giorni prima di iniziare il trattamento con un I-MAO reversibile (vedere paragrafo 4.4).

I-MAO non selettivi reversibili (linezolid)

L’antibiotico linezolid è un debole I-MAO reversibile e non selettivo, e non deve essere prescritto ai pazienti in trattamento con venlafaxina (vedere paragrafo 4.4).

Gravi reazioni avverse sono state riportate in pazienti che avevano recentemente interrotto la terapia con un IMAO e cominciato quella con venlafaxina, o avevano recentemente interrotto la terapia con venlafaxina prima di iniziare quella con un I-MAO. Queste reazioni includevano tremore, mioclonia, diaforesi, nausea, vomito, vampate, capogiro e ipertermia con manifestazioni rassomiglianti la sindrome neurolettica maligna, convulsioni e morte.

Sindrome serotoninergica

Come con altri farmaci serotoninergici, con la venlafaxina si può verificare la sindrome serotoninergica, una condizione potenzialmente pericolosa per la vita, soprattutto con l’uso concomitante di altri farmaci che possono modulare il sistema di neurotrasmissione serotoninergica (come i triptani, gli SSRI, gli SNRI, il litio, la sibutramina, il tramadolo o l’erba di San Giovanni [Hypericum perforatum]), con medicinali che interferiscono con la metabolizzazione della serotonina (come gli I-MAO ad esempio blu di metilene), o con precursori della serotonina (come i supplementi di triptofano).

Se il trattamento concomitante con venlafaxina e un SSRI, un SNRI o con un agonista del recettore della serotonina (triptano) è clinicamente giustificato, si raccomanda un’attenta osservazione del paziente, soprattutto all’inizio del trattamento e agli incrementi di dose. L’uso concomitante di venlafaxina con i precursori della serotonina (come i supplementi del triptofano) non è raccomandato (vedere paragrafo 4.4).

Medicinali che agiscono sul Sistema Nervoso Centrale (SNC)

Il rischio dell’utilizzo di venlafaxina in combinazione con altri medicinali che agiscono sul SNC non è stato valutato in modo sistematico. Pertanto, si deve usare cautela quando la venlafaxina è assunta in combinazione con altri farmaci che agiscono sul SNC.

Etanolo:

I pazienti devono essere avvertiti di evitare l’uso di alcool, tenendo conto dei relativi effetti sul SNC e della possibilità di peggioramento clinico delle patologie psichiatriche, nonché delle possibili interazioni avverse con la venlafaxina, inclusi effetti di depressione del SNC.

Medicinali che prolungano l’intervallo QT

Il rischio di un prolungamento dell’intervallo QTc e/o di aritmie ventricolari (ad es. TdP) è aumentato con l’uso concomitante di altri medicinali che prolungano l’intervallo QTc. La co-somministrazione di tali medicinali deve essere evitata (vedere paragrafo 4.4).

Le classi rilevanti includono:

antiaritmici di classe Ia e III (ad esempio chinidina, amiodarone, sotalolo, dofetilide)

alcuni antipsicotici (ad esempio tioridazina)

alcuni macrolidi (ad es. eritromicina) alcuni antistaminici

alcuni antibiotici chinolonici (ad esempio moxifloxacina)

Il suddetto elenco non è esaustivo ed altri singoli medicinali noti per aumentare significativamente l’intervallo QT devono essere evitati.

Effetti di altri medicinali sulla venlafaxina

Ketoconazolo (inibitore del CYP3A4)

Uno studio di farmacocinetica con il ketoconazolo in metabolizzatori forti (MI) e in metabolizzatori poveri (MP) del CYP2D6 ha fornito risultati di AUC più alte sia di venlafaxina (70% e 21% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) che di O-desmetilvenlafaxina (33% e 23% in soggetti MP e MI del CYP2D6, rispettivamente) a seguito della somministrazione di ketoconazolo. L’uso concomitante di venlafaxina con inibitori del CYP3A4 (ad es.: atazanavir, claritromicina, indinavir, itraconazolo, voriconazolo, posaconazolo, ketoconazolo, nelfinavir, ritonavir, saquinavir, telitromicina) può aumentare i livelli di venlafaxina e di O- desmetilvenlafaxina.

Pertanto, si raccomanda cautela se la terapia del paziente comprende l’uso concomitante di venlafaxina e di un inibitore del CYP3A4.

