China: proprietà curative. A cosa serve? Come si usa?

China

Tratto da “Piante Medicinali – Chimica, Farmacologia e Terapa” di R. Benigni, C. Capra e P.F.Cattorini

(Cinchona specie varie – Fam. Rubiacee/Cinchonee)

Cinchona Calysaya Weddl e varietà.

Cinchona Ledgeriana (C.Calysaya var. Ledgeriana Howard) Moens.

Cinchona succirubra Pavon.

China- Ultimo aggiornamento pagina: 27/02/2018

Indice dei contenuti

  1. Generalità
  2. Componenti principali
  3. Proprietà farmacologiche
  4. Estratti e preparati vari
  5. Preparazioni usuali e Formule
  6. Bibliografia

Generalità

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EtimologiaChina, da Kina, parola dialettale di certe tribù indie = corteccia, da cui Kina-Kina = corteccia delle corteccie nel senso di corteccia per eccellenza, in spagnolo Quina-Quina.

Cinchona – nome dato dall’astronomo Carlo Maria De La Condamine (1737) all’albero che poi Linneo denominò Cinchona officinalis (1742), per ricordare Ana Osorio, moglie del Viceré del Perù, Gerolamo Fernandez de Cabrer, conte di Chinchon (pron. Scinscon) la quale, avuta la droga dal governatore di Loxa, guarita (1638) a Lima, col suo uso, dalla terzana, la fece conoscere in Europa nella prima metà del sec. XVII. Il nome esatto avrebbe dovuto essere Chichona.

Calysaya, regione del Perù, ove si raccoglie in maggior quantità

Ledgeriana – dedicata dal farmacista Moens al mercante esploratore Ledger, che ne portò i semi dal Perù e permise a Van Gorkom la coltivazione nelle Indie Olandesi.

succirubra – per il succo rosso.

Nome volgare Corteccia (o polvere) della Contessa, Corteccia (o polvere) dei Gesuiti o del Cardinale De Lugo, Rimedio degli Inglesi.

Habitat Le specie qui considerate allignano; la prima, Bolivia (nord) Perù (sud) Antille, Giava (coltivata); la seconda, nel Perù, Equador Bolivia; la terza nel Perù, Equador, coltivata a Giava Giamaica, India, Madagascar, Camerun, Tanganika, ecc.

Le Cinchona sono alberi che, allo stato spontaneo, raggiungono grandi dimensioni.

Parti usate La corteccia dei rami, che viene raccolta quando le piante hanno da 15 a 25 anni (Cinchonae cortex F.U.).

Componenti principali

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2-10% anche 15%, [in media 7-9% (1)] di alcaloidi totali chinolinici, trai quali i più importanti sono: chinina, chinidina, cinconina e cinconidina. La chinina è presente in quantità diverse secondo la specie e l’età della pianta (2) (2a) : la C. succirubra Pav. contiene 5-7 % e anche più di alcaloidi totali, di cui in media la quinta parte è costituita da chinina. Nella C. Calisaya Wedd. in media 6-8 % di alcaloidi totali, di cui circa la metà consta di chinina. Nella C. Ledgeriana Moens. in media 6-10 % di alcaloidi totali, di cui circa tre parti constano di chinina. Altri alcaloidi sono stati isolati dalle diverse corteccie di china (1a) (3).

Dopo l’isolamento della cinconina e della chinina, dovuto a Pelletier e Caventou nel 1820, gli studi sulla composizione chimica degli alcaloidi della China, per opera specialmente di Hesse, Skraup, Koenigs, Grimaux, Léger, Pictet, Rabe, Henry, Prelog e Woodward, hanno condotto alla definizione della struttura degli alcaloidi principali, chinina e chinidina C20H24O2N2, cinconina e cinconidina C18H22ON2: poco invece si conosce, salvo la formula grezza, circa la composizione chimica degli alcaloidi minori, fatta eccezione per, i due stereoisomeri chinamina e conchinamina (la) (3).

