Ramieca: è un farmaco sicuro? Come funziona?

Ramieca (Ramipril): sicurezza e modo d’azione

Ramieca (Ramipril) è un farmaco che serve per curare le seguenti malattie:

Ipertensione essenziale

Ramipril compresse è indicato per la terapia dell’ipertensione essenziale in monoterapia o in associazione ad altri ipertensivi quali i diuretici e i calcio antagonisti.

Ramipril compresse non è adatto alla terapia dell’ipertensione causata da iperaldosteronismo primario.

Insufficienza cardiaca

Ramipril compresse è indicato per l’uso nell’insufficienza cardiaca congestizia in aggiunta ai diuretici con o senza glucosidi cardioattivi.

Ramipril compresse è indicato per la riduzione del rischio di infarto del miocardio, ictus, morte cardiovascolare o necessità di procedure di rivascolarizzazione in pazienti di età superiore a 55 anni:

Pazienti con evidenza clinica di patologia cardiovascolare (pregresso infarto miocardico, angina instabile o bypass coronarico [CABG] multivasale o angioplastica coronarica [PTCA] multivasale), ictus o vasculopatia periferica.

Pazienti diabetici con uno o più delle seguenti caratteristiche cliniche: ipertensione (pressione arteriosa sistolica > 160mmHg o pressione diastolica > 90mmHg); alti livelli di colesterolo totale (>5,2 mmol/L); bassi livelli di colesterolo HDL (<0,9 mmol/L); fumatore; microalbuminuria nota; storia clinica di precedenti vasculopatie.

Il ramipril ha dimostrato di ridurre la mortalità e la morbilità se somministrato a pazienti sopravvissuti a infarto acuto del miocardio con storia clinica di insufficienza cardiaca.

Ramieca: come funziona?

Ma come funziona Ramieca? Qual è il suo esatto meccanismo d’azione? Su quali organi del corpo agisce? Vediamolo insieme.

Farmacodinamica di Ramieca

Categoria farmacoterapeutica: inibitori dell’enzima di conversione Codice ATC: C09AA05

Il ramipril è un profarmaco, che dopo essere stato assorbito dal tratto gastrointestinale viene idrolizzato nel fegato a formare l’ACE inibitore attivo, il ramiprilato, che è un ACE inibitore potente e ad azione prolungata. La somministrazione di ramipril causa un aumento dell’attività plasmatica della renina e una diminuzione delle concentrazioni plasmatiche di angiotensina II e aldosterone. Gli effetti emodinamici positivi risultanti dall’ACE-inibizione sono una conseguenza della riduzione dell’angiotensina II che causa una dilatazione dei vasi periferici e una riduzione della resistenza vascolare. Vi sono prove che suggeriscono che l’ACE tissutale, in particolar modo nel sistema vascolare, piuttosto che non l’ACE circolante, sia il fattore principale che determina gli effetti emodinamici.

L’enzima convertitore dell’angiotensina è identico alla kininasi II, uno degli enzimi responsabili della degradazione della bradichinina. Vi sono prove che l’ACE-inibizione da parte del ramiprilato sembri avere qualche effetto sui sistemi callicreina-chinina-prostaglandine. Si pensa che gli effetti su questi sistemi contribuiscano all’azione ipotensiva del ramipril.

La somministrazione del ramipril a pazienti ipertesi causa la riduzione della pressione arteriosa sia in posizione supina che eretta. L’effetto antipertensivo è evidente entro una o due ore dall’assunzione del farmaco; la massima efficacia compare 3 – 6 ore dopo l’assunzione del farmaco ed è stata dimostrata che si mantiene per almeno 24 ore dopo le normali dosi terapeutiche.

In uno studio ampio con endpoint – studio HOPE – il ramipril ha ridotto in maniera significativa l’incidenza di ictus, infarto miocardico e/o morte cardiovascolare quando confrontato con il placebo. Tali benefici si sono ampiamente verificati in pazienti normotesi e, utilizzando tecniche statistiche di regressione standard, è stato dimostrato che sono dovuti solo parzialmente a riduzioni relativamente modeste della pressione arteriosa dimostrata nello studio. La dose da 10 mg, che ad oggi rappresenta la massima dose sicura approvata, è stata selezionata dai ricercatori dello studio HOPE selezionandola da precedenti studi di dose-ranging (studi SECURE, studi HEART) ed è stata considerata come la dose che con maggiore probabilità determina un’efficace inibizione totale del sistema renina-angiotensina-aldosterone. Questo e altri studi suggeriscono che gli ACE inibitori come il ramipril hanno probabilmente altri effetti diretti sul sistema cardiovascolare. Questi effetti possono includere l’antagonismo della vasocostrizione mediata dall’angiotensina II, l’inibizione della proliferazione della muscolatura liscia vascolare e della rottura delle placche, il miglioramento della funzione endoteliale, la riduzione dell’ipertrofia ventricolare sinistra ed effetti positivi sulla fibrinolisi. Possono contribuire anche effetti aggiuntivi nei pazienti diabetici per es. effetti sulla clearance dell’insulina e sul flusso ematico pancreatico.