Effetto della venlafaxina su altri medicinali

Medicinali metabolizzati dagli Isoenzimi del Citocromo P450

Studi in vivo indicano che la venlafaxina è un inibitore relativamente debole del CYP2D6. La venlafaxina non ha inibito in vivo il CYP3A4 (alprazolam e carbamazepina), CYP1A2 (caffeina) e CYP2C9 (tolbutamide) o CYP2C19 (diazepam) in vivo.

Litio

La sindrome serotoninergica può verificarsi con l’uso concomitante di venlafaxina e litio (vedere Sindrome serotoninergica).

Diazepam

La venlafaxina non ha effetto sulla farmacocinetica e sulla farmacodinamica del diazepam e del suo metabolita attivo, il desmetildiazepam. Il diazepam sembra non influenzi la farmacocinetica né della venlafaxina né del suo metabolita attivo O-desmetilvenlafaxina. Non è noto se ci sia interazione di tipo farmacocinetico e/o farmacodinamico con altre benzodiazepine.

Imipramina

La venlafaxina non ha influenzato la farmacocinetica dell’imipramina e della 2-OH-imipramina. C’è stato un incremento dose-dipendente della AUC della 2-OH-desipramina da 2,5 a 4,5 volte quando la venlafaxina è stata somministrata giornalmente in dosi da 75 mg a 150 mg. L’imipramina non ha influenzato la farmacocinetica della venlafaxina e dell’O-desmetilvenlafaxina. Il significato clinico di questa interazione non è noto. Si deve prestare cautela quando si somministrano contemporaneamente imipramina e venlafaxina.

Aloperidolo

Uno studio di farmacocinetica con l’aloperidolo ha mostrato una diminuzione del 42% della clearance orale totale, un incremento del 70% dell’AUC, un incremento del 88% della Cmax ma nessuna modifica dell’emivita dell’aloperidolo. Ciò deve essere tenuto in considerazione in pazienti trattati contemporaneamente con aloperidolo e venlafaxina. Il significato clinico di questa interazione non è noto.

Risperidone

La venlafaxina ha fatto aumentare l’AUC del risperidone del 50%, ma non ha modificato in maniera significativa il profilo farmacocinetico della parte attiva totale (risperidone più 9-idrossirisperidone). Il significato clinico di questa interazione non è noto.

Metoprololo

La somministrazione concomitante di venlafaxina e metoprololo a volontari sani in uno studio di interazione farmacocinetica per entrambi i medicinali ha comportato un aumento di circa il 30-40% delle concentrazioni plasmatiche del metoprololo, senza alcuna alterazione delle concentrazioni plasmatiche del suo metabolita attivo, l’α-idrossimetoprololo. Il significato clinico di questo dato nei pazienti ipertesi non è noto. Il metoprololo non ha alterato il profilo farmacocinetico della venlafaxina o del suo metabolita attivo, la O- desmetilvenlafaxina. La co-somministrazione della venlafaxina con il metoprololo deve essere effettuata con cautela.

Indinavir

Uno studio di farmacocinetica con l’indinavir ha mostrato una diminuzione del 28% dell’AUC e del 36% della Cmax dell’indinavir. L’indinavir non ha modificato la farmacocinetica della venlafaxina e dell’ODV. Il significato clinico di questa interazione non è noto.

Contraccettivi orali

Nell’esperienza post-marketing sono state segnalate gravidanze indesiderate in soggetti che assumevano contraccettivi orali durante il trattamento con venlafaxina. Non vi è chiara evidenza che queste gravidanze siano il risultato dell’interazione farmacologica con venlafaxina. Non sono stati effettuati studi di interazione con contraccettivi ormonali.

 

04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari

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Gravidanza

Non sono disponibili dati adeguati sull’uso della venlafaxina nelle donne in stato di gravidanza.

Studi sugli animali hanno dimostrato la tossicità riproduttiva del farmaco (vedere il paragrafo 5.3). Il rischio potenziale per gli esseri umani non è noto. La venlafaxina deve essere somministrata a donne in gravidanza solo se i benefici attesi superano ogni possibile rischio.

Come per altri inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRIs/SNRIs), i sintomi da sospensione possono presentarsi nei neonati se la venlafaxina è utilizzata fino alla nascita o fino a poco prima. Alcuni neonati esposti alla venlafaxina alla fine del terzo trimestre hanno sviluppato complicazioni che hanno richiesto alimentazione artificiale, supporto respiratorio o ospedalizzazione prolungata. Tali complicazioni possono presentarsi immediatamente al momento del parto.