Gli alcaloidi sono legati principalmente all’acido chinico C7H12O6 (acido esaidrotetraossibenzoico) e all’acido chinotannico (tannino catechico). Si trova inoltre acido chinovico, che è stato identificato con un diacido dell’a-amirina ( 4) e che nelle corteccie di China si forma dall’idrolisi

del glicoside chinovina, C36H56O9, composto di acido chinovico e di chinovosio (6-desossi-d-glucosio) (5).

Altri componenti: tannino 5,5% (40), rosso di china o acido chinofulvico (colorante rosso, derivante dal tannino catechico), zuccheri, cera, amido, resina, ossalato di calcio, sostanze inorganiche (0,75-3,5% sino a 6%), costituite da sali di calcio, di potassio, di ammonio, insieme a poca silice, acqua (9-11% per essiccazione all’aria di campioni commerciali) (6). L’odore particolare delle cortecce è riferibile all’olio volatile, che Fabroni e Trommsdorf (7) hanno ottenuto per distillazione in corrente di vapore.

Proprietà farmacologiche ed impiego terapeutico

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La corteccia di China venne introdotta dapprima in Spagna e le sue proprietà febbrifughe furono conosciute in Europa dopo il 1638.

L’azione farmacologica della China è dovuta al suo contenuto alcaloideo e principalmente alla chinina. Inizialmente nella terapia antimalarica specifica, venne impiegata la corteccia di China sotto forma dei suoi preparati galenici, infuso, decotto, estratti ecc. mentre oggi vengono impiegati a questo scopo quasi esclusivamente i sali del suo principale alcaloide, la chinina. La droga e i suoi preparati galenici vengono invece usati soprattutto per le loro proprietà amaro-toniche ed eupeptiche, atte a provocare aumento dell’appetito, della secrezione salivare e gastrica, della motilità gastro-intestinale o della funzionalità epatica, azioni queste che vengono però inibite dalle dosi elevate.

Le azioni farmacologiche più importanti della China sono quelle che riguardano l’azione tossica protoplasmatica e l’azione antitermica. L’azione antiprotoplasmatica si manifesta specialmente verso le forme protozoarie (amebe, infusori, parameci, plasmodi, tripanosomi ecc.) mentre molto più debolmente si manifesta verso le forme batteriche. Anche molti processi fermentativi e reazioni chimiche dell’organismo, vengono inibite dalla chinina e così pure l’attività dei leucociti, i movimenti delle ciglia vibratili degli epiteli e con tale azione protoplasmatica debbono essere messe in relazione le proprietà specifiche della chinina sul plasmodium della malaria .

L’azione antipiretica della chinina, nel caso di infezione malarica, è essenzialmente etiotropa, mentre nei comuni stati febbrili si manifesta in maniera piuttosto blanda e si esplica sui centri della termoregolazione. Secondo alcuni, tale azione antipiretica sarebbe dovuta ad una inibizione dei processi ossidativi, ma fu fatto osservare che le dosi capaci di provocare questa azione si allontanano troppo da quelle terapeutiche e sono da ritenersi tossiche.

Secondo alcuni AA. gli alcaloidi della China sarebbero dotati di una azione anestetica e analgesica. Jiro Kudo (8) ha sperimentato l’azione anestetica locale della chinina, della chinidina e della cinconina, sulla cornea di coniglio e sullo sciatico di rana, comparativamente con la cocaina e con la nupercaina. I tre alcaloidi della China, molto meno attivi di questi due ultimi anestetici, agirebbero sulla cornea di coniglio con un’intensità che sarebbe più elevata per la chinidina, cui seguirebbero in ordine decrescente, la chinina e la cinconina. Sullo sciatico di rana invece, la chinina e la chinidina hanno dimostrato la stessa attività, mentre la cinconina è apparsa molto attiva. Gli AA. concludono che l’attività degli alcaloidi della China, varia a seconda dell’animale su cui vengono sperimentati e anche a seconda dell’organo sullo stesso animale.

