Ivozall: effetti collaterali e controindicazioni

Ivozall: effetti collaterali e controindicazioni

Ivozall (Clofarabina) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

Trattamento della leucemia linfoblastica acuta (LLA) in pazienti pediatrici in recidiva o refrattari che abbiano ricevuto almeno due precedenti regimi terapeutici e qualora non vi siano altre possibilità di trattamento prevedibilmente in grado di offrire una risposta duratura. La sicurezza e l’efficacia sono state valutate in studi condotti su pazienti di età ? 21 anni alla diagnosi iniziale (vedere paragrafo 5.1).

Ivozall: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, perĂ², anche Ivozall ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con Ivozall, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

Ivozall: controindicazioni

IpersensibilitĂ  al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. Uso in pazienti con severa insufficienza renale o severa insufficienza epatica.

Allattamento al seno (vedere paragrafo 4.6).

Ivozall: effetti collaterali

Riassunto del profilo di sicurezza

Quasi tutti i pazienti (98%) hanno manifestato almeno un evento avverso considerato dallo sperimentatore dello studio come correlato a clofarabina. I piĂ¹ frequenti sono stati nausea (61% dei pazienti), vomito (59%), neutropenia febbrile (35%), cefalea (24%), eruzione cutanea (21%), diarrea

(20%), prurito (20%), febbre (19%), sindrome da eritrodisestesia palmo plantare (15%), stanchezza

(14%), ansia (12%), infiammazione delle mucose (11%) e vampate (11%). Sessantotto pazienti (59%) hanno manifestato almeno un evento avverso grave correlato a clofarabina. Un paziente ha interrotto il trattamento a causa di un’iperbilirubinemia di grado 4 considerata correlata a clofarabina dopo aver assunto 52 mg/m2/die di clofarabina. Tre pazienti sono deceduti a causa di eventi avversi considerati dallo sperimentatore principale come correlati al trattamento con clofarabina: un paziente è deceduto per stress respiratorio, danno epatocellulare e sindrome da aumentata permeabilità capillare; un paziente è deceduto per sepsi Enterococcus vancomicina resistente e insufficienza multiorgano; un paziente è deceduto per shock settico e insufficienza multiorgano.

Tabella delle reazioni avverse

Le informazioni fornite si basano sui dati provenienti da studi clinici nei quali 115 pazienti (di etĂ  > 1 e ? 21 anni) affetti da LLA o da leucemia mieloide acuta (LMA) sono stati trattati con almeno una dose di clofarabina alla dose raccomandata di 52 mg/m2 die x 5.

Le reazioni avverse sono elencate nella tabella in basso in base alla classificazione per sistemi e organi e in base alla frequenza (molto comune (?1/10); comune (?1/100, <1/10), non comune (?1/1.000,

<1/100); raro (?1/10.000, <1/1.000) e molto raro (<1/10.000). Le reazioni avverse riportate durante il periodo che segue l’immissione in commercio sono anch’esse incluse nella tabella in basso, sotto la categoria di frequenza "non nota" (la frequenza non puĂ² essere definita sulla base dei dati disponibili). All’interno di ciascuna suddivisione di frequenza, le reazioni avverse vengono presentate in ordine di gravitĂ  decrescente.

Nei pazienti con LLA o LMA in fase avanzata puĂ² essere difficile valutare la causalitĂ  degli eventi avversi in presenza di condizioni mediche che possono confondere, per la varietĂ  dei sintomi correlati alla malattia sottostante, alla progressione e alla somministrazione concomitante di numerosi medicinali.

