Perindopril Indapamide Amlodipina Doc: Scheda Tecnica

Perindopril Indapamide Amlodipina Doc

Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto

Perindopril Indapamide Amlodipina Doc: ultimo aggiornamento pagina: (Fonte: A.I.FA.)

01.0 Denominazione del medicinale

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PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 4 mg/1,25 mg/5 mg compresse PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 4 mg/1,25 mg/10 mg compresse PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/5 mg compresse PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/10 mg compresse

 

02.0 Composizione qualitativa e quantitativa

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PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 4 mg/1,25 mg/5 mg compresse

Ogni compressa contiene 4 mg di perindopril tert-butilamina, 1,25 mg di indapamide e 5 mg di amlodipina (come besilato) PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 4 mg/1,25 mg/10 mg compresse

Ogni compressa contiene 4 mg di perindopril tert-butilamina, 1,25 mg di indapamide e 10 mg di amlodipina (come besilato) PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/5 mg compresse

Ogni compressa contiene 8 mg di perindopril tert-butilamina, 2,5 mg di indapamide e 5 mg di amlodipina (come besilato) PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/10 mg compresse

Ogni compressa contiene 8 mg di perindopril tert-butilamina, 2,5 mg di indapamide e 10 mg di amlodipina (come besilato) Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.

 

03.0 Forma farmaceutica

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Compressa.

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 4 mg/1,25 mg/5 mg compresse:

compresse di colore bianco o quasi bianco, rotonde, leggermente biconvesse con bordi smussati e diametro 7 mm PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 4 mg/1,25 mg/10 mg compresse:

compresse di colore bianco o quasi bianco, ovali, biconvesse con linea di incisione su un lato e lunghezza 12 mm. La linea d’incisione sulla compressa serve per agevolarne la rottura al fine d’ingerire la compressa piĂ¹ facilmente e non per dividerla in dosi uguali.

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/5 mg compresse:

compresse di colore bianco o quasi bianco, rotonde, biconvesse con bordi smussati e diametro 9 mm. PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/10 mg compresse: compresse di colore bianco o quasi bianco, rotonde, biconvesse con linea di incisione su un lato con bordi smussati e diametro 9 mm. La linea d’incisione sulla compressa serve per agevolarne la rottura al fine d’ingerire la compressa piĂ¹ facilmente e non per dividerla in dosi uguali.

 

04.0 INFORMAZIONI CLINICHE

04.1 Indicazioni terapeutiche

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PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC è indicato come terapia di sostituzione per il trattamento dell’ipertensione essenziale in pazienti già controllati con perindopril, indapamide ed amlodipina, assunti simultaneamente come associazione perindopril/indapamide e singolo componente amlodipina alla stessa dose della combinazione.

 

04.2 Posologia e modo di somministrazione

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Posologia

Una compressa al giorno come dose singola, preferibilmente da assumere al mattino e comunque prima di un pasto. La dose massima raccomandata di PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC è 8 mg/2,5 mg/10 mg al giorno.

L’associazione a dosi fisse non è idonea per la terapia iniziale.

Se è richiesta una modifica della posologia, deve essere fatta una titolazione dei singoli componenti.

Compromissione renale e anziani (vedere paragrafi 4.4 e 5.2) L’eliminazione del perindoprilato diminuisce negli anziani e nei pazienti con insufficienza renale.

Per questo motivo, il controllo medico periodico dovrà prevedere un monitoraggio frequente della creatinina e del potassio. Nei pazienti con compromissione renale grave (clearance della creatinina < 30 ml/min), il trattamento con PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC è controindicato.

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/5 mg compresse PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/10 mg compresse I dosaggi da 8 mg/2,5 mg/5 mg e 8 mg/2,5 mg/10 mg sono controindicati in caso di compromissione renale grave e moderata (clearance della creatinina < 60 ml/min).

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC puĂ² essere somministrato a pazienti con compromissione renale lieve (clearance della creatinina ≥60 ml/min). In questi pazienti, è raccomandata una titolazione dei singoli componenti.

Modifiche nelle concentrazioni plasmatiche di amlodipina non sono correlate al grado di compromissione renale.

Amlodipina non è dializzabile.

Compromissione epatica (vedere paragrafi 4.4 e 5.2) In caso di grave compromissione epatica, il trattamento è controindicato.

Non è stato stabilito un regime posologico per pazienti con compromissione epatica da lieve a moderata. Pertanto, PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC deve essere somministrato con cautela.

Popolazione pediatrica

La sicurezza e l’efficacia di PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC nei bambini e negli adolescenti non sono state stabilite.

Non ci sono dati disponibili.

Modo di somministrazione Uso orale.

Da assumere preferibilmente prima dei pasti.

 

04.3 Controindicazioni

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IpersensibilitĂ  a perindopril o ad altri ACE inibitori, a indapamide o ad altre sulfonamidi, ad amlodipina o ai derivati delle diidropiridine, e ad uno qualsiasi degli eccipienti elencati al paragrafo 6.1 Anamnesi di angioedema correlato a precedente terapia con ACE inibitori

Angioedema ereditario o idiopatico

Ipotensione grave

Shock (incluso shock cardiogeno)

Ostruzione del tratto di efflusso del ventricolo sinistro (es. stenosi aortica di grado elevato) Insufficienza cardiaca con instabilitĂ  emodinamica dopo infarto acuto del miocardio

Compromissione renale grave (clearance della creatinina inferiore a 30 ml/min)

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/5 mg compresse PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/10 mg compresse I dosaggi da 8 mg/2,5 mg/5 mg e 8 mg/2,5 mg/10 mg sono controindicati in caso di compromissione renale grave e moderata (clearance della creatinina < 60 ml/min).

Encefalopatia epatica

Compromissione epatica grave

Ipokaliemia

Come regola generale, questo medicinale è sconsigliato in combinazione con agenti non antiaritmici poichĂ© causa torsioni di punta (vedere paragrafo 4.5) Secondo e terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.4 e 4.6) Allattamento (vedere paragrafo 4.6) Uso concomitante di PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC con medicinali contenenti aliskiren è controindicato nei pazienti affetti da diabete mellito o con compromissione renale (GFR <60 ml/min/1,73 m²) (vedere paragrafi 4.5 e 5.1) Uso concomitante di sacubitril/valsartan. PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC non deve essere cominciato prima che siano trascorse 36 ore dall’assunzione dell’ultima dose di sacubitril/valsartan (vedere anche paragrafi 4.4 e 4.5) Trattamenti extracorporei che causano il contatto del sangue con superfici caricate negativamente (vedere paragrafo 4.5) Importante stenosi bilaterale dell’arteria renale o stenosi dell’arteria in caso di un unico rene funzionante (vedere paragrafo 4.4) A causa della mancanza di sufficiente esperienza terapeutica, le compresse di PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC non devono essere usate in: Pazienti in dialisi

Pazienti con insufficienza cardiaca scompensata non trattata

 

04.4 Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso

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Neutropenia/agranulocitosi/trombocitopenia/anemia

In pazienti trattati con ACE inibitori sono stati riscontrati casi di neutropenia/agranulocitosi,trombocitopenia e anemia. Nei pazienti con funzione renale normale e in assenza di altri fattori di complicazione, raramente compare neutropenia. Il perindopril deve essere somministrato con estrema cautela a pazienti con malattia vascolare del collageno, trattati con agenti immunosoppressori, con allopurinolo o procainamide, o che presentino una combinazione di questi fattori di complicazione, specialmente in presenza di antecedente compromissione renale. Alcuni di questi pazienti hanno sviluppato infezioni gravi, che in pochi casi non hanno risposto a una terapia antibiotica intensiva. Se questi pazienti vengono trattati con perindopril, si raccomanda di eseguire un controllo periodico della conta dei globuli bianchi e di invitarli a segnalare qualunque episodio di infezione (es. mal di gola, febbre) (vedere paragrafi 4.5 e 4.8).

IpersensibilitĂ /angioedema

Un angioedema al volto, alle estremitĂ , alle labbra, alla lingua, alla glottide e/o alla laringe è stato raramente segnalato in pazienti trattati con inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, perindopril incluso. CiĂ² puĂ² verificarsi in qualunque momento durante la terapia. In questi casi il trattamento con perindopril deve essere immediatamente sospeso e deve essere intrapreso un controllo appropriato per assicurare la completa risoluzione dei sintomi prima della dimissione del paziente. Nel caso di edema limitato al volto e alle labbra, la reazione si è generalmente risolta senza trattamento, sebbene gli antistaminici siano stati utili nell’alleviare i sintomi.

Un angioedema associato ad un edema laringeo puĂ² essere fatale. Nel caso in cui ci sia il coinvolgimento della lingua, della glottide o della laringe che possano provocare l’ostruzione delle vie aeree, deve essere somministrata prontamente una terapia appropriata, che puĂ² includere una soluzione di epinefrina sottocutanea a 1:1000 (da 0,3 ml a 0,5 ml) e/o misure per il mantenimento della pervietĂ  delle vie aeree.

Nei pazienti di etnia nera trattati con ACE inibitori è stata riportata una maggiore incidenza di angioedema rispetto ai pazienti di altre etnie.

Pazienti con anamnesi di angioedema non correlato al trattamento con ACE inibitore possono presentare un rischio maggiore di comparsa di angioedema quando trattati con un ACE inibitore (vedere paragrafo 4.3).

Ăˆ stato riportato raramente angioedema intestinale in pazienti trattati con ACE inibitori. Questi pazienti presentavano dolore addominale (con o senza nausea o vomito); in alcuni casi non vi era una precedente anamnesi di angioedema del viso e i livelli di C-1 esterasi erano normali. L’angioedema è stato diagnosticato tramite procedure che includevano TAC addominale o ultrasuoni o con la chirurgia e i sintomi si sono risolti dopo la sospensione dell’ACE inibitore. L’angioedema intestinale deve essere incluso nella diagnosi differenziale dei pazienti in trattamento con ACE inibitori che presentano dolore addominale.

L’uso concomitante degli ACE-inibitori con sacubitril/valsartan è controindicato a causa dell’aumentato rischio di angioedema. Il trattamento con sacubitril/valsartan non deve essere iniziato prima che siano trascorse almeno 36 ore dall’assunzione dell’ultima dose di perindopril. Il trattamento con perindopril non deve essere iniziato prima che siano trascorse almeno 36 ore dall’ultima dose di sacubitril/valsartan (vedere paragrafi 4.3 e 4.5).

L’uso concomitante di ACE inibitori con racecadotril, inibitori mTOR (ad es. sirolimus, everolimus, temsirolimus) e vildagliptin puĂ² determinare un aumento del rischio di angioedema (rigonfiamento delle vie aeree o della lingua, associato o meno a difficoltĂ  respiratorie) (vedere paragrafo 4.5). Occorre cautela nell’iniziare la terapia con racecadotril, inibitori di mTOR (come sirolimus, everolimus, temsirolimus) e vildagliptin in un paziente che sta giĂ  assumendo un ACE-inibitore.

