gemcitabina fresenius 38 mg ml conc sol inf 1 fl in 5 26 ml
Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto
gemcitabina fresenius 38 mg ml conc sol inf 1 fl in 5 26 ml: ultimo aggiornamento pagina: 14/11/2020 (Fonte: A.I.FA.)
Se sei un paziente, consulta anche il Foglietto Illustrativo (Bugiardino) di gemcitabina fresenius 38 mg ml conc sol inf 1 fl in 5 26 ml
01.0 Denominazione del medicinale
Gemcitabina Fresenius 38 mg/ml, concentrato per soluzione per infusione
02.0 Composizione qualitativa e quantitativa
Ogni ml di concentrato per soluzione per infusione contiene gemcitabina cloridrato equivalente a 38 mg di gemcitabina.
La composizione quantitativa di ciascuna presentazione è indicata nella tabella sottostante:
Presentazione | Dosaggio | Quantità di gemcitabina (come cloridrato) | Volume di soluzione |
---|---|---|---|
200 mg/5,26 ml | 38 mg/ml | 200 mg | 5,26 ml |
1000 mg/26,3 ml | 38 mg/ml | 1000 mg | 26,3 ml |
2000 mg/52,6 ml | 38 mg/ml | 2000 mg | 52,6 ml |
Eccipienti con effetto noto:
Da 3,16 mg/ml a 3,74 mg/ml (da 0,14 mmol/ml a 0,16 mmol/ml) di sodio. 30 % v/v (310,8 mg/ml) di glicole propilenico.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
03.0 Forma farmaceutica
Concentrato per soluzione per infusione.
Soluzione chiara da incolore a giallo paglierino priva di particelle visibili. pH: 7,0-9,0
04.0 INFORMAZIONI CLINICHE
04.1 Indicazioni terapeutiche
La gemcitabina, in combinazione con cisplatino, è indicata nel trattamento del carcinoma della vescica localmente avanzato o metastatico.
La gemcitabina è indicata nel trattamento di pazienti con adenocarcinoma del pancreas localmente avanzato o metastatico.
La gemcitabina, in combinazione con cisplatino, è indicata nel trattamento di prima linea di pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o
metastatico. La gemcitabina in monoterapia può essere considerata in pazienti anziani o con performance status uguale a 2.
La gemcitabina in combinazione con carboplatino, è indicata nel trattamento di pazienti con carcinoma dell’epitelio dell’ovaio localmente avanzato o metastatico, in pazienti con malattia recidivata dopo un intervallo libero da recidiva di almeno 6 mesi dopo terapia di prima linea con platino.
La gemcitabina, in combinazione con paclitaxel, è indicata nel trattamento di pazienti con carcinoma della mammella non resecabile, localmente ricorrente o metastatico che hanno recidivato dopo chemioterapia adiuvante e/o neoadiuvante. La precedente chemioterapia deve aver incluso una antraciclina a meno che questa non fosse clinicamente controindicata.
04.2 Posologia e modo di somministrazione
La gemcitabina deve essere somministrata solamente sotto la supervisione di un medico qualificato per l’uso della chemioterapia antitumorale.
Posologia raccomandata
Carcinoma della vescica
Utilizzo in associazione
La dose raccomandata di gemcitabina è di 1.000 mg/m2, da somministrare per infusione in 30 minuti. In combinazione con cisplatino la dose deve essere somministrata nei giorni 1, 8 e 15 di ciascun ciclo di 28 giorni. La dose di cisplatino generalmente raccomandata è di 70 mg/m2, da somministrare il giorno 1 dopo la somministrazione di gemcitabina oppure il giorno 2 di ciascun ciclo di 28 giorni. Questo ciclo di 4 settimane è poi ripetuto. La riduzione del dosaggio tra un ciclo e l’altro o durante un ciclo in corso può essere effettuata in base al grado di tossicità osservato nel paziente.
Carcinoma del pancreas
La dose di gemcitabina generalmente consigliata è di 1.000 mg/m2, da somministrare per infusione endovenosa in 30 minuti, una volta a settimana per un massimo di 7 settimane consecutive facendo poi seguire una settimana di riposo. I cicli successivi devono consistere di somministrazioni una volta a settimana per 3 settimane consecutive su ogni 4 settimane. La riduzione del dosaggio tra un ciclo e l’altro o durante un ciclo in corso può essere effettuata in base al grado di tossicità osservato nel paziente.
Carcinoma del Polmone non a Piccole Cellule
In monoterapia
La dose di gemcitabina generalmente consigliata è di 1.000 mg/m2, da somministrare per infusione endovenosa in 30 minuti, una volta a settimana per 3 settimane consecutive facendo poi seguire una settimana di riposo. Questo ciclo di 4 settimane è poi ripetuto. La riduzione del dosaggio tra un ciclo e l’altro o durante un ciclo in corso può essere effettuata in base al grado di tossicità osservato nel paziente.
Utilizzo in associazione
La dose di gemcitabina generalmente consigliata è di 1.250 mg/m2, da somministrare per infusione endovenosa in 30 minuti, nei giorni 1 e 8 di ciascun ciclo di trattamento (21 giorni). La riduzione del dosaggio tra un ciclo e l’altro o durante un ciclo in corso può essere effettuata in base al grado di tossicità osservato nel paziente.
Il cisplatino è stato utilizzato a dosi di 75-100 mg/m2, da somministrare una volta ogni 3 settimane.
Utilizzo in associazione
Gemcitabina in combinazione con paclitaxel è raccomandata somministrando paclitaxel (175 mg/m2) per infusione endovenosa della durata di circa 3 ore il giorno 1, seguita da gemcitabina (1.250 mg/m2) per infusione endovenosa della durata di 30 minuti nei giorni 1 e 8 di ciascun ciclo di 21 giorni. La riduzione del dosaggio nell’ambito di un ciclo o durante cicli successivi di terapia può essere effettuata in base al grado di tossicità causata dal farmaco nel paziente. I pazienti devono avere una conta assoluta dei granulociti di almeno 1.500 (x 106/l) prima di iniziare la somministrazione di gemcitabina associata a paclitaxel.
Carcinoma dell’ovaio
Utilizzo in associazione
La dose di gemcitabina consigliata in combinazione con carboplatino è di 1.000 mg/m2, da somministrare per infusione endovenosa in 30 minuti, nei giorni 1 e 8 di ciascun ciclo di 21 giorni. Il carboplatino verrà somministrato dopo la gemcitabina il giorno 1 in modo tale da raggiungere una AUC di 4,0 mg/ml per minuto. La riduzione del dosaggio nell’ambito di un ciclo o durante cicli successivi di terapia può essere effettuata in base al grado di tossicità
osservato nel paziente.