Reazioni avverse considerate correlate a clofarabina
riportate con frequenze ? 1/1000 (cioè in > 1/115 pazienti) negli studi clinici e dopo la commercializzazione
Infezioni e infestazioni Comuni: shock settico*, sepsi, batteriemia, polmonite, herpes zoster, herpes simplex, candidosi orale
Frequenza sconosciuta: coliti da C.
difficile
Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi) Comuni: sindrome da lisi tumorale*
Patologie del sistema emolinfopoietico Molto comuni: neutropenia febbrile
Comuni: neutropenia
Disturbi del sistema immunitario Comuni: ipersensibilitĂ 
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Comuni: anoressia, diminuzione dell’appetito, disidratazione
Frequenza non nota: iponatremia.
Disturbi psichiatrici Molto comuni: ansia
Comuni: agitazione, irrequietezza, alterazione dello stato mentale
Patologie del sistema nervoso Molto comuni: cefalea
Comuni: sonnolenza, neuropatia periferica, parestesia, capogiro, tremore
Patologie dell’orecchio e del labirinto Comuni: ipoacusia
Patologie cardiache Comuni: effusione pericardica*, tachicardia*
Patologie vascolari Molto comuni: vampate*
Comuni: ipotensione*,sindrome da aumentata permeabilitĂ  capillare, ematoma
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Comuni: distress respiratorio, epistassi, dispnea, tachipnea, tosse
Patologie gastrointestinali Molto comuni: vomito, nausea, diarrea
Comuni: emorragia del cavo orale, sanguinamento gengivale, ematemesi, dolore addominale, stomatite, dolore addominale ai quadranti superiori, proctalgia, ulcere buccali
Frequenza sconosciuta: pancreatiti con aumento di amilasi e lipasi sierica, enterocoliti, coliti neutropeniche,
tiflite
Patologie epatobiliari Comuni: iperbilirubinemia, ittero, malattia veno- occlusiva, incrementi dell’alanina (ALT)* e dell’aspartato (AST) aminotransferasi*, insufficienza epatica
Non comuni: epatite
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione Molto comuni: stanchezza, febbre, infiammazione delle mucose
Comuni: insufficienza multiorgano, sindrome da risposta infiammatoria sistemica*, dolore, brividi, irritabilitĂ ,
edema, edema periferico, sensazione di calore, sensazione di malessere
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Molto comuni: sindrome da eritrodisestesia palmo- plantare, prurito
Comuni: eruzione maculo-papulare, petecchie, eritema, eruzione pruriginosa, esfoliazione della cute, eruzione generalizzata, alopecia, iperpigmentazione cutanea, eritema generalizzato, eruzione eritematosa, cute secca, iperidrosi
Frequenza sconosciuta: sindrome di Stevens Johnson (SJS), necrolisi epidermica tossica (TEN)
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del tessuto connettivo Comuni: dolore agli arti, mialgia, dolore alle ossa,
dolore della parete toracica, artralgia, dolore al collo e alla schiena
Patologie renali e urinarie Comuni: ematuria*
Comuni: insufficienza renale, insufficienza renale acuta
Esami diagnostici Comuni: diminuzione di peso
Traumatismo, avvelenamento e
complicazioni da procedura
Comuni: contusione

* = vedere qui sotto

** = La tabella include tutte le reazioni avverse avvenute almeno due volte (2 o piĂ¹ eventi (1,7%)).

Descrizione di reazioni avverse selezionate

Patologie del sistema emolinfopoietico

Le anomalie ematologiche di laboratorio piĂ¹ frequenti osservate nei pazienti trattati con clofarabina sono state anemia (83,3%; 95/114), leucopenia (87,7%; 100/114), linfopenia (82,3%; 93/113), neutropenia (63,7%; 72/113) e trombocitopenia (80,7%; 92/114). La maggioranza di questi eventi è stata di grado ??3.

Durante il periodo post-marketing sono state riportate citopenie prolungate (trombocitopenia, anemia, neutropenia e leucopenia) e insufficienza del midollo osseo. Eventi emorragici sono stati osservati nel contesto della trombocitopenia. E’ stata osservata emorragia, inclusa quella cerebrale, gastrointestinale e polmonare, che potrebbe essere associata ad esito fatale (vedere paragrafo 4.4).

Patologie vascolari

Sessantaquattro pazienti su 115 (55,7%) hanno sviluppato almeno una reazione avversa di questo tipo. Ventitre pazienti su 115 hanno manifestato una patologia vascolare considerata correlata a clofarabina, tra le quali sono state riportate con maggiore frequenza le vampate (13 eventi; non gravi) e l’ipotensione (5 eventi; tutti considerati gravi; vedere paragrafo 4.4). Tuttavia, la maggior parte di questi eventi ipotensivi è stata riportata in pazienti con gravi infezioni confondenti.