Dati epidemiologici indicano che l’uso di SSRIs in gravidanza, in particolare nelle ultime fasi della gravidanza, può aumentare il rischio di ipertensione polmonare persistente nei neonati (IPPN). Sebbene non esistano studi che abbiano investigato una correlazione della IPPN al trattamento con farmaci SNRI, questo rischio potenziale con velafaxina non può essere ignorato, se si prende in considerazione il meccanismo d’azione connesso (inibizione della ricaptazione della serotonina).

I seguenti sintomi possono essere osservati nei neonati se le madri hanno assunto un SSRI/SNRI verso il termine della gravidanza: irritabilità, tremore, ipotonia, pianto persistente e difficoltà a succhiare o ad addormentarsi. Questi sintomi possono essere dovuti a effetti serotoninergici o a sintomi da esposizione. Nella maggior parte dei casi, queste complicazioni sono state osservate immediatamente o nelle 24 ore successive al parto.

I dati osservazionali individuano un rischio aumentato (inferiore a 2 volte) di emorragia postpartum in seguito a esposizione a SSRI/SNRI nel mese precedente il parto (vedere paragrafi 4.4 e 4.8).

Allattamento

La venlafaxina e il suo metabolita attivo, la O-desmetilvenlafaxina, vengono escreti nel latte materno. Ci sono dati di post-marketing su neonati allattati al seno che riportano pianto persistente, irritabilità, e difficoltà ad addormentarsi. Sintomi da sospensione sono stati osservati anche dopo l’interruzione dell’allattamento al seno. Non si può escludere un rischio per il lattante. Pertanto, si deve scegliere se continuare/interrompere l’allattamento al seno o continuare/interrompere la terapia con Venlafaxina Alter, considerando il beneficio dell’allattamento al seno per il bambino ed il beneficio della terapia con Venlafaxina Alter per la donna.

Fertilità

In uno studio in cui sia i ratti maschi che quelli femmine sono stati esposti a O-desmetilvenlafaxina è stata osservata una riduzione della fertilità. La rilevanza umana di questo risultato non è nota (vedere paragrafo 5.3).

 

04.8 Effetti indesiderati

Indice

Qualsiasi medicinale psico-attivo può compromettere la capacità di giudizio, di pensiero o le capacità motorie. Pertanto, i pazienti che assumono venlafaxina devono essere informati di usare cautela nella guida e nell’uso di macchinari pericolosi.

 

04.9 Sovradosaggio

Indice

Riassunto del profilo di sicurezza

Le reazioni avverse riportate come molto comuni (>1/10) negli studi clinici sono state nausea, secchezza delle fauci, emicrania e sudorazione (inclusi sudori notturni).

Elenco tabulare delle reazioni avverse

Le reazioni avverse sono elencate di seguito secondo classe sistemica d’organo, categoria di frequenza e ordine decrescente di gravità all’interno di ciascuna categoria di frequenza.

Le frequenze sono definite come: molto comune (≥ 1/10), comune (≥1/100, <1/10), non comune (≥1/1000, <1/100), raro (≥1/10.000, <1/1000), molto raro (<1/10,000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili)