Monitoraggio della tossicità e variazione della dose dovuta alla tossicità
Variazione della dose dovuta a tossicità non ematologica
Una visita medica periodica e controlli della funzionalità renale ed epatica devono essere effettuati per accertare una tossicità non ematologica. In base al grado di tossicità presentato dal paziente può essere attuata una riduzione del dosaggio ogni ciclo o nell’ambito di un solo ciclo. In generale, per una tossicità non ematologica grave (grado 3 o 4), con eccezione per la nausea/vomito, la terapia con gemcitabina deve essere sospesa o ridotta a seconda del giudizio del medico curante. Le dosi devono essere sospese fino a quando, secondo il parere del medico, la tossicità non sia risolta.
Per un aggiustamento del dosaggio di cisplatino, carboplatino e paclitaxel somministrati in associazione terapeutica, si consiglia di fare riferimento al corrispondente Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto.
Variazione della dose a causa di tossicità ematologica
Inizio di un ciclo
In tutte le indicazioni, prima della somministrazione di ogni dose il paziente deve essere monitorato per quanto riguarda la conta dei granulociti e delle piastrine. I pazienti devono avere una conta dei granulociti in valore assoluto di almeno 1.500 (x 106/l) e una conta delle piastrine di 100.000 (x 106/l) prima dell’inizio di un ciclo.
Nell’ambito di un ciclo
Variazioni della dose di gemcitabina nell’ambito di un ciclo devono essere effettuate secondo la seguente tabella:
Variazioni della dose di gemcitabina nell’ambito di un ciclo per il carcinoma della vescica, NSCLC e il carcinoma del pancreas, somministrata in monoterapia o in associazione con cisplatino
Valore assoluto della conta dei granulociti (x106/l) | Conta delle piastrine (x106/l) | Percentuale della dose standard di Gemcitabina (%) |
---|---|---|
> 1.000 e | > 100.000 | 100 |
500 -1.000 o | 50.000 -100.000 | 75 |
< 500 o | < 50.000 | Omissione della dose* |
*Nell’ambito di un ciclo l’omissione del trattamento non sarà riconsiderata prima che il valore assoluto della conta dei granulociti raggiunga almeno 500 (x 106/l) e la conta delle piastrine torni a 50.000 (x 106/l).
Variazioni della dose di gemcitabina nell’ambito di un ciclo per il carcinoma della mammella, somministrata in associazione con paclitaxel | ||
---|---|---|
Valore assoluto della conta dei granulociti (x106/l) | Conta delle piastrine (x106/l) | Percentuale della dose standard di Gemcitabina (%) |
≥ 1.200 e | > 75.000 | 100 |
1.000 – < 1.200 o | 50.000 -75.000 | 75 |
700 – < 1.000 e | ≥ 50.000 | 50 |
< 700 o | < 50.000 | Omissione della dose* |
*Nell’ambito di un ciclo l’omissione del trattamento non sarà riconsiderata. Il trattamento inizierà il giorno 1 del ciclo successivo una volta che il valore assoluto della conta dei granulociti raggiunga almeno 1.500 (x 106/l) e la conta delle piastrine torni a 100.000 (x 106/l).
Variazioni della dose di gemcitabina nell’ambito di un ciclo per il carcinoma dell’ovaio, somministrata in associazione con carboplatino |
||
---|---|---|
Valore assoluto della conta dei granulociti (x106/l) | Conta delle piastrine (x106/l) | Percentuale della dose standard di Gemcitabina (%) |
> 1.500 e | ≥ 100.000 | 100 |
1.000 -1.500 o | 75.000 -100.000 | 50 |
< 1.000 o | < 75.000 | Omissione della dose* |
* Nell’ambito di un ciclo l’omissione del trattamento non sarà riconsiderata. Il trattamento inizierà il giorno 1 del ciclo successivo una volta che il valore assoluto della conta dei granulociti raggiunga almeno 1.500 (x 106/l) e la conta delle piastrine torni a 100.000 (x 106/l).
Variazione della dose dovuta a tossicità ematologica in cicli successivi, in tutte le indicazioni
La dose di gemcitabina deve essere ridotta al 75% della dose iniziale del primo ciclo, in presenza delle seguenti tossicità ematologiche:
Valore assoluto della conta dei granulociti < 500 x 106/l per più di 5 giorni
Valore assoluto della conta dei granulociti < 100 x 106/l per più di 3 giorni
Neutropenia febbrile
Piastrine < 25.000 x 106/l
Ritardo del ciclo di oltre una settimana a causa della tossicità Modo di somministrazione
Gemcitabina è ben tollerata durante l’infusione e può essere somministrata in ambito ambulatoriale. Se si verifica uno stravaso, di norma l’infusione deve essere interrotta immediatamente e ricominciata in un altro vaso sanguigno. Il paziente deve essere attentamente monitorato dopo la somministrazione.
Per le istruzioni sulla ulteriore diluizione della soluzione, vedere paragrafo 6.6. Popolazioni particolari
Pazienti con compromissione renale e/o epatica
La gemcitabina deve essere usata con cautela nei pazienti con insufficienza epatica o renale, in quanto le informazioni insufficienti provenienti da studi clinici non consentono di raccomandare una dose precisa per questa categoria di pazienti (vedere paragrafi 4.4 e 5.2).
Pazienti anziani (> 65 anni)
La gemcitabina è stata ben tollerata in pazienti sopra i 65 anni di età. Non c’è evidenza che indichi che nell’anziano siano necessari aggiustamenti della dose oltre a quelli già consigliati per tutti i pazienti (vedere paragrafo 5.2).
Pazienti pediatrici (< 18 anni)
L’uso di gemcitabina nei pazienti sotto i 18 anni non è raccomandato poiché i dati di sicurezza ed efficacia sono insufficienti.
04.3 Controindicazioni
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. Allattamento (vedere paragrafo 4.6)
04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso
Il prolungamento del tempo di infusione e un’aumentata frequenza di somministrazione possono determinare un aumento della tossicità del farmaco.
Tossicità ematologica
La gemcitabina può determinare riduzione della funzionalità midollare, come evidenziato dalla comparsa di leucopenia, trombocitopenia ed anemia.
Nei pazienti in terapia con gemcitabina prima di ogni somministrazione devono essere effettuate la conta delle piastrine, dei leucociti e dei granulociti. In caso di riduzione della funzionalità midollare secondaria alla somministrazione del farmaco, dovrebbe essere valutata la possibilità di modificare o interrompere la terapia (vedere paragrafo 4.2). Comunque, la mielosoppressione è di breve durata e generalmente non richiede riduzioni della dose e solo raramente può comportare interruzione del trattamento.
La conta degli elementi cellulari ematologici periferici può continuare ad abbassarsi anche dopo interruzione della terapia. La terapia deve essere iniziata con cautela nei pazienti con funzionalità midollare compromessa. Come con altri trattamenti citotossici, quando la gemcitabina viene usata in combinazione con altri chemioterapici deve essere tenuta in considerazione la possibilità di una riduzione della funzionalità midollare cumulativa.
Compromissione epatica e renale
La gemcitabina deve essere usata con cautela nei pazienti con compromissione epatica o della funzionalità renale, in quanto le insufficienti informazioni provenienti da studi clinici non consentono di raccomandare una precisa dose per questa popolazione di pazienti (vedere paragrafo 4.2).
La somministrazione di gemcitabina a pazienti con presenza di metastasi epatiche o con precedenti anamnestici di epatite, alcolismo, o cirrosi epatica può condurre ad una esacerbazione dell’insufficienza epatica di base.
Controlli della funzionalità epatica e renale (comprendenti test virologici) devono essere effettuati periodicamente.
Radioterapia concomitante
Radioterapia concomitante (effettuata contemporaneamente o separatamente entro un intervallo di tempo ≤ a 7 giorni): è stata riportata tossicità (vedere paragrafo 4.5 per dettagli e raccomandazioni d’uso).
Vaccini vivi
Nei pazienti in trattamento con gemcitabina non sono consigliati il vaccino per la febbre gialla e altri vaccini vivi attenuati (vedere paragrafo 4.5).
Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile
Segnalazioni di sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES) con conseguenze potenzialmente gravi sono state riportate in pazienti trattati con gemcitabina in monoterapia o in associazione con altri agenti chemioterapici. Ipertensione acuta e crisi epilettiche sono state riportate nella maggior parte dei pazienti con esperienza di PRES, ma potrebbero anche essere presenti altri sintomi come mal di testa, letargia, confusione e cecità. La diagnosi viene confermata in modo ottimale con la risonanza magnetica (MRI). La PRES è stata generalmente reversibile con appropriate misure di supporto. La gemcitabina deve essere interrotta in modo permanente e devono essere attuate misure di sostegno, incluso il controllo della pressione arteriosa e la terapia anti-convulsivante, se la PRES si sviluppa durante la terapia.
Patologie cardiovascolari
A causa del rischio di patologie cardiache e/o vascolari con gemcitabina, si deve fare particolare attenzione nei pazienti che presentano una storia di eventi cardiovascolari.
Sindrome da aumentata permeabilità capillare
La sindrome da aumentata permeabilità capillare è stata riportata in pazienti trattati con gemcitabina in monoterapia o in associazione con altri agenti chemioterapici (vedere paragrafo 4.8). La condizione è di solito trattabile se riconosciuta in tempo e gestita in modo adeguato,
ma sono stati riportati casi fatali. La condizione comporta iperpermeabilità capillare sistemica, durante la quale il fluido e le proteine fuoriescono dallo spazio intravascolare nell’interstizio. Le caratteristiche cliniche includono edema generalizzato, aumento di peso, ipoalbuminemia, grave ipotensione, insufficienza renale acuta ed edema polmonare. La gemcitabina deve essere interrotta e devono essere attuate misure di sostegno se la sindrome da aumentata permeabilità capillare si sviluppa durante la terapia. La sindrome da aumentata permeabilità capillare può verificarsi in cicli successivi ed è stata associata in letteratura con la sindrome da distress respiratorio dell’adulto.
Patologie polmonari
Effetti polmonari, talvolta gravi (come l’edema polmonare, la polmonite interstiziale, o la sindrome da distress respiratorio dell’adulto (ARDS)) , sono state riscontrate durante terapia con gemcitabina. Se si verificano tali effetti, è necessario considerare la possibilità di interrompere il trattamento con gemcitabina. L’impiego tempestivo di misure di supporto adeguate può contribuire a migliorare il quadro clinico.
Patologie renali
Sindrome uremica emolitica
Nei pazienti in trattamento con gemcitabina sono state raramente riportate segnalazioni cliniche compatibili con una sindrome uremica emolitica (HUS) (vedere paragrafo 4.8). La HUS è una malattia pericolosa per la vita. Il trattamento con gemcitabina deve essere interrotto ai primi segni di anemia emolitica microangiopatica, come una rapida diminuzione dell’emoglobina associata a trombocitopenia, un innalzamento della bilirubinemia, della creatininemia, dell’uremia, o della LDH. L’insufficienza renale potrebbe non essere reversibile anche dopo l’interruzione del trattamento ed in tali casi dovrà essere preso in considerazione il ricorso alla dialisi.
Fertilità
Studi preclinici sulla fertilità hanno dimostrato che la gemcitabina causa una ipospermatogenesi nel topo maschio (vedere paragrafo 5.3). Per questo motivo agli uomini in trattamento con gemcitabina si consiglia di non procreare durante il trattamento e nei 6 mesi successivi. A seguito della possibilità che il trattamento con gemcitabina causi un’infertilità irreversibile, si consiglia agli uomini di chiedere informazioni sulle modalità di crioconservazione dello sperma prima di cominciare il trattamento (vedere paragrafo 4.6).
Sodio
Gemcitabina Fresenius 38 mg/ml concentrato per soluzione per infusione contiene da 3,16 mg/ml a 3,74 mg/ml (da 0,14 mmol/ml a 0,16 mmol/ml) di sodio. Da tenere in considerazione in persone che seguono una dieta a basso contenuto di sodio.
Contiene glicole propilenico che può causare sintomi simili a quelli provocati dall’alcool.
04.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione
Non sono stati effettuati specifici studi di interazione (vedere paragrafo 5.2) Radioterapia
Radioterapia concomitante (effettuata contemporaneamente o separatamente entro un intervallo di tempo ≤7 giorni). La tossicità associata con questa terapia multimodale dipende da diversi fattori, inclusi dose e frequenza di somministrazione della gemcitabina, dose della radiazione, piano di trattamento radioterapico e tecnica di pianificazione della terapia, tipo e volume di tessuto irradiato. Studi clinici e preclinici hanno dimostrato un’attività
radiosensibilizzante della gemcitabina. Durante una singola sperimentazione clinica in cui la gemcitabina è stata somministrata alla dose di 1.000 mg/m2 per un massimo di 6 settimane consecutive in concomitanza con una radioterapia toracica in pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule, è stata osservata una tossicità significativa manifestatasi con gravi mucositi, in particolare esofagiti e polmoniti, potenzialmente letali per i pazienti, in particolare quelli trattati con radioterapia su campi estesi (volumi medi di trattamento 4.795 cm3). I risultati di studi effettuati successivamente hanno suggerito che è realizzabile una somministrazione di gemcitabina a dosi inferiori in concomitanza con radioterapia in quanto presenta una tossicità prevedibile, come è risultato da uno studio di Fase II su pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule. Radioterapia al torace a dosi di 66Gy è stata somministrata in concomitanza con gemcitabina (600 mg/m2 quattro volte) e cisplatino (80 mg/m2, due volte) nel corso di 6 settimane. Il regime ottimale per una somministrazione sicura di gemcitabina in concomitanza con dosi radianti terapeutiche, non è stato ancora determinato in tutti i tipi di tumore.
Radioterapia non concomitante (effettuata separatamente in un periodo di tempo superiore ai 7 giorni): l’analisi dei dati non suggerisce alcun aumento della tossicità nel caso in cui la gemcitabina sia somministrata fino a 7 giorni prima o dopo l’effettuazione della radioterapia, ad eccezione del fenomeno di "recall" da radiazione. I dati indicano che la terapia con gemcitabina può essere iniziata dopo che gli effetti acuti della radioterapia si sono risolti o almeno dopo una settimana dalla sua effettuazione.
Lesioni da radiazione sono state osservate su tessuti bersaglio (es. esofagiti, coliti e polmoniti) in associazione con l’uso, sia concomitante che non, di gemcitabina.
Altre
L’uso contemporaneo del vaccino per la febbre gialla e di vaccini vivi attenuati non è consigliato a causa del rischio di malattia sistemica, potenzialmente con esito fatale, in particolare nei pazienti che sono immunodepressi.
04.6 Gravidanza e allattamento
Non esistono dati sufficienti sull’uso della gemcitabina in donne in gravidanza. Studi sperimentali condotti negli animali hanno evidenziato una tossicità sull’attività riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Sulla base dei risultati degli studi su animali e sul meccanismo di azione della gemcitabina, questa sostanza non deve essere usata durante la gravidanza se non in caso di assoluta necessità. Donne in età fertile dovrebbero essere sconsigliate di iniziare una gravidanza durante la terapia con gemcitabina. Nel caso in cui la paziente rimanga incinta deve informare immediatamente il medico.
Allattamento
Non è noto se la gemcitabina viene eliminata nel latte materno e non possono essere escluse reazioni avverse nei lattanti. L’allattamento deve essere interrotto durante la terapia con gemcitabina.
Fertilità
Negli studi sulla fertilità, la gemcitabina causa nel topo maschio una ipospermatogenesi (vedere paragrafo 5.3). Per questo motivo, agli uomini è sconsigliato di procreare durante il trattamento e nei 6 mesi successivi e si consiglia loro di chiedere informazioni sulle modalità di crioconservazione dello sperma prima di cominciare il trattamento.
04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari
Non sono stati effettuati studi sugli effetti sulla capacità di guidare e sull’uso di macchinari. È stato tuttavia riportato che la gemcitabina causa sonnolenza da lieve a moderata, specialmente in associazione al consumo di alcolici. Pertanto i pazienti devono essere avvisati per quanto riguarda la guida di veicoli e l’uso di macchinari finché non è sicuro che il trattamento con gemcitabina non ha causato sonnolenza.
04.8 Effetti indesiderati
Gli effetti indesiderati associati alla terapia con gemcitabina osservati più comunemente comprendono nausea con o senza vomito, aumento dei livelli delle transaminasi epatiche (AST/ALT) e della fosfatasi alcalina, riportati in circa il 60% dei pazienti; proteinuria e ematuria riportate in circa il 50% dei pazienti; dispnea riportata nel 10-40% dei pazienti (l’incidenza più alta è stata osservata nei pazienti affetti da carcinoma polmonare); reazioni allergiche cutanee si verificano in circa il 25% dei pazienti e sono state associate a prurito nel 10% dei pazienti.
La frequenza e gravità delle reazioni avverse sono influenzate dalla dose, velocità di infusione e intervalli tra le dosi (vedere paragrafo 4.4). Una riduzione della conta delle piastrine, dei leucociti e dei granulociti sono reazioni avverse dose-limitanti (vedere paragrafo 4.2).
Risultati di studi clinici
La frequenza è definita come: molto comune (≥ 1/10), comune (≥ 1/100 e < 1/10), non comune (≥ 1/1.000 e < 1/100), rara (≥ 1/10.000 e < 1/1.000), molto rara (<1/10.000).
La tabella seguente fornisce la frequenza e la gravità degli effetti indesiderati che sono stati riportati da studi clinici. All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine decrescente di gravità.
Classificazione per sistemi e organi | Frequenza |
---|---|
Patologie del sistema emolinfopoietico |
Molto comune %). La riduzione della funzionalità midollare varia da lieve a moderata ed è più pronunciata per la conta dei granulociti (vedere paragrafo 4.2) |
Comune | |
Molto raro | |
Disturbi del sistema immunitario | Molto raro |
Disturbi del metabolismo e della nutrizione | Comune |
Patologie del sistema nervoso | Comune |
Non comune | |
Molto raro |
Leucopenia (Neutropenia di grado 3 = 19,3 %; grado 4 = 6
Trombocitopenia
Anemia
Neutropenia febbrile
Trombocitosi
Reazione anafilattoide
Anoressia
Cefalea
Accidente cerebrovascolare
Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (vedere
il paragrafo 4.4) | |
---|---|
Patologie cardiache |
Non comune Raro |
Patologie vascolari | Raro |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche |
Molto comune Comune Raro |
Patologie gastrointestinali | Molto comune |
Patologie epatobiliari |
Molto comune Comune e morte Raro |
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo |
Molto comune Comune eruzioni cutanee bollose |
Aritmie, essenzialmente di natura sopraventricolare
Infarto del miocardio
Segni clinici di vasculite periferica e gangrena
Ipotensione Molto raro
sindrome da aumentata permeabilità capillare
Dispnea – di solito lieve e di rapida risoluzione senza trattamento
Tosse
Rinite Non comune
Polmonite interstiziale (vedere paragrafo 4.4)
Broncospasmo di solito lieve e transitorio ma potrebbe richiedere trattamento parenterale
Edema polmonare
Sindrome da distress respiratorio dell’adulto (vedere paragrafo 4.4)
Vomito
Nausea Comune
Diarrea
Stomatite e ulcerazione della bocca
Stipsi Molto raro
Colite ischemica
Aumento delle transaminasi epatiche (AST e ALT) e della fosfatasi alcalina
Aumento della bilirubina Non comune
Grave tossicità epatica, comprendente insufficienza epatica
Aumento della gamma-glutamiltrasferasi (GGT)
Eruzione cutanea allergica frequentemente associata a prurito
Alopecia
Prurito
Sudorazione Raro
Reazioni cutanee gravi, comprendenti desquamazione ed
Ulcerazione
Formazione di vescicole ed ulcere
Molto raro | |
---|---|
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo |
Comune |
Patologie renali e urinarie | Molto comune |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione |
Molto comune di solito reversibile dopo interruzione del trattamento Comune lieve |
Traumatismo, avvelenamento e complicazioni da procedura |
Raro |
Desquamazione
Necrolisi epidermica tossica
Sindrome di Stevens-Johnson
Mal di schiena
Mialgia
Lieve proteinuria Non comune
Insufficienza renale (vedere paragrafo 4.4)
Sindrome uremica emolitica (vedere paragrafo 4.4)
Sintomi simil-influenzali – i sintomi più comuni sono febbre, cefalea, tremori, mialgia, astenia e anoressia. Sono stati anche riportati tosse, rinite, malessere, sudorazione e difficoltà ad addormentarsi.
Edema/edema periferico-incluso edema facciale. L’edema è
Febbre
Astenia
Tremori Raro
Reazioni nel sito d’iniezione – di natura tendenzialmente
Tossicità da radiazioni (vedere paragrafo 4.5)
Recall da radiazioni.
Impiego in associazione nel cancro della mammella
La frequenza di tossicità ematologiche di grado 3 e 4, soprattutto neutropenia, aumenta quando la gemcitabina è usata in associazione con paclitaxel. Tuttavia l’aumento di queste reazioni avverse non si associa con un aumento dell’incidenza di infezioni o di eventi emorragici. L’affaticamento e la neutropenia febbrile si verificano con maggior frequenza quando la gemcitabina viene usata in associazione con paclitaxel. L’affaticamento, che non si associa ad anemia, si risolve generalmente dopo il primo ciclo di terapia.
Eventi avversi di grado 3 e 4 Paclitaxel versus gemcitabina in associazione a paclitaxel |
||
---|---|---|
Numero (%) dei pazienti | ||
Braccio di trattamento con Paclitaxel (N=259) |
Braccio di trattamento con Gemcitabina in associazione a Paclitaxel (N=262) |
Grado 3 | Grado 4 | Grado 3 | Grado 4 | |
---|---|---|---|---|
Relativi ad analisi di laboratorio | ||||
Anemia | 5 (1,9) | 1 (0,4) | 15 (5,7) | 3(1,1) |
Trombocitopenia | 0 | 0 | 14 (5,3) | 1 (0,4) |
Neutropenia | 11(4,2) | 17 (6,6)* | 82 (31,3) | 45 (17,2)* |
Non relativi ad analisi di laboratorio | ||||
Neutropenia febbrile | 3 (1,2) | 0 | 12 (4,6) | 1 (0,4) |
Affaticamento | 3 (1,2) | 1 (0,4) | 15 (5,7) | 2 (0,8) |
Diarrea | 5 (1,9) | 0 | 8 (3,1) | 0 |
Neuropatia motoria | 2 (0,8) | 0 | 6 (2,3) | 1 (0,4) |
Neuropatia sensoriale | 9 (3,5) | 0 | 14 (5,3) | 1 (0,4) |
*La neutropenia di grado 4 che persiste per più di 7 giorni si verificava nel 12,6% dei pazienti nel braccio di trattamento di associazione e nel 5,0% dei pazienti nel braccio di trattamento con paclitaxel.
Impiego in associazione nel carcinoma della vescica
Eventi avversi di grado 3 e 4 MVAC versus Gemcitabina in associazione a cisplatino |
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Numero (%) dei pazienti | ||||
Braccio di trattamento con MVAC (metotrexato, vinblastina, doxorubicina e cisplatino) (N = 196) |
Braccio di trattamento con Gemcitabina in associazione a cisplatino (N = 200) |
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Grado 3 | Grado 4 | Grado 3 | Grado 4 | |
Relativi ad analisi di laboratorio | ||||
Anemia | 30 (16) | 4 (2) | 47 (24) | 7 (4) |
Trombocitopenia | 15 (8) | 25 (13) | 57 (29) | 57 (29) |
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Non relativi ad analisi di laboratorio | ||||
Nausea e vomito | 37 (19) | 3 (2) | 44 (22) | 0 (0) |
Diarrea | 15 (8) | 1 (1) | 6 (3) | 0 (0) |
Infezione | 19 (10) | 10 (5) | 4 (2) | 1 (1) |
Stomatite | 34 (18) | 8 (4) | 2 (1) | 0 (0) |
Impiego in associazione nel carcinoma dell’ovaio
Eventi avversi di grado 3 e 4 Carboplatino versus Gemcitabina in associazione a carboplatino |
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Numero (%) dei pazienti | ||||
Braccio di trattamento con Carboplatino (N = 174) |
Braccio di trattamento con Gemcitabina in associazione a carboplatino (N = 175) |
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Grado 3 | Grado 4 | Grado 3 | Grado 4 | |
Relativi ad analisi di laboratorio | ||||
Anemia | 10 (5,7) | 4 (2,3) | 39 (22,3) | 9 (5,1) |
Neutropenia | 19 (10,9) | 2 (1,1) | 73 (41,7) | 50 (28,6) |
Trombocitopenia | 18 (10,3) | 2 (1,1) | 53 (30,3) | 8 (4,6) |
Leucopenia | 11 (6,3) | 1 (0,6) | 84 (48,0) | 9 (5,1) |
Non relativi ad analisi di laboratorio | ||||
Emorragia | 0 (0,0) | 0 (0,0) | 3 (1,8) | (0,0) |
Neutropenia febbrile | 0 (0,0) | 0 (0,0) | 2 (1,1) | (0,0) |
Infezione senza neutropenia | 0 (0,0) | 0 (0,0) | 0 (0,0) | 1 (0,6) |
La neuropatia sensoriale è stata anche più frequente nel braccio di trattamento in associazione rispetto a quello con impiego del solo carboplatino.
Segnalazione delle reazioni avverse sospette
La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo www.aifa.gov.it/responsabili-farmacovigilanza.
04.9 Sovradosaggio
Non esistono antidoti per il sovradosaggio di gemcitabina. Dosi alte fino a 5.700 mg/m2 sono state somministrate per infusione endovenosa in 30 minuti ogni 2 settimane con una tossicità clinicamente accettabile. In caso di sospetto sovradosaggio, il paziente dovrebbe essere sottoposto ad appropriati esami ematologici e ricevere, se necessario, terapia di supporto.
05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE
05.1 Proprietà farmacodinamiche
Categoria farmacoterapeutica: Agente antineoplastico; Analoghi della pirimidina, codice ATC: L01BC05
Attività citotossica nelle colture cellulari
La gemcitabina mostra una significativa attività citotossica verso varie colture cellulari tumorali murine e umane. Presenta una specificità a seconda della fase del ciclo cellulare uccidendo soprattutto quelle cellule che si trovano nella fase di sintesi del DNA (fase S), bloccando, in particolari condizioni, il passaggio delle cellule dalla fase G1 alla fase S. L’azione citotossica in vitro della gemcitabina dipende sia dalla concentrazione sia dal tempo di esposizione.
Attività antitumorale in modelli preclinici
In modelli tumorali su animali, l’attività antitumorale della gemcitabina dipende dallo schema posologico adottato. Quando gemcitabina è somministrata giornalmente, si rileva un’alta mortalità tra gli animali ma una minima attività antitumorale. Se, tuttavia, gemcitabina è somministrata ogni terzo o quarto giorno, può essere somministrata in dosi non letali ma con notevole attività antitumorale nei confronti di un ampio spettro di tumori murini.
Meccanismo d’azione
Metabolismo cellulare e meccanismo d’azione: Gemcitabina (dFdC), che è un antimetabolita della pirimidina, viene metabolizzata a livello intracellulare dalla nucleoside-chinasi nei nucleosidi attivi difosfato (dFdCDP) e trifosfato (dFdCTP). L’effetto citotossico della gemcitabina è dovuto all’inibizione della sintesi del DNA cellulare mediante due meccanismi d’azione ad opera della difluorodeossicitidindifosfato (dFdCDP) e della difluorodeossicitidintrifosfato (dFdCTP). Inizialmente, la dFdCDP inibisce la ribonucleotide reduttasi, che è l’unico enzima responsabile della catalizzazione delle reazioni che producono i deossinucleoside trifosfati necessari per la sintesi del DNA (dCTP). L’inibizione di questo enzima da parte della dFdCDP riduce la concentrazione dei deossinucleosidi in generale e, in particolare, della dCTP.In secondo luogo, la dFdCTP compete con la dCTP per l’incorporazione nel DNA (autopotenziamento).
Analogamente, una piccola quantità di gemcitabina può anche essere incorporata nel RNA. Di conseguenza, la ridotta concentrazione intracellulare di dCTP potenzia l’incorporazione di dFdCTP nel DNA. La DNA polimerasi epsilon non ha la capacità di rimuovere la gemcitabina e di riparare le catene di DNA in replicazione. Dopo che la gemcitabina è stata incorporata nel DNA,
un nucleotide supplementare viene aggiunto alle catene di DNA in replicazione. Dopo questa aggiunta, si verifica una completa inibizione dell’ulteriore sintesi del DNA (mascheramento della catena terminale). Dopo essere stata incorporata nel DNA, la gemcitabina sembra indurre il processo di morte cellulare programmata noto come apoptosi.
Dati clinici
Carcinoma della vescica
Uno studio randomizzato di fase III su 405 pazienti con carcinoma a cellule di transizione uroteliali avanzato o metastatico non ha mostrato differenza tra i due bracci di trattamento, gemcitabina/cisplatino versus metotrexato/vinblastina/adriamicina/cisplatino (MVAC), in termini di sopravvivenza media (12,8 e 14,8 mesi rispettivamente, con p = 0,547), di tempo alla progressione della malattia (7,4 e 7,6 mesi rispettivamente, con p = 0,842) e percentuale di risposta (49,4% e 45,7% rispettivamente, con p = 0,512). Comunque, l’associazione di gemcitabina e cisplatino mostrava un miglior profilo di tossicità rispetto al trattamento MVAC.
Carcinoma del pancreas
In uno studio randomizzato di fase III su 126 pazienti con carcinoma del pancreas avanzato o metastatico, la gemcitabina ha mostrato una percentuale di risposta nel beneficio clinico significativamente più alta da un punto di vista statistico rispetto al 5-fluorouracile (23,8% e 4,8% rispettivamente, con p = 0,0022). Inoltre, un prolungamento statisticamente significativo del tempo della progressione da 0,9 a 2,3 mesi (log-rank p < 0,0002) e un prolungamento statisticamente significativo della sopravvivenza media da 4,4 a 5,7 mesi (log-rank p < 0,0024) sono stati osservati in pazienti trattati con gemcitabina rispetto a quelli trattati con 5- fluorouracile.
Carcinoma del polmone non a piccole cellule
In uno studio randomizzato di fase III su 522 pazienti con carcinoma del polmone non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico, inoperabile, la gemcitabina in associazione al cisplatino ha mostrato una percentuale di risposta significativamente più alta da un punto di vista statistico rispetto alla somministrazione di solo cisplatino (31,0% e 12,0% rispettivamente, con p < 0,0001). Un prolungamento statisticamente significativo del tempo della progressione, da 3,7 a 5,6 mesi (log-rank p < 0,0012) e un prolungamento statisticamente significativo della sopravvivenza media da 7,6 a 9,1 mesi (log-rank p < 0,004) sono stati osservati in pazienti trattati con gemcitabina/cisplatino rispetto a quelli trattati con cisplatino.
In un altro studio randomizzato di fase III su 135 pazienti con carcinoma del polmone non a piccole cellule allo stadio IIIB o IV, un’associazione di gemcitabina e cisplatino ha mostrato una percentuale di risposta significativamente più alta da un punto di vista statistico rispetto all’associazione di cisplatino con etoposide (40,6% e 21,2% rispettivamente, con p = 0,025).
Un prolungamento statisticamente significativo del tempo della progressione, da 4,3 a 6,9 mesi (p = 0,014) è stato osservato in pazienti trattati con gemcitabina/cisplatino rispetto a quelli trattati con etoposide/cisplatino. In entrambi gli studi è stato riscontrato che la tollerabilità era simile nei due bracci di trattamento.
Carcinoma dell’ovaio
In uno studio randomizzato di fase III, 356 pazienti con avanzato carcinoma epiteliale dell’ovaio che avevano presentato recidiva almeno 6 mesi dopo il completamento della terapia basata sulla somministrazione di platino sono stati randomizzati ad un trattamento con gemcitabina e carboplatino (GCb), o solo carboplatino (Cb). Un prolungamento statisticamente significativo del tempo della progressione della malattia, da 5,8 a 8,6 mesi (log-rank p = 0,0038) è stato osservato in pazienti trattati con GCb rispetto a quelli trattati con Cb. Differenze nella percentuale di risposta del 47,2% nel braccio di trattamento con GCb versus il 30,9% nel
braccio di trattamento con Cb (con p = 0,0016) e nella sopravvivenza media a 18 mesi (GCb) versus 17,3 (Cb) (con p = 0,73) sono risultate favorevoli al braccio di trattamento con GCb.
Carcinoma della mammella
In uno studio randomizzato di fase III su 529 pazienti con carcinoma della mammella localmente ricorrente o metastatico, inoperabile, con recidiva dopo chemioterapia adiuvante/neoadiuvante, la gemcitabina in associazione a paclitaxel ha mostrato un prolungamento statisticamente significativo del tempo della progressione della malattia documentata da 3,98 a 6,14 mesi (log-rank p = 0,0002) in pazienti trattati con gemcitabina/paclitaxel rispetto a quelli trattati con paclitaxel. Dopo 377 decessi, la sopravvivenza totale era 18,6 mesi vs. 15,8 mesi (log-rank p = 0,0489, HR 0.82) in pazienti trattati con gemcitabina/paclitaxel rispetto a quelli trattati con paclitaxel e la percentuale di risposta complessiva era 41,4% e 26,2% rispettivamente (con p = 0,0002).
05.2 Proprietà farmacocinetiche
I dati farmacocinetici di gemcitabina sono stati verificati in 353 pazienti in sette studi. Le 121 donne ed i 232 uomini con un’età variabile da 29 a 79 anni. Di questi pazienti, circa il 45% presentava un carcinoma del polmone non a piccole cellule mentre il 35% aveva una diagnosi di carcinoma del pancreas. Con dosi variabili da 500 a 2.592 mg/m2 che venivano somministrati per infusione in un periodo variabile da 0,4 a 1,2 ore sono stati ottenuti i seguenti parametri farmacocinetici.
I picchi di concentrazione plasmatica (ottenuti entro 5 minuti dal termine dell’infusione) variavano da 3,2 a 45,5 μg/ml. Le concentrazioni plasmatiche del metabolita ottenute dopo somministrazione di una dose di gemcitabina di 1.000 mg/m2/30 minuti risultano maggiori di 5 μg/ml per almeno 30 minuti dopo la fine dell’infusione, e superiori a 0,4 μg/ml per un’altra ora.
Distribuzione
II volume di distribuzione del compartimento centrale era di 12,4 l/m2 per le donne e 17,5 l/m2 per gli uomini (la variabilità inter-individuale era del 91,9%). Il volume di distribuzione del compartimento periferico era di 47,4 l/m2 e risultava indipendente dal sesso del paziente.
La gemcitabina si lega in modo trascurabile alle proteine plasmatiche.
Emivita: questo dato variava da 42 a 94 minuti in base all’età e al sesso del paziente. In base allo schema posologico consigliato, l’eliminazione di gemcitabina deve ritenersi virtualmente completa entro 5-11 ore dall’inizio dell’ infusione. La gemcitabina non si accumula quando somministrata una volta alla settimana.
Metabolismo
La gemcitabina viene rapidamente metabolizzata dalla citidina deaminasi nel fegato, nel rene, nel sangue ed in altri tessuti. A livello intracellulare la gemcitabina viene trasformata in metaboliti mono-, di- e trifosfati (dFdCMP, dFdCDP e dFdCTP), dei quali il dFdCDP e il dFdCTP sono considerati metaboliti attivi. Questi metaboliti intracellulari non sono rilevabili nel plasma o nelle urine. Il metabolita 2′-deossi-2′,2′- difluorouridina (dFdU) non è attivo ed è rilevabile nel plasma e nelle urine.
Eliminazione
La clearance sistemica varia da 29,2 l/hr/m2 a 92,2 l/hr/m2 in base al sesso e all’età del paziente (la variabilità interindividuale era di 52,2%). Nelle donne la clearance è circa del 25% più bassa dei valori rilevati negli uomini. Benché rapida, la clearance si riduce con l’età sia negli uomini che nelle donne. Alle dosi consigliate di gemcitabina di 1.000 mg/m2 somministrate per
infusione in 30 minuti, i valori di clearance più bassi rilevati nelle donne e negli uomini non comportano una riduzione della dose di gemcitabina.
Eliminazione urinaria: meno del 10% viene eliminata come farmaco immodificato. La clearance renale varia da 2 a 7 l/hr/m2.
Il 92-98% della dose di gemcitabina somministrata viene eliminato entro una settimana dalla somministrazione. Della quota eliminata, il 99% viene escreto per via urinaria sotto forma di dFdU, mentre l’1% viene eliminato con le feci.
Dati di farmacocinetica del metabolita dFdCTP
Questo metabolita può essere isolato dalle cellule mononucleate del sangue periferico, ed i dati che seguono sono riferibili a queste cellule. Le sue concentrazioni intracellulari aumentano in maniera direttamente proporzionale alla dose di gemcitabina per infusioni variabili da 35 a 350 mg/m2/30 minuti e producono valori di concentrazione all’equilibrio variabili da 0,4 a 5 μg/ml. A concentrazioni plasmatiche di gemcitabina superiori a 5 μg/ml, i livelli intracellulari del metabolita dFdCTP non aumentano, suggerendo che la formazione del metabolita è saturabile in queste cellule.
L’emivita della fase di eliminazione terminale varia da 0,7 a 12 ore. Dati di farmacocinetica del metabolita dFdU
Picco delle concentrazioni plasmatiche (3-15 minuti dopo la fine dell’infusione di 1.000 mg/m2 in 30 min): da 28 a 52 μg/ml.
Valore minimo della concentrazione dopo la somministrazione della dose una volta alla settimana:
0,07-1,12 μg/ml, senza fenomeni apparenti di accumulo.
Concentrazione plasmatica trifasica rispetto alla curva tempo, emivita media della fase terminale 65 ore (variabile da 33 a 84 ore).
Formazione di dFdU dal metabolita: 91%-98%.
Volume medio di distribuzione del compartimento centrale: 18 l/m2 (variabile da 11 a 22 l/m2). Volume medio di distribuzione all’equilibrio (Vss) : 150 l/m2 (variabile da 96 a 228 l/m2).
Distribuzione nei tessuti: ampia.
Clearance apparente media: 2,5 l/h/m2 (variabile da 1 a 4 l/h/m2). Eliminazione urinaria: totale.
Terapia di associazione gemcitabina e paclitaxel
La terapia di associazione non ha modificato i dati di farmacocinetica sia di gemcitabina che di paclitaxel.
Terapia di associazione gemcitabina e carboplatino
Quando somministrata in associazione con carboplatino i dati di farmacocinetica di gemcitabina non sono stati modificati.
Compromissione renale
Un’insufficienza renale di grado da lieve a moderato (filtrato glomerulare da 30 ml/min a 80 ml/min) non ha un effetto costante e significativo sulla cinetica di gemcitabina.
05.3 Dati preclinici di sicurezza
Negli studi a dose ripetuta fino a 6 mesi nei topi e nei cani, il risultato principale è stato che la soppressione dell’ematopoiesi schema e dose-dipendente era reversibile.
La gemcitabina si dimostra mutagena in un test di mutazione in vitro e in un test in vivo di micronuclei di midollo osseo. Non sono stati effettuati studi a lungo termine sull’animale per la valutazione del potenziale cancerogeno.
Negli studi sulla fertilità la gemcitabina ha causato una ipospermatogenesi reversibile nei topi maschi. Non è stato individuato alcun effetto sulla fertilità delle femmine.
La valutazione di studi sperimentali sull’animale ha evidenziato una tossicità riproduttiva come ad esempio difetti alla nascita e altri effetti sullo sviluppo del feto o dell’embrione, la durata della gestazione o lo sviluppo peri e post-natale.
INFORMAZIONI FARMACEUTICHE
06.1 Eccipienti
Glicole propilenico Macrogol 400
Sodio idrossido (E524) (per aggiustare il pH)
Acido cloridrico concentrato (E507) (per aggiustare il pH) Acqua per preparazioni iniettabili
06.2 Incompatibilità
Questo medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti ad eccezione di quelli menzionati nel paragrafo 6.6.
06.3 Periodo di validità
Flaconcino chiuso2 anni.
Validità dopo diluizione (soluzione per infusione):
La stabilità chimica e fisica in uso dopo diluizione in soluzione di sodio cloruro 9 mg/ml ad una concentrazione di 0,1 mg/ml e 5 mg/ml è stata dimostrata per 7 giorni a 2°C-8°C o a 25°C.
Da un punto di vista microbiologico il prodotto deve essere usato subito. Se non viene utilizzato subito i tempi di conservazione del prodotto in uso e le condizioni sono responsabilità dell’utilizzatore e normalmente non dovrebbero superare le 24 ore a 2-8°C, a meno che la diluizione abbia avuto luogo in condizioni di sterilità controllate e validate.
06.4 Speciali precauzioni per la conservazione
Conservare a temperatura inferiore a 25°C. Non refrigerare o congelare.
Per le condizioni di conservazione del prodotto dopo diluizione vedere paragrafo 6.3.
06.5 Natura e contenuto della confezione
Gemcitabina 200 mg/5,26 ml concentrato per soluzione per infusione:
Un flaconcino di vetro tipo I chiaro da 6 ml chiuso con un tappo in gomma clorobutilica e sigillato con capsula in alluminio di tipo flip-off verde. Ogni flaconcino può o meno essere avvolto da un manicotto con una base di plastica
Ogni flaconcino della presentazione da 200 mg contiene 5,26 ml di concentrato. Ogni confezione contiene 1 flaconcino.
Gemcitabina 1000 mg/26,3 ml concentrato per soluzione per infusione:
Un flaconcino di vetro tipo I chiaro da 30 ml chiuso con un tappo in gomma clorobutilica e sigillato con capsula in alluminio di tipo flip-off blu . Ogni flaconcino può o meno essere avvolto da manicotto con una base di plastica
Ogni flaconcino della presentazione da 1000 mg contiene 26,3 ml di concentrato. Ogni confezione contiene 1 flaconcino.
Gemcitabina 2000 mg/52,6 ml concentrato per soluzione per infusione:
Un flaconcino di vetro tipo I chiaro da 100 ml chiuso con un tappo in gomma clorobutilica e sigillato con capsula in alluminio di tipo flip-off giallo. Ogni flaconcino può o meno essere avvolto da manicotto con una base di plastica
Ogni flaconcino della presentazione da 2000 mg contiene 52,6 ml di concentrato. Ogni confezione contiene 1 flaconcino.
E’ possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
06.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione
e la manipolazione Manipolazione
Nel preparare e smaltire la soluzione per l’infusione devono essere osservate le normali precauzioni di sicurezza per gli agenti citostatici. Il personale in gravidanza non deve manipolare il prodotto. La manipolazione della soluzione per infusione deve essere fatta in un ambiente sicuro e devono essere usati indumenti e guanti di protezione. Se non è disponibile un ambiente sicuro, all’equipaggiamento devono essere aggiunti una maschera e degli occhiali di protezione.
Se la preparazione entra in contatto con gli occhi, può causare una grave irritazione. Gli occhi devono essere lavati immediatamente e accuratamente con acqua. Se continuano ad essere irritati, si deve consultare un medico. Se la soluzione entra in contatto con la cute, lavare accuratamente con acqua.
Istruzioni per la diluizione
Il solo diluente approvato per la diluizione di Gemcitabina Fresenius 38 mg/ml concentrato per soluzione per infusione è una soluzione di cloruro di sodio 9 mg/ml (0,9%) soluzione iniettabile (senza conservanti).
La quantità totale di gemcitabina concentrato per soluzione richiesta per un singolo paziente deve essere diluita, prima dell’uso, in almeno 500 ml di sodio cloruro 9 mg/ml soluzione iniettabile per ottenere una concentrazione clinicamente rilevante.
Sulla base della dose raccomandata (1000 mg/m2 e 1250 mg/m2) e della superficie corporea (tra 1,0 m2 e 2,0 m2) si ottiene un intervallo di concentrazione da 2 mg/ml a 5 mg/ml come spiegato nella tabella sottostante.
E’ anche fornito per riferimento l’ intervallo di osmolalità e di pH dell’iniezione diluita.
Area della superfici e corpore a (m2) (A) |
Dose raccomanda ta (mg/m2) (B) |
Dose totale calcolata (mg) (AxB) |
Volume di farmaco calcolato (ml) [(AxB)/3 8] |
Volume diluito* (ml) (C) |
Concentrazi one finale (mg/ml) (AxB)/(C) | Osmolalità (mOsm/kg) | pH |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1.0 | 1000 | 1000 | 26.3 | 500 | 2.0 | 520-620 | 6.0-9.0 |
1.0 | 1250 | 1250 | 32.9 | 500 | 2.5 | 600-700 | |
1.2 | 1250 | 1500 | 39.5 | 500 | 3.0 | 680-780 | |
1.4 | 1250 | 1750 | 46.1 | 500 | 3.5 | 760-860 | |
1.5 | 1000 | 1500 | 39.5 | 500 | 3.0 | 680-780 | |
1.6 | 1250 | 2000 | 52.6 | 500 | 4.0 | 830-930 | |
1.8 | 1250 | 2250 | 59.2 | 500 | 4.5 | 930-1030 | |
2.0 | 1000 | 2000 | 52.6 | 500 | 4.0 | 830-930 | |
2.0 | 1250 | 2500 | 65.8 | 500 | 5.0 | 1020-1120 |
* Possono essere fatte ulteriori diluizioni con lo stesso diluente.
Per evitare eventi avversi devono essere strettamente seguite le seguenti istruzioni per la diluizione:
Durante la diluizione della gemcitabina per la somministrazione dell’infusione endovenosa usare le tecniche di asepsi.
Prima della somministrazione, i prodotti medicinali per uso parenterale devono essere controllati visivamente per la presenza di particelle e variazioni di colore. Non eseguire la somministrazione se viene osservata presenza di particelle.
Il prodotto non utilizzato ed i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformità ai requisiti di legge locali.
07.0 Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio
Fresenius Kabi Oncology Plc.
Lion Court, Farnham Road, Bordon, Hampshire, GU350NF Regno Unito
08.0 Numeri delle autorizzazioni all’immissione in commercio
041784048 – "38 MG/ML CONCENTRATO PER SOLUZIONE PER INFUSIONE" 1 FLACONCINO IN VETRO DA 5,26 ML
041784051 – "38 MG/ML CONCENTRATO PER SOLUZIONE PER INFUSIONE" 1 FLACONCINO IN VETRO DA 26,3 ML
041784063 – "38 MG/ML CONCENTRATO PER SOLUZIONE PER INFUSIONE" 1 FLACONCINO IN VETRO DA 52,6 ML
09.0 Data della prima autorizzazione/Rinnovo dell’autorizzazione
10.0 Data di revisione del testo
Documento messo a disposizione da A.I.FA. in data: ———-