Lenvima: effetti collaterali e controindicazioni

Lenvima: effetti collaterali e controindicazioni

Lenvima 30 Cps 10 mg (Lenvatinib Mesilato) è un farmaco spesso utilizzato per le seguenti malattie:

LENVIMA è indicato negli adulti per il trattamento del carcinoma di ferenziato della tiroide (Differentiated Thyroid Carcinoma, DTC) (papillare/follicolare/a cellule di Hürthle) progressivo,

localmente avanzato o metastatico, refrattario allo iodio radioattivo ( adioactive Iodine, RAI).

Lenvima 30 Cps 10 mg: effetti collaterali

Come tutti i farmaci, però, anche Lenvima 30 Cps 10 mg ha effetti collaterali (chiamati anche “effetti indesiderati”), reazioni avverse e controindicazioni che, se spesso sono poco rilevanti dal punto di vista clinico (piccoli disturbi sopportabili), talvolta possono essere assai gravi ed imprevedibili.

Diventa quindi importantissimo, prima di iniziare la terapia con Lenvima 30 Cps 10 mg, conoscerne le controindicazioni, le speciali avvertenze per l’uso e gli effetti collaterali, in modo da poterli segnalare, alla prima comparsa, al medico curante o direttamente all’ Agenzia Italiana per il FArmaco (A.I.FA.).

Lenvima 30 Cps 10 mg: controindicazioni

Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1. Allattamento (vedere paragrafo 4.6).

Lenvima 30 Cps 10 mg: effetti collaterali

Riassunto del profilo di sicurezza

Le reazioni avverse più frequentemente riportate (verificatesi in ? 30% dei pazienti) sono ipertensione (68,6%), diarrea (62,8%), riduzione dell’appetito (51,5%), calo ponderale (49,1%), affaticamento

(45,8%), nausea (44,5%), proteinuria (36,9%), stomatite (35,8%), vomito (34,5%), disfonia (34,1%), cefalea (34,1%) e sindrome da eritrodisestesia palmo-plantare (PPE) (32,7%). Ipertensione e proteinuria tendono a verificarsi ai primi stadi del trattamento con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8, Descrìzìone dì reazìonì avverse selezìonate). La maggior parte delle reazioni avverse di grado da 3 a 4 è comparsa nei primi sei mesi di trattamento, eccetto la diarrea, che si è verificata durante l’intero trattamento, e il calo ponderale, che tendeva a essere cumulativo nel corso del tempo.

Le reazioni avverse gravi più importanti sono insufficienza e compromissione renali (2,4%), insufficienza cardiaca (0,7%), emorragia tumorale intracranica (0,7%), PRES/RPLS (0,2%), insufficienza epatica (0,2%) e tromboembolia arteriosa ( evento cerebrovascolare (1,1%), attacco ischemico transitorio (0,7%) e infarto del miocardio (0,9%)).

In 452 pazienti con DTC refrattario a RAI, la riduzione e la sospensione della dose a causa di una reazione avversa sono state intraprese rispettivamente nel 63,1% e nel 19,5% dei pazienti. Le reazioni avverse che hanno più comunemente comportato riduzioni della dose (in ? 5% dei pazienti) sono state ipertensione, proteinuria, diarrea, affaticamento, PPE, calo ponderale e riduzione dell’appetito. Le

reazioni avverse che hanno più comunemente comportato l’interruzione di lenvatinib sono state proteinuria, astenia, ipertensione, incidente cerebrovascolare, diarrea ed embolia polmonare.

Tabella delle reazioni avverse

La tabella 3 mostra i tassi di incidenza delle reazioni avverse osservate negli studi clinici.

La frequenza è definita come:

molto comune (?1/10)

? comune (?1/100, <1/10)

? non comune (?1/1000, <1/100)

All’interno di ciascuna classe di frequenza, gli effetti indesiderati sono riportati in ordine di gravità decrescente.

Tabella 3 Reazioni avverse segnalate nei pazienti negli studi clinici

Classificazione per sistemi e organi
(secondo MedDRA*)
Molto comune Comune Non comune
Infezioni ed infestazioni Infezione del tratto urinario Ascesso perineale
Patologie del sistema emolinfopoietico Trombocitopeniaa Linfopeniaa Infarto splenico
Patologie endocrine Ipotiroidismo Aumento dei livelli ematici di ormone tireostimolante‡
Disturbi del metabolismo e della nutrizione Ipocalcemia‡ Ipokaliemia Calo ponderale
Diminuzione dell’appetito
Disidratazione Ipomagnesiemiab Ipercolesterolemiab
Disturbi psichiatrici Insonnia
Patologie del sistema nervoso Capogiri Cefalea Disgeusia Incidente cerebrovascolare Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile Monoparesi
Attacco ischemico transitorio
Patologie cardiache Infarto del miocardioc,†
Insufficienza cardiaca Prolungamento del QT all’elettrocardiogramma Riduzione della frazione di eiezione
Patologie vascolari Emorragiad, †,‡
Ipertensionee,‡ Ipotensione
Classificazione per sistemi e organi
(secondo MedDRA*)
Molto comune Comune Non comune
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche Disfonia Embolia polmonare†
Patologie gastrointestinali Diarrea Dolori addominali e
gastrointestinalif Vomito Nausea
Infiammazione oraleg
Dolore oraleh Costipazione Dispepsia Bocca secca
Fistola anale Flatulenza
Patologie Aumento dell’aspartato Danno
epatobiliari aminotransferasi‡ epatocellulare/epatitei
Ipoalbuminemia‡
Aumento dell’alanina
aminotransferasi‡
Amento della fosfatasi
alcalina ematica
Anomalie della funzione
epatica
Aumento della gamma-
glutamil transferasik
Aumento della
bilirubinemia‡
Patologie della cute Sindrome da Ipercheratosi
e del tessuto eritrodisestesia palmo-
sottocutaneo plantare
Rash
Alopecia
Patologie del Dorsalgia
sistema Artralgia
muscoloscheletrico Mialgia
e del tessuto Dolore alle estremità
connettivo Dolore muscoloscheletrico
Patologie renali e Proteinuria‡ Casi di insufficienza
urinarie renalej, †
Compromissione renale
Aumento della
creatininemia
Aumento dell’azotemia
Patologie Affaticamento Malessere
sistemiche e Astenia
condizioni relative Edema periferico
alla sede di
somministrazione

*: Medical Dictionary for Regulatory Activities (Dizionario medico per le attività di regolamentazione) (MedDRA), versione 16.1. I termini preferiti sono stati riassegnati alla classificazione per sistemi e organi più pertinente all’organo bersaglio.

†: comprende casi con esito fatale.

‡: vedere paragrafo 4.8 Descrizione di reazioni avverse selezionate per l’ulteriore caratterizzazione. I termini seguenti sono stati combinati:

a: trombocitopenia comprende trombocitopenia e riduzione della conta piastrinica. Linfopenia comprende linfopenia e riduzione della conta leucocitaria.

b: ipomagnesiemia comprende ipomagnesiemia e riduzione della magnesiemia. Ipercolesterolemia comprende ipercolesterolemia e aumento della colesterolemia.

c: infarto del miocardio comprende infarto del miocardio e infarto del miocardio acuto.

d: emorragia comprende: epistassi, emottisi, ematuria, contusione, ematochezia, sanguinamento gengivale, petecchie, emorragia polmonare, emorragia rettale, presenza di sangue nelle urine, ematoma, emorragia vaginale, emorragia congiuntivale, emorragia emorroidale, emorragia da tumore intracranico, emorragia laringea, ecchimosi, aumentata tendenza all’ecchimosi, emorragia post-procedurale, porpora, emorragia cutanea, rottura dell’aneurisma, emorragia arteriosa, emorragia oculare, emorragia gastrica, gastroduedenite emorragica, emorragia gastrointestinale, ematemesi, emorragia, ictus emorragico, melena, metrorragia, sanguinamento del letto ungueale, emorragia pleurica, emorragia post-menopausale, proctite emorragica, ematoma renale, emorragia splenica, emorragie a scheggia, emorragia subaracnoidea, emorragia tracheale, emorragia tumorale.

e: ipertensione comprende: ipertensione, crisi ipertensiva, aumento della pressione arteriosa diastolica e aumento della pressione arteriosa.

f: dolore addominale e gastrointestinale comprende: fastidio addominale, dolore addominale, dolore addominale inferiore, dolore addominale superiore, dolorabilità addominale, fastidio epigastrico e dolore gastrointestinale.

g: infiammazione orale comprende: stomatite aftosa, stomatite, glossite, ulcerazione della bocca e infiammazione delle mucose.

h: dolore orale comprende: dolore orale, glossodinia e dolore orofaringeo.

i: danno epatocellulare ed epatite comprendono: lesione epatica indotta da farmaco, steatosi epatica e lesione epatica colestatica.

j: i casi di insufficienza renale comprendono: insufficienza prerenale acuta, insufficienza renale, insufficienza renale acuta e necrosi tubulare renale.

Descrizione di reazioni avverse selezionate

Ipertensione (vedere paragrafo 4.4)

Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), ipertensione (comprendente ipertensione, crisi ipertensiva, aumento della pressione arteriosa diastolica e aumento della pressione arteriosa) è stata segnalata nel 72,8% dei pazienti trattati con lenvatinib e nel 16,0% dei pazienti del gruppo trattato con placebo. Il tempo mediano all’insorgenza nei pazienti trattati con lenvatinib è stato di 16 giorni. Reazioni di grado 3 o superiore (inclusa 1 reazione di grado 4) si sono verificate nel 44,4% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto al 3,8% dei pazienti trattati con placebo. Nella maggior parte dei casi i pazienti si sono ripresi o l’evento si è risolto dopo la sospensione o la riduzione della dose, avvenuta rispettivamente nel 13,0% e nel 13,4% dei pazienti. Nell’1,1% dei pazienti, l’ipertensione ha portato all’interruzione definitiva del trattamento.

Proteinuria (vedere paragrafo 4.4)

Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), proteinuria è stata segnalata nel 33,7% dei pazienti trattati con lenvatinib e nel 3,1% dei pazienti del gruppo trattato con placebo. Il tempo mediano all’insorgenza è stato di 6,7 settimane. Reazioni di grado 3 si sono verificate nel 10,7% dei pazienti trattati con lenvatinib e in nessuno dei pazienti trattati con placebo. La maggior parte dei casi ha avuto un esito di recupero o risoluzione dopo la sospensione o la riduzione della dose, avvenuta rispettivamente nel 16,9% e nel 10,7% dei pazienti. La proteinuria ha portato all’interruzione definitiva del trattamento nello 0,8% dei pazienti.

Epatotossicità (vedere paragrafo 4.4)

Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), le reazioni avverse di natura epatica più comunemente segnalate sono state ipoalbuminemia (9,6% lenvatinib vs 1,5% placebo) e aumento dei livelli degli enzimi epatici, inclusi aumento dell’alanina aminotransferasi (7,7% lenvatinib vs 0 placebo), dell’aspartato aminotrasferasi (6,9% lenvatinib vs 1,5% placebo) e bilirubinemia (1,9% lenvatinib vs 0 placebo). Il tempo mediano all’insorgenza delle reazioni epatiche nei pazienti trattati con lenvatinib è stato di 12,1 settimane. Reazioni di natura epatica di grado 3 o superiore (incluso

1 caso di insufficienza epatica di grado 5) si sono verificate nel 5,4% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto allo 0,8% dei pazienti trattati con placebo. Le reazioni di natura epatica hanno comportato sospensioni e riduzioni della dose rispettivamente nel 4,6% e 2,7% dei pazienti e l’interruzione definitiva del trattamento nello 0,4%.