L’azione analgesica della chinina fu studiata anche, da De Jong e Knopper (9) sulle cavie col metodo di Winder con il quale è possibile valutare le variazioni della soglia di reazione agli stimoli termici, prodotte da un farmaco. Gli AA. hanno potuto constatare che il cloridrato di chinina, somministrato per via endoperitoneale, è capace di elevare tale soglia alla dose minima attiva di 50 mg/Kg. Gli AA. osservarono anche che l’azione analgesica della morfina poteva essere potenziata dalla contemporanea iniezione di chinina e conclusero che questa poteva sostituire parzialmente la morfina. Esperienze eseguite sul ratto, condussero agli stessi risultati. Sembra che le proprietà potenziatrici della chinina non siano limitate soltanto alle azioni anestetica e analgesica della morfina ma che si estendano anche a quelle narcotica ed ipnotica.

Orahovats, Lehman e Chapin (10) trovarono che la chinina aumenta l’azione narcotica ed ipnotica, senza aumentare la tossicità delle sostanze cui viene associata. Contrariamente all’opinione espressa dagli AA. precedentemente citati, essi ritengono che la chinina, isolatamente considerata, non sia dotata di proprietà analgesica, ipnotica o depressiva sul sistema nervoso centrale, ma che può tuttavia svolgere la sua azione potenziatrice dell’attività di altre sostanze dotate di tali;azioni e, principalmente, della morfina, dell’idrato di cloralio, del pentabarbital e dell’alcool etilico. Le dosi attive della chinina sotto questo aspetto, si aggirerebbero intorno ai 10-100 mg/Kg, somministrate 30-60 minuti prima del narcotico o dell’ipnotico.

L’opinione di questi AA. secondo cui la chinina non sarebbe dotata di proprietà analgesiche, sarebbe in contraddizione con quanto afferma il Salmon (11) e cioè che alcuni sali di chinina, quali il salicilato e il bromidrato, sarebbero molto indicati nella terapia delle nevralgie del trigemino alla dose di 1 g nelle 24 ore. In casi particolari si può usare, secondo l’A. una dose anche maggiore, mentre dosi inferiori a 1 g sarebbero inefficaci.

La chinina ed in misura maggiore la chinidina, agiscono sul cuore diminuendone l’eccitabilità e sono specialmente indicate nella terapia della fibrillazione auricolare.

Stepp e Kirchmann (12) in considerazione del fatto che il cuore sotto l’azione del Sympatolo non dà fibrillazione, sperimentarono l’associazione chinidina-Sympatolo per rendere innocuo o meglio tollerato il trattamento con chinidina, anche in quei casi in cui tale trattamento poteva essere sconsigliato.

Gli A A, affermano che in tutti i casi in cui la suddetta associazione venne sperimentata, ottennero sempre la normalizzazione del ritmo e che la protezione esercitata dal Sympatolo si dimostrò sempre molto efficace. L’impiego dell’associazione chinidina-Sympatolo venne successivamente sperimentata e controllata dal Legel (13) che ne confermò la razionalità e l’efficacia.

I timori di azioni secondarie e degli incidenti cui la chinidina potrebbe dar luogo (depressione cardiaca, embolie da regolazione del ritmo, porpora trombocitopenica ), non sembrerebbero giustificati e non dovrebbero opporsi ad un razionale e proficuo impiego di questo farmaco. I risultati delle più recenti ricerche emodinamiche dimostrerebbero infatti come l’azione depressiva cardiaca attribuita alla chinidina, sia stata clinicamente sopravalutata, mentre sembra dimostrato che le embolie da regolarizzazione del ritmo possano verificarsi con la stessa frequenza, sia nei soggetti trattati che in quelli non trattati con chinidina.

Per quanto riguarda la porpora trombocitopenica da chinidina, l’esame della letteratura conduce alla conclusione che tale eventualità deve essere considerata del tutto eccezionale e statisticamente trascurabile (14).

La già nota azione simpaticolitica della chinina è stata ulteriormente dimostrata da Raymond Hamet (15) il quale ponendosi in opportune condizioni sperimentali, ha ottenuto con la chinina, l’inversione dell’ipertensione adrenalinica. Tale azione simpaticolitica potrebbe giustificare la esistenza di un’attività ipotensiva, attività clinicamente ammessa sia per la chinina che per la chinidina. Ma estese ed accurate esperienze che Seligmann e Coll. (16) hanno eseguito su malati, eliminando l’infiuenza di ogni eventuale fattore suggestivo col metodo del “placebo” e della “doppia cecità”, operando cioè in maniera che nè il medico curante nè il malato conoscessero la natura del medicamento impiegato, condussero gli AA. a concludere che gli alcaloidi della China non posseggono specifiche proprietà ipotensive. Gli AA. avvertono inoltre che il metodo della «doppia cecità» dovrebbe essere sempre seguito in qualsiasi studio sulla ipertensione, al fine di evitare che i risultati vengano alterati o falsati, da fattori suggestivi.

Il Curschmann (17) indica la chinina come il medicamento più attivo nella vertigine vestibolare. Egli consiglia di condurre il trattamento come segue: si inizia con la dose di g 0,10 tre volte al giorno: dopo tre, quattro giorni la dose viene aumentata a g 0,20 tre volte al giorno e dopo altri 3-4 giorni g 0,20 quattro volte al giorno.

Il trattamento viene ripetuto, se necessario, dopo un intervallo di 3-5 giorni. Nel caso eccezionale in cui la chinina non dovesse avere effetto, l’A. consiglia preparati bromici, valerianici e Prominal alla dose di g 0,10 3-4 volte al giorno.

Uno studio sulla neurotossicità della chinina sulla funzione vestibolare è stato eseguito dal Crema (18) il quale ha sperimentato la chinina su cavie sottoposte alla prova rotatoria e registrando i movimenti prerotatori e postrotatori del capo. Egli conclude che la chinina, anche a dosi di 100 mg/Kg diminuisce la funzionalità vestibolare e che a dosi elevate si può notare una iperreflettività vestibolare, come è stato osservato anche clinicamente. Aumentando la dose la lesione del vestibolo è maggiore ma maggiore è anche il tempo necessario perchè tale lesione si evidenzi.

Le lesioni da chinina, sarebbero secondo l’A. completamente reversibili e gli animali trattati, pur rispondendo scarsamente alle prove rotatorie, non hanno mai presentato segni di deficit vestibolare.

L’azione oxitocica della chinina è nota ma non da tutti è ammessa con certezza, Tale azione sarebbe comunque diversa da quella della Segale cornuta, poiché le contrazioni da essa provocate avverrebbero in senso ecbolico: taluni Autori parlano quindi di azione eutocica della chinina, anziché oxitocica, per indicare che le contrazioni dell’utero da essa provocate, si manifestano in senso fisiologico.

Secondo Martin (19) e Andreas (20), nel trattamento della debolezza primaria e secondaria delle contrazioni uterine, l’azione delle piccole dosi di chinina supererebbe quella delle dosi più elevate. Come dose base gli A A. indicano g 0,05 somministrata ad intervalli di 15’, per tre o quattro volte. Con questo trattamento la durata del parto verrebbe abbreviata di 5 ore e mezza nelle primipare e di 3 ore nelle pluripare.

Jongh e Coll. (21) che hanno eseguito esperienze in vivo e in vitro, hanno trovato che la chinina dimostra sull’utero isolato di cavia e di ratta, un’azione oxitocica per concentrazioni da 1:50.104 in più: per gli altri alcaloidi della China, la concentrazione minima attiva sarebbe di 1:106. La concentrazione paralizzante per tutti gli alcaloidi, sarebbe di 1:105.

Sull’utero di cavia, gatta, coniglia e ratta, in vivo, si ottiene un’azione oxitocica per tutti gli alcaloidi della China, in dosi da 0,5 a 10 mg/Kg per via endovenosa. Con dosi più elevate (20 mg/Kg) si ottiene talvolta azione paralizzante. Differenze importanti tra i vari alcaloidi della China non sarebbero state osservate dagli AA. i quali hanno notato anche che, sia in vitro che in vivo, la chinina non esalta l’azione dell’estratto di ipofisi e che soltanto in rari casi, può esaltare quella dell’ergometrina.