Classe
sistemica d’organo
Molto comune Comune Non comune Raro Molto raro Non nota
Patologie del sistema Agranulocitosi*, Anemia Trombocitop enia*
emolinfopoiet ico aplastica*,
Pancitopenia*, Neutropenia*
Disturbi del sistema immunitario Reazioni anafilattiche*
Patologie endocrine Secrezione inadeguata dell’’ormone antidiuretico* Aumento della prolattina nel sangue*
Disturbi del metabolismo e della
nutrizione
Perdita di appetito Iponatremia*
Disturbi psichiatrici Insonnia Stato confusionale*, Depersonalizzaz ione*, Sogni anormali, Nervosismo, Diminuzione della libido, Agitazione*,
Anorgasmia
Mania, Ipomania, Allucinazione, Derealizzazione
, Orgasmo anormale, Bruxismo*, Apatia
Delirium* Ideazione suicidaria e comportament o suicidarioa, Aggressivitàb
Patologie del sistema nervoso Emicrania
*c, Capogiro, Sedazione
Acatisia*, Tremore, Parestesia, Disgeusia Sincope, Mioclono, Disturbo dell’equilibrio*, Coordinazione
anormale*, Discinesia*
Sindrome neurolettica maligna (SNM)*, Sindrome serotoninergica*,
Convulsione, Discinesia*
Discinesia tardiva*
Patologie dell’occhio Disturbi della visione, Anomalie dell’accomodazi one, inclusa visione offuscata, Midriasi Glaucoma ad angolo chiuso*
Patologie
dell’orecchio e del labirinto
Tinnito* Vertigini
Patologie cardiache Tachicardia, Palpitazioni* Torsione di punta*, Tachicardia ventricolare*, Fibrillazione ventricolare, Prolungamento
dell’intervallo QT
Patologie vascolari Ipertensione, Vampate di
calore
Ipotensione ortostatica,
Ipotensione*
Patologie respiratorie, toraciche e
mediastiniche
Dispnea*, Sbadigli Disturbo polmonare interstiziale*,
Eosinofilia
12
polmonare*
Patologie gastrointestin ali Nausea, Bocca secca, Stipsi Diarrea*, Vomito Emorragia gastrointestinale
*
Pancreatite*
Patologie epatobiliari Test di
funzionalità
epatica anormale*
Epatite*
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Iperidrosi* (compresi sudori notturni)* Rash, Prurito* Orticaria*, Alopecia*, Ecchimosi, Angioedema*, Reazione di fotosensibilità Sindrome di Stevens- Johnson*, Necrolisi epidermica tossica*, Eritema
multiforme*
Patologie del sistema muscoloschel etrico e del tessuto connettivo Ipertonia Rabdomiolisi*
Patologie renali e urinarie Esitazione urinaria, Ritenzione urinaria,
Pollachiuria*
Incontinenza urinaria
Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Menorragia*, Metrorragia*, Disfunzione erettile, Disturbi nell’eiaculazion e Emorragia postpartum **
Patologie sistemiche e condizioni relative alla
sede di
somministrazi one
Stanchezza, Astenia, Brividi* Emorragia mucosale*
Esami diagnostici Perdita di peso, Aumento di peso, Aumento
del colesterolo nel sangue
Prolungame nto del tempo di
sanguiname nto *

*Reazioni avverse segnalate nel post-marketing

aCasi di ideazione suicidaria e comportamenti suicidari sono stati riportati durante la terapia con venlafaxina o immediatamente dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.4).

bvedere il paragrafo 4.4.

c In studi clinici a gruppi, l’incidenza della cefalea con la venlafaxina e con placebo erano simili.

** L’evento è stato riferito per la classe terapeutica di SSRI/SNRI (vedere paragrafi 4.4 e 4.6). Interruzione del trattamento L’interruzione della terapia con la venlafaxina (soprattutto se improvvisa) comporta comunemente sintomi da astinenza. Le reazioni più comunemente riferite sono capogiri, disturbi sensoriali (inclusa parestesia), disturbi del sonno (inclusa insonnia e sogni vividi), agitazione o ansia, nausea e/o vomito, tremore, vertigine, cefalea e sindrome influenzale. In genere, questi eventi sono da lievi a moderati ed auto-limitanti; comunque, in alcuni pazienti possono essere gravi o prolungati. Pertanto, quando il trattamento con la venlafaxina non è più necessario, si raccomanda di interromperlo gradualmente diminuendo progressivamente il dosaggio (vedere i paragrafi 4.2 e 4.4).

Popolazione pediatrica

In generale, il profilo delle reazioni avverse da venlafaxina riscontrate (in studi clinici placebo-controllati) nei bambini e negli adolescenti (di età compresa tra 6 e 17 anni) è stato simile a quello osservato negli adulti. Come per gli adulti sono stati osservati diminuzione dell’appetito, perdita di peso, aumento della pressione ematica e aumento del colesterolo sierico (vedere paragrafo 4.4).

In studi clinici pediatrici è stata osservata come reazione avversa l’ideazione suicidaria. Ci sono stati anche aumentati casi di ostilità e, soprattutto nel disturbo depressivo maggiore, autolesionismo.

In particolare, le seguenti reazioni avverse sono state osservate nei pazienti pediatrici: dolore addominale, agitazione, dispepsia, ecchimosi, epistassi e mialgia.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

Sovradosaggio

Nell’esperienza post-marketing il sovradosaggio di venlafaxina è stato riportato soprattutto in associazione ad alcol e/o ad altri medicinali, inclusi casi con esito fatale. Gli eventi più comunemente riportati in caso di sovradosaggio comprendono tachicardia, modifiche dello stato di coscienza (oscillante dalla sonnolenza al coma), midriasi, convulsioni e vomito. Sono stati riportati altri eventi quali variazioni dell’elettrocardiogramma (es. prolungamento dell’intervallo QT, blocco di branca, prolungamento del QRS), tachicardia ventricolare, bradicardia, ipotensione, vertigini e morte. Nei pazienti adulti, sintomi da avvelenamento grave possono verificarsi dopo un’assunzione di circa 3 grammi di venlafaxina.

Studi retrospettivi pubblicati riportano che il sovradosaggio di venlafaxina può essere associato con un rischio aumentato di esiti fatali in confronto al rischio riportato con antidepressivi SSRI, ma inferiore a quello riportato con gli antidepressivi triciclici. Studi epidemiologici hanno dimostrato che i pazienti trattati con venlafaxina hanno un numero più elevato di fattori di rischio suicidario rispetto ai pazienti trattati con SSRI. Non è chiaro il grado con cui il dato di un aumentato rischio di esiti fatali si possa attribuire alla tossicità della venlafaxina in sovradosaggio rispetto ad alcune caratteristiche dei pazienti trattati con venlafaxina.

Trattamento raccomandato

L’avvelenamento grave può richiedere un trattamento di emergenza e un monitoraggio complessi. Pertanto, qualora si sospetti un sovradosaggio di venlafaxina, si raccomanda di contattare tempestivamente il centro antiveleni nazionale.

Si raccomandano misure generali di supporto e sintomatiche; devono essere monitorati il ritmo cardiaco e i segni vitali. In caso di rischio di aspirazione, non si raccomanda di indurre l’emesi. Può essere indicata una lavanda gastrica se effettuata immediatamente dopo l’ingestione oppure in pazienti sintomatici. Anche la somministrazione di carbone attivo può limitare l’assorbimento del principio attivo. È improbabile che la diuresi forzata, la dialisi, l’emoperfusione e la exanguinotrasfusione siano di beneficio. Non è noto alcun antidoto specifico per la venlafaxina.

 

05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE

05.1 Proprietà farmacodinamiche

Indice

Categoria farmacoterapeutica: Altri Antidepressivi, codice ATC: N 06 AX 16 Meccanismo d’azione Il meccanismo dell’attività antidepressiva della venlafaxina nell’uomo si crede sia correlato al suo potenziamento dell’attività neurotrasmettitoriale nel sistema nervoso centrale. Studi preclinici hanno dimostrato che la venlafaxina e il suo principale metabolita, l’O-demetilvenlafaxina (ODV), sono inibitori della ricaptazione della serotonina e della noradrenalina. Inoltre, la venlafaxina inibisce debolmente la ricaptazione della dopamina. La venlafaxina e il suo metabolita attivo riducono responsività β adrenergica sia dopo somministrazione acuta (dose singola) che cronica.

La venlafaxina e l’ODV sono molto simili relativamente alla loro azione complessiva sulla captazione neurotrasmettitoriale e sull’interazione con i recettori.

La venlafaxina virtualmente non ha alcuna affinità in vitro per i recettori muscarinici, colinergici, H1– istaminergici α1-adrenergici del cervello di ratto. L’attività farmacologica su questi recettori può essere associata alle varie reazioni avverse osservate con altri farmaci antidepressivi, come le reazioni avverse anticolinergiche, sedative e cardiovascolare.

La venlafaxina non possiede attività inibitoria sulle monoaminossidasi (MAO).

Studi in vitro hanno dimostrato che la venlafaxina non ha virtualmente alcuna affinità per i recettori sensibili agli oppiacei e alle benzodiazepine.

Efficacia e sicurezza clinica

Episodi depressivi maggiori

L’efficacia della venlafaxina a rilascio immediato come trattamento per gli episodi di depressione maggiore è stata dimostrata in cinque studi clinici randomizzati, in doppio cieco, placebo-controllati, a breve termine, di durata dalle 4 alle 6 settimane, per dosi fino a 375 mg/die. L’efficacia della venlafaxina a rilascio modificato come trattamento per gli episodi di depressione maggiore è stata dimostrata in due studi clinici placebo- controllati, a breve termine della durata di 8 e 12 settimane, che comprendevano un intervallo di dose da 75 a 225 mg/die.

In uno studio a più lungo termine, pazienti adulti che avevano risposto durante uno studio aperto di 8 settimane alla venlafaxina a rilascio modificato (75, 150 o 225 mg) sono stati randomizzati rispetto alla continuazione dello stesso trattamento con venlafaxina a rilascio modificato o al placebo, fino a 26 settimane di osservazione per comparsa di ricadute.

In un secondo studio a più lungo termine, l’efficacia della venlafaxina per la prevenzione di episodi depressivi ricorrenti in un periodo di 12 mesi è stata dimostrata in uno studio clinico placebo-controllato in doppio cieco con pazienti adulti con episodi ricorrenti di depressione maggiore, che avevano risposto al trattamento con venlafaxina (da 100 a 200 mg/die, due volte al giorno) al loro ultimo episodio depressivo.

Disturbo d’ansia generalizzata

L’efficacia di venlafaxina in capsule a rilascio modificato per il trattamento del disturbo d’ansia generalizzato (GAD) è stata dimostrata in due studi di 8 settimane, placebo controllati a dose fissa (da 75 a 225 mg/die), uno studio di 6 mesi, placebo controllato a dose fissa (da 75 a 225 mg/die) e uno studio di 6 mesi, placebo controllato, a dose flessibile (37,5, 75 e 150 mg/die) in pazienti ambulatoriali adulti.

Per la dose di 37,5 mg/die è stata dimostrata la superiorità rispetto al placebo, ma questa dose non è stata altrettanto efficace come le dosi più elevate.

Disturbo d’ansia sociale

L’efficacia della venlafaxina in capsule a rilascio modificato per il trattamento del disturbo d’ansia sociale è stata dimostrata in quattro studi in doppio cieco, a gruppi paralleli, di 12 settimane, multicentrici, placebo controllati a dose variabile e in uno studio a doppio cieco, a gruppi paralleli, di 6 mesi, placebo-controllato, a dose fissa/variabile, con pazienti adulti. I pazienti ricevevano dosi comprese tra 75 e 225 mg/die. Non è stata dimostrata una maggiore efficacia nel gruppo trattato con 150-225 mg/die rispetto al gruppo trattato con 75 mg/die nello studio di 6 mesi.

Disturbo da panico

L’efficacia di venlafaxina capsule a rilascio modificato per il trattamento del disturbo da panico è stata dimostrata in due studi in doppio cieco, di 12 settimane, multicentrici, placebo controllati in pazienti ambulatoriali adulti con disturbo da panico, con o senza agorafobia. La dose iniziale negli studi su disturbo da panico è stata di 37,5 mg/die per 7 giorni. I pazienti hanno quindi ricevuto dosi fisse di 75 o 150 mg/die in uno studio e 75 o 225 mg/die nell’altro studio.

L’efficacia è stata anche stabilita in uno studio a lungo termine in doppio cieco, placebo controllato, a gruppi paralleli, sulla sicurezza a lungo termine, l’efficacia e la prevenzione delle ricadute in pazienti ambulatoriali adulti che hanno risposto al trattamento open-label. I pazienti hanno continuato a ricevere la stessa dose di venlafaxina a rilascio modificato che avevano assunto alla fine della fase open-label (75, 150 o 225 mg).

 

05.2 Proprietà farmacocinetiche

Indice

La venlafaxina è ampiamente metabolizzata principalmente nel suo metabolita attivo O-desmetilvenlafaxina (ODV). Le emivite plasmatiche medie ± DS della venlafaxina e dell’ODV sono rispettivamente di 5±2 ore e 11±2 ore. Le concentrazioni allo stato stazionario di venlafaxina e ODV sono raggiunte entro 3 giorni di terapia orale con dosi multiple. La venlafaxina e l’ODV mostrano una cinetica lineare per dosaggi compresi tra 75 e 450 mg/die.

Assorbimento

Dopo somministrazione di dosi singole orali di venlafaxina a rilascio immediato, almeno il 92% di venlafaxina è assorbito. A causa del metabolismo presistemico, la biodisponibilità assoluta è tra il 40% ed il 45%. Dopo la somministrazione di venlafaxina a rilascio immediato, i picchi delle concentrazioni plasmatiche di venlafaxina e ODV si verificano rispettivamente entro 2 e 3 ore. Dopo somministrazione di venlafaxina a rilascio modificato i picchi delle concentrazioni plasmatiche di venlafaxina e ODV si verificano rispettivamente entro 5,5 e 9 ore. Quando si somministrano le stesse dosi giornaliere di venlafaxina in compresse a rilascio immediato o capsule a rilascio modificato, la capsula a rilascio modificato comporta una velocità inferiore di assorbimento, ma la stessa entità di assorbimento in confronto con la compressa a rilascio immediato. Il cibo non modifica la biodisponibilità della venlafaxina e dell’ODV.

Distribuzione

Alle concentrazioni terapeutiche, la venlafaxina e l’ODV sono legate in minima parte alle proteine del plasma umano (rispettivamente 27% e 30%). Il volume di distribuzione della venlafaxina allo stato stazionario è di 4,4±1,6 L/kg dopo somministrazione endovenosa.

Biotrasformazione

La venlafaxina subisce una significativa metabolizzazione epatica. Studi in vitro ed in vivo indicano che la venlafaxina è biotrasformata nel suo più importante metabolita attivo, ODV, dal CYP2D6. Studi in vitro ed in vivo indicano che la venlafaxina è metabolizzata in un metabolita secondario meno attivo, la N- desmetilvenlafaxina, dal CYP3A4. Studi in vitro ed in vivo indicano che la venlafaxina è un debole inibitore del CYP2D6. La venlafaxina non ha inibito il CYP1A2, il CYP2C9, o il CYP3A4.

Eliminazione

La venlafaxina e i suoi metaboliti sono escreti principalmente attraverso i reni. Approssimativamente l’87% di una dose di venlafaxina si ritrova nelle urine entro le 48 ore come venlafaxina non modificata (5%), come ODV non coniugata (29%), come ODV coniugata (26%), o nella forma di altri metaboliti secondari inattivi (27%). I valori di media ± DS delle clearance plasmatiche allo stato stazionario della venlafaxina e dell’ODV sono rispettivamente 1,3±0,6 L/h/kg e 0,4±0,2 L/h/kg.

Gruppi particolari di pazienti

Età e sesso

L’età e il sesso del soggetto non influenzano in modo significativo la farmacocinetica di venlafaxina ed ODV.

Metabolizzatori forti/deboli del CYP2D6

Le concentrazioni plasmatiche di venlafaxina sono più elevate nei metabolizzatori deboli del CYP2D6 in confronto ai metabolizzatori forti. Poiché l’esposizione complessiva (AUC) della venlafaxina e dell’ODV è simile nei metabolizzatori deboli e forti, non è necessaria una diversa posologia per questi due gruppi.

Insufficienza epatica

In soggetti Child-Pugh A (con insufficienza epatica lieve) e Child-Pugh B (con insufficienza epatica moderata), le emivite della venlafaxina e dell’ODV erano prolungate in confronto ai soggetti normali. Le clearance orali della venlafaxina e dell’ODV erano entrambe ridotte. È stato notato un ampio margine di variabilità tra i soggetti. Esistono dati limitati in pazienti con insufficienza epatica grave (vedere paragrafo 4.2).

Insufficienza renale

In pazienti in dialisi, la emivita di eliminazione della venlafaxina si è allungata di circa il 180% e la clearance si è ridotta di circa il 57% in confronto ai soggetti normali, mentre l’emivita di eliminazione dell’ODV si è allungata di circa il 142% e la clearance si è ridotta di circa il 56%. È necessario un adattamento della dose in pazienti con grave insufficienza renale e in pazienti che necessitano di emodialisi (vedere paragrafo 4.2)

 

05.3 Dati preclinici di sicurezza

Indice

Studi con la venlafaxina condotti su ratti e topi non hanno prodotto prove di carcinogenesi. La venlafaxina non è risultata mutagenica in un ampio spettro di test in vitro ed in vivo.

Studi sulla tossicità riproduttiva condotti su animali hanno mostrato una diminuzione del peso dei cuccioli nei ratti, un aumento di cuccioli nati morti, ed un aumento di cuccioli morti durante i primi 5 giorni di allattamento. Non si conosce la causa di questi decessi. Questi effetti si sono verificati alla dose di 30 mg/kg/die, ovvero 4 volte la dose giornaliera per l’uomo di 375 mg di venlafaxina (su una base di mg/kg). La dose priva di effetti per questi risultati era 1,3 volte la dose per l’uomo. Il rischio potenziale per l’uomo non è noto.

In uno studio in cui sia maschi che femmine di ratto sono stati esposti all’ODV è stata osservata riduzione della fertilità. Questa esposizione era circa da 1 a 2 volte la dose per l’uomo di venlafaxina di 375 mg/die. La rilevanza di questo dato per l’uomo non è nota.