Reazioni anafilattoidi durante trattamento di desensibilizzazione

In pazienti in terapia con ACE inibitori, sottoposti a un trattamento desensibilizzante per punture di imenotteri (api, vespe) sono stati riportati casi isolati di reazioni anafilattoidi severe e a rischio di vita per il soggetto. Gli ACE inibitori devono essere impiegati con cautela in pazienti allergici desensibilizzati ed evitati in quelli che si stanno sottoponendo a immunoterapia. Tuttavia, tali reazioni possono essere prevenute sospendendo temporaneamente l’ACE inibitore almeno 24 ore prima di intraprendere il trattamento di desensibilizzazione, in quei pazienti che necessitano sia del trattamento con ACE inibitori che del trattamento di desensibilizzazione.

Reazioni anafilattoidi durante aferesi delle LDL

Raramente, in pazienti trattati con ACE inibitori sottoposti ad aferesi delle lipoproteine a bassa densità (LDL) con destran solfato sono stati riportati casi di reazioni anafilattoidi a rischio di vita per il soggetto. Queste reazioni sono state evitate sospendendo temporaneamente il trattamento con l’ACE inibitore prima di ogni aferesi.

Pazienti in emodialisi

In pazienti in dialisi con membrane ad alto flusso (ad es. AN 69®) e in terapia concomitante con ACE inibitore sono state segnalate reazioni anafilattoidi. Per questi pazienti deve essere preso in considerazione l’impiego di un tipo diverso di membrane per dialisi o di una classe diversa di agenti antipertensivi.

Aldosteronismo primario

I pazienti con iperaldosteronismo primario generalmente non rispondono alla terapia con farmaci antipertensivi che agiscono per inibizione del sistema renina-angiotensina. Pertanto, l’uso di questo farmaco non è raccomandato.

Diuretici risparmiatori di potassio, sali di potassio o sostituti del sale contenenti potassio L’associazione di perindopril con diuretici risparmiatori di potassio, sali di potassio è generalmente sconsigliata (vedere paragrafo 4.5).

Encefalopatia epatica

Indapamide: quando è compromessa la funzionalitĂ  epatica, i diuretici tiazidici e affini possono provocare un’encefalopatia epatica. In questi casi, la somministrazione del diuretico deve essere immediatamente sospesa.

FotosensibilitĂ 

Sono stati riportati casi di reazioni di fotosensibilità con tiazidici e diuretici affini (vedere paragrafo 4.8). Se la reazione di fotosensibilità compare durante il trattamento, se ne raccomanda l’interruzione. In caso sia comunque necessaria la risomministrazione del diuretico si raccomanda di proteggere le aree esposte al sole o ai raggi artificiali UVA.

Gravidanza

La terapia con ACE inibitori non deve essere iniziata durante la gravidanza. A meno che il proseguimento della terapia con un ACE inibitore non sia considerato essenziale, per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE inibitori deve essere interrotto immediatamente e, se appropriato, deve essere iniziata una terapia alternativa (vedere paragrafi 4.3 e 4.6).

Compromissione renale

In caso di compromissione renale grave (clearance della creatinina < 30 ml/min), il trattamento è controindicato.

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DO 8 mg/2,5 mg/5 mg compresse PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/10 mg compresse I dosaggi da 8 mg/2,5 mg/5 mg e 8 mg/2,5 mg/10 mg sono controindicati in caso di compromissione renale grave e moderata (clearance della creatinina < 60 ml/min).

In alcuni pazienti ipertesi senza lesione renale apparente preesistente e per i quali gli esami del sangue dei reni hanno mostrato una insufficienza renale funzionale, il trattamento deve essere sospeso ed eventualmente ripreso a posologia ridotta oppure con uno solo dei componenti.

La pratica corrente deve prevedere per questi pazienti un monitoraggio frequente del potassio e della creatinina, dopo due settimane di trattamento e successivamente ogni due mesi in periodo di stabilitĂ  terapeutica. Ăˆ stata riscontrata insufficienza renale principalmente nei pazienti con grave insufficienza cardiaca o sottostante insufficienza renale, compresa la stenosi dell’arteria renale.

Il farmaco è generalmente sconsigliato in caso di stenosi bilaterale dell’arteria renale o di un unico rene funzionante.

I diuretici tiazidici e affini sono pienamente efficaci solo quando la funzione renale è normale o solo lievemente compromessa (livelli di creatinina piĂ¹ bassi di circa 25 mg/l, ad es. 220 µmol/l nell’adulto).

Negli anziani il valore dei livelli plasmatici di creatinina deve essere aggiustato in relazione all’età, al peso e al sesso dei pazienti, secondo la formula di Cockroft:

clcr = (140 – etĂ ) x peso corporeo / 0.814 x livello di creatinina plasmatica
con: EtĂ  espressa in anni peso corporeo in kg
livello di creatinina plasmatica in micromol/l

Questa formula è riferita ad un paziente anziano di sesso maschile e deve essere adattata alle donne moltiplicando il risultato per 0.85.

L’ipovolemia, secondaria alla perdita di acqua e sodio causata dai diuretici all’inizio del trattamento, causa una riduzione della filtrazione glomerulare. CiĂ² puĂ² risultare in un aumento dell’urea plasmatica e dei livelli di creatinina. Questa insufficienza renale funzionale transitoria è senza conseguenze avverse nei pazienti con funzione renale normale ma puĂ² comunque peggiorare una compromissione renale preesistente.

La pratica corrente deve prevedere per questi pazienti un monitoraggio frequente del potassio e della creatinina, dopo due settimane di trattamento e successivamente ogni due mesi in periodo di stabilitĂ  terapeutica.

Ipotensione e deplezione idroelettrolitica

Esiste il rischio di improvvisa ipotensione in presenza di una preesistente deplezione di sodio (in particolare in pazienti la cui pressione sanguigna era inizialmente bassa, in casi di stenosi arteriosa renale, insufficienza cardiaca congestizia o cirrosi con edema e ascite). Il blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone puĂ² quindi causare, in particolare al momento della prima somministrazione e durante le prime due settimane di trattamento, un’improvvisa caduta della pressione sanguigna e/o un aumento dei livelli plasmatici di creatinina, mostrando un’insufficienza renale funzionale. Occasionalmente questa puĂ² essere ad insorgenza acuta, benchĂ© raramente, e dopo un intervallo di tempo variabile.

Pertanto i segni clinici di deplezione idroelettrolitica, che possono sopraggiungere in occasione di un episodio intercorrente di diarrea o di vomito, devono essere sistematicamente ricercati. Deve essere effettuato un controllo regolare degli elettroliti plasmatici di questi pazienti.

Una marcata ipotensione puĂ² richiedere l’esecuzione di una infusione endovenosa di soluzione salina isotonica.

Una ipotensione transitoria non costituisce controindicazione al proseguimento del trattamento. Una volta ristabilita una soddisfacente volemia e pressione arteriosa, è possibile riprendere il trattamento a dose ridotta oppure con uno solo dei componenti.

Duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS)

Esiste l’evidenza che l’uso concomitante di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren aumenta il rischio di ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalitĂ  renale (inclusa l’insufficienza renale acuta). Il duplice blocco del RAAS attraverso l’uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren non è pertanto raccomandato (vedere paragrafi 4.5 e 5.1).

Se la terapia del duplice blocco è considerata assolutamente necessaria, ciĂ² deve avvenire solo sotto la supervisione di uno specialista e con uno stretto e frequente monitoraggio della funzionalitĂ  renale, degli elettroliti e della pressione sanguigna. Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.

Ipertensione renovascolare

Il trattamento dell’ipertensione renovascolare è la rivascolarizzazione.

Tuttavia, gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina possono risultare utili per quei pazienti affetti da un’ipertensione renovascolare in attesa di un intervento chirurgico correttivo o quando esso non è possibile. Nei pazienti con stenosi bilaterale dell’arteria renale o stenosi dell’arteria in caso di un unico rene funzionante in trattamento con ACE inibitori, vi è un aumentato rischio di ipotensione e insufficienza renale (vedere paragrafo 4.3). Il trattamento con diuretici puĂ² essere un fattore contribuente. In pazienti con stenosi unilaterale dell’arteria renale, in caso di modifiche anche lievi dei livelli di creatinina sierica, puĂ² verificarsi una perdita della funzionalitĂ  renale.

Se PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC è prescritto a pazienti con stenosi dell’arteria renale accertata o sospetta, il trattamento deve essere iniziato in ambiente ospedaliero, a bassa dose e sotto stretto controllo della funzionalitĂ  renale e dei livelli di potassio, poichĂ© alcuni pazienti hanno sviluppato un’insufficienza renale funzionale, rivelatasi reversibile con l’interruzione del trattamento.

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/5 mg compresse PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC 8 mg/2,5 mg/10 mg compresse I dosaggi da 8 mg/2,5 mg/5 mg e 8 mg/2,5 mg/10 mg non sono adatti a pazienti con stenosi dell’arteria renale accertata o sospetta perché il trattamento deve essere iniziato in ambiente ospedaliero a dosi inferiori di 8 mg/2.5 mg/5 mg o 8 mg/2.5 mg/10 mg.

Aterosclerosi

Il rischio di ipotensione è presente in tutti i pazienti, ma si dovrà essere particolarmente prudenti in quei pazienti affetti da cardiopatia ischemica o insufficienza circolatoria cerebrale, iniziando il trattamento ad un dosaggio ridotto.

Insufficienza cardiaca

I pazienti con insufficienza cardiaca devono essere trattati con cautela.

Il trattamento con beta-bloccanti nei pazienti ipertesi con insufficienza coronarica non deve essere interrotto: l’ACE inibitore deve essere aggiunto al beta-bloccante.

In uno studio clinico a lungo termine, controllato con placebo, in pazienti con insufficienza cardiaca grave (classe NYHA III e IV) l’incidenza di edema polmonare è stata piĂ¹ elevata nel gruppo trattato con amlodipina rispetto al gruppo placebo (vedere paragrafo 5.1). I bloccanti dei canali del calcio, inclusa amlodipina, devono essere usati con cautela nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, poichĂ© possono far aumentare il rischio di futuri eventi cardiovascolari e di mortalitĂ .

Stenosi della valvola aortica o mitrale / cardiomiopatia ipertrofica

Gli ACE inibitori devono essere utilizzati con cautela in pazienti con ostruzione del tratto d’efflusso del ventricolo sinistro.

Pazienti diabetici

Nei pazienti con diabete mellito insulino-dipendente (tendenza spontanea ad avere elevati livelli di potassio), il trattamento deve essere iniziato sotto supervisione medica con una dose iniziale ridotta.

Nei pazienti diabetici precedentemente trattati con farmaci antidiabetici orali o insulina, i livelli di glicemia devono essere attentamente controllati, in particolare durante il primo mese di terapia con un ACE inibitore.

Tosse

A seguito della somministrazione degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina è stata riportata la comparsa di tosse secca, le cui caratteristiche sono la persistenza e la scomparsa dopo l’interruzione del trattamento. In presenza di questo sintomo si deve considerare una possibile eziologia iatrogena. Nel caso in cui la prescrizione di un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina sia tuttavia preferita, si puĂ² considerare di continuare il trattamento.

Intervento chirurgico/anestesia

In caso di anestesia, ed a maggior ragione se l’anestesia è effettuata con agenti a potenziale ipotensivo, gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina possono provocare ipotensione.

L’interruzione del trattamento, se possibile, è quindi raccomandata un giorno prima dell’intervento chirurgico per gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina a lunga durata d’azione, come perindopril.

Compromissione epatica

In rari casi, gli ACE inibitori sono stati associati ad una sindrome che inizia con ittero colestatico e progredisce verso una necrosi epatica fulminante e (talora) verso la morte. Il meccanismo di tale sindrome non è noto. Pazienti in trattamento con ACE inibitori che sviluppano ittero o un marcato incremento degli enzimi epatici devono interrompere l’assunzione dell’ACE inibitore ed essere sottoposti ad adeguato controllo medico (vedere paragrafo 4.8).

Quando è compromessa la funzionalitĂ  epatica, i diuretici tiazidici e affini possono provocare un’encefalopatia epatica. In questi casi, la somministrazione del diuretico deve essere immediatamente sospesa. L’emivita plasmatica di amlodipina è prolungata e i valori dell’AUC sono maggiori in pazienti con funzionalitĂ  epatica compromessa; per questi pazienti non sono state definite raccomandazioni posologiche. Amlodipina dovrebbe quindi essere inizialmente assunta al dosaggio piĂ¹ basso ed usata con cautela sia all’inizio del trattamento che all’aumentare del dosaggio. Nei pazienti con compromissione epatica grave puĂ² essere richiesto un graduale aggiustamento del dosaggio e un attento monitoraggio.

Bilancio idroelettrolitico

Livelli di sodio

I livelli di sodio devono essere testati prima di iniziare il trattamento, poi ad intervalli regolari. Tutti i trattamenti con diuretici possono causare una riduzione dei livelli di sodio, che possono avere serie conseguenze. La riduzione dei livelli di sodio puĂ² essere inizialmente asintomatica e perciĂ² è essenziale un controllo regolare. Il controllo deve essere piĂ¹ frequente nei pazienti anziani e cirrotici (vedere paragrafi 4.8 e 4.9). L’iponatriemia con ipovolemia puĂ² essere responsabile di disidratazione e ipotensione ortostatica. La perdita concomitante di ioni cloruro puĂ² portare ad alcalosi metabolica secondaria compensatoria: l’incidenza e la gravitĂ  di questo effetto sono lievi.

Livelli di potassio

L’associazione di indapamide con perindopril non esclude la comparsa di una iniziale ipokaliemia, soprattutto nei pazienti diabetici o con insufficienza renale. Come per ogni altro antipertensivo in associazione con un diuretico, deve essere effettuato un controllo regolare del potassio plasmatico.

Iperkaliemia

Gli ACE inibitori possono causare iperkaliemia poichĂ© inibiscono il rilascio di aldosterone. L’effetto è di solito non significativo nei pazienti con una funzione renale nella norma. I fattori di rischio per l’insorgenza di iperkaliemia includono insufficienza renale, peggioramento della funzionalitĂ  renale, etĂ  (> 70 anni), diabete mellito, ipoaldosteronismo, eventi concomitanti, in particolare disidratazione, scompenso cardiaco acuto, acidosi metabolica e uso concomitante di diuretici risparmiatori di potassio (ad es., spironolattone, eplerenone, triamterene o amiloride), integratori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio; sono inoltre a rischio piĂ¹ elevato i pazienti che assumono altri farmaci associati ad un incremento del potassio sierico (es. eparina, trimetoprim o co-trimossazolo noto anche come trimetoprim/sulfametossazolo e in particolare antagonisti dell’aldosterone o bloccanti del recettore dell’angiotensina, acido acetilsalicilico ≥ 3 g/die, inibitori COX-2 e farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) non selettivi, immunosoppressori come ciclosporina o tacrolimus). L’uso di integratori di potassio, diuretici risparmiatori di potassio, o sostituti del sale contenenti potassio, in particolare nei pazienti con funzione renale compromessa, puĂ² portare ad un aumento significativo del potassio sierico. L’iperkaliemia puĂ² causare serie e talvolta fatali aritmie. Se si ritiene opportuno l’uso concomitante degli agenti sopra menzionati, essi devono essere utilizzati con cautela e deve essere effettuato un frequente monitoraggio del potassio sierico. Diuretici risparmiatori di potassio e bloccanti del recettore dell’angiotensina devono essere utilizzati con cautela nei pazienti che ricevono ACE inibitori, e deve essere effettuato un frequente monitoraggio del potassio sierico e della funzione renale (vedere paragrafo 4.5) Ipokaliemia

La deplezione potassica con ipokaliemia rappresenta il rischio maggiore dei diuretici tiazidici e affini. Il rischio di insorgenza della riduzione dei livelli di potassio (< 3,4 mmol/l) deve essere prevenuto in alcune popolazioni ad alto rischio quali soggetti anziani e/o denutriti, politrattati o meno, pazienti cirrotici con edema e ascite, pazienti coronaropatici e pazienti con insufficienza cardiaca. In questi casi, l’ipokaliemia aumenta la tossicitĂ  cardiaca dei glicosidi cardiaci ed il rischio di disturbi del ritmo cardiaco.

Anche i soggetti con intervallo QT lungo, di origine sia congenita che iatrogena, sono a rischio. L’ipokaliemia, come pure la bradicardia, agisce come fattore predisponente alla comparsa di gravi disturbi del ritmo cardiaco, soprattutto di torsioni di punta, che possono essere fatali.

In tutti questi casi, è necessario un controllo piĂ¹ frequente dei livelli di potassio. Il primo controllo dei livelli di potassio plasmatico deve essere effettuato nel corso della prima settimana di trattamento.

Se si rilevano bassi livelli di potassio, si richiede la loro correzione.

Livelli di calcio

I diuretici tiazidici e affini possono ridurre l’escrezione urinaria di calcio e provocare un aumento leggero e transitorio dei livelli di calcio plasmatici. Un aumento marcato dei livelli di calcio puĂ² essere correlato ad un iperparatiroidismo non diagnosticato. In questi casi, il trattamento deve essere interrotto prima di esaminare la funzione paratiroidea.

Acido urico

Nei pazienti iperuricemici, puĂ² aumentare la tendenza ad attacchi di gotta.

Litio

L’uso concomitante di litio è generalmente non raccomandato (vedere paragrafo 4.5).

Atleti

Gli atleti devono prestare attenzione alla presenza in questo prodotto di una sostanza attiva (indapamide) che puĂ² determinare positivitĂ  ai test antidoping.

Effusione coroidale, miopia acuta e glaucoma acuto secondario ad angolo chiuso

I farmaci sulfamidici o derivati sulfamidici possono causare una reazione idiosincrasica che determina effusione coroidale con difetti del campo visivo, miopia transitoria e glaucoma acuto ad angolo chiuso. I sintomi comprendono insorgenza acuta di diminuita acuitĂ  visiva o dolore oculare e in genere si manifestano da poche ore a settimane dall’inizio della somministrazione del farmaco. Il glaucoma acuto ad angolo chiuso non trattato puĂ² portare a una perdita della vista permanente. Il trattamento primario consiste nel sospendere la somministrazione del farmaco il prima possibile. Se la pressione intraoculare rimane incontrollata puĂ² essere necessario considerare un tempestivo trattamento medico o chirurgico. Un’anamnesi di allergia alle sulfonamidi o alle penicilline puĂ² considerarsi fattore di rischio per lo sviluppo del glaucoma acuto ad angolo chiuso.

Differenze etniche

Al pari di altri inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina, perindopril è apparentemente meno efficace nel ridurre la pressione arteriosa in pazienti di etnia nera rispetto ai pazienti di altre etnie, probabilmente a causa di una maggiore prevalenza di ridotte concentrazioni di renina nella popolazione ipertesa di etnia nera.

Anziani

Prima dell’inizio del trattamento devono essere controllate la funzionalitĂ  renale e i livelli di potassio.

La dose iniziale deve essere pertanto adattata in funzione della risposta pressoria, in particolare in caso di deplezione idroelettrolitica, per evitare la comparsa di improvvisa ipotensione e l’aumento del dosaggio deve avvenire con cautela (vedere paragrafo 5.2).

Popolazione pediatrica

L’efficacia e la tollerabilità di PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC nei bambini e negli adolescenti non sono state stabilite.

Sodio

Questo medicinale contiene meno di 1 mmol (23 mg) di sodio per compressa, cioè essenzialmente "senza sodio".

 

04.5 Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione

Indice

I dati degli studi clinici hanno dimostrato che il duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) attraverso l’uso combinato di ACE-inibitori, antagonisti del recettore dell’angiotensina II o aliskiren, è associato ad una maggiore frequenza di eventi avversi quali ipotensione, iperpotassiemia e riduzione della funzionalitĂ  renale (inclusa l’insufficienza renale acuta) rispetto all’uso di un singolo agente attivo sul sistema RAAS (vedere paragrafi 4.3, 4.4 e 5.1).

Farmaci che inducono iperkaliemia

Alcuni farmaci o classi terapeutiche possono aumentare l’incidenza di iperkaliemia: aliskiren, sali di potassio, diuretici risparmiatori di potassio, ACE inibitori, antagonisti dei recettori dell’angiotensina II, FANS, eparine, agenti immunosoppressori come ciclosporina o tacrolimus, trimetoprim. L’associazione di questi farmaci aumenta il rischio di iperkaliemia.

Associazioni controindicate Aliskiren

In pazienti diabetici o con compromissione renale, puĂ² portare ad un aumento del rischio di iperkaliemia, di un peggioramento della funzionalitĂ  renale e un aumento della morbilitĂ  e mortalitĂ  cardiovascolare.

Trattamenti extracorporei

I trattamenti extracorporei che causano il contatto del sangue con superfici caricate negativamente come la dialisi o l’emofiltrazione con alcuni tipi di membrana ad alto flusso (ad es. membrane poliacrilonitriliche) e l’aferesi delle lipoproteine a bassa densitĂ  con destrano solfato, a causa dell’aumentato rischio di reazioni anafilattoidi gravi (vedere paragrafo 4.3). Se tali trattamenti sono necessari, deve essere considerato l’utilizzo di un diverso tipo di membrana dialitica o una diversa classe di farmaci antipertensivi.

Sacubitril/valsartan

L’uso concomitante degli ACE-inibitori e di sacubitril/valsartan è controindicato in considerazione dell’aumento del rischio di angioedema (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Associazioni non raccomandate

Aliskiren

In pazienti diversi dai diabetici o con compromissione renale, puĂ² portare ad un aumento del rischio di iperkaliemia, di peggioramento della funzionalitĂ  renale e un aumento della morbilitĂ  e della mortalitĂ  cardiovascolare (vedere paragrafo 4.4).

Terapia concomitante con ACE inibitore e bloccante dei recettori dell’angiotensina

Ăˆ stato riportato in letteratura che in pazienti con malattia aterosclerotica conclamata, insufficienza cardiaca o diabete con danno d’organo terminale, la terapia concomitante con un ACE inibitore e un bloccante del recettore dell’angiotensina è associata ad una piĂ¹ elevata frequenza di ipotensione, sincope, iperkaliemia e peggioramento della funzionalitĂ  renale (inclusa insufficienza renale acuta) in confronto all’uso di un singolo agente del sistema renina-angiotensina-aldosterone. Il doppio blocco (ad es. associando un ACE inibitore con un antagonista del recettore dell’angiotensina II) deve essere limitato a casi definiti singolarmente con stretto monitoraggio della funzionalitĂ  renale, livelli di potassio e pressione sanguigna (vedere paragrafo 4.4).

Estramustina

Rischio di un aumento degli effetti avversi come edema angioneurotico (angioedema).

Litio

Durante la somministrazione concomitante di litio con ACE inibitori sono stati riportati aumenti reversibili delle concentrazioni di litio nel siero e tossicitĂ . L’uso concomitante di diuretici tiazidici puĂ² innalzare ulteriormente i livelli di litio e aumentare il rischio di tossicitĂ  da litio con ACE inibitori. L’associazione di perindopril e indapamide con litio non è raccomandata, ma qualora si rendesse necessaria tale associazione, deve essere effettuato un controllo rigoroso dei livelli di litio nel siero (vedere paragrafo 4.4).

Diuretici risparmiatori di potassio, integratori di potassio o sostituti del sale contenenti potassio Sebbene il potassio sierico si mantenga generalmente nei limiti della norma, in alcuni pazienti trattati con perindopril si puĂ² sviluppare iperkaliemia. I diuretici risparmiatori del potassio (ed es. spironolattone, triamterene o amiloride), gli integratori di potassio o i sostituti del sale contenenti potassio possono determinare aumenti significativi del potassio sierico. Occorre esercitare la debita cautela anche nel somministrare perindopril in concomitanza con altri agenti che aumentano il potassio sierico, come trimetoprim e cotrimossazolo (trimetoprim/sulfametossazolo), in quanto è noto che trimetoprim agisce da diuretico risparmiatore del potassio come l’amiloride.

L’associazione di perindopril con i farmaci sopra citati non è pertanto raccomandata (vedere paragrafo 4.4). Se l’uso concomitante è ritenuto appropriato a causa di una ipokaliemia accertata, devono essere impiegati con cautela eseguendo un frequente monitoraggio del potassio sierico e mediante ECG.

Co-trimossazolo (trimetoprim/sulfametossazolo)

I pazienti che assumono co-trimossazolo (trimetoprim/sulfametossazolo) come terapia concomitante, possono presentare un aumento del rischio di iperkaliemia (vedere paragrafo 4.4).

Associazioni che necessitano di particolari precauzioni

Baclofene

Potenziamento dell’effetto antipertensivo. Controllo della pressione arteriosa e della funzionalitĂ  renale, adattamento della dose dell’antipertensivo, se necessario.

Farmaci antiinfiammatori non steroidei (compreso l’acido acetilsalicilico a dosi elevate)

Quando gli ACE inibitori vengono somministrati contemporaneamente a farmaci antiinfiammatori non steroidei (ad es. l’acido acetilsalicilico a regimi di dosaggio antiinfiammatorio, inibitori delle COX-2 e FANS non selettivi), puĂ² verificarsi un’attenuazione dell’effetto antipertensivo. L’uso concomitante di ACE inibitori e di FANS puĂ² portare ad un aumento del rischio di peggioramento della funzionalitĂ  renale, compresa una possibile insufficienza renale acuta, e ad un aumento del potassio sierico, in particolare nei pazienti con preesistente bassa funzionalitĂ  renale. Tale combinazione deve essere somministrata con cautela, in particolare nei pazienti anziani. I pazienti devono essere adeguatamente idratati e deve essere preso in considerazione il monitoraggio della funzionalitĂ  renale dopo l’inizio della terapia concomitante e, in seguito, periodicamente.

Antidiabetici (insulina, ipoglicemizzanti sulfonamidici)

Studi epidemiologici hanno suggerito che la somministrazione concomitante di ACE inibitori e farmaci antidiabetici (insuline, agenti ipoglicemizzanti orali) possono causare un aumento dell’effetto di abbassamento del glucosio ematico con rischio di ipoglicemia. Questo fenomeno sembra verificarsi maggiormente durante le prime settimane del trattamento in associazione e in pazienti con compromissione renale.

Farmaci che inducono torsione di punta

Per il rischio di ipokaliemia, l’indapamide deve essere somministrata con cautela in associazione a farmaci che inducono torsioni di punta come: antiaritmici di classe IA (chinidina, idrochinidina, disopiramide); antiaritmici di classe III (amiodarone, dofetilide, ibutilide, bretilio, sotalolo); alcuni neurolettici (clorpromazina, ciamemazina, levomepromazina, tioridazina, trifluoperazina), benzamidi (amisulpride, sulpiride, sultopride, tiapride), butirrofenoni (droperidolo, aloperidolo), altri neurolettici (pimozide); altre sostanze quali bepridil, cisapride, difemanile, eritromicina ev, alofantrina, mizolastina, moxifloxacina, pentamidina, sparfloxacina, vincamina ev, metadone, astemizolo, terfenadina. Prevenzione dell’abbassamento dei livelli di potassio e correzione, se necessario: controllo dell’intervallo QT.

Medicinali che riducono i livelli di potassio (amfotericina B (via endovenosa), glucocorticoidi e mineralcorticoidi (via sistemica), tetracosactide, lassativi stimolanti) Aumento del rischio di riduzione dei livelli di potassio (effetto additivo). Controllo dei livelli di potassio e correzione, se necessario; si richiede particolare attenzione nei casi trattati con glicosidi cardioattivi. Utilizzare lassativi non stimolanti.

Glicosidi cardioattivi

La riduzione dei livelli di potassio favorisce gli effetti tossici dei glicosidi cardioattivi. Controllo dei livelli di potassio e dell’ECG e, se necessario, riconsiderare il trattamento.

Metformina

Acidosi lattica dovuta alla metformina causata da una eventuale insufficienza renale funzionale legata ai diuretici e piĂ¹ specificamente ai diuretici dell’ansa. Non utilizzare la metformina se i livelli di creatinina plasmatica superano 15 mg/l (135 µmol/l) negli uomini e 12 mg/l (110 µmol/l) nelle donne.

Mezzi di contrasto iodati

In caso di disidratazione provocata dai diuretici, esiste un aumento del rischio di insufficienza renale acuta, in particolare quando sono utilizzate alte dosi di mezzi di contrasto iodati. Deve essere eseguita una reidratazione prima della somministrazione del mezzo iodato.

Calcio (sali di)

Rischio di un aumento dei livelli di calcio dovuto alla ridotta eliminazione del calcio per via urinaria.

Ciclosporina

Durante l’uso concomitante di ACE-inibitori e ciclosporina si puĂ² manifestare iperkaliemia. Si raccomanda il monitoraggio del potassio sierico.

Esiste il rischio di un aumento dei livelli di creatinina a causa di indapamide senza modifiche nei livelli circolanti di ciclosporina, anche quando non c’è deplezione idrosalina.

Non sono stati condotti studi di interazione farmacologica con ciclosporina e amlodipina in volontari sani o in altre popolazioni ad eccezione dei pazienti che hanno subito un trapianto renale, nei quali è stato osservato un aumento variabile della concentrazione di valle di ciclosporina (in media 0% – 40%). Ăˆ necessario prendere in considerazione il monitoraggio dei livelli di ciclosporina nei pazienti sottoposti a trapianto renale trattati con amlodipina ed effettuare una riduzione della dose di ciclosporina, se necessario.

Eparina

Durante l’uso concomitante di ACE-inibitori ed eparina si puĂ² manifestare iperkaliemia. Si raccomanda il monitoraggio del potassio sierico.

Diuretici non risparmiatori di potassio

Pazienti che assumono diuretici, e specialmente quelli che presentano deplezione del volume e/o salina, possono presentare una eccessiva riduzione della pressione sanguigna dopo l’inizio della terapia con un ACE inibitore. La possibilitĂ  di effetti ipotensivi puĂ² essere ridotta con l’interruzione del diuretico, con l’aumento del volume o con l’assunzione di sale prima di iniziare la terapia con dosi basse e progressive di perindopril.

Nell’ipertensione arteriosa, quando la terapia diuretica iniziale puĂ² aver causato deplezione di sale/volume, il diuretico deve essere interrotto prima di iniziare l’ACE inibitore, nel qual caso un diuretico non risparmiatore di potassio puĂ² essere successivamente reintrodotto o l’ACE inibitore deve essere iniziato con un basso dosaggio e progressivamente aumentato.

Nell’insufficienza cardiaca congestizia trattata con diuretici, l’ACE inibitore deve essere iniziato con un dosaggio molto basso, possibilmente dopo la riduzione del dosaggio del diuretico non risparmiatore di potassio associato. In tutti i casi, la funzionalità renale (livelli di creatinina) deve essere monitorata durante le prime settimane di terapia con ACE inibitore.

Diuretici risparmiatori di potassio (eplerenone, spironolattone)

Con eplerenone o spironolattone a dosi tra 12,5 mg e 50 mg al giorno e con basse dosi di ACE inibitori: nel trattamento dell’insufficienza cardiaca di classe II-IV (NYHA) con frazione di eiezione <40%, e precedentemente trattata con ACE inibitori e diuretici dell’ansa, rischio di iperkaliemia, potenzialmente letale, specialmente in caso di non osservanza delle raccomandazioni prescrittive di questa associazione.

Prima di iniziare l’associazione, controllare l’assenza di iperkaliemia e compromissione renale. Uno stretto monitoraggio della kaliemia e creatininemia è raccomandato una volta a settimana nel primo mese di trattamento e, successivamente una volta al mese.

Inibitori del CYP3A4

L’uso concomitante di amlodipina con inibitori del CYP3A4 potenti o moderati (inibitori della proteasi, antifungini azolici, macrolidi quali eritromicina o claritromicina, verapamil o diltiazem) puĂ² causare un aumento significativo dell’esposizione all’amlodipina con conseguente aumento del rischio di ipotensione. Il significato clinico di queste variazioni farmacocinetiche puĂ² essere piĂ¹ pronunciato negli anziani. Pertanto, possono essere richiesti un monitoraggio clinico e un aggiustamento del dosaggio.

Claritromicina

Claritromicina è un inibitore del CYP3A4. Vi è un aumento del rischio di ipotensione in pazienti che assumono claritromicina con amlodipina. Si raccomanda uno stretto controllo dei pazienti quando amlodipina è co-somministrata con claritromicina.

Racecadotril

Ăˆ noto che gli ACE inibitori (ad es. perindopril) possono causare angioedema. Questo rischio puĂ² essere aumentato quando usati in concomitanza con racecadotril (un medicinale utilizzato per il trattamento della diarrea acuta).

Inibitori di mTOR (Mechanistic Target of Rapamycin) (ad es. sirolimus, everolimus, temsirolimus) I pazienti che assumono come terapia concomitante inibitori di mTOR possono presentare un aumento del rischio di angioedema (vedere paragrafo 4.4). Gli inibitori di mTOR sono substrati dell’enzima CYP3A. Amlodipina è un debole inibitore di CYP3A. Quando gli inibitori di mTOR sono utilizzati in combinazione con amlodipina, puĂ² aumentare l’esposizione agli inibitori di mTOR.

Induttori CYP3A4

Con la co-somministrazione di noti induttori del CYP3A4, la concentrazione plasmatica di amlodipina puĂ² variare. Per questo motivo, la pressione sanguigna deve essere monitorata e deve essere considerata una regolazione della dose sia durante che dopo il trattamento concomitante in particolare con potenti induttori del CYP3A4 (ad es. rifampicin, Hypericum perforatum).

Succo di pompelmo

La somministrazione di amlodipina con pompelmo o succo di pompelmo non è raccomandata poichè la biodisponibilità potrebbe aumentare in alcuni pazienti e, di conseguenza, potenziare l’effetto antipertensivo.

Dantrolene (infusione)

Negli animali, in seguito a somministrazione di verapamil e dantrolene per via endovenosa sono stati osservati fibrillazione ventricolare letale e collasso cardiovascolare associati a iperkaliemia. A causa del rischio di iperkaliemia, si raccomanda di evitare la somministrazione concomitante di bloccanti dei canali del calcio come amlodipina in pazienti soggetti ad ipertermia maligna e nel trattamento dell’ipertermia maligna.

Tacrolimus

Vi è il rischio di un aumento dei livelli ematici di tacrolimus quando è co-somministrato con amlodipina ma il meccanismo farmacocinetico di questa interazione non è del tutto noto. Al fine di evitare fenomeni di tossicità da tacrolimus, la somministrazione di amlodipina in pazienti trattati con tacrolimus, richiede il monitoraggio dei livelli ematici di tacrolimus e aggiustamenti della dose di tacrolimus quando opportuno.

Simvastatina

La co-somministrazione di dosi multiple di 10 mg di amlodipina con 80 mg di simvastatina ha portato ad un aumento del 77% dell’esposizione alla simvastatina in confronto alla simvastatina in monosomministrazione. Limitare la dose di simvastatina in pazienti trattati con amlodipina a 20 mg al giorno.

In studi di interazione clinica, l’amlodipina non ha influenzato la farmacocinetica di atrovastatina, digossina o warfarin.

Uso concomitante che richiede attenzione

Agenti antipertensivi e vasodilatatori

L’uso concomitante di questi agenti puĂ² potenziare l’effetto antipertensivo di perindopril. L’uso concomitante di nitroglicerina e altri nitrati, o altri vasodilatatori, puĂ² ulteriormente ridurre la pressione sanguigna.

Antidepressivi imipramino-simili (triciclici), neurolettici

Aumento dell’effetto antipertensivo e aumento del rischio di ipotensione ortostatica (effetto additivo).

Corticosteroidi (via sistemica), tetracosactide

Riduzione dell’effetto antipertensivo (ritenzione idrosalina da parte dei corticosteroidi).

Altri agenti antipertensivi

L’uso di altri antipertensivi con PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC puĂ² indurre un ulteriore effetto di abbassamento della pressione sanguigna.

Allopurinolo, citostatici o agenti immunosoppressori, corticosteroidi sistemici o procainamide La somministrazione concomitante con ACE inibitori puĂ² portare ad un incremento del rischio di leucopenia.

Farmaci anestetici

Gli ACE inibitori possono potenziare l’effetto ipotensivo di alcuni farmaci anestetici.

Gliptine (linagliptina, saxagliptina, sitagliptina, vildagliptina)

Aumento del rischio di angioedema, dovuto alla diminuzione dell’attività della dipeptidil peptidasi IV (DPP- IV) causata dalla gliptina, in pazienti co-trattati con ACE inibitori.

Simpaticomimetici

I simpaticomimetici possono ridurre gli effetti antiipertensivi degli ACE inibitori.

Oro Raramente sono state riportate reazioni nitritoidi (i sintomi comprendono vampate al volto, nausea, vomito e ipotensione) in pazienti in trattamento con oro per via iniettabile (sodio aurotiomalato) e concomitante terapia con ACE inibitori, incluso perindopril.

 

04.6 Gravidanza e allattamento

Indice

Gravidanza

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza. PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC è controindicato durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza.

Perindopril

L’uso degli ACE inibitori non è raccomandato durante il primo trimestre di gravidanza (vedere paragrafo 4.4). L’uso degli ACE inibitori è controindicato durante il secondo ed il terzo trimestre di gravidanza (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

L’evidenza epidemiologica sul rischio di teratogenicitĂ  a seguito dell’esposizione ad ACE inibitori durante il primo trimestre di gravidanza non ha dato risultati conclusivi; tuttavia non puĂ² essere escluso un piccolo aumento del rischio. A meno che non sia considerato essenziale il proseguimento della terapia con un ACE inibitore, per le pazienti che stanno pianificando una gravidanza si deve ricorrere a trattamenti antipertensivi alternativi, con comprovato profilo di sicurezza per l’uso in gravidanza. Quando viene diagnosticata una gravidanza, il trattamento con ACE inibitori deve essere immediatamente interrotto e, se appropriato, si deve iniziare una terapia alternativa.

Ăˆ noto che nella donna l’esposizione ad ACE inibitore durante il secondo e terzo trimestre di gravidanza induce tossicitĂ  fetale (ridotta funzionalitĂ  renale, oligoidramnios, ritardo nell’ossificazione del cranio) e tossicitĂ  neonatale (insufficienza renale, ipotensione, iperkaliemia) (vedere paragrafo 5.3).

Se dovesse verificarsi un’esposizione ad un ACE inibitore dal secondo trimestre di gravidanza, si raccomanda un controllo ecografico della funzionalità renale e del cranio.

I neonati le cui madri abbiano assunto ACE inibitori devono essere attentamente osservati per quanto riguarda l’ipotensione (vedere paragrafi 4.3 e 4.4).

Indapamide

I dati relativi all’uso dell’indapamide in donne in gravidanza non esistono o sono in un numero limitato (meno di 300 gravidanze esposte). L’esposizione prolungata ai tiazidici durante il terzo trimestre di gravidanza puĂ² ridurre il volume del plasma materno nonchĂ© il flusso sanguigno uteroplacentare, che possono provocare ischemia feto-placentare e ritardo della crescita.

Gli studi sugli animali non indicano effetti dannosi diretti o indiretti di tossicità riproduttiva (vedere paragrafo 5.3). Inoltre, sono stati riportati rari casi di ipoglicemia e trombocitopenia in neonati esposti in prossimità del termine. Come misura precauzionale, è preferibile evitare di utilizzare indapamide durante la gravidanza.

Amlodipina

La sicurezza di amlodipina durante la gravidanza non è stata stabilita.

Negli studi sugli animali è stata osservata tossicità riproduttiva in seguito a somministrazione di dosi elevate (vedere paragrafo 5.3).

Allattamento

PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC è controindicato durante l’allattamento. Si deve quindi decidere se interrompere l’allattamento o interrompere PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC considerando l’importanza di questa terapia per la madre.

Perindopril

Non sono disponibili dati riguardanti l’uso di perindopril durante l’allattamento.

Indapamide

Indapamide viene escreta nel latte materno. Possono manifestarsi ipersensibilitĂ  ai farmaci derivati delle sulfonamidi, ipokaliemia e ittero nucleare. Non puĂ² essere escluso un rischio per i neonati/lattanti.

Indapamide è molto simile ai diuretici tiazidici, i quali sono stati associati durante l’allattamento ad una diminuzione o anche a una soppressione della produzione di latte materno. Indapamide è controindicato durante l’allattamento.

Amlodipina

Amlodipina viene escreta nel latte materno. La porzione della dose materna ricevuta dal neonato è stata stimata con uno scarto interquartile del 3-7%, fino ad un massimo del 15%. L’effetto di amlodipina sui neonati non è conosciuto.

FertilitĂ 

Comuni a perindopril e indapamide

Studi di tossicità riproduttiva non hanno dimostrato effetti sulla fertilità nei ratti femmina e maschio (vedere paragrafo 5.3). Nell’uomo non sono attesi effetti sulla fertilità.

Amlodipina

In alcuni pazienti trattati con bloccanti dei canali del calcio sono state riportate modificazioni biochimiche reversibili alla testa degli spermatozoi. Non sono disponibili dati clinici sufficienti sul potenziale effetto di amlodipina sulla fertilitĂ . In uno studio sui ratti, sono stati riportati effetti avversi sulla fertilitĂ  maschile (vedere paragrafo 5.3).

 

04.7 Effetti sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari

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Non sono stati effettuati studi sugli effetti di PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC sulla capacità di guidare veicoli o di usare macchinari. Quando si guidano veicoli o si utilizzano macchinari è necessario tenere in considerazione che possono verificarsi occasionalmente capogiri o stanchezza.

 

04.8 Effetti indesiderati

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Riassunto del profilo di sicurezza

La somministrazione di perindopril inibisce l’asse renina-angiotensina e tende a ridurre la perdita di potassio causata da indapamide.

Il due percento dei pazienti in trattamento con 2 mg perindopril / 0,625 mg indapamide ha sperimentato ipokalemia (livello di potassio < 3.4 mmol/l).

Il quattro percento dei pazienti in trattamento con 4 mg perindopril / 1,25 mg indapamide ha sperimentato ipokalemia (livello di potassio < 3.4 mmol/l).

Il sei percento dei pazienti in trattamento con 8 mg perindopril / 2,5 mg indapamide ha sperimentato ipokalemia (livello di potassio < 3.4 mmol/l).

Le reazioni avverse segnalate piĂ¹ comunemente sono:

con perindopril: capogiri, cefalea, parestesia, disgeusia, compromissione della visione, vertigini, tinniti, ipotensione, tosse, dispnea, dolore addominale, stipsi, diarrea, dispepsia, nausea, vomito, prurito, eruzione cutanea, crampi muscolari e astenia.

con indapamide: reazioni di ipersensibilitĂ , soprattutto dermatologiche, in soggetti con predisposizione a reazioni allergiche e asmatiche e a eruzioni cutanee maculo-papulari.

con amlodipina: sonnolenza, vertigine, cefalea, palpitazioni, rossore, dolore addominale, nausea, gonfiori alle caviglie, edema e affaticamento.

Tabella delle reazioni avverse

Sono stati osservati i seguenti effetti indesiderati durante gli studi clinici e/o l’esperienza post-marketing e classificati secondo la seguente frequenza: Molto comune (≥1/10);

– Comune (≥1/100, <1/10);

– Non comune (≥1/1.000, <1/100); – Raro (≥1/10.000, <1/1.000); – Molto raro (<1/10.000); Non nota (la frequenza non puĂ² essere definita sulla base dei dati disponibili).

Classificazione per sistemi Effetti indesiderati Frequenza
e
organi secondo MedDRA
Perindopril Indapamide Amlodipina
Infezioni ed infestazioni Rinite Molto raro Non comune
Patologie del sistema emolinfopoietico Eosinofilia Non comune*
Agranulocitosi
paragrafo 4.4)
(vedere Molto raro Molto raro
Anemia aplastica Molto raro
Pancitopenia Molto raro
Leucopenia Molto raro Molto raro Molto raro
Neutropenia
paragrafo 4.4)
(vedere Molto raro
Anemia emolitica Molto raro Molto raro
Trombocitopenia (vedere paragrafo 4.4) Molto raro Molto raro Molto raro
Anemia (paragrafo 4.4) è stata riportata con gli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina in specifiche circostanze (pazienti con trapianto di reni, pazienti sottoposti ad
emodialisi)
Molto raro Molto raro
Disturbi immunitario del sistema IpersensibilitĂ  (reazioni soprattutto dermatologiche, in soggetti con
predisposizione a reazioni allergiche e asmatiche)
Comune Molto raro
Patologie endocrine Sindrome da inappropriata secrezione dell’ormone
antidiuretico (SIADH)
Raro
Disturbi del metabolismo e della
nutrizione
Ipoglicemia
paragrafi 4.4 e 4.5)
(vedere Non
comune*
Iperkaliemia reversibile su
interruzione (vedere paragrafo 4.4)
Non comune*
Iponatriemia paragrafo 4.4) (vedere Non comune* Non nota
Ipercalcemia Raro Raro
Deplezione di potassio con ipokaliemia, particolarmente serio in alcune popolazioni ad alto rischio (vedere paragrafo
4.4)
Non nota Non nota
Disturbi psichiatrici Insonnia Non comune
Alterazione dell’umore Non comune Non comune
Depressione Non comune Non comune
Disturbi del sonno Non comune
Stato confusionale Molto raro Raro
Patologie nervoso del sistema Capogiri Comune Comune
Cefalea Comune Raro Comune
Parestesia Comune Raro Non comune
Sonnolenza Non Comune
comune*
Ipoestesia Non comune
Disgeusia Comune Non comune
Tremore Non comune
Sincope Non
comune*
Non nota Non comune
Ipertonia Molto raro
Neuropatia periferica Molto raro
Disturbo extrapiramidale Non nota
PossibilitĂ  di ictus secondario dovuto ad eccessiva
ipotensione in pazienti ad alto rischio (vedere paragrafo
4.4)
Molto raro
PossibilitĂ  di comparsa di encefalopatia epatica in caso
di insufficienza epatica (vedere paragrafi 4.3 e 4.4)
Non nota
Patologie dell’occhio Compromissione della
visione
Comune Non nota Comune
Miopia acuta (vedere paragrafo 4.4) Non nota
Visione annebbiata Non nota
Effusione coroidale Non nota
Glaucoma acuto secondario ad angolo chiuso Non nota
Patologie dell’orecchio e del
labirinto
Tinnito Comune Non comune
Vertigini Comune Raro
Patologie cardiache Palpitazioni Non comune* Comune
Tachicardia Non
comune*
Non comune
Angina pectoris (vedere paragrafo 4.4.) Molto raro
Aritmia (inclusa bradicardia, tachicardia ventricolare e
fibrillazione atriale)
Molto raro Molto raro Non comune
Infarto del miocardio, possibilmente secondario a eccessiva ipotensione in pazienti ad alto rischio
(vedere paragrafo 4.4)
Molto raro Molto raro
Torsione di punta
(potenzialmente fatale) (vedere paragrafi 4.4 e 4.5)
Non nota
Patologie vascolari Rossore Raro Comune
Ipotensione (e effetti correlati all’ipotensione) (vedere
paragrafo 4.4)
Comune Molto raro Non comune
Vasculite Non Molto raro
comune*
Fenomeno di Raynaud Non nota
Patologie respiratorie, toraciche
e mediastiniche
Tosse (vedere paragrafo
4.4)
Comune Non comune
Dispnea Comune Comune
Broncospasmo Non comune
Polmonite eosinofila Molto raro
Patologie gastrointestinali Dolore addominale Comune Comune
Stipsi Comune Raro Comune
Diarrea Comune Comune
Dispepsia Comune Comune
Alterazione delle abitudini intestinali Comune
Nausea Comune Raro Comune
Vomito Comune Non comune Non comune
Secchezza della bocca Comune Comune Non comune
Iperplasia gengivale Molto raro
Pancreatite Molto raro Molto raro Molto raro
Gastrite Molto raro
Anoressia Comune Comune
Patologie epatobiliari Epatite (vedere paragrafo
4.4.)
Molto raro Non nota Molto raro
Ittero Molto raro
Funzione epatica anormale Molto raro
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Prurito Comune Non comune
Eruzione cutanea Comune Non comune
Eruzione cutanea maculo-
papulare
Comune
Orticaria (vedere paragrafo
4.4)
Non comune Molto raro Non comune
Angioedema (vedere
paragrafo 4.4)
Non comune Molto raro Molto raro
Alopecia Non comune
Porpora Non comune Non comune
Colorazione anormale della
cute
Non comune
Iperidrosi Non comune Non comune
Esantema Non comune
Reazione di fotosensibilitĂ  Non
comune*
Non nota Molto raro
Aggravamento della
psoriasi
Raro*
Pemfigoide Non
comune*
Eritema multiforme Molto raro Molto raro
Sindrome di Stevens- Johnson Molto raro Molto raro
Dermatite esfoliativa Molto raro
Necrolisi epidermica
tossica
Molto raro Non nota
Edema di Quincke Molto raro
Patologie del sistema muscoloscheletrico e del
tessuto connettivo
Crampi muscolari Comune Comune
Gonfiore alle caviglie Comune
Artralgia Non Non comune
comune*
Mialgia Non comune* Non comune
Dolore dorsale Non comune
Possibile peggioramento di
preesistente lupus eritematoso sistemico acuto
Non comune Non comune
Patologie renali e urinarie Disturbo della minzione, nicturia, aumento della frequenza di minzione
(Pollachiuria)
Non comune
Insufficienza renale acuta Raro Molto raro
Insufficienza renale Non comune
Anuria/Oliguria Raro
Patologie dell’apparato
riproduttivo e della mammella
Disfunzione erettile Non comune Non comune
Ginecomastia Non comune
Patologie generali e condizioni relative alla sede di
somministrazione
Astenia Comune Comune
Affaticamento Raro Comune
Edema Molto comune
Dolore toracico Non
comune*
Non comune
Dolore Non comune
Malessere Non
comune*
Non comune
Edema periferico Non
comune*
Molto
comune
Piressia Non
comune*
Esami diagnostici Aumento di peso,
diminuzione di peso
Non comune
Aumento dell’urea ematica Non
comune*
Aumento della creatinina
ematica
Non
comune*
Aumento della bilirubina
ematica
Raro
Aumento degli enzimi
epatici
Raro Non nota Molto
raro**
Riduzione dei livelli di sodio con ipovolemia che causa disidratazione e
ipotensione ortostatica
Non nota Non nota
Riduzione emoglobina e
riduzione ematocrito (vedere paragrafo 4.4)
Molto raro
Elettrocardiogramma QT prolungato (vedere
paragrafi 4.4 e 4.5)
Non nota
Aumento del glucosio
ematico
Non nota Molto raro
Aumento dell’acido urico
ematico
Non nota
Traumatismi, intossicazioni Caduta Non
e complicazioni da
procedura
comune*

* frequenza calcolata dagli studi clinici per eventi avversi individuati da segnalazioni spontanee ** principalmente compatibile con colestasi

Amlodipina: sono stati riportati casi eccezionali di sindrome extrapiramidale. Segnalazione delle reazioni avverse sospette La segnalazione delle reazioni avverse sospette che si verificano dopo l’autorizzazione del medicinale è importante, in quanto permette un monitoraggio continuo del rapporto beneficio/rischio del medicinale. Agli operatori sanitari è richiesto di segnalare qualsiasi reazione avversa sospetta tramite il sistema nazionale di segnalazione all’indirizzo https://www.aifa.gov.it/content/segnalazioni-reazioni-avverse.

 

04.9 Sovradosaggio

Indice

Per l’associazione perindopril/indapamide

Sintomi

La reazione avversa piĂ¹ ricorrente, in caso di sovradosaggio, è l’ipotensione e una possibile tachicardia riflessa, a volte associata a nausea, vomito, crampi, capogiri, sonnolenza, stato confusionale, oliguria fino all’anuria (per ipovolemia).

Possono sopraggiungere anche disturbi dell’equilibrio idrosalino (ridotti livelli di sodio, ridotti livelli di potassio).

Gestione

Le prime misure da prendere consistono nell’eliminare rapidamente il(i) prodotto(i) ingerito(i) con lavanda gastrica e/o somministrazione di carbone vegetale, quindi ripristinare rapidamente l’equilibrio idroelettrolitico fino a normalizzazione in un centro specializzato.

In caso di marcata ipotensione, è consigliabile porre il paziente in posizione supina, con la testa abbassata. Se necessario, effettuare una infusione endovenosa di soluzione salina isotonica o qualunque altro metodo di espansione volemica.

Il perindoprilato, metabolita attivo del perindopril, è dializzabile. Dal momento che amlodipina è in gran parte legato alle proteine, è improbabile che la dialisi risulti utile.

Per l’amlodipina

L’esperienza nei casi di sovradosaggio intenzionale nell’uomo è limitata.

Sintomi

I dati disponibili suggeriscono che a seguito di sovradosaggio si possono manifestare un’eccessiva vasodilatazione periferica e una possibile tachicardia riflessa. Ăˆ stata riportata marcata e probabilmente prolungata ipotensione sistemica fino ad includere casi di shock ad esito fatale.

Raramente è stato segnalato edema polmonare non cardiogeno come conseguenza di un sovradosaggio di amlodipina che puĂ² manifestarsi con un esordio ritardato (24-48 ore dopo l’ingestione) e richiedere supporto ventilatorio. Le misure rianimatorie precoci (incluso il sovraccarico di liquidi) per mantenere la perfusione e la gittata cardiaca possono essere fattori precipitanti.

Gestione

Un’ipotensione clinicamente significativa dovuta a sovradosaggio da amlodipina richiede un attivo supporto cardiovascolare comprendente il monitoraggio frequente della funzionalitĂ  cardiaca e respiratoria, l’elevazione degli arti inferiori ed un’attenzione al volume dei fluidi circolanti e della diuresi.

Per il ripristino del tono vascolare e della pressione arteriosa puĂ² essere di aiuto un vasocostrittore, qualora non vi siano controindicazioni per il suo impiego. La somministrazione per via endovenosa di calcio gluconato puĂ² rivelarsi utile nell’ invertire gli effetti del blocco dei canali del calcio.

La lavanda gastrica puĂ² essere utile in alcuni casi. Ăˆ stato dimostrato che la somministrazione di carbone vegetale a volontari sani entro due ore dall’assunzione di 10 mg di amlodipina riduce in maniera significativa l’assorbimento di amlodipina.

Dal momento che amlodipina è in gran parte legato alle proteine, è improbabile che la dialisi risulti utile.

 

05.0 PROPRIETÀ FARMACOLOGICHE

05.1 Proprietà farmacodinamiche

Indice

Categoria farmacoterapeutica: sostanze che agiscono sul sistema renina-angiotensina, ACE inibitori, altre associazioni. Codice ATC: C09BX01 PERINDOPRIL/INDAPAMIDE/AMLODIPINA DOC è un’associazione perindopril sale di tert-butilamina, un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina, indapamide, un diuretico clorosulfonamidico, e amlodipina, un calcio antagonista.

Le sue proprietà farmacologiche derivano da quelle di ognuno dei suoi componenti assunti separatamente, che si aggiungono alle proprietà dovute all’azione sinergica additiva dei tre prodotti associati.

Meccanismo d’azione e effetti farmacodinamici

Perindopril

Perindopril è un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE inibitore) che converte l’angiotensina I in angiotensina II, sostanza vasocostrittrice; inoltre, l’enzima di conversione dell’angiotensina stimola la secrezione di aldosterone da parte della corteccia surrenale e la degradazione della bradichinina, una sostanza vasodilatatrice, in un eptapeptide inattivo.

Ne consegue:

una riduzione della secrezione di aldosterone,

un aumento dell’attivitĂ  della renina plasmatica, poichĂ© l’aldosterone non esercita piĂ¹ un feed-back negativo, una riduzione delle resistenze vascolari periferiche totali con un’attivitĂ  preferenziale a livello muscolare e renale, non accompagnata da ritenzione idrosalina nĂ© da tachicardia riflessa, in trattamento cronico.

L’azione antipertensiva di perindopril si manifesta anche nei pazienti con concentrazioni basse o normali di renina.

Perindopril agisce per mezzo del suo metabolita attivo, perindoprilato. Gli altri metaboliti sono inattivi. Perindopril riduce il carico di lavoro del cuore: con un effetto vasodilatatorio venoso, probabilmente dovuto ad un cambiamento del metabolismo delle prostaglandine: riduzione del pre-carico,

con una riduzione delle resistenze periferiche totali: riduzione del post-carico.

Gli studi condotti in pazienti con insufficienza cardiaca hanno evidenziato:

un calo della pressione di riempimento ventricolare destra e sinistra,

una riduzione delle resistenze vascolari periferiche totali,

un aumento della gittata cardiaca ed un miglioramento dell’indice cardiaco,

un aumento dei flussi ematici muscolari regionali. Anche le prove da sforzo risultano migliorate.

Indapamide

Indapamide è un derivato sulfonamidico a nucleo indolico, farmacologicamente correlato al gruppo dei diuretici tiazidici. Indapamide inibisce il riassorbimento sodico a livello del segmento corticale di diluizione. Aumenta l’escrezione urinaria del sodio e dei cloruri e, in minore quantitĂ , l’escrezione di potassio e di magnesio, accrescendo in questo modo la diuresi ed esercitando un’azione antipertensiva.

Amlodipina

Amlodipina è un calcio antagonista che inibisce l’afflusso degli ioni calcio nella muscolatura liscia cardiaca e vascolare. Il meccanismo dell’azione antiipertensiva di amlodipina è dovuto ad un effetto rilassante diretto sulla muscolatura liscia vascolare. Il meccanismo preciso in base al quale l’amlodipina allevia l’angina non è ancora stato completamente chiarito, ma è determinato dai seguenti due meccanismi d’azione: Amlodipina dilata le arteriole periferiche, riducendo pertanto la resistenza periferica totale (post-carico) contro la quale lavora il cuore. Questa riduzione di lavoro cardiaco si traduce in una diminuzione del consumo di energia e della richiesta di ossigeno da parte del miocardio.

Il meccanismo d’azione dell’amlodipina probabilmente coinvolge anche la dilatazione delle arterie coronariche principali e delle arteriole coronariche. Questa dilatazione aumenta l’apporto di ossigeno al miocardio nei pazienti con attacchi di angina di Prinzmetal.

Nei pazienti ipertesi, una somministrazione una volta al giorno determina riduzioni clinicamente significative della pressione arteriosa (sia in clinostatismo che in ortostatismo) nell’arco delle 24 ore.

Nei pazienti con angina, la somministrazione di amlodipina una volta al giorno aumenta il tempo di esercizio totale, il tempo di insorgenza dell’angina, e il tempo necessario al sottoslivellamento del tratto ST di 1 mm. Amlodipina riduce sia la frequenza dell’attacco di angina che il consumo di compresse di nitroglicerina.

Amlodipina non è stata associata ad eventi metabolici avversi né a modificazioni dei livelli dei lipidi plasmatici, ed è idonea all’uso nei pazienti con asma, diabete e gotta.

Efficacia e sicurezza clinica

Perindopril

Perindopril è attivo a tutti gli stadi dell’ipertensione: da leggera a moderata fino a grave. Ăˆ stata osservata una riduzione della pressione arteriosa sistolica e diastolica, in clinostatismo e in ortostatismo.

Il picco dell’effetto antipertensivo sopraggiunge 4-6 ore dopo una somministrazione unica e l’efficacia antipertensiva si mantiene per almeno 24 ore.

L’inibizione residua dell’enzima di conversione dell’angiotensina alla 24a ora è elevata ed è intorno all’80%. Nei pazienti che rispondono, la normalizzazione della pressione arteriosa è raggiunta dopo un mese di trattamento e viene mantenuta senza tachifilassi.

La sospensione del trattamento non è accompagnata da fenomeni di rebound sull’ipertensione.

Perindopril possiede proprietĂ  vasodilatatorie e restauratrici delle qualitĂ  elastiche dei grossi tronchi arteriosi, corregge modifiche istomorfometriche della resistenza arteriosa e determina una riduzione dell’ipertrofia ventricolare sinistra.

Se necessario, l’aggiunta di un diuretico tiazidico produce una sinergia di tipo additivo.

L’associazione di un inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina e di un diuretico tiazidico riduce inoltre il rischio di ipokaliemia indotta dal diuretico somministrato in monoterapia.

Dati degli studi clinici sul duplice blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS) Due grandi studi randomizzati e controllati (ONTARGET (ONgoing Telmisartan Alone and in combination with Ramipril Global Endpoint Trial) e VA Nephron-D (The Veterans Affairs Nephropathy in Diabetes)) hanno esaminato l’uso della combinazione di un ACE-inibitore con un antagonista del recettore dell’angiotensina II.

ONTARGET è stato uno studio condotto in pazienti con anamnesi di patologia cardiovascolare o cerebrovascolare, o diabete mellito tipo 2 associato all’evidenza di danno d’organo. VA NEPHRON-D è stato uno studio condotto in pazienti con diabete mellito tipo 2 e nefropatia diabetica.

Questi studi non hanno dimostrato alcun significativo effetto benefico sugli esiti e sulla mortalità renale e/o cardiovascolare, mentre è stato osservato un aumento del rischio di iperpotassiemia, danno renale acuto e/o ipotensione rispetto alla monoterapia.

Questi risultati sono pertinenti anche per gli altri ACE-inibitori e per gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II, date le loro simili proprietĂ  farmacodinamiche.

Gli ACE-inibitori e gli antagonisti del recettore dell’angiotensina II non devono quindi essere usati contemporaneamente in pazienti con nefropatia diabetica.

ALTITUDE (Aliskiren Trial in Type 2 Diabetes Using Cardiovascular and Renal Disease Endpoints) è stato uno studio volto a verificare il vantaggio di aggiungere aliskiren ad una terapia standard di un ACE-inibitore o un antagonista del recettore dell’angiotensina II in pazienti con diabete mellito di tipo 2 e malattia renale cronica, malattia cardiovascolare, o entrambe. Lo studio è stato interrotto precocemente a causa di un aumentato rischio di eventi avversi. Morte cardiovascolare e ictus sono stati entrambi numericamente piĂ¹ frequenti nel gruppo aliskiren rispetto al gruppo placebo e gli eventi avversi e gli eventi avversi gravi di interesse (iperpotassiemia, ipotensione e disfunzione renale) sono stati riportati piĂ¹ frequentemente nel gruppo aliskiren rispetto al gruppo placebo.

Indapamide

Indapamide, in monoterapia, produce un effetto antipertensivo che perdura per 24 ore. Tale effetto sopraggiunge a dosi alle quali l’effetto diuretico è poco evidente.

La sua attività antipertensiva è proporzionale al miglioramento della compliance arteriosa e alla riduzione delle resistenze vascolari periferiche totali ed arteriolari.

Indapamide riduce l’ipertrofia ventricolare sinistra.

Oltre una certa dose, si ha un plateau dell’effetto antipertensivo dei diuretici tiazidici e affini, con un contemporaneo aumento degli effetti indesiderati. In caso di inefficacia del trattamento, non si deve aumentare la dose.

Ăˆ stato inoltre dimostrato a breve, medio e lungo termine nei pazienti ipertesi, che indapamide: non ha effetti sul metabolismo lipidico: trigliceridi, LDL-colesterolo e HDL-colesterolo

non ha effetti sul metabolismo glucidico, anche nell’iperteso diabetico.

Amlodipina

Lo studio denominato Antihypertensive and Lipid-Lowering Treatment to Prevent Heart Attack Trial (ALLHAT) è stato condotto allo scopo di confrontare le piĂ¹ innovative terapie farmacologiche (amlodipina o ACE-inibitore come terapie di prima linea) rispetto a quelle del diuretico tiazidico, nell’ipertensione da lieve a moderata. Non è stata tuttavia riscontrata nessuna differenza significativa sugli esiti cardiovascolari tra la terapia a base di amlodipina e quella a base di diuretico tiazidico.

Perindopril/indapamide

Nell’iperteso, di qualunque etĂ , l’associazione perindopril/indapamide esercita un effetto antipertensivo dose- dipendente sulla pressione arteriosa diastolica e sistolica in posizione supina ed eretta.

Questo effetto antiipertensivo dura per 24 ore. La riduzione della pressione sanguigna è ottenuta in meno di un mese senza tachifilassi; l’interruzione del trattamento non presenta effetto rebound. La somministrazione concomitante del perindopril e dell’indapamide nel corso di studi clinici ha dimostrato effetti antipertensivi di tipo sinergico rispetto ai due prodotti somministrati separatamente.

PICXEL, studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, in controllo attivo, ha valutato tramite ecocardiografia l’effetto dell’associazione perindopril/indapamide sull’ipertrofia ventricolare sinistra (IVS) rispetto alla monoterapia con enalapril.

Nello studio PICXEL, i pazienti ipertesi con IVS (definita come indice di massa ventricolare sinistra (IMVS) > 120 g/m² nell’uomo e > 100g/m² nella donna) sono stati randomizzati a perindopril tert-butilamina 2 mg / indapamide 0,625 mg, o a enalapril 10 mg, una volta al giorno per un anno di terapia. La dose è stata adattata sulla base dei valori pressori, fino a perindopril tert-butilamina 8 mg e indapamide 2,5 mg o enalapril 40 mg una volta al giorno. Solo il 34% dei pazienti è rimasto in trattamento con perindopril tert-butilamina 2 mg / indapamide 0,625 mg (contro 20% con enalapril 10 mg).

Al termine del trattamento, l’indice di massa ventricolare sinistra (IMVS) è diminuito in modo significativo nel gruppo perindopril/indapamide (-10,1 g/m²) rispetto al gruppo enalapril (-1,1 g/m²) nell’intera popolazione dei pazienti randomizzati. La differenza tra i gruppi sulla variazione dell’indice di massa ventricolare sinistra (IMVS) è stata di -8,3 (95% CI (-11,5,-5,0), p<0,0001).

Un effetto migliore sull’indice di massa ventricolare sinistra (IMVS) è stato raggiunto con dosi di perindopril/indapamide maggiori.

Per quanto riguarda la pressione arteriosa, le differenze medie stimate tra i gruppi nella popolazione randomizzata sono state rispettivamente -5,8 mmHg (95% CI (-7,9, -3,7), p<0,0001) per la pressione arteriosa sistolica e -2,3 mmHg (95% CI (-3,6, -0,9), p=0,0004) per la pressione arteriosa diastolica, a favore del gruppo perindopril/indapamide.

Popolazione pediatrica

Perindopril/indapamide

Non ci sono dati disponibili con perindopril/indapamide nei bambini.

Amlodipina

In uno studio che ha coinvolto 268 bambini di età compresa tra 6 e 17 anni con ipertensione prevalentemente secondaria, il confronto tra il dosaggio da 2,5 mg e 5,0 mg di amlodipina con placebo, ha mostrato che entrambe le dosi riducono la pressione sanguigna sistolica in misura significativamente maggiore del placebo. La differenza tra i due dosaggi non è stata statisticamente rilevante. Gli effetti a lungo termine di amlodipina sulla crescita, la pubertà e lo sviluppo generale non sono stati studiati. Non è stata stabilita l’efficacia a lungo termine della terapia con amlodipina in età pediatrica nel ridurre la morbilità e la mortalità cardiovascolare in età adulta.

 

05.2 ProprietĂ  farmacocinetiche

Indice

Perindopril

Assorbimento e biotrasformazione

Per via orale, l’assorbimento di perindopril è rapido e si raggiunge il picco di concentrazione entro un’ora. L’emivita plasmatica di perindopril è di un’ora.

Perindopril è un profarmaco. Il 27% della dose di perindopril somministrata raggiunge il flusso sanguigno come perindoprilato, metabolita attivo. In aggiunta al perindoprilato attivo, perindopril produce cinque metaboliti, tutti inattivi. Il picco di concentrazione plasmatica di perindoprilato viene raggiunto in 3-4 ore.

Poiché l’assunzione di cibo riduce la conversione a perindoprilato, e dunque la biodisponibilità, perindopril deve essere somministrato per via orale in un’unica dose giornaliera al mattino prima del pasto.

Ăˆ stata dimostrata una relazione lineare tra la dose di perindopril e la sua esposizione plasmatica.

Distribuzione

Il volume di distribuzione di perindoprilato libero è di circa 0,2 l/kg. Il legame di perindoprilato alle proteine plasmatiche è del 20%, principalmente all’enzima di conversione dell’angiotensina, ma è concentrazione- dipendente.

Eliminazione

Il perindoprilato è eliminato con le urine e l’emivita finale della frazione libera è di circa 17 ore, con il raggiungimento dello stato stazionario entro 4 giorni.

LinearitĂ /Non linearitĂ 

Ăˆ stata dimostrata una correlazione lineare tra la dose di perindopril assunta e la relativa concentrazione plasmatica.

Popolazioni speciali

Anziani

L’eliminazione di perindoprilato è ridotta nell’anziano, come pure nei pazienti con insufficienza cardiaca o renale.

Compromissione renale

Nell’insufficienza renale è auspicabile un aggiustamento della posologia in funzione del grado di compromissione (clearance della creatinina).

In caso di dialisi

La clearance di perindoprilato è di 70 ml/min.

Cirrosi

Nei pazienti cirrotici la cinetica di perindopril viene modificata: la clearance epatica della molecola madre è ridotta della metà. Tuttavia, la quantità di perindoprilato formatasi non viene ridotta e non è quindi necessario un aggiustamento della posologia (vedere paragrafi 4.2 e 4.4).

Indapamide

Assorbimento

Indapamide è rapidamente e totalmente assorbita dal tratto digestivo.

Il picco plasmatico massimo è raggiunto nell’uomo approssimativamente un’ora dopo l’assunzione orale del farmaco.

Distribuzione

Il legame con le proteine plasmatiche è del 79%.

Biotrasformazione ed eliminazione

L’emivita di eliminazione è compresa tra le 14 e le 24 ore (in media 18 ore). Le somministrazioni ripetute non provocano accumulo. L’eliminazione avviene essenzialmente per via urinaria (70% della dose) e fecale (22%) sotto forma di metaboliti inattivi.

Popolazioni speciali

Compromissione renale

I parametri farmacocinetici non si modificano nei pazienti con insufficienza renale.

Amlodipina

Assorbimento, distribuzione

Dopo assunzione orale di dosi terapeutiche, amlodipina viene ben assorbita, con livelli di picco plasmatico entro le 6-12 ore dalla somministrazione. La biodisponibilità assoluta è stata stimata tra il 64 e l’80%.

Il volume di distribuzione è di circa 21 l/kg. La sua biodisponibilità non è influenzata dall’assunzione di cibo. Studi in vitro hanno dimostrato che amlodipina circolante si lega alle proteine plasmatiche per circa il 97,5%.

Biotrasformazione/eliminazione

L’emivita di eliminazione plasmatica terminale è di circa 35-50 ore, il che giustifica la monosomministrazione giornaliera.

Amlodipina viene ampiamente metabolizzata dal fegato in composti inattivi. Circa il 60% della dose somministrata è eliminata con le urine, il 10% come amlodipina immodificata.

Anziani

Il tempo necessario per raggiungere il picco di concentrazione plasmatica di amlodipina in pazienti anziani e in soggetti piĂ¹ giovani è simile. Nei pazienti anziani la clearance di amlodipina tende a diminuire causando aumenti dell’AUC e dell’emivita di eliminazione del farmaco. La dose raccomandata per i pazienti anziani è la stessa, sebbene un aumento della dose debba essere valutato con cautela.

Compromissione renale

I parametri farmacocinetici di indapamide non si modificano nei pazienti con insufficienza renale.

Compromissione epatica

La cinetica di perindopril viene modificata nei pazienti con cirrosi: la clearance epatica della molecola originale è dimezzata. Tuttavia, la quantità di perindoprilato che si forma non è ridotta dunque non sono richiesti aggiustamenti della dose (vedere sezione 4.2 e 4.4). Come con tutti i calcio antagonisti, l’emivita di amlodipina è prolungata in pazienti con compromissione epatica.

Popolazione pediatrica

Ăˆ stato condotto uno studio farmacocinetico su 74 bambini ipertesi di etĂ  compresa tra i 12 mesi e i 17 anni (con 34 pazienti di etĂ  compresa tra 6 anni e 12 anni e 28 pazienti di etĂ  compresa tra 13 e 17 anni) trattati con amlodipina in dosi comprese tra 1,25 mg e 20 mg in una o due somministrazioni giornaliere. Nei bambini di etĂ  compresa tra i 6 e i 12 anni e negli adolescenti tra i 13 e i 17 anni la clearance orale tipica (CL/F) era 22,5 e 27,4 L/h rispettivamente nei maschi e 16.4 e 21.3 L/h rispettivamente nelle femmine. Ăˆ stata osservata una vasta variabilitĂ  individuale nell’esposizione. I dati nei bambini di etĂ  inferiore ai 6 anni sono limitati.

 

05.3 Dati preclinici di sicurezza

Indice

Perindopril

Negli studi di tossicità cronica con somministrazione del farmaco per via orale (condotti su ratti e scimmie) l’organo bersaglio è il rene, con danno reversibile.

Non è stata osservata mutagenicità negli studi eseguiti in vitro o in vivo.

Negli studi di tossicità riproduttiva (ratti, topi, conigli e scimmie) non sono stati evidenziati segni di embriotossicità o teratogenicità. Tuttavia, la classe degli inibitori dell’enzima di conversione dell’angiotensina ha dimostrato di provocare effetti indesiderati sullo sviluppo tardivo del feto, che hanno condotto alla morte del feto e a difetti congeniti nei roditori e nei conigli: sono state osservate lesioni renali e un aumento della mortalità peri- e post-natale.

Negli studi a lungo termine in ratti e topi non è stata osservata carcinogenicità.

Indapamide

Dosi molto elevate somministrate per via orale a differenti specie animali (da 40 a 8.000 volte la dose terapeutica) hanno dimostrato un’esacerbazione delle proprietĂ  diuretiche dell’indapamide.

Gli studi di tossicitĂ  acuta hanno evidenziato che i principali sintomi di avvelenamento in seguito a somministrazione endovenosa o intraperitoneale di indapamide sono correlati alla sua azione farmacologica, ovvero bradipnea e vasodilatazione periferica.

Negli studi sperimentali l’indapamide non ha evidenziato proprietà mutagene, né carcinogeniche.

Amlodipina

Studi sulla riproduzione in ratti e topi hanno mostrato parto ritardato, travaglio prolungato e ridotta sopravvivenza dei neonati a dosaggi circa 50 volte superiori rispetto alla dose massima raccomandata nell’uomo in base al rapporto mg/kg.

Non è stato rilevato alcun effetto sulla fertilitĂ  dei ratti trattati con amlodipina (i maschi per 64 giorni e le femmine per 14 giorni prima dell’accoppiamento) a dosi fino a 10 mg/kg/die (pari a 8 volte la dose massima di 10 mg su base mg/m² raccomandata nell’uomo*). Un altro studio condotto su ratti maschi trattati con amlodipina besilato per 30 giorni ad una dose comparabile a quella somministrata nell’uomo (mg/kg) ha mostrato una diminuzione di testosterone e dell’ormone follicolo-stimolante nel plasma, cosi come diminuzioni di densitĂ  dello sperma e del numero di cellule spermatiche mature e cellule di Sertoli.

Ratti e topi trattati per due anni con amlodipina nella dieta, a concentrazioni calcolate in modo da fornire livelli giornalieri di 0,5, 1,25 e 2,5 mg/kg/die, non hanno dimostrato alcuna evidenza di carcinogenicitĂ . La dose piĂ¹ alta (per i ratti pari a due volte la dose clinica massima di 10 mg su base mg/m² raccomandata nell’uomo* e per i topi simile a tale dose massima raccomandata) era vicina alla massima dose tollerata dai topi ma non dai ratti.

Studi sulla mutagenesi non hanno rilevato effetti collegati al farmaco né a livello genetico né cromosomico.

*Calcolata su un paziente del peso di 50 kg

 

INFORMAZIONI FARMACEUTICHE

06.1 Eccipienti

Indice

Cellulosa microcristallina (E460) Calcio cloruro esaidrato Amido di mais pregelatinizzato (tipo 1500) Sodio amido glicolato (tipo A) Sodio idrogeno carbonato Silice colloidale idrata Magnesio stearato (E470b)

 

06.2 Incompatibilità

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Non pertinente.

 

06.3 Periodo di validità

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3 anni.

 

06.4 Speciali precauzioni per la conservazione

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Non conservare a temperatura superiore a 30°C.

Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce e dall’umiditĂ .

 

06.5 Natura e contenuto della confezione

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Confezione da 30 compresse in blister OPA/Alu/PVC/Alu.

 

06.6 Istruzioni per l’uso e la manipolazione

Indice

Il medicinale non utilizzato e i rifiuti derivati da tale medicinale devono essere smaltiti in conformitĂ  alla normativa locale vigente.

 

07.0 Titolare dell’autorizzazione all’immissione in commercio

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DOC Generici S.r.l. – Via Turati 40 – 20121 Milano, Italia

 

08.0 Numeri delle autorizzazioni all’immissione in commercio

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AIC 049310016 – "4mg/1,25mg/5mg Compresse" 30 Compresse In Blister Opa/Al/Pvc/Al AIC 049310028 – "4mg/1,25mg/10mg Compresse" 30 Compresse In Blister Opa/Al/Pvc/Al AIC 049310030 – "8mg/2,5mg/5mg Compresse" 30 Compresse In Blister Opa/Al/Pvc/Al AIC 049310042 – "8mg/2,5mg/10mg Compresse" 30 Compresse In Blister Opa/Al/Pvc/Al

 

09.0 Data della prima autorizzazione/Rinnovo dell’autorizzazione

Indice

Data della prima autorizzazione: Maggio 2021.

 

10.0 Data di revisione del testo

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Documento messo a disposizione da A.I.FA. in data: 24/01/2023