Ramieca: come si assorbe e si elimina?

Abbiamo visto qual è il meccanismo d’azione di Ramieca, ma è altrettanto importante conoscere in quanto tempo viene assorbito dall’organismo per capire quanto tempo il farmaco impiegherà ad agire, attraverso quali vie viene eliminato (ad esempio fegato o reni) per sapere quali organi va ad impegnare e, per ultimo, in quanto tempo viene eliminato per avere idea di quando non avremo più il farmaco nell’organismo.

Tutte queste informazioni sono indicate nel paragrafo “Farmacocinetica” che segue.

Farmacocinetica di Ramieca

Assorbimento

In seguito a somministrazione orale il ramipril viene rapidamente assorbito dal tratto gastrointestinale, e le concentrazioni plasmatiche massime si raggiungono entro un’ora. Le concentrazioni plasmatiche massime del metabolita attivo, il ramiprilato, vengono raggiunte entro 2 / 4 ore.

Eliminazione

Le concentrazioni plasmatiche del ramiprilato diminuiscono in modo polifasico. L’emivita effettiva del ramiprilato dopo somministrazioni multiple di ramipril effettuate una volta al giomo è di 13 / 17 ore per 5 / 10 mg di ramipril e marcatamente più lunga per dosi più basse, da 1,25 a 2,5 mg di ramipril. Tale differenza viene correlata alla lunga fase terminale della curva concentrazione-tempo del ramiprilato osservata a concentrazioni plasmatiche molto basse. Tale fase terminale è indipendente dalla dose, il che indica una capacità saturabile dell’enzima di legare il ramiprilato. Le concentrazioni plasmatiche di ramiprilato allo stato stazionario, dopo somministrazioni giornaliere con le dosi abituali di ramipril vengono raggiunte entro il quarto giomo circa dall’inizio del trattamento.

Distribuzione:

Il legame alle proteine è di circa il 73% per il ramipril e il 56% per il ramiprilato.

Biotrasformazione

Il ramipril viene metabolizzato quasi totalmente e i suoi metaboliti vengono escreti principalmente attraverso i reni. Oltre al metabolita bioattivo, il ramiprilato, sono stati identificati altri metaboliti inattivi, tra cui l’estere dichetopiperazinico, l’acido dichetopiperazinico e alcuni coniugati.

Popolazioni speciali

Nei pazienti con ridotta funzionalità epatica la trasformazione del ramipril a ramiprilato risulta rallentata a causa di una relativa diminuzione dell’attività delle esterasi. Questo determina l’evidente innalzamento dei livelli plasmatici del ramipril. Tuttavia, ciò non è clinicamente rilevante.

Nei pazienti con compromissione della funzionalità renale, l’eliminazione del ramipril e del ramiprilato dal plasma, come pure l’escrezione dai reni, vengono ritardate. Al fine di impedire un accumulo viene pertanto raccomandato di abbassare il dosaggio relativamente al grado di compromissione renale (vedere paragrafo 4.2).

Allattamento

Una singola dose orale da 10 mg di ramipril produceva un livello irrilevabile nel latte materno. Tuttavia gli effetti di dosi multiple non sono noti.


Ramieca: è un farmaco sicuro?

Abbiamo visto come Ramieca agisce e come si assorbe e si elimina; ma come facciamo a sapere se Ramieca è un farmaco sicuro?

Prima di tutto è necessario leggere quali sono i dati sulla sicurezza che vengono riportati nella scheda tecnica del farmaco.

Si tratta di dati forniti dalla casa produttrice e basati su un certo numero di lavori scientifici eseguiti prima della commercializzazione: si tratta dei cosiddetti “Dati preclinici di sicurezza”, che riportiamo nel prossimo paragrafo.

Ramieca: dati sulla sicurezza

Gli studi tossicologici sulla riproduzione nel ratto, nel coniglio e nella scimmia non hanno rivelato alcuna proprietà teratogena. La fertilità non è stata compromessa né nel maschio né nella femmina del ratto. La somministrazione del ramipril a femmine di ratto durante il periodo fetale e durante l’allattamento ha prodotto danni renali irreversibili (dilatazione della pelvi renale) nella prole a dosi giornaliere di 50 mg per kg di peso corporeo e superiori.


Dopo la commercializzazione di un farmaco, vengono tuttavia attuate delle misure di controllo dagli organi preposti, per monitorare comunque tutti gli effetti collaterali che dovessero manifestarsi nell’impiego clinico.

Tutti gli effetti collaterali segnalati nella fase di commercializzazione del farmaco, vengono poi riportati nella scheda tecnica nei paragrafi “effetti indesiderati” e “controindicazioni”.

Ramieca: si può prendere insieme ad altri farmaci?

Un altro importante capitolo da non dimenticare per valutare se un farmaco è sicuro o no, è quello delle interazioni con altri farmaci.

Può infatti capitare che un farmaco, di per sé innocuo, diventi pericoloso se associato ad alcuni altri farmaci.

Questo è vero anche per i prodotti erboristici: classico è l’esempio dell’ “Erba di San Giovanni” (Iperico) che interagisce con alcuni farmaci anticoagulanti aumentandone l’efficacia e mettendo quindi il paziente a rischio di emorragie.

Esaminiamo allora quali sono le interazioni possibili di Ramieca

Ramieca: interazioni

Vasopressori simpaticomimetici:

È possibile che questi farmaci riducano l’effetto antipertensivo del ramipril. Si raccomanda un attento monitoraggio della pressione arteriosa.

Allopurinolo, immunosoppressori, corticosteroidi, procainamide, citostatici e altri farmaci che possono alterare il quadro ematico: aumento della probabilità di reazioni ematologiche (vedere anche sotto 4.4 Avvertenze speciali e precauzioni di impiego).

Sali di litio:

Gli ACE inibitori possono ridurre l’escrezione del litio. Tale riduzione può portare ad un aumento nei livelli sierici di litio e della sua tossicità. Si raccomanda pertanto di mantenere sotto monitoraggio i livelli sierici di litio.

Diuretici e altri farmaci antipertensivi:

L’associazione con diuretici o altri farmaci antipertensivi può potenziare la risposta antipertensiva al ramipril. Diuretici risparmiatori di potassio (spironolattone, amiloride, triamterene) o integratori di potassio possono aumentare il rischio di iperkaliemia. Il ramipril può attenuare la perdita di potassio causata da diuretici tiazidici. Nei pazienti in concomitante terapia diuretica si raccomanda di mantenere sotto regolare controllo i livelli del sodio e del potassio sierico. I farmaci bloccanti adrenergici devono essere associati a ramipril solo sotto stretto controllo medico.

Associazione con antidiabetici:

Quando si utilizzano farmaci antidiabetici (insulina e derivati delle sulfoniluree) in associazione al ramipril, è necessario prendere in considerazione la possibilità di un aumento delle reazioni ipoglicemiche. Nella fase iniziale della terapia in associazione si raccomanda pertanto un controllo particolarmente attento della glicemia.

Associazione con FANS:

Quando gli ACE inibitori vengono somministrati in associazione a farmaci antinfiammatori non steroidei (per es. acido acetilsalicilico e indometacina) potrebbe presentarsi una possibile riduzione dell’effetto antipertensivo. Inoltre, l’utilizzo in associazione di ACE inibitori e FANS può causare un aumento nel rischio di peggioramento della funzionalità renale e un aumento dei livelli sierici di potassio.

Eparina:

Possibile innalzamento della concentrazione sierica di potassio.

Alcool:

A causa di un aumento dell’effetto vasodilatatorio, il ramipril può potenziare l’azione dell’alcool.


Ramieca: posso guidare la macchina se lo prendo?

Un capitolo poco noto e molto sottovalutato è quello degli effetti di un farmaco sui riflessi e quindi sulla capacità di guidare la macchina o di effettuare lavori pericolosi.

Molti farmaci riducono la capacità di reazione, oppure possono causare vertigini o abbassamenti di pressione che possono essere molto pericolosi per chi guida o effettua lavori in cui le capacità fisiche sono importanti: basti pensare agli operai che lavorano su impalcature o che operano su macchinari come presse o forni

E’ sempre bene quindi leggere attentamente questo piccolo ma molto importante paragrafo della Scheda Tecnica del farmaco.

Ramieca: effetti sulla guida e sull’uso di macchinari

In alcuni casi, come risultato di una riduzione della pressione arteriosa, la terapia con il ramipril può influenzare la capacità di guidare e l’uso di macchinari. Questo si verifica principalmente all’inizio della terapia, durante il passaggio da un’altra terapia con altri farmaci e durante l’utilizzo concomitante di alcool. Dopo la prima dose o dopo i successivi aumenti della dose è consigliabile di non guidare né azionare macchinari per molte ore.

Per approfondire l’argomento, per avere ulteriori raccomandazioni, o per chiarire ogni dubbio, si raccomanda di leggere l’intera Scheda Tecnica del Farmaco