 

INFORMAZIONI FARMACEUTICHE

06.1 Eccipienti

Indice

75 mg capsule rigide a rilascio modificato:

Contenuto della capsula:

ipromellosa

copolimero di ammonio metacrilato (tipo B) sodio laurilsolfato (E487)

magnesio stearato

Rivestimento:

copolimero di metacrilato butilato basico: 12,5%

Involucro della capsula:

gelatina

titanio diossido (E171) ferro ossido rosso (E172)

Inchiostro colorante:

gommalacca

ferro ossido nero (E172) propilenglicole (E1520)

150 mg capsule rigide a rilascio modificato:

Contenuto delle capsule:

ipromellosa

copolimero di ammonio metacrilato (tipo B) sodio laurilsolfato (E487)

magnesio stearato

Rivestimento:

copolimero di metacrilato butilato basico: 12,5%

Involucro della capsula:

gelatina

titanio diossido (E171) eritrosina (E127) indigotina I (E132)

Inchiostro colorante:

gommalacca

ferro ossido nero (E172) propilenglicole (E1520)

 

06.2 Incompatibilità

Indice

Non pertinente.

 

06.3 Periodo di validità

Indice

3 anni.

 

06.4 Speciali precauzioni per la conservazione

Indice

Non conservare a temperatura superiore ai 30°C.

 

06.5 Natura e contenuto della confezione

Indice

Blister in PVC/PE/PVDC/Al 14, 28, 30 e 98 capsule a rilascio modificato da 75 mg 10, 28, e 98 capsule a rilascio modificato da 150 mg È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.

 

06.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione

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Nessuna istruzione particolare

 

07.0 Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio

Indice

Laboratori Alter s.r.l Via Egadi 7, 20144 Milano

 

08.0 Numeri delle autorizzazioni all’immissione in commercio

Indice

75 mg capsule rigide a rilascio modificato 28 capsule in blister PVC/PE/PVDC/AL AIC n. 038465011(in base 10) 14PVHM (in base 32) 75 mg capsule rigide a rilascio modificato 98 capsule in blister PVC/PE/PVDC/AL AIC n. 038465023(in base 10) 14PVHZ (in base 32) 150 mg capsule rigide a rilascio modificato 28 capsule in blister PVC/PE/PVDC/AL AIC n. 038465035(in base 10) 14PVJC (in base 32) 150 mg capsule rigide a rilascio modificato 98 capsule in blister PVC/PE/PVDC/AL AIC n. 038465047(in base 10) 14PVJR (in base 32) 75 mg capsule rigide a rilascio modificato 14 capsule in blister PVC/PE/PVDC/AL AIC n. 038465050 (in base 10) 14PVJU (in base 32) 75 mg capsule rigide a rilascio modificato 30 capsule in blister PVC/PE/PVDC/AL AIC n. 038465062 (in base 10) 14PVK6 (in base 32) 150 mg capsule rigide a rilascio modificato 10 capsule in blister PVC/PE/PVDC/AL AIC n. 038465074 (in base 10) 14PVKL (in base 32)

 

09.0 Data della prima autorizzazione/Rinnovo dell’autorizzazione

Indice

27 gennaio 2009

 

10.0 Data di revisione del testo

Indice

Documento messo a disposizione da A.I.FA. in data: 22/12/2023

 


 

PRESCRIVIBILITÀ ED INFORMAZIONI PARTICOLARI

Informazioni aggiornate al: 21/01/2024
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Venlafaxina alt – 10 caps 150 mg RM (Venlafaxina Cloridrato)
Classe A: Rimborsabile dal SSN (gratuito o con ticket per il paziente)Nota AIFA: Nessuna   Ricetta: Ricetta Ripetibile Tipo: Generico Info: Nessuna ATC: N06AX16 AIC: 038465074 Prezzo: 8,01 Ditta: Laboratori Alter Srl


Venlafaxina alt – 14 caps 75 mg RM (Venlafaxina Cloridrato)
Classe A: Rimborsabile dal SSN (gratuito o con ticket per il paziente)Nota AIFA: Nessuna   Ricetta: Ricetta Ripetibile Tipo: Generico Info: Nessuna ATC: N06AX16 AIC: 038465050 Prezzo: 5,6 Ditta: Laboratori Alter Srl


 


FARMACI EQUIVALENTI (stesso principio attivo)

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