Joseph e Jindal (22) Hanno sperimentato comparativamente la chinina, il proguanil, la clorochina e la omodiachina su segmenti isolati di utero di ratta e di cavia. Per quanto riguarda la chinina, gli AA. hanno trovato che questa aumenta l’ampiezza delle contrazioni dell’utero di ratta e la frequenza delle contrazioni ritmiche dell’utero di cavia. A concentrazioni elevate, l’attività motoria dell’utero viene inibita in ambedue i casi.

Sembrerebbe quindi che tanto i risultati clinici, quanto quelli sperimentali ottenuti in vitro e in vivo, siano concordi nello stabilire che la chinina possieda veramente un’attività oxitocica o eutocica, e che le dosi attive, sotto questo aspetto, siano le piccole, mentre le più elevate agirebbero in senso opposto.

Secondo Plattner e Ammon (23) la chinina sarebbe dotata di una azione anticolesterinasica, azione che Vincent e Beaujard (24) avrebbero riscontrato oltre che nella chinina anche, nella cinconina e nella cinconidina. Bach e Coll. (25) confermarono successivamente tale attività e trovarono che la chinina inibisce la colinesterasi nel siero di cavallo alla concentrazione di 10-5 mol per litro e la chinidina alla concentrazione di 10-6.

Il Kidron (26) espose i risultati ottenuti trattando con chinina un malato affetto da parkinsonismo grave, in cui predominava una sintomatologia spastica. Il malato era stato trattato a lungo con diverse droghe del gruppo della Belladonna, ma con risultati modesti. Dopo due settimane di trattamento con cloridrato di chinina alla dose di g 0,30 tre volte al giorno, i movimenti dell’infermo divennero più liberi e la deambulazione più facile.

Cessato il trattamento, il malato tornò allo stato in cui si trovava prima, ma migliorò ancora quando si ricominciò la somministrazione di chinina. L’A. sperimentò la chinina in altri casi di parkinsonismo nei quali i fenomeni spastici rappresentavano la sintomatologia dominante e la risposta fu favorevole in 5 dei 10 casi trattati.

Per quanto non ci risulti che si trovino in letteratura altri accenni a questa applicazione terapeutica della chinina, riteniamo che essa possa essere molto verosimilmente spiegata con la nota azione, che la chinina esplica sui muscoli striati. E’ noto infatti che la chinina è dotata della proprietà di abbassare l’eccitabilità a livello delle congiunzioni neuromuscolari e di aumentare il periodo di refrattarietà del muscolo agli stimoli massimali che gli giungono direttamente o attraverso il nervo.

A tale meccanismo d’azione potrebbero essere riferiti anche i risultati positivi che si ottengono nella miastenia congenita o morbo di Thomsen. Questa interessante azione della chinina sui muscoli striati, dovrebbe essere tenuta presente, secondo il Meneghetti (27), più di quanto comunemente non si faccia, potendo essa trovare utile applicazione anche in altre forme, quali la distonia muscolare deformante, il torcicollo spasmodico, i crampi notturni, la mioclonia fibrillare delle palpebre ecc. Moss e Herrmann (28) riferiscono per esempio di aver ottenuto buoni risultati in un paziente affetto da crampi notturni del polpaccio, somministrando una dose di g 0,20 di chinina tre volte al giorno.

In un caso di singhiozzo parossistico, in cui tutti gli altri rimedi avevano fallito, Bellet e Nadler (29) ottennero buoni risultati con la somministrazione di chinidina alla dose di g 0,60 ogni ora per quattro volte e continuando con g 0,30 ogni 2-3 ore come cura di mantenimento.

Nota è da tempo l’azione della chinina nella pertosse, azione che è stata confermata dal Pòpelmann (30) il quale sottolinea i vantaggi che si possono ottenere con un opportuno trattamento a base di chinina in questa affezione.

Secondo Deutelmoser (31) sarebbe possibile stroncare le broncopolmoniti che non raramente insorgono nei bambini affetti da pertosse, con l’impiego di una forte dose di chinina. Il periodo più adatto per questo trattamento sarebbe secondo l’A. la terza-quarta settimana di malattia. La dose minima di chinina, somministrata sotto forma di supposta, anche per i lattanti fino a tre mesi, sarebbe secondo l’A., di 1 g. Ai bambini di due anni, si somministrano g 1,5; g 2 a quelli di 3-4 anni e di 3 g a quelli di 5 anni. Le dosi di 2-3 g vanno suddivise in due supposte.

L’azione della Prochinina (47,5 % di cinconidina, 47,5 % di cinconina e 5 % di chinina) sul pneumococco, sarebbe simile, secondo Kemkes

(32) a quelle della chinina e i singoli alcaloidi non si differenzierebbero in modo sensibile, fra loro.

Per la sua azione irritante locale la chinina viene impiegata anche come sclerosante nel trattamento delle varici. Soluzioni al 5-10 % di cloridrato di chinina, iniettate in sede, determinano una trombosi venosa locale. Il Pybus (33) si valse dell’azione sclerosante della chinina nel trattamento delle cisti mammarie. Egli consiglia di iniettare nella cisti, dopo averne aspirato il contenuto, 1-2 cc di una soluzione preparata con g 0,5 di cloridrato di chinina e g 0,25 di uretano, in 5 cc d’acqua. In considerazione delle proprietà precipitanti delle proteine, di cui sono dotate le soluzioni concentrate di chinina, il Bonsmann (34) raccomanda di non impiegare per uso endovenoso, soluzioni a concentrazioni superiori allo 0,5 %, ad evitare il pericolo di embolie.

Soluzioni allo 0,5 % di chinina-uretano con lo 0,50-1 % di novocaina, sono state impiegate dal Tepperberg (35) nella terapia del prurito vulvare, per iniezione sottomucosa locale. L’A. consiglia questo trattamento a preferenza della terapia ormonica, perchè da lui ritenuto più rapido, più sicuro e anche meno costoso.

I sali di chinina vengono assorbiti lentamente se somministrati per os e ciò è probabilmente dovuto al fatto che nell’ambiente alcalino intestinale, si libera la base poco solubile e quindi lentamente assorbibile. Basu e Coll. (36)avendo notato l’azione solubilizzante dei sali biliari sulla chinina in ambiente alcalino, consigliano la somministrazione simultanea di un energico coleretico, preferibilmente acido deidrocolico. Con tale metodo si riuscirebbe, secondo gli AA., ad aumentare la velocità di assorbimento della chinina e quindi la sua attività nella terapia antimalarica.

La chinina è controindicata nei soggetti che presentano allergia di fronte a questo alcaloide; nell’ultimo trimestre di gravidanza, e in presenza di emoglobinuria malarica.

Tossicologia – La somministrazione prolungata di chinina, può dar luogo a sintomi di intolleranza (cinconismo) che si manifestano con cefalea, nausea ed altri fenomeni a carico dell’apparato digerente, disturbi auditivi e visivi, disturbi cardiovascolari, manifestazioni cutanee. La chinina e i preparati di corteccia di China, possono provocare fenomeni allergici con manifestazioni cutanee quali urticaria, dermatiti allergiche eczematose, fenomeni che, in soggetti particolarmente sensibili, si possono manifestare anche con l’uso di comuni amari e aperitivi contenenti China.

Sono state descritte anche dermatiti per contatto, provocate da sali di chinina (polvere o compresse) [Werz (37)].

Dosi elevate di sali di chinina provocano irritazione gastro-intestinale, dolori addominali, nausea, vomito, diarrea e sordità. In generale tali sintomi scompaiono gradatamente. La sordità che di solito scompare dopo qualche giorno, a volte può permanere più a lungo.

All’ingestione di dosi tossiche consegue delirio, midriasi, amaurosi, cefalee, fatti convulsivi, paralisi, collasso e coma. Per quanto la fase acuta venga di solito superata, il ritorno alle condizioni normali è sempre lento e incompleto, specialmente per quanto riguarda le alterazioni visive e auditive.

Il Bishay (38) ha descritto gravi lesioni retiniche.

Il trattamento dell’intossicazione acuta da sali di chinina consiste nel vuotamento dello stomaco mediante emetici o lavaggio gastrico e nel vuotamento dell’intestino mediante purganti, se si presume che l’assorbimento non sia ancora avvenuto.

Come purgante gli AA. consigliano di solito il solfato di magnesio, ma l’impiego di carbonato o di ossido di magnesio può essere ritenuto più razionale per due ragioni: prima di tutto perchè questi ultimi sono dotati di un maggior potere alcalinizzante e quindi oltre all’azione purgativa possono esplicare anche un’azione antidotica spostando dal sale la base alcaloidea, meno solubile e quindi più difficilmente e più lentamente assorbibile. In secondo luogo perchè il solfato di magnesio, provocando una scarica biliare, può solubilizzare il sale di chinina o la base, eventualmente presente nell’intestino. Ad assorbimento avvenuto, il trattamento è sintomatico. Sono indicate l’adrenalina, la caffeina, le inalazioni di ossigeno. Il paziente deve essere protetto dal raffreddamento e nei casi di anemia e di emoglobinuria, sono consigliate le trasfusioni e la somministrazione di sostanze alcaline per elevare il pH delle urine.

Estratti e preparati vari

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a) Estratto fluido per tintura (g 1 = L gtt) (Titolo chimico 5 % alcaloidi)

Dosi: g 0,1-0,5 pro dose.

b) Estratto fluido F.U. (g 1 =: XLVIll gtt) (Titolo chimico 5% alcaloidi).

Dosi: come sopra.

c) Estratto fluido detannizzato per sciroppo (g 1 = XXXIV gtt) (Titolo chimico

4% alcaloidi).

Dosi: come sopra.

d) Estratto fluido composto per elisir, (g 1 = XLV gtt).

Dosi: come sopra.

e) Estratto molle acquoso detannizzato (Titolo chimico 10% alcaloidi).

Dosi: g 0,01-0,2 pro dose.

f) Estratto secco acquoso (Titolo chimico 10% alcaloidi).

Dosi: g 0,01-0.2 pro dose.

g) Estratto secco idroalcolico F.U. (Titolo chimico 10% alcaloidi).

Dosi: g 0,01-0,2 pro dose.

h) Tintura F.U. (Titolo chimico 1% alcaloidi).

Dosi; g 0,2-1 pro dose.

Preparazioni usuali e formule galeniche

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Tintura

Estratto fluido china per tintura g 20

Alcool di 70°………………… g 80

(XV-XXX gtt pro dose).

Elisir

Estratto fluido china comp. p. elisir g 40

Alcool di 95°……………………….. g 150-200

Sciroppo semplice F. U………. g 550

Acqua q. b. a…………………… g 1000

(a bicchierini).

Tintura china composta

Estratto fluido china F.U. g 6

Estratto fluido arancio amaro per tintura g 2

Estratto fluido genziana per tintura g 1

Estratto fluido cannella……….. g 1

Alcool di 60° g 40

(XV-XXX gtt pro dose).

Vino di china

Estratto fluido china detannizzato g 20

Zucchero…………………………….. g 50

Vino Marsala q. b. a……………. g 500

(a bicchierini).

Vino di china ferruginoso

Estratto fluido china detannizzato g 20

Citrato di ferro ammoniacale …. g 2,5

Vino Xeres q. b. a……………….. g 500

(a bicchierini).

Pillole eupeptiche

Estratto secco idroalcoolico china g 0,05

Estratto molle acquoso cola …. g 0,05

Estratto molle idroalcoolico noce vomica g 0,005

per una pillola

(1 pillola prima dei pasti).

BIBLIOGRAFIA

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