Tra i 1108 pazienti trattati con lenvatinib, vi sono stati 3 casi (0,3%) di insufficienza epatica, tutti con esito fatale. Uno si è verificato in un paziente che non presentava metastasi epatiche. Vi è stato anche un caso di epatite acuta in un paziente che non presentava metastasi epatiche.

Emorragia (vedere paragrafo 4.4)

Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), emorragia è stata segnalata nel 34,9% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto al 18,3% dei pazienti trattati con placebo. Le reazioni che si sono verificate con un’incidenza di ? 0,75% superiore al placebo sono state: epistassi (11,9%), ematuria (6,5%), contusione (4,6%), sanguinamento gengivale (2,3%), ematochezia (2,3%), emorragia

rettale (1,5%), ematoma (1,1%), emorragia emorroidale (1,1%), emorragia laringea (1,1%), petecchie (1,1%) ed emorragia da tumore intracranico (0,8%). Se aggiustate tenendo conto della durata dell’esposizione di 4 volte superiore nel braccio lenvatinib rispetto al braccio placebo, le reazioni seguenti si sono verificate meno frequentemente con lenvatinib rispetto al placebo: emottisi

(0,05 episodi/anno-soggetto con lenvatinib vs 0,21 episodi/anno-soggetto con placebo) ed emorragia polmonare (0,02 episodi/anno-soggetto con lenvatinib vs 0,09 episodi/anno-soggetto con placebo).

Il tempo mediano alla prima insorgenza nei pazienti trattati con lenvatinib è stato di 10,1 settimane. Non si sono osservate differenze fra i pazienti trattati con lenvatinib e quelli trattati con placebo nell’incidenza di reazioni gravi (3,4% vs 3,8%), reazioni che hanno comportato l’interruzione anticipata (1,1% vs 1,5%) o reazioni che hanno comportato la sospensione (3,4% vs 3,8%) o la riduzione (0,4% vs 0) della dose.

Tra i 1108 pazienti trattati con lenvatinib, 3 pazienti (0,3%) hanno avuto un’emorragia di grado 4 e cinque pazienti (0,5%) hanno avuto una reazione di grado 5, inclusi emorragia arteriosa, ictus emorragico, emorragia da tumore intracranico, emottisi ed emorragia tumorale.

Ipocalcemia (vedere paragrafo 4.4, Prolungamento dell’ìntervallo QT)

Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), ipocalcemia è stata segnalata nel 12,6% dei pazienti trattati con lenvatinib rispetto a nessun caso nel braccio placebo. Il tempo mediano alla prima insorgenza nei pazienti trattati con lenvatinib è stato di 11,1 settimane. Reazioni con grado 3 o 4 di gravità si sono verificate nel 5,0% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto a 0 pazienti trattati con placebo. La maggior parte delle reazioni si è risolta dopo il trattamento di supporto, senza sospensione o riduzione della dose, avvenuta rispettivamente nell’1,5% e nell’1,1% dei pazienti;

1 paziente con ipocalcemia di grado 4 ha interrotto definitivamente il trattamento.

Aumento dei livelli ematici di ormone tireostimolante (vedere paragrafo 4.4 Alterazìone della soppressìone dell’ormone tìreostìmolante)

Nello studio cardine di fase 3 SELECT (vedere paragrafo 5.1), l’88% di tutti i pazienti aveva un livello di TSH al basale inferiore o pari a 0,5 mU/l. Nei pazienti con TSH nella norma al basale, un aumento del livello di TSH oltre 0,5 mU/l è stato osservato post-basale nel 57% dei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto al 14% dei pazienti trattati con placebo.

Popolazione pediatrica

Non sono ancora disponibili dati clinici in questa popolazione (vedere paragrafo 4.2).

Altre popolazioni speciali

Anziani

I pazienti di età ? 75 anni hanno avuto una maggiore probabilità di manifestare ipertensione di grado da 3 a 4, proteinuria, riduzione dell’appetito e disidratazione.

Sesso

Le donne hanno avuto una più elevata incidenza di ipertensione (inclusa ipertensione di grado 3 o 4), proteinuria e PPE, mentre gli uomini hanno avuto una più elevata incidenza di riduzione della frazione di eiezione e di perforazione e formazione di fistola gastrointestinale.

Origine etnica

Rispetto ai pazienti caucasici, i pazienti asiatici hanno avuto una più elevata incidenza di edema periferico, ipertensione, affaticamento, PPE, proteinuria, trombocitopenia e aumento dei livelli ematici di ormone tireostimolante.

Ipertensione al basale

I pazienti con ipertensione al basale hanno avuto una più elevata incidenza di ipertensione, proteinuria, diarrea e disidratazione di grado da 3 a 4 e hanno manifestato casi più gravi di disidratazione, ipotensione, embolia polmonare, versamento pleurico maligno, fibrillazione atriale e sintomi gastrointestinali (dolore addominale, diarrea, vomito).

Compromissione epatica

I pazienti con compromissione epatica al basale hanno avuto una più elevata incidenza di ipertensione e PPE e una più elevata incidenza di ipertensione di grado 3 o 4, astenia, affaticamento e ipocalcemia, rispetto ai pazienti con funzione epatica normale.

Compromissione renale

I pazienti con compromissione renale al basale hanno avuto una più elevata incidenza di ipertensione di grado da 3 a 4, proteinuria, affaticamento, stomatite, edema periferico, trombocitopenia, disidratazione, prolungamento del QT all’elettrocardiogramma, ipotiroidismo, iponatriemia, aumento dei livelli ematici di ormone tireostimolante e polmonite, rispetto ai soggetti con funzione renale normale. Questi pazienti hanno avuto inoltre un’incidenza più elevata di reazioni renali e una tendenza verso un’incidenza più elevata di reazioni epatiche.

Pazienti con peso corporeo < 60 kg

I pazienti con basso peso corporeo (< 60 kg) hanno avuto un’incidenza più elevata di PPE, proteinuria, ipocalcemia e iponatriemia di grado 3-4 e una tendenza verso una più elevata incidenza di diminuzione dell’appetito di grado 3-4.

Segnalazione delle reazioni avverse sospette

La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione riportato nell’Allegato V

.

Lenvima 30 Cps 10 mg: avvertenze per l’uso

Ipertensione

Ipertensione è stata segnalata nei pazienti trattati con lenvatinib ed è comparsa di solito ai primi stadi del ciclo di trattamento (vedere paragrafo 4.8, Descrìzìone dì reazìonì avverse selezìonate). La pressione arteriosa deve essere ben controllata prima del trattamento con lenvatinib e, se i pazienti hanno una diagnosi di ipertensione, devono essere in terapia antipertensiva con dose stabile da almeno 1 settimana prima del trattamento con lenvatinib. Il rilevamento precoce e la gestione efficace dell’ipertensione sono importanti per ridurre al minimo la necessità di sospendere la somministrazione e di ridurre la dose di lenvatinib. La somministrazione di antipertensivi deve iniziare non appena si conferma un innalzamento della pressione arteriosa. La pressione arteriosa deve essere monitorata dopo 1 settimana di trattamento con lenvatinib, poi ogni 2 settimane per i primi 2 mesi e successivamente una volta al mese. La scelta del trattamento antipertensivo deve essere personalizzata in base alle circostanze cliniche del paziente e deve seguire la pratica medica standard. Per i soggetti in precedenza normotesi, la monoterapia con una delle classi di antipertensivi deve essere iniziata quando si osserva un innalzamento della pressione arteriosa. Per i pazienti già in terapia antipertensiva, può essere aumentata la dose del farmaco attualmente impiegato, se opportuno, o si devono aggiungere uno o più farmaci di una diversa classe di antipertensivi. Per i pazienti con ipertensione e proteinuria, è preferibile il trattamento con un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina o un antagonista dei recettori dell’angiotensina-II. Se necessario, gestire l’ipertensione secondo le raccomandazioni contenute nella Tabella 2.

Tabella 2 Gestione raccomandata dell’ipertensione

Livello di pressione arteriosa (PA) Azione raccomandata
PA sistolica da ? 140 mmHg fino a
< 160 mmHg o PA diastolica da ? 90 mmHg fino a < 100 mmHg
Continuare lenvatinib e iniziare la terapia antipertensiva, se non già in corso
OPPURE
Continuare lenvatinib e aumentare la dose della terapia antipertensiva attuale, oppure iniziare una terapia antipertensiva supplementare
PA sistolica ? 160 mmHg o PA diastolica ? 100 mmHg
nonostante una terapia antipertensiva ottimale
? 95 mmHg e il paziente segue una terapia antipertensiva a dose stabile da almeno 48 ore, riprendere lenvatinib a una dose ridotta (vedere paragrafo 4.2)
Conseguenze potenzialmente letali (ipertensione maligna, deficit neurologico o crisi ipertensiva) È indicato un intervento urgente.
Sospendere lenvatinib e istituire una gestione medica appropriata.

Sospendere lenvatinib

Quando la PA è ? 150 mmHg, la PA diastolica è

Donne in età fertile

Le donne in età fertile devono usare metodi contraccettivi altamente efficaci durante il trattamento con lenvatinib e per un mese dopo l’interruzione del trattamento (vedere paragrafo 4.6). Non è noto attualmente se lenvatinib aumenti il rischio di eventi tromboembolici in caso di associazione con contraccettivi orali.

Proteinuria

Proteinuria è stata segnalata nei pazienti trattati con lenvatinib ed è comparsa di solito nei primi stadi del ciclo di trattamento (vedere paragrafo 4.8, Descrìzìone dì reazìonì avverse selezìonate). La proteinuria deve essere monitorata regolarmente. Se si rileva un livello di proteinuria ai test con striscia reattiva ? 2+, può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2). Il trattamento con LENVIMA deve essere interrotto in caso di sindrome nefrosica.

Insufficienza e compromissione renali

Compromissione renale e insufficienza renale sono state segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8). Il fattore di rischio primario identificato è stata la disidratazione e/o l’ipovolemia dovute a tossicità gastrointestinale. La tossicità gastrointestinale deve essere gestita attivamente, al fine di ridurre il rischio di sviluppare compromissione renale o insufficienza renale. Può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).

Se i pazienti presentano una compromissione renale grave, la dose iniziale di lenvatinib deve essere aggiustata (vedere paragrafì 4.2 e 5.2).

Insufficienza cardiaca

Insufficienza cardiaca (< 1%) e riduzione della frazione di eiezione ventricolare sinistra sono state segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8). I pazienti devono essere monitorati per rilevare sintomi o segni clinici di scompenso cardiaco, poiché potrebbe essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).

Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES)/ Sindrome da leucoencefalopatia posteriore reversibile (RPLS)

Sindrome da encefalopatia posteriore reversibile (PRES, nota anche come RPLS) è stata segnalata nei pazienti trattati con lenvatinib (< 1%; vedere paragrafo 4.8). La PRES è un disturbo neurologico che può presentarsi con cefalea, crisi convulsiva, letargia, confusione, alterazione della funzione mentale, cecità e altri disturbi visivi o neurologici. Può essere presente ipertensione da lieve a grave. Per confermare la diagnosi di PRES è necessaria una risonanza magnetica. Devono essere prese idonee misure per controllare la pressione arteriosa (vedere paragrafo 4.4, Ipertensìone). Nei pazienti con segni o sintomi di PRES, può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).

Epatotossicità

Fra le reazioni avverse a carico del fegato più comunemente segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib vi sono stati aumenti dell’alanina aminotransferasi, aumenti dell’aspartato aminotransferasi e aumenti della bilirubinemia. Insufficienza epatica ed epatite acuta (< 1%; vedere paragrafo 4.8, Descrizione di reazioni avverse selezionate) sono state segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib. I casi di insufficienza epatica sono stati in genere riferiti in pazienti con metastasi epatiche progressive. I test di funzionalità epatica devono essere controllati prima dell’inizio del trattamento, poi ogni

2 settimane per i primi 2 mesi e successivamente una volta al mese durante il trattamento. In caso di epatotossicità può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).

Se i pazienti hanno compromissione epatica grave, la dose iniziale di lenvatinib deve essere aggiustata (vedere paragrafì 4.2 e 5.2).

Emorragia

Casi gravi di emorragia sono stati segnalati nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8 Descrìzìone dì reazìonì avverse selezìonate). Casi di emorragia intracranica fatale sono stati riportati in alcuni pazienti con metastasi cerebrali. In caso di sanguinamento, può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).

Tromboembolia arteriosa

Casi di tromboembolia arteriosa (evento cerebrovascolare, attacco ischemico transitorio e infarto del miocardio) sono stati segnalati nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8). Lenvatinib non è stato studiato nei pazienti che hanno avuto tromboembolia arteriosa nei 6 mesi precedenti e pertanto deve essere usato con cautela in tali pazienti. La decisione di trattamento deve basarsi su una valutazione del rapporto beneficio/rischio del singolo paziente. Il trattamento con LENVIMA deve essere interrotto in seguito a un evento trombotico arterioso.

Perforazione e formazione di fistole gastrointestinali

Perforazione o fistole gastrointestinali sono state segnalate nei pazienti trattati con lenvatinib (vedere paragrafo 4.8). Nella maggior parte dei casi, perforazione e fistole gastrointestinali si sono verificate in pazienti con fattori di rischio, quali precedente intervento chirurgico o radioterapia. In caso di perforazione o fistola gastrointestinale, può essere necessario sospendere, aggiustare o interrompere la dose (vedere paragrafo 4.2).

Prolungamento dell’intervallo QT

Un prolungamento dell’intervallo QT/QTc è stato riferito con un’incidenza più elevata nei pazienti trattati con lenvatinib, rispetto ai pazienti trattati con placebo (vedere paragrafo 4.8).

L’elettrocardiogramma deve essere monitorato in tutti i pazienti, con particolare attenzione per quelli affetti da sindrome congenita del QT lungo, insufficienza cardiaca congestizia, bradiaritmie e nei pazienti che assumono medicinali noti per prolungare l’intervallo QT, inclusi antiaritmici di classe Ia e

III. Disturbi elettrolitici, quali ipokaliemia, ipocalcemia o ipomagnesiemia, aumentano il rischio di prolungamento del QT; pertanto, le anomalie degli elettroliti devono essere monitorate e corrette in tutti i pazienti prima di iniziare il trattamento. Durante il trattamento si deve considerare il monitoraggio periodico dell’ECG e degli elettroliti (magnesio, potassio e calcio).


Ricordiamo che anche i cittadini possono segnalare gli effetti collaterali dei farmaci.

In questa pagina si trovano le istruzioni per la segnalazione:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/reazioni-avverse-da-farmaci/

Questo invece è il modulo da compilare e da inviare al responsabile della farmacovigilanza della propria regione:

https://www.torrinomedica.it/wp-content/uploads/2019/11/scheda_aifa_cittadino_16.07.2012.pdf

Ed infine ecco l’elenco dei responsabili della farmacovigilanza con gli indirizzi email a cui inviare il modulo compilato:

https://www.torrinomedica.it/burocrazia-sanitaria/responsabili-farmacovigilanza/

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco