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Gli antibiotici per gli occhi sono farmaci mirati a trattare infezioni di origine batterica a carico della congiuntiva, delle palpebre o della cornea. Non sono utili in caso di cause non batteriche, come allergie o infezioni virali, e un uso inappropriato può favorire resistenze e ritardare la terapia corretta. Capire quando l’occhio arrossato, dolorante o con secrezione richiede davvero un antibiotico è fondamentale per evitare trattamenti inutili e per proteggere la salute oculare.
In pratica clinica si distinguono diverse condizioni a seconda dei segni predominanti: tipo di secrezione (mucopurulenta, acquosa o assente), dolore e fotofobia, coinvolgimento di una o entrambe le palpebre, presenza di lenti a contatto, alterazione della vista, trauma o recente chirurgia oculare. Alcuni quadri necessitano di valutazione urgente (dolore intenso, calo visivo, sensibilità alla luce, cornea opacata, trauma o sospetto corpo estraneo), mentre molte congiuntiviti non complicate possono essere gestite con terapia topica dopo una valutazione clinica. La scelta dell’antibiotico, della formulazione (collirio, gel o pomata) e della durata dipende dal tipo di infezione identificata.
Tipi di infezioni oculari
La congiuntivite è tra le cause più comuni di “occhio rosso”. Può essere virale, batterica o allergica: solo la forma batterica risponde agli antibiotici. In genere la congiuntivite batterica si associa a secrezione densa giallo‑verdognola e palpebre incollate al risveglio; spesso coinvolge entrambi gli occhi ma può iniziare da uno. La congiuntivite virale, frequente in contesti epidemici, produce una secrezione più acquosa, può dare fastidio alla luce e lacrimazione, e non trae beneficio dagli antibiotici. La congiuntivite allergica si accompagna a prurito marcato e a sintomi nasali, con secrezione filante: non è un’infezione e richiede un approccio antiallergico. Distinguere correttamente questi quadri è il primo passo per evitare trattamenti inadeguati.
Nella congiuntivite batterica gli agenti più comuni includono Staphylococcus aureus, Streptococcus pneumoniae, Haemophilus influenzae e, nei portatori di lenti a contatto, anche Pseudomonas aeruginosa. I tipici segni sono arrossamento congiuntivale diffuso, secrezione mucopurulenta e sensazione di corpo estraneo; la vista rimane in genere conservata e il dolore è lieve. In questi casi, i colliri antibiotici topici (per esempio a base di tobramicina, cloramfenicolo, azitromicina, fluorochinoloni in specifiche situazioni) accelerano la risoluzione e riducono la contagiosità. Nei bambini piccoli la forma batterica è relativamente più frequente, mentre negli adulti prevale spesso l’origine virale: la valutazione clinica orienta la scelta. Per dettagli su un’opzione a base di tobramicina specifica per la congiuntivite, si veda Tobral: antibiotico indicato per la congiuntivite Tobral: antibiotico indicato per la congiuntivite.
Le infezioni delle palpebre sono un altro capitolo importante. La blefarite è un’infiammazione del margine palpebrale spesso cronica, a volte associata a colonizzazione batterica e disfunzione delle ghiandole di Meibomio: si presenta con bruciore, prurito, crosticine e sensazione di sabbia negli occhi. Non sempre richiede antibiotici: l’igiene palpebrale quotidiana con impacchi tiepidi e detergenti specifici è la base; nelle riacutizzazioni con segni francamente purulenti si possono usare pomate antibiotiche o combinazioni con cortisonico sotto controllo medico. L’orzaiolo è un’infezione acuta di una ghiandola del margine palpebrale, spesso stafilococcica, che provoca un nodulo arrossato e dolente: tende a drenare spontaneamente con impacchi caldi; gli antibiotici topici si valutano se c’è secrezione o estensione. Da distinguere il calazio, che è una cisti infiammatoria non infettiva: in questo caso l’antibiotico non serve, e si ricorre a igiene, impacchi e, se necessario, iniezioni o chirurgia mirata.

La cheratite è l’infiammazione/infezione della cornea e rappresenta un quadro più serio, spesso doloroso, con fotofobia, lacrimazione intensa e talvolta riduzione visiva. La cheratite batterica, particolarmente nei portatori di lenti a contatto o dopo traumi con materiale vegetale o contaminato, può evolvere in ulcerazione corneale: richiede diagnosi rapida e terapia antibiotica ad ampio spettro, talvolta con colliri “potenziati” a somministrazione frequente. Le cheratiti virali (come da herpes simplex) non rispondono agli antibiotici e necessitano antivirali topici o sistemici. Anche infezioni fungine o da Acanthamoeba, seppur meno comuni, devono essere considerate, soprattutto in caso di dolore sproporzionato, lente a contatto indossata durante il nuoto o scarsa igiene del contenitore: servono protocolli dedicati e follow‑up stretto. La presenza di un difetto corneale visibile, un’ulcera o un dolore marcato sono segnali d’allarme che impongono valutazione specialistica urgente.
Altre infezioni o strutture coinvolte includono il sistema lacrimale e i tessuti orbitarî. La dacriocistite (infezione del sacco lacrimale) si manifesta con arrossamento, dolore e tumefazione alla radice del naso con secrezione alla pressione; può rendere necessaria una terapia antibiotica sistemica e, a risoluzione dell’evento acuto, la correzione chirurgica dell’ostruzione. La cellulite preseptale interessa i tessuti palpebrali anteriori, con edema e arrossamento della palpebra, spesso secondaria a foruncoli o traumi minori; si gestisce con antibiotici appropriati e monitoraggio. Diverso e più grave è il coinvolgimento orbitario (cellulite orbitaria), con dolore ai movimenti oculari, febbre e talvolta protrusione del bulbo: è un’urgenza che richiede imaging e terapia sistemica. Infine, l’endoftalmite (infezione intraoculare), pur rara, può insorgere dopo chirurgia o traumi penetranti: si presenta con dolore, calo visivo e ipopion e necessita di intervento immediato specialistico.
Quando è necessario l’antibiotico
Gli antibiotici oculari sono indicati quando il quadro clinico è compatibile con un’infezione batterica. Rientrano in questa categoria le congiuntiviti con secrezione mucopurulenta e palpebre incollate al risveglio, le blefariti in riacutizzazione con segni purulenti, gli orzaioli con drenaggio e, ai livelli più seri, le cheratiti batteriche o le infezioni dei tessuti perioculari. Non sono invece utili nelle forme virali o allergiche, nel calazio e in altre condizioni infiammatorie non infettive.
La via di somministrazione dipende da sede e gravità. Nelle congiuntiviti batteriche non complicate e nelle infezioni palpebrali localizzate si ricorre di norma a terapie topiche (colliri, gel o pomate). La terapia sistemica, eventualmente associata a topica, è riservata a quadri più estesi o profondi come cellulite preseptale, dacriocistite, sospette infezioni da Neisseria gonorrhoeae o Chlamydia trachomatis, coinvolgimento orbitario o infezioni post‑operatorie; la cheratite batterica richiede valutazione specialistica e protocolli intensivi.
È necessaria una valutazione urgente in presenza di dolore intenso, calo visivo, fotofobia marcata, opacità corneale, trauma, corpo estraneo o chirurgia oculare recente. Nelle forme gravi, ricorrenti o refrattarie, nei portatori di lenti a contatto e nelle persone immunodepresse può essere indicato eseguire tamponi o colture per identificare l’agente causale e orientare l’antibiotico più appropriato, con eventuale aggiustamento della terapia in base alla risposta clinica.
Un impiego responsabile prevede l’uso dell’antibiotico alla dose e per la durata prescritte, con rivalutazione se il miglioramento è assente o insufficiente dopo i primi giorni. Evitare trattamenti “preventivi” o per sintomi di verosimile origine non batterica limita il rischio di resistenze e di effetti indesiderati. Quando possibile, la scelta dovrebbe privilegiare molecole con spettro mirato, tenendo conto di fattori individuali e del contesto epidemiologico locale.
Effetti collaterali
L’uso di antibiotici oculari, sebbene generalmente sicuro, può comportare alcuni effetti collaterali. Tra i più comuni si annoverano irritazione locale, bruciore, prurito e arrossamento dell’occhio trattato. Questi sintomi sono spesso transitori e tendono a risolversi spontaneamente nel corso del trattamento.
In rari casi, possono manifestarsi reazioni allergiche, caratterizzate da gonfiore delle palpebre, lacrimazione eccessiva o sensazione di corpo estraneo nell’occhio. Se si verificano tali sintomi, è fondamentale interrompere l’uso del farmaco e consultare immediatamente un medico.
L’uso prolungato o inappropriato di antibiotici oculari può favorire lo sviluppo di resistenze batteriche, rendendo meno efficaci future terapie antibiotiche. Pertanto, è essenziale attenersi scrupolosamente alle indicazioni del medico riguardo alla durata e alla frequenza del trattamento.
Alcuni colliri antibiotici contengono conservanti, come il benzalconio cloruro (BAK), che possono causare secchezza oculare o irritazione, soprattutto in pazienti con sensibilità preesistente. In questi casi, potrebbe essere opportuno utilizzare formulazioni prive di conservanti.
È importante informare il medico di eventuali altri farmaci in uso, poiché possono verificarsi interazioni che influenzano l’efficacia o aumentano il rischio di effetti collaterali. Una comunicazione aperta con il professionista sanitario garantisce un trattamento sicuro ed efficace.
Consigli per l’uso corretto
Per garantire l’efficacia del trattamento con antibiotici oculari e ridurre il rischio di effetti collaterali, è fondamentale seguire alcune linee guida.
Prima di applicare il collirio o la pomata, lavarsi accuratamente le mani per prevenire ulteriori contaminazioni. Evitare di toccare l’estremità del contagocce o del tubo con le dita o con l’occhio per mantenere la sterilità del prodotto.
Seguire scrupolosamente le indicazioni del medico riguardo alla frequenza e alla durata del trattamento. Anche se i sintomi migliorano prima del termine previsto, è importante completare l’intero ciclo terapeutico per assicurare l’eliminazione completa dell’infezione e prevenire recidive.
Se si utilizzano lenti a contatto, è consigliabile sospenderne l’uso durante il trattamento con antibiotici oculari, a meno che il medico non indichi diversamente. Le lenti possono interferire con l’efficacia del farmaco e aumentare il rischio di ulteriori infezioni.
Conservare il farmaco secondo le indicazioni riportate sul foglietto illustrativo, generalmente in un luogo fresco e asciutto, lontano dalla luce diretta. Assicurarsi di non utilizzare il prodotto oltre la data di scadenza o oltre il periodo indicato dopo l’apertura.
In caso di dubbi o se i sintomi non migliorano o peggiorano durante il trattamento, consultare tempestivamente un medico. Una gestione attenta e responsabile del trattamento antibiotico oculare contribuisce a una guarigione efficace e sicura.
In conclusione, l’uso di antibiotici per gli occhi è indicato in presenza di infezioni batteriche diagnosticate, seguendo sempre le indicazioni del medico. È fondamentale attenersi alle modalità d’uso prescritte per garantire l’efficacia del trattamento e minimizzare il rischio di effetti collaterali o resistenze batteriche.
Per approfondire
Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA): Informazioni ufficiali sui farmaci approvati in Italia, inclusi gli antibiotici oculari.
Ministero della Salute: Linee guida e raccomandazioni sull’uso corretto degli antibiotici e sulla prevenzione delle resistenze.
Società Oftalmologica Italiana (SOI): Risorse e aggiornamenti sulle patologie oculari e i relativi trattamenti.
Agenzia Europea per i Medicinali (EMA): Informazioni sui farmaci approvati a livello europeo e sulle valutazioni di sicurezza.
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS): Dati e strategie globali per la gestione delle infezioni e l’uso responsabile degli antibiotici.