Patologie cardiache

Il 50% dei pazienti ha sviluppato almeno una reazione avversa di questo tipo. Undici eventi su 115 pazienti sono stati considerati correlati a clofarabina, nessuno è risultato essere grave e quello

riportato con maggiore frequenza è stata la tachicardia (35%) (vedere paragrafo 4.4). Nel 6,1% dei casi (7/115) la tachicardia è stata considerata come correlata a clofarabina. Gran parte delle reazioni avverse cardiache è stata riportata nei primi 2 cicli.

L’effusione pericardica e la pericardite sono state riportate come reazione avversa nel 9% (10/115) dei pazienti. Tre di questi eventi sono stati in seguito valutati come correlati a clofarabina: effusione pericardica (2 eventi; 1 dei quali grave) e pericardite (1 evento; non grave). Nella maggior parte dei pazienti (8/10) l’effusione pericardica e la pericardite sono state giudicate asintomatiche e di scarsa o nessuna significatività clinica alla valutazione ecocardiografica. Tuttavia, l’effusione pericardica è stata clinicamente significativa in 2 pazienti, con una qualche compromissione emodinamica associata.

Infezioni e infestazioni

Il 48% dei pazienti presentava una o piĂ¹ infezioni in corso prima di sottoporsi al trattamento con clofarabina. L’83% totale dei pazienti ha sviluppato almeno un’infezione dopo aver assunto clofarabina, incluse infezioni micotiche, virali e batteriche (vedere paragrafo 4.4). Ventuno eventi (18,3%) sono stati considerati correlati a clofarabina, tra i quali l’infezione correlata al catetere

(1 evento), la sepsi (2 eventi) e lo shock settico (2 eventi; 1 paziente è deceduto (vedì sopra)) sono stati considerati gravi.

Durante il periodo post-marketing sono state riportate infezioni batteriche, fungine e virali che potrebbero essere fatali. Queste infezioni potrebbero condurre a shock settico, insufficienza respiratoria, insufficienza renale e/o insufficienza multiorgano.

Patologie renali e urinarie

Quarantuno dei 115 pazienti (35,7%) hanno sviluppato almeno una reazione avversa di questo tipo. La tossicità renale prevalente nei pazienti pediatrici è stata la creatinina Nell’8% dei pazienti è avvenuta una elevazione della creatinina di grado 3 o 4. Medicinali nefrotossici, lisi tumorale e lisi tumorale con iperuricemia possono contribuire alla tossicità renale (vedere paragrafì 4.3 e 4.4.). L’ematuria è stata osservata nel 13% dei pazienti complessivi. Quattro reazioni avverse renali in 115 pazienti sono state considerate correlate a clofarabina, nessuna delle quali grave; ematuria (3 eventi) e insufficienza renale acuta (1 evento), (vedere paragrafì 4.3 e 4.4).

Patologie epatobiliari

Il fegato è un possibile organo bersaglio per la tossicità di clofarabina e il 25,2% dei pazienti ha sviluppato almeno una reazione avversa del tipo "Patologie epatobiliari" (vedere paragrafì 4.3 e 4.4). Sei eventi sono stati considerati correlati a clofarabina, tra i quali la colecistite acuta (1 evento), la colelitiasi (1 evento), il danno epatocellulare (1 evento; il paziente è deceduto (vedì sopra)) e l’iperbilirubinemia (1 evento; il paziente ha sospeso la terapia (vedì sopra)) sono stati considerati gravi. Due casi pediatrici (1,7%) di malattia veno-occlusiva (VOD) riportati sono stati considerati correlati al farmaco dello studio.

Casi di VOD riportati durante il periodo post-marketing in pazienti pediatrici e adulti sono stati associati a un esito fatale (vedere paragrafo 4.4).

Inoltre, in 50/113 pazienti in trattamento con clofarabina si è verificato un aumento dell’ALT, in 36/100 un aumento dell’AST e in 15/114 un aumento della bilirubina valutati almeno come gravi (almeno di grado 3 secondo i CTC dell’NCI statunitense). Nella maggior parte dei casi, gli aumenti dell’ALT e dell’AST si sono verificati entro 10 giorni dalla somministrazione di clofarabina, ritornando a ? ? grado 2 entro 15 giorni. Laddove erano disponibili dati di follow-up, la maggioranza degli aumenti di bilirubina è ritornata a ? ? grado 2 entro 10 giorni.

Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica (SIRS) o sindrome da aumentata permeabilitĂ 

capillare

La SIRS e la sindrome da aumentata permeabilitĂ  capillare (segni e sintomi di rilascio di citochine, per es. tachipnea, tachicardia, ipotensione, edema polmonare) sono state riportate come reazione avversa nel 5% (6/115) dei pazienti pediatrici (5 LLA, 1 LMA) (vedere paragrafo 4.4). Sono stati riportati tredici eventi di sindrome da lisi tumorale, sindrome da aumentata permeabilitĂ  capillare o SIRS; in particolare, SIRS (2 eventi, entrambi considerati gravi); sindrome da aumentata permeabilitĂ  capillare (4 eventi, di cui 3 considerati gravi e correlati); sindrome da lisi tumorale (7 eventi, 6 dei quali considerati correlati e 3 considerati gravi).

Casi di sindrome da aumentata permeabilitĂ  capillare riportati durante il periodo post-marketing sono stati associati a un esito fatale (vedere paragrafo 4.4).

Patologie gastrointestinali

Durante il trattamento con clofarabina sono stati riportati casi di enterocolite, inclusa colite neutropenica, tiflite, e colite da C. difficile. L’enterocolite puĂ² condurre a necrosi, perforazione o complicazioni settiche e puĂ² essere associata a esito fatale (vedere paragrafo 4.4).

Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo

Sono state riportate sindrome di Stevens – Johnson (SJS) e necrolisi epidermica tossica (TEN), inclusi casi fatali, in pazienti che ricevevano o erano stati trattati di recente con clofarabina. Sono state riportate anche altre condizioni esfoliative.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il

sistema nazionale di segnalazione riportato nell’Allegato V.

Ivozall: avvertenze per l’uso

Ivozall è un potente agente antineoplastico che puĂ² causare notevoli reazioni avverse di tipo ematologico e non ematologico (vedere paragrafo 4.8).

Nei pazienti in trattamento con clofarabina è necessario effettuare un attento monitoraggio dei seguenti parametri:

Emocromo completo e conta delle piastrine a intervalli regolari, piĂ¹ frequentemente nei pazienti che sviluppano citopenie.

FunzionalitĂ  renale ed epatica prima e durante il trattamento attivo e dopo la terapia. Sospendere immediatamente clofarabina in presenza di aumenti sostanziali della creatinina, degli enzimi epatici e/o della bilirubina.

Condizioni respiratorie, pressione arteriosa, equilibrio idroelettrolitico e peso durante i 5 giorni di somministrazione di clofarabina e immediatamente dopo.

Patologie del sistema emolinfopoietico

Deve essere prevista la possibilitĂ  di una soppressione del midollo osseo, che è in genere reversibile e sembra essere dose-dipendente. Nei pazienti trattati con clofarabina, è stata osservata una severa soppressione del midollo osseo che include neutropenia, anemia e trombocitopenia. Ăˆ stata osservata emorragia, inclusa quella cerebrale, gastrointestinale e polmonare, che potrebbe essere associata ad esito fatale. La maggior parte dei casi sono stati associati a trombocitopenia (vedere paragrafo 4.8).

Inoltre, all’inizio del trattamento, la maggioranza dei pazienti degli studi clinici ha evidenziato alterazioni ematologiche come manifestazione della leucemia. A causa della condizione di immunocompromissione preesistente di tali pazienti e della neutropenia prolungata che puĂ² manifestarsi a seguito del trattamento con clofarabina, i pazienti presentano un rischio maggiore di sviluppare infezioni opportunistiche severe, tra cui sepsi severa con esiti potenzialmente fatali. I pazienti devono essere monitorati per rilevare eventuali segni e sintomi di infezione, in modo da instaurare cure immediate.

Durante il trattamento con clofarabina, sono state riportate enterocoliti, inclusa la colite neutropenica, tiflite, e la colite da C. difficile. CiĂ² si è verificato piĂ¹ frequentemente entro 30 giorni dal trattamento e nel contesto di una chemioterapia di associazione. L’enterocolite puĂ² condurre a necrosi, perforazione o complicazioni settiche e puĂ² essere associata a esito fatale (vedere paragrafo 4.8). I pazienti devono essere monitorati per segni e sintomi di enterocolite.

Patologie della cute e sottocutanee

Sono state riportate sindrome di Stevens-Johnson (SJS) e necrolisi epidermica tossica (TEN), inclusi casi fatali (vedere paragrafo 4.8). Clofarabina deve essere sospesa laddove si sospetti eritema esfoliativo o bolloso o laddove si sospetti SJS o TEN.

Tumori benigni e maligni (cisti e polipi compresi) e disturbi del sistema immunitario

La somministrazione di clofarabina comporta una riduzione rapida delle cellule leucemiche periferiche. Nei pazienti sottoposti al trattamento con clofarabina è necessario valutare e tenere sotto controllo i segni e i sintomi della sindrome da lisi tumorale e del rilascio di citochine (es. tachipnea, tachicardia, ipotensione, edema polmonare) che potrebbero evolvere nella sindrome da risposta infiammatoria sistemica (SIRS), nella sindrome da aumentata permeabilità capillare e/o nella disfunzione d’organo (vedere paragrafo 4.8).

Deve essere considerata la somministrazione profilattica di allopurinolo qualora si preveda un’iperuricemia (lisi tumorale).

Nel corso del periodo di somministrazione di 5 giorni di clofarabina, i pazienti devono ricevere liquidi per via endovenosa al fine di ridurre gli effetti della lisi tumorale e di altri eventi.

L’utilizzo di steroidi a fini profilattici (per es. 100 mg/m2 di idrocortisone dal 1° al 3° giorno) puĂ² rivelarsi utile per prevenire segni o sintomi di SIRS o di aumentata permeabilitĂ  capillare.

Qualora i pazienti mostrino segni o sintomi iniziali di SIRS/sindrome da aumentata permeabilitĂ  capillare o una notevole disfunzione d’organo si deve immediatamente sospendere clofarabina e si devono prendere adeguate misure di supporto. Inoltre, il trattamento con clofarabina deve essere interrotto qualora il paziente sviluppi un’ipotensione per qualsiasi motivo durante i 5 giorni di somministrazione. Un ulteriore trattamento con clofarabina, di solito ad una dose inferiore, puĂ² essere preso in considerazione quando i pazienti si siano stabilizzati e la funzione d’organo sia tornata ai livelli iniziali.

La maggior parte dei pazienti che rispondono a clofarabina ottiene una risposta dopo 1 o 2 cicli di trattamento (vedere paragrafo 5.1). Spetta quindi al medico che segue il trattamento valutare i vantaggi e i rischi potenziali associati alla prosecuzione della terapia nei pazienti che non mostrano un miglioramento ematologico e/o clinico dopo 2 cicli di trattamento.

Patologie cardiache

I pazienti cardiopatici e coloro che assumono medicinali che agiscono sulla pressione arteriosa o sulla funzione cardiaca devono essere rigorosamente monitorati durante il trattamento con clofarabina (vedere paragrafì 4.5 e 4.8).

Patologie renali e urinarie

Non esistono studi clinici sui pazienti pediatrici con insufficienza renale (definita negli studi clinici come creatinina sierica ? 2 volte l’ULN per l’etĂ ) e clofarabina viene escreta principalmente attraverso i reni. I dati farmacocinetici indicano che clofarabina si puĂ² accumulare nei pazienti con una ridotta clearance della creatinina (vedere paragrafo 5.2). Quindi, clofarabina deve essere usata con cautela nei pazienti con insufficienza renale da lieve a moderata (vedere paragrafo 4.2 per aggìustamentì della

dose). Il profilo di sicurezza di clofarabina non è stato determinato nei pazienti con una severa insufficienza renale o nei pazienti con terapia sostitutiva renale (vedere paragrafo 4.3). L’uso concomitante dei medicinali associati a tossicità renale e di quelli eliminati per secrezione tubulare, come antiinfiammatori non steroidei, amfotericina B, metotrexato, aminosidi, organoplatino, foscarnet, pentamidina, ciclosporina, tacrolimus, aciclovir e valganciclovir, deve essere evitato soprattutto durante i 5 giorni di somministrazione di clofarabina; dare precedenza ai medicinali non considerati nefrotossici (vedere paragrafì 4.5 e 4.8). Insufficienza renale o insufficienza renale acuta sono state osservate in conseguenza di infezioni, sepsi e sindrome da lisi tumorale (vedere paragrafo 4.8). I pazienti devono essere monitorati per tossicità renale e clofarabina deve essere interrotta se necessario.

E’ stato osservato che la frequenza e la severitĂ  delle reazioni avverse, in particolare infezione, mielosopressione (neutropenia) ed epatotossicitĂ , sono aumentate quando clofarabina è usata in associazione. PerciĂ², i pazienti devono essere strettamente monitorati quando clofarabina è usata in regimi combinati.

I pazienti che assumono clofarabina possono manifestare vomito e diarrea; devono pertanto essere consigliati in merito a misure appropriate per evitare la disidratazione. I pazienti devono essere istruiti a cercare l’assistenza medica qualora manifestino sintomi quali capogiro, episodi di svenimento o riduzione della produzione di urina. Dovranno essere considerati medicinali antiemetici profilattici.

Patologie epatobiliari

Non esistono dati sui pazienti con compromissione epatica (bilirubina sierica > 1,5 volte l’ULN e AST e ALT > 5 volte l’ULN) e il fegato è un potenziale organo bersaglio per la tossicità. Per questo si raccomanda cautela nell’uso di clofarabina nei pazienti con insufficienza epatica da lieve a moderata (vedere paragrafì 4.2 e 4.3). Nei limiti del possibile l’uso concomitante dei medicinali associati a tossicità epatica deve essere evitato (vedere paragrafì 4.5 e 4.8).

Se un paziente manifesta una tossicitĂ  ematologica con neutropenia di grado 4 (ANC <0,5 x 109/l) per

una durata ?4 settimane, la dose dovrĂ  essere ridotta del 25% per il ciclo successivo.

In qualunque paziente che sperimenti una tossicità severa non ematologica (tossicità di grado 3 secondo i CTC dell’NCI statunitense) per una terza volta, una tossicità severa che non si risolva entro 14 giorni (esclusi nausea e vomito) o una tossicità non ematologica non infettiva potenzialmente fatale o invalidante (tossicità di grado 4 secondo i CTC dell’NCI statunitense) il trattamento con clofarabina deve essere sospeso (vedere paragrafo 4.2).

I pazienti che hanno precedentemente ricevuto un trapianto di cellule staminali ematopoietiche (HSCT) possono presentare un rischio maggiore di epatotossicitĂ  indicativa di una malattia veno- occlusiva (VOD) a seguito del trattamento con clofarabina (40 mg/m2) se usata in associazione con etoposide (100 mg/m2) e ciclofosfamide (440 mg/m2). Durante il periodo post-marketing, a seguito del trattamento con clofarabina, gravi reazioni avverse epatotossiche di VOD sono state associate ad esito fatale in pazienti pediatrici e adulti. Con il trattamento con clofarabina, sono stati riportati casi di epatite e insufficienza epatica inclusi esiti fatali (vedere paragrafo 4.8).

La maggior parte dei pazienti hanno ricevuto regimi di condizionamento, che includono busulfan, melfalan, e/o la combinazione ciclofosfamide e irradiazione total body. In uno studio di associazione di fase 1/2 di clofarabina in pazienti pediatrici con leucemia acuta recidiva o refrattaria sono stati riportati severi eventi epatotossici.

Al momento i dati sulla sicurezza e l’efficacia di clofarabina somministrata per piĂ¹ di 3 cicli di trattamento sono limitati.

Eccipiente con un effetto noto

Ogni flaconcino di Ivozall contiene 70,77 mg di sodio, equivalenti a 3,08 mmol (o 70,77 mg) di sodio che è equivalente a 3,53% della dose giornaliera massima raccomandata dall’OMS di 2 g di sodio per un adulto e di ciĂ² va tenuto conto nei pazienti che seguono una dieta a contenuto di sodio controllato